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Autore: Helen_Len    23/04/2014    3 recensioni
Lei si chiamava Luna. Luna come il cerchio bianco nel cielo che si vede nella notte. Quella che cambia faccia ogni mese, che sparisce e poi ritorna. Si, lei che risplende nel buio circondata da milioni di stelle diverse da lei.
Luna sapeva che apparteneva al cielo e che un giorno non lontano ci sarebbe ritornata per dare la buonanotte e salutare il buongiorno. Sicuramente avrebbe rincorso il sole e lo avrebbe amato per sempre anche se non si sarebbero mai potuti incontrare.
Ogni notte si addormentava con quella fantasia nella mente, ma non sapeva che tutto ciò un giorno si sarebbe realizzato veramente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Era lì davanti ad una tazza di camomilla calda, ma i suoi occhi erano puntati sull’orologio che non la smetteva di ticchettare.
Tic, tac, tic, tac.
Sembrava che le parlasse che le dettasse un ritmo su cui poi avrebbe potuto cantare, ma a quell’ora della notte il suo cervello era troppo impegnato a chiedersi :
-Perché non vuoi dormire?-.
Distolse lo sguardo dal suo amico e si concentrò su quel liquido giallo sporco.
Portò la scodella alle labbra, ma esitò prima di appoggiarle. Aveva paura di scottarsi come sempre, ma quella volta non successe perché la bevanda era tiepida.
Silenziosamente ritornò in camera camminando nel buio leggera come un’ombra.
I suoi genitori non la sentivano mai quando si alzava nella notte per recarsi in cucina quindi non sapevano di quel suo problema. A dir la verità non sapevano niente di lei, non la conoscevano veramente, ma alla figlia andava bene così.
Arrivata in camera si intrufolò sotto le coperte che erano già diventate fredde. Si arrotolò su se stessa e si fece piccola, piccola per scaldarsi.
Lei si chiamava Luna. Luna come il cerchio bianco nel cielo che si vede nella notte. Quella che cambia faccia ogni mese, che sparisce e poi ritorna. Si, lei che risplende nel buio circondata da milioni di stelle diverse da lei.
Luna sapeva che apparteneva al cielo e che un giorno non lontano ci sarebbe ritornata per dare la buonanotte e salutare il buongiorno. Sicuramente avrebbe rincorso il sole e lo avrebbe amato per sempre anche se non si sarebbero mai potuti incontrare.
Ogni notte si addormentava con quella fantasia nella mente, ma non sapeva che tutto ciò un giorno si sarebbe realizzato veramente.
 

Camminava con passo veloce e ogni tanto dava un piccolo calcio ai sassi che trovava davanti a sé. Aveva lo sguardo piantato a terra. Le cuffiette erano incastrate nelle orecchie e la musica era talmente alta che anche un sordo l’avrebbe udita. Non voleva sentire le parole degli altri, le loro risate, i loro sguardi su di lei.
Non era molto alta, il suo corpo era giusto, ma non perfetto secondo lei. Odiava il fatto che le curve non erano accentuate nel posto giusto, che i suoi capelli non erano abbastanza lunghi e che i suoi occhi erano semplicemente marroni. Le faceva schifo il suo sorriso, così quando rideva si copriva la bocca con le mani. Non le piaceva niente di lei sebbene molte ragazze la invidiassero, ma lei si chiedeva perché e cosa piaceva a loro di lei. Era timida, sola, nessuno le parlava a parte i suoi genitori a cena e il suo insegnante di canto. L’unica cosa di cui potevano essere gelose di Luna era la sua voce, ma nessuno a scuola sapeva di questa sua dote. Quando apriva la bocca per cantare diventava un'altra persona e il tempo si fermava.
Molte volte per far credere ai suoi genitori di avere una vita sociale molto attiva usciva di casa, più di una volta alla settimana, ma andava sempre nel solito posto per disegnare o semplicemente pensare.
Quando si accorse di essere arrivata a scuola mise in pausa la musica, spense il cellulare e lo mise in tasca.
Entrò nell’edificio trasportata dalla folla che spingeva qua e là, le sembrava di essere intrappolata in una rete da pesca piena di pesci.
Qualcuno per sbaglio le tolse la scarpa, ma non riuscì a prenderla perché inciampò e cadde a terra. Nessuno le diede una mano ad alzarsi, era come se non esistesse, ma per fortuna non la pestarono.
L’ultimo ragazzo che vide passare le prese la scarpa che era finita a due metri da lei e l’aiutò ad alzarsi.
Lei non l’aveva mai visto in quella scuola, aveva un viso nuovo.
Luna conosceva tutte le facce di quelli che frequentavano quell’istituto. A lei bastava guardare le persone solo una volta per ricordarsi di loro. Aveva una buona memoria e grazie a quello andava molto bene a scuola.
-Piacere sono Kyle- Si presentò mentre Luna arrossì a causa della sua timidezza.
Rimase a guardarlo, anche se aveva già fissato il suo viso nella mente, ma le piacevano i suoi occhi. Erano azzurri, non di un azzurro particolare, ma in essi vedeva il mare in tempesta. Il suo sorriso era stupendo sembrava il sole e forse lui era il sole che lei stava cercando, ma cancellò subito quell’idea dalla testa.
La campanella suonò e la salvò dall’imbarazzo. Si allontanò da lui senza neanche parlargli, senza dirgli nemmeno il nome e senza ringraziarlo.
Lei non voleva affezionarsi a nessuno, così teneva i sentimenti e i contatti con le persone ben separati. Non c’era rischio che lei avesse troppa gente attorno perché si era costruita un muro che la circondava e non lasciava passare nessuno.
Entrò in classe subito dopo il professore e andò a sedersi velocemente al suo posto. Ultima fila vicino alla finestra. Lo trovava sempre vuoto quel banco, solo come lo era lei. Nessuno della classe voleva stare isolato dagli altri così lo lasciavano per lei.
Il professore iniziò a parlare e a scrivere alla lavagna talmente veloce che Luna non aveva neanche di tempo di pensare ad altro. A volte però poteva riposare il suo cervello perché molti dei suoi compagni interrompevano l’insegnante per farsi rispiegare nuovamente tutto quanto. In quei momenti guardava fuori dalla finestra e iniziava a riflettere sulla sua vita, su quanto monotona fosse, ma a lei piaceva così. Lei era come la luna e come tale voleva comportarsi e non avrebbe cambiato nulla.
La mattina passò lentamente e silenziosa come tutte le altre.
Quel pomeriggio, Luna, aveva lezione di canto e l’insegnante le doveva dire una cosa importante.
Arrivata alla scuola si fermò un attimo per guardarla bene. Era ancora come la settimana prima. I muri di un colore sporco, la struttura vecchia come sempre e i suoni che sentiva erano uguali ma con dei ritmi un po’ diversi.
Salii le scale per entrare e poi si recò al piano superiore. Appena il suo insegnante la vide le andò incontro e l’abbracciò. Lei sorrise e ricambiò quel gesto affettuoso con impaccio, non era abituata a quel genere di cose.
La curiosità della ragazza iniziò ad aumentare appena incontrò gli occhi allegri e vispi di Pete.
-Cosa devi dirmi?- Chiese, Luna, con sicurezza.
Dal modo di parlare e dal suo comportamento sembrava un’altra persona, ma prima di essere così naturale con lui si era comportata come con tutti gli altri.
-Se i tuoi genitori sono d’accordo ti farò partecipare ad una gara internazionale di canto- Parlò velocemente Pete. –Come premio c’è un contratto discografico per tre anni e..-.
N
on fece in tempo a finire la frase che le emozioni di Luna ebbero la meglio su di lei e svenne cadendo sul pavimento freddo.

  
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