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Autore: Directioner_2001    23/04/2014    2 recensioni
*TRATTO DAL DICIASSETTESIMO CAPITOLO*:
"Cominciamo gli Hunger Games.
Gli Hunger Games è vendicare, non uccidersi.
Ed è questo che dobbiamo fare io e David.
Vendicare i nostri tre amici.
Cuori spezzati, lacrime che scendono.
Questi sono gli Hunger Games.
Amicizia e amore: cosa prendere e cosa lasciare.
Ho preso l'amore, mi hanno ripagato con l'amicizia.
Ora inizia la rivoluzione.
In questo istante."
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Bimba Mellark, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io vi ucciderò, in un modo o nell'altro. '
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Capitolo Quattordici.


-Se muore, danno la colpa a te!-urla qualcuno dietro alle mie spalle.
David non è.
Neanche io.
LOUIS!
-Louis!- grido andandogli incontro.
Lui mi nasconde dietro la sua enorme schiena, e David mi segue.
-Siamo dei tributi, e verrai giustiziato se non abbassi quel mitra!- dice ancora infuriato.
I suoi occhi celesti come il mare sono accesi di rabbia e ira.
Il pacificatore, abbassa il mitra e annuisce, andandosene.
-Grazie Louis.
-Di niente, non cacciarti sempre nei guai Prim.
-Perchè?
-Ti ho visto, con il libro.
"Testimone" penso.
-Libro?Quale libro?- chiede stranito David.
-Nulla, David...è una cosa tra me, i pacificatori...e Louis.
-Ma...
-Niente ma, torniamo sopra. Grazie ancora Louis.
-Di niente.- do uno sguardo alla sua tuta.
Distretto 4.
Ecco il perchè dei suoi esercizi con le reti e lance.
E i suoi occhi...
Ricordano il mare del Distretto 4.
Sospiro, e David mi tira per un braccio verso l'ascensore che è alle nostre spalle.
-Mi dici perchè io non so nulla?- chiede preoccupato, ma allo stesso tempo...deluso.
Do un sospirone, mentre con il dito gioco con il colletto della camicia che indosso.
Fisso attentamente il suo sguardo truce che si posa su di me, senza staccarlo mai.
-Tu ti stavi baciando con la Wright, non potevo mica stopparti.
-Come?
-Ti ho visto, mentre tornavate dalla sala di addestramento sbacciucchiandovi.
Ecco.
E' muto come un pesce.
Abbassa quello sguardo che temo da molto, e aspetta che raggiungiamo in fretta il piano per riflettere solo.
-Mi dispiace tanto...- è l'unica cosa che gli dico, prima che possa prendere aria nel salotto beige e blu.
La veranda è completamente vuota, quindi opto per andarmene fuori a guardare il sole che tramonta.
Matt credo si stia preparando.
E lo stesso anche per Jennifer.
L'intervista per me inizia domani.
Oggi mi devo solo riprendere dallo shock della scorsa sera, quando sono stata presa.
Mi passo una mano sul viso, per schiarirmi le idee che in testa vanno qua e là, provocandomi un mal di testa terribile.
Ho bisogno di lui, perchè me lo faccio scappare?
-Bentornata.
-Ehi Matt.
I suoi capelli sono alzati in un ciuffo che cade al lato destro.
Indossa un bellissimo smocking blu con delle scarpe tipo sportive (quelle che usano gli atleti di Capitol City).
-Cosa ci fai tu qui?- chiede, mettendosi accanto a me, davanti alla ringhiera.
-Vedo il tramonto, l'unica cosa che mi fa ricordare casa...- risponde sospirando.
-Io tra poco vado con Effie allo studio di Caesar per l'intervista, mi accompagni?
Beh, perchè no?
Ci penso un attimo, e annuisco sorridendo.
-Bene, ti chiamo io quando dobbiamo scendere, daccordo?Intanto preparati.-mi bacia la fronte e corre via.
Ma cos?!
Con occhi sbarrati, entro nell'appartamento e anch'io corro -anche se mi fa male la gamba sinistra, proprio quella dove ho il graffio enorme causato dal binario del treno- in camera mia.
"Scavo" nell'armadio come un cagnolino, a proposito di cagnolino, anche Puffy mi aiuta.
-Puffy...cosa potrei mettermi?- gli chiedo ridendo.
Lui mi guarda con occhi straniti -davvero, ho avuto paura per un momento!- mentre io gli accarezzo il pelo morbido nero.
Opto per una felpa e jeans, regalatomi dai miei per il mio undicesimo compleanno - l'hanno portato proprio al secondo arrivo qui, a Capitol City-.
Però prima mi sfilo la camicia a quadri buttandola nell'armadio.
Poi le scarpe, e via.
Sono pronta.
-Allora, come sto?- chiedo girando su me stessa, davanti a Matt.
-Sei semplice e carina, mi piaci ragazza!- mette un braccio sulle mie spalle e tutti e 5 -Matt, io, Effie, Wright e DAVID- ci avviamo in macchina.
-Sali prima tu.- che dolce che sei, MATT.
-Oh, grazie.- sorrido, entrando per prima nella classica macchina vecchia e stretta.
Accanto a me si siede velocemente David, data la precedenza da Matt...anche se lo ha fatto nervosamente.
Poi Effie, la Wright-che si lamenta perchè non sta accanto a David- e infine Anderson.
-Si parteee!!- urla Effie sonoramente.
Ehw.
La macchina si mette in moto, e io sto tutto il tempo a fissare il mondo di fuori.
Perchè?Perchè a me?
Frugo nelle tasche, vuote?Nooo.
Prima ho messo una sciarpa, così da farla sembrare imbottita.
E tutti ci hanno creduto, che ingenui.
Apparte David.
-Hai freddo?
-No...- scuoto il capo.-Perchè me lo chiedi?
-Hai la sciarpa nascosta sotto la felpa.
Come non detto.
"Dannazione" mimo con le labbra.
-Nel caso abbia freddo, la porto sempre con me.
-Ma è estate..non senti caldo?- da un cenno col capo.
Ha una maglia a maniche corte.
E' vero, fa caldo, e io sotto la felpa ho solo una canotta e l'intimo superiore.
-Uhm...no.
-Come vuoi.- fa spallucce -Se scappi vengo con te.- e si rimette a parlare con Effie.
Ha capito il mio piano. Come fa?
Quando Matt e Jennifer saliranno sul palco insieme (hanno cambiato tutto, quindi io e David domani saremo insieme sullo stesso palco, con 6 minuti invece di 3) David e io scapperemo fuori dallo studio.
Raggiungiamo lo studio e scendiamo in fila indiana verso l'entrata.
Prima Matt e Jenn, poi io Effie e Frost.
Dobbiamo aspettare 66 minuti (contati, da me) solo per scappare.
-Ti seguirò, Primula, non ti lascerò sola...capito?
-Sì, quindi vieni?- chiedo, per esserne certa...ovviamente.
Annuisce pienamente, e mi stringe la mano di nascosto.
E il motivo? Io non lo so.
[...]
Passata una bell'oretta, accanto a Jennifer che non smette di parlare con David e Effie, chiamano contemporaneamente Matt e....la J.
-Divertitevi ragazzi!!- esclama Effie sorridendo.
Quasi li segue finchè non salgono gli scalini, MANO NELLA MANO.
-Fra tre...due...uno, scappiamo!- sussurro.
Ci voltiamo verso l'uscita e corriamo alla svelta per intraprendere strade diverse.
-Io vado a destra, vuoi venire con me?
-Sarà troppo facile prenderci insieme, io vado a sinistra.- chiarisco.
Con il capo fa "sì" anche se  dispiaciuto se non lo seguo.
-Buona fortuna, Dav.- gli lascio un bacio sul mento -sono piccola, e sprecare tempo non voglio- e corro via davanti ai suoi occhi.
Chissà perchè non ci hanno ancora seguito.
Io sparisco tra gli alberi dietro lo studio, e all'improvviso sento la terra mancarmi sotto i piedi, ma per un momento.
Cado in un precipizio profondo, qualche volta sbattendo la testa contro qualche tronco che mi procura un taglio sulla fronte.
E per non precisare che, sfioro il campo di forza.
Ora sì, che sono nei guai.
Nei boschi di Capitol City, con ferite superficiali e profonde.
Mi rimetto in piedi, e con le poche forze che ho ancora -fortunatamente- corro verso il nulla.
Mi sa, che mi giustizieranno.
Non voglio...non voglio...non voglio.....

-AAAAAAAA!!- urlo scattando, e cado.
E' stato un sogno?
-Hei, tutto bene?- mi chiede David.
E' stato tutto un sogno.
-D...Dove siamo?- chiedo stranita.
Effie mi porge le mani, e io le afferro per mantenermi a lei.
-Da Caesar, hai avuto una bella botta di sonno, sai?- dice Matt, misurandomi la febbre poggiando la sua mano sulla mia fronte LISCIA.
Sono pronta, con un vestito bianco, che è coperto da petali di rosa rossa.
-Per la seconda serata...giusto?
-Sì, sei svenuta ieri.- chiarisce David, un po' più distante da me.
-Cos'ho avuto?- chiedo ancora, devo collegare tutto.
E il nostro piano, David?
-Un calo di pressione, così dice il medico.- risponde ora Matt.
-Ah, capisco...e quando sarà il nostro turno?
Mi riferisco a te, occhi neri e sfumature rosse.
-Fra 5 minuti..dovremo salire noi.
-L'ha saputo tutta Capitol City?
-No, ma l'avrebbero dovuto mandare in tv!- Jennifer sghignazza maligna, e si merita proprio occhiatacce da tutti noi quattro.-Ohw!Scusate, la bambina ha bisogno della mamma!
-Brutta mhfmghgh- appena in tempo Effie mi tappa la bocca con la sua mano, e la mia ultima parola risale ad un mugugno o qualcosa del genere. 
Con il braccio mi stringe alla vita, e mi alza finchè non tocco più terra, e cammina fino agli scalini, dove mi posa con grazia.
-Ti devo dare i bigliettini anche questa volta?!Prim, cercherò di essere più gentile con t...- la interrompo, mentre mi rimprovera guardardomi truce.
-NON POTRAI, DOMANI MORIRO'!- ringhio, zittendo tutti, anche lo staff.
Guardo tutti con sguardo sia sul triste che pieno d'ira, poi fisso David.
Ha spalancato la bocca di poco, e questo mi fa innervosire tanto che scappo nei corridoi.
E come sempre mi segue.
-Ehi, ma cosa ti è preso?
-Sono stanca di tutto, David, tutto!
Mi tiene stretta a se, mentre io mi muovo un po' per i singhiozzi.
Piango per stanchezza, mancanza dei miei, di mio fratello, di coccole...di felicità.
-Non piangere, se no fai crollare quel che io credevo tu fossi...
-E cioè?- sniffo un po' col naso, solo per respirare meglio e per la voce che si sta abbassando.
-Dolce, gentile, vivace, completamente coraggiosa, capace di far tutto....ma tra questi aggettivi non c'era DISTRUTTA.- spiega dolcemente, mentre con le nocche mi accarezza la guancia (gesto di cui mi sono completamente innamorata e soprattutto abituata).
Con il pollice mi asciuga le lacrime che scendono veloci fino al mento.
-Smettila di piangere, Primula.
Scuoto il capo da destra e sinistra, lui ride un po' (mi da il nervoso quando fa così) e si abbassa per baciarmi, quando un urlo ci interrompe.
-E' IL VOSTRO TURNO!- grida Effie.
-Pronta?- chiede teso David che si morde l'intero guancia (si nota da fuori quando risucchia forte mordendosi l'interno).
Io invece, torturo le mie labbra spaccandole.
-Non lo so, David...e se farò qualcosa che non andrà?
-Ci sarò io ad aiutarti.- sorride, afferra la mia mano e corre verso gli scalini, proprio quando quelli dell'undici lasciano il palco, scrutandoci con sguardi fulminanti.
-Beh, stiamo alla fine del programma e per farlo finire a meraviglia accogliamo un'altra coppia del Distretto 12, Primrose Mellark e David Froost.- Caesar allunga la parola "Frost" con una "o"  prolungata.
-Mano nella mano?- chiedo.
-Distanti, forse è meglio.- risponde, ha ragione.
Saliamo sul palco, e Caesar mi accoglie dandomi un bacio sul dorso, mentre con David un abbraccio amichevole.
Ci fa sedere sul divano rosso davanti a noi, mentre lui si siede sulla poltrona bianca.
-Bene bene, figlia dei fiori?- è con me che parla. 
Dal pubblico si alza una calorosa risata, che fa ridere anche me, anche se...sembrava più un giudizio o un'offesa, invece di uno scherzo "così".
Quindi, nel frattempo, mi sento anche indifferente.
-Ancora nell'Arena...deve essere stato un colpo al cuore.- inizia.
"Ma guarda Caesar, hai toccato la parte dolente di ME." aggiungerei, ma no.
-Mi sono offerta io per mia madre.
-Lo sappiamo bene, ma perchè?
-Volevo che vivesse assieme a mio padre e a Rye, per il mio fratellino sarebbe mancata una madre e questo non lo volevo.- rispondo.
E' la verità.
Mamma mi ha insegnato a dire sempre la verità.
Perchè non ora?
-Wow, che gesto...e te David, come ti senti?
-Scosso, più sconvolto.
-Peeta, il padre di Prim...- interrompe quel che dice, solo per accarezzarmi la spalla.- Si voleva offrire per te, lo abbiamo visto tutti.
-Sì, si voleva offrire, ma io l'ho fermato in tempo...non potevo lasciare Prim e neanche la possibilità a Rye di avere il  papà accanto ancora per un po'.
Ora si alza un bellissimo verso di dolcezza: "Aww".
-Su dai, abbracciala David, siamo tutti amici qui no?- ride Caesar.
David appoggia un braccio sulla mia spalla, mi stringe a se e mi lascia anche un bacio sulla fronte.
Come farmi diventare rossa più dei petali che indosso.
-Allora, quale sarà la vostra tattica?
-E' segreta, possiamo dirti solo questo.- mi affretto a rispondere, Dav aveva già aperto bocca.
"Non abbiamo neanche una tattica...oh."
Caesar ride , e perdiamo tempo a parlare finchè il segnale acustico non riempe le orecchie di tutti.
-Vi devo salutare, ragazzi, la fortuna è sempre a vostro favore.- ci saluta Caesar.
Anche lui mi da qualche speranza di vincere, con queste parole.
Ma ci serve forza e coraggio di far tutto.
E so che non ci riuscirò.
David poggia la sua mano sulla mia schiena, così da spingermi lentamente mentre ce ne andiamo.
-Andiamo a casa.- capisce che sono stanca.
Non voglio parlare con nessuno.
Entriamo in macchina e mi accuccio a lui chiudendo gli occhi.

"Papà?"
"Ehi Prim, cosa ci fai ancora sveglia?"
"Questo lo dovrei chiedere anche a te, piuttosto"
Mi avvicinai a lui, stringendo ancora il mio pupazzo fra le braccia.
Lui mi guardava sorridente e felice.
"Non riesci a dormire?" chiese.
"No, posso dormire accanto a te?"
"Certo" si mise lentamente seduto sul letto, e mi prese in braccio mettendomi accanto a lui."Vabbene?"
"Sì papà, notte."
"Notte cucciola" mi diede un bacio sulla fronte accaldata e io chiusi occhio quella notte, riparandomi tra le braccia di papà.


Il flashback mi passa davanti come un tuono in una tempesta.
Una cosa che non puoi fermare e che succede all'improvviso.
Siamo davanti al palazzo, quando io scendo dalla macchina in fretta e inizio a correre senza freni verso l'interno.
Salgo le scale, invece che prendere l'ascensore.
Voglio salire tutti e 12 piani, senza stancarmi.
Ho bisogno veramente di riposarmi, senza forze, e con gli occhi stanchi e assonnati.
Ma ora sono forte, ho gli occhi appannati e velati dalla tristezza, invece che dalla stanchezza.
E' una coincidenza che mi fermo al quarto piano, mentre Louis stava rientrando.
-Prim!- dice sottovoce, anche se l'avesse alzata, sarebbe sembrato un urlo.
Si siede accanto a me, e nel frattempo nascondo il viso tra le mani, per non farmi vedere.
-Vuoi che ti accompagni?- chiede, mentre con forza cerca di togliere le mie mani solidi sul viso.
Mi prende in braccio, anche se è un po' difficile per il vestito, ma se ne fa una ragione.
-Cos'è successo?Sei un po'...- lo fermo.
-Spaventata, sconvolta, io non voglio ritornare lì dentro...se ne sono uscita l'anno scorso era per miracolo...ma ora vogliono uccidermi immediatamente...sono io la causa di tutto questo, la mia nascita è stata un errore!- ringhio mentre con il palmo mi asciugo gli occhi appannati,per vedere i suoi occhi azzurri che mi fissano.
-Non sei un errore, Prim, lo sanno tutti, solo che tu credi di esserlo.- ora non guarda me, sta guardando gli scalini che sale passo dopo passo.
E così scorre il tempo.
6,7,8,9,10,11....12.
Mi mette a terra, non è esausto.
-Ce la farai Prim, so che tu sei capace di far tutto...io credo in te.- l'ultima frase ricorda Madlyn.
Annuisco e lui mi stringe ancora una volta a se.
-Buona fortuna Louis.
-Anche a te Prim.- dice, quando le porte dell'ascensore si chiudono davanti a lui.
Sento che non ritornerò.
Addio, Louis.
  
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