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Autore: Sev_394    23/04/2014    0 recensioni
Qualcosa è andato storto, dovrebbe odiarla. Lei è una Mezzosangue! Può essere giusto qualcosa di davvero sbagliato? Per Draco Malfoy forse si...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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~~Capitolo 26: L'esistenza della felicità.

 

L’aria stantia gli procurò un conato di vomito,

l’odore di sangue rappreso gli diede al cervello.

Scese gli ultimi scalini e poggiò la testa sulle sbarre fredde.

Non riusciva a vedere l’interno della cella.

“Oh, sei in anticipo Bella.” Esordì una voce roca, dall’interno.

“Sono Draco”.

Un rumore di catene lo fece indietreggiare.

Dall’altra parte delle sbarre comparì una donna,

alta ed emaciata.

Dominique aveva i polsi legati da grosse catene scure,

i capelli biondi erano coperti di sangue secco,

il volto tumefatto praticamente irriconoscibile.

“Draco. Hanno catturato anche te?”

“No, Dominique.”

“E cosa… Oh no.”

Draco distolse lo sguardo dal viso della zia.

“Sei tornato.

Hai lasciato quella povera ragazza chissà dove,

e sei tornato nel tuo nido sicuro, vero?”

Chiese la donna con voce astiosa.

“Lei non mi amava.”

“Oh davvero? E cosa te lo ha fatto credere, sentiamo.”

“Ha baciato un altro.” Sibilò il ragazzo stringendo forte le sbarre della cella.

Dominique esplose in una risata senza gioia.

“Io sono qui dentro da sei mesi, ragazzino.

Sei mesi di torture quotidiane da parte di quella squilibrata.

L’ho fatto per voi!” urlò.

“Sei proprio il degno figlio di Lucius.” sussurrò allontanandosi.

Il biondo non rispose,

si limitò a scacciare dalla mente gli occhi della ragazza che lo avevano tormentato tutta la notte.

“Che ore sono.”

“Quasi le otto di mattina.”

“Sta arrivando.”

Pochi istanti dopo la veste nera di Bellatrix Lestrange fece capolino da in cima le scale.

“Draco! Sei venuto a trovare la zietta?”

La donna agitò la bacchetta e spalancò la porta della segreta.

“Togliti di mezzo” disse spingendolo di lato.

Draco osservò la Mangiamorte accendere le torce con un movimento della bacchetta.

“Buongiorno Dominique, dormito bene?” 

“Meravigliosamente oserei dire.” Rispose con tono ironico, sedendosi su un logoro materasso.

Draco era sorpreso dal coraggio che la donna dimostrava.

Era stata torturata per averlo aiutato,

per aver provato a salvare due giovani;

e ora non cedeva,

alzava la testa e rispondeva colpo su colpo,

come farebbe qualcuno che ne ha passate così tante da non avere più paura di soffrire.

“Siamo spiritose questa mattina.

Te la faccio passare io la voglia di scherzare… Crucio.”

Dominique non urlò,

non sollevò la testa e non sgranò gli  occhi.

Rimase immobile,

con la testa appoggiata alla parete fredda e lo sguardo inchiodato a quello della sua carnefice.

Bellatrix emise un suono simile a un ringhio.

“Sectumsempra!” Ancora una volta non ci fu reazione.

Nonostante Draco riuscisse a vedere i tagli che si stavano creando sul corpo poco vestito della zia,

quella non emise alcun suono.

Fissava la veste impregnarsi di sangue con un ghigno serafico sul volto.

Le gambe venivano dilaniate da milioni di graffi,

che andavano sempre più in profondità,

lasciando che il sangue ricoprisse il pavimento.

Dominique Dubois tossicchiò piano e poi parlò

“Stai aspettando che io muoia vero?

Credo che rimarrai delusa.”

“Taci lurida Maganò! Non sei degna di chiamarti Malfoy!”

La bionda si alzò dal materasso,

ignorando bellamente i tagli che le squarciavano le carni.

Si aggrappò a una colonna di grosse pietre e rise.

Una risata terribile,

che raggiunse il cuore freddo di Draco,

scuotendolo e immobilizzandolo al tempo stesso.

Era rimasto fuori dalla cella,

con gli occhi sbarrati e la paura nel petto, che ormai lo accompagnava tutti i giorni.

“Ma io non mi chiamo Malfoy, cara.

Io mi chiamo Dubois, vedova di Armand Dubois, babbano.

Quindi se questa cosa non ti sta bene puoi anche agitare quel tuo caro bastoncino e ammazzarmi,

per quello che mi interessa…”

Si avvicinò alla Mangiamorte ergendosi in tutta la sua altezza,

senza vacillare un secondo.

“Potremmo continuare all’infinito questo gioco Bella. Non sei stanca?”

Bellatrix strinse più forte la bacchetta.

“Crucio!” Urlò premendo la bacchetta contro una ferita che la donna aveva sulla pancia.

Quella Maledizione era la più potente che Draco avesse mai visto.

Gli occhi di Bellatrix Lestrange erano colmi di odio,

la bacchetta dilaniava ancora più a fondo la carne della Maganò.

Dominique cadde in ginocchio prima di sollevare ancora una volta lo sguardo.

Sorrise a Draco.

“Avada Kedavra!”

L’urlo che seguì squarciò l’aria.

Il corpo della zia che si accasciò a terra venne sostituito da quello di una giovane Grifondoro.

I capelli castani ricadevano scomposti sulla pietra fredda,

mentre il corpo scempiato continuava a sanguinare.

Hermione.

“No!” urlò avanzando all’interno della prigione.

“No?” Bellatrix mosse il polso.

Un dolore lancinante si fece largo tra i suoi pensieri.

Come se la carne venisse staccata dalle ossa,

come se qualcuno appiccasse un incendio nel suo corpo.

Si accasciò a terra, accanto al cadavere della zia.

Era morta per colpa sua.

“Ma guardati. Ti sei rammollito. Che pena.” Sogghignò la donna.

“ Amavi quella Mezzosangue, non è così? Povero piccolo…”

“N-no.”

“Ma davvero? Quindi vorresti farmi credere che era solo un passatempo?”

Draco si sollevò da terra e,

barcollando,

si rimise in piedi.

Aprì la bocca per rispondere ma fu bloccato da una voce sottile.

“Perdonatemi, i signori sono attesi in sala da pranzo.”

Bellatrix lanciò un’ultima occhiata feroce al ragazzo e poi uscì dalla cella.

Draco la seguì,

tentando di non incrociare gli occhi morti di sua zia.


La scena che si presentò in sala da pranzo era simile a quella della sera precedente.

Il lungo tavolo era occupato da alcuni Mangiamorte.

Il Signore Oscuro non c’era.

“La Maganò è morta.” Disse freddamente Bellatrix prendendo posto accanto alla sorella.

Lucius non batté ciglio.

“Siediti Draco.” Disse sua madre indicando una sedia accanto ad Astoria.

Draco prese posto,

trattenendo il fiato.

Dall’altro capo del tavolo vide i genitori di Astoria ,

la sorella Daphne,

Blaise Zabini e Pansy Parkinson.

Alla vista dei suoi ex-amici lo stomaco si contrasse violentemente.

Sua madre si alzò,

schiarendosi la voce.

“Ieri mio figlio Draco è tornato.

Ha capito da che parte deve stare,

dalla parte della sua famiglia.

La breve e fugace relazione che ha intrattenuto con la Mezzosangue Hermione Granger,

ne sono certa,

è stata condotta dalla confusione tipica di un ragazzo.

Ma ora è tornato,

pronto ad adempiere ai suoi doveri.

Per questo sono lieta di annunciare l’imminente matrimonio della giovane Astoria e di mio figlio,

Draco Malfoy.

Sono certa che le nostre due famiglie non avranno problemi e che,

anzi, saranno guidate dalla lealtà reciproca e soprattutto dalla lealtà nei confronti del Signore Oscuro.”

Draco si guardò attorno,

sicuro di aver frainteso le parole della madre.

Astoria sorrideva radiosa.

Incrociò le dita a quelle del biondo,

che si ritrasse bruscamente.

-Sei contento ora?

-Taci

-Ti sei cacciato proprio in un bel casino… come farai?

-Sta zitto!


-Come faccio a stare zitto se sono te, Draco?

-In qualche modo farò, devo andare avanti.

-Giusto, giusto. E cosa farai quando la notte sognerai ancora i suoi occhi?

Perché, non prendiamoci in giro, li sognerai ancora, e ancora.


-Non è vero.

-Ancora con questa storia? Lo sai che la ami.

-Passerà.

-Come puoi dire che passerà?


-Zitto! Lei mi ha fatto male, così male che prima, nella cella, ho desiderato di morire.

Morire, finalmente, per poter mettere fine a tutto. A tutto quanto.

Mettere fine ai sogni che mi tormenteranno all'infinito,

al desiderio di perdonarla.

Devo stare lontano da lei,

devo tronare ad essere quello di una volta.

Devo dimenticarmi di essere stato con lei.

-Davvero vuoi dimenticare di essere stato felice?


“Draco!”

Astoria lo scuoteva per le spalle, sorridendo.

“Si, si certo.” disse lui con noncuranza.

“Allora è deciso. La stampa verrà informata.

Il matrimonio si svolgerà tra due settimane.”

Due settimane.

Due settimane e tutto finirà.

Due settimane ed Hermione non potrà più farmi nulla.




Entrò nella sua stanza.

Il letto lo chiamava,

la stanchezza lo schiacciava.

Si sbottonò i primi due bottoni della camicia e aprì un piccolo armadietto.

Estrasse una bottiglia di Whisky Incendiario e se ne versò tre dita in un bicchiere.

Lo tracannò tutto sedendosi su una poltrona.

Verso sera e dopo svariate bottiglie di alcool qualcuno bussò alla porta.

“Avanti.” Biascicò.

Blaise avanzò nella stanza,

tentando di abituarsi al buio che intanto era calato.

Scuotendo la bacchetta accese il grande lampadario che pendeva dal soffitto.

“Draco.”

“Oh ciao amico! Vuoi affogare i tuoi dolori anche tu?”

“Sei ubriaco.”

“Un pochino forse.”

“Cosa succede?”

“Hm, nulla.

Sto qua seduto e mi rilasso.”

“No! Perché sei tornato?”

“Oh! Intendi cosa è successo!

Beh Hermione ha baciato Weasley davanti a me, ed io sono tornato a casa.”

“Ma tu ami Hermione!

Perché non l’hai perdonata?”

Annebbiato dai fumi dell’alcool iniziò ad aprire il suo cuore.

“Perché diamine insistete tutti col dire che la amo?” sbottò alzandosi.

“Io non la amo, non l’ho mai amata e non l’amerò mai.

Mi sono solo divertito un pochino,

come lei si è divertita a giocare con me.

Povero stupido,

la credevo così pura e fragile.

E invece è solo una puttanella.” Agitò la bottiglia in direzione del Serpeverde.

“Non dire così Draco,

avrà sbagliato,

ma quello che c’era tra voi era sincero.”

“Piantala di dire stronzate, Blaise!

Nulla era sincero!

Eravamo troppo diversi,

sarebbe stato contro natura proseguire con quella sceneggiata.

Lei ha posto la parola fine.”

“Sai perché non l’ho uccisa Draco?”

Il biondo ammutolì.

“Non l’ho uccisa perché vedevo i tuoi occhi,

vedevo come ti illuminavi quando la scorgevi per i corridoi.

Quando cercavi di nascondere la vostra storia,

quando credevi che non sapessi che vi trovavate negli sgabuzzini.

Dovevi vedere i suoi di occhi invece!

È andata contro i suoi amici,

contro Harry Potter per scappare con te!

E tu cosa avevi da offrirle a parte un briciolo di felicità?

Nulla, non avevi da darle nulla.

Non l’ho uccisa per lo stesso motivo per il quale non ho detto a nessuno che vi trovavate dai Weasley.

Per salvare te, cazzo!

Hai avuto la meravigliosa possibilità di essere felice,

avevi trovato la ragazza giusta,

e sei stato capace di mandare tutto a puttane.

Stai qua a ubriacarti sperando che in questo modo Astoria riesca a diventare l’amore della tua vita.

Mi dispiace dirtelo ma quel posto forse è già stato occupato.”

“È troppo tardi per tornare indietro. Mi fa troppo male.”

“Non è mai troppo tardi.”

“Per me si, il mio tempo è scaduto.”

Si lasciò crollare sul letto,

passandosi una mano sulla faccia.

“Ero venuto per dirti che i Mangiamorte hanno preso il ministero e la Gazzetta del Profeta.”

Draco annuì.

Cosa poteva importargli della guerra che imperversava fuori,

se dentro al suo cuore maledetto ce n’era una che lo stava lentamente trascinando nel baratro?

Nulla avrebbe potuto rimarginare quella ferita,

nulla tranne forse gli occhi di Lei.

Ma non voleva godere di nuovo di quell’amore tremendamente sbagliato.

Doveva dimenticare,

affogare nel dolore e dimenticare l’esistenza della felicità.

  
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