Sakura
Apro
gli occhi, ma è come se non lo
avessi fatto. Sono completamente immersa nel buio. Oltre al mio
respiro, c'è
solo un sibilo lontano che il mal di testa mi impedisce di
identificare. Poi,
il silenzio. No. Un respiro. Più lento e regolare del mio.
C'è qualcun altro
nella stanza. Ricordo che sono in camicia da notte e totalmente
disarmata.
Questo mi fa sentire impotente. Istintivamente mi rannicchio su me
stessa,
piegando appena la testa e mordendomi il labbro inferiore. E' allora
che lo
sento.
« Sasuke... » sussurro. Avrei dovuto capirlo, anche
se non è esattamente nel
suo stile. Il mio rapitore sospira.
« Come l'hai capito? »
Mi rendo conto di essere stesa su un letto, con tanto di cuscino e
lenzuola
impregnati del suo profumo. Mi rilasso un po', distendendo i muscoli
doloranti.
E' solo Sasuke.
« Il tuo profumo » sono più sincera di
quanto vorrei essere, ma dopotutto non
ho molte alternative. Quello è l'unico dettaglio fuori posto
in un rapimento
perfetto. Non può nascondere il suo profumo. Non a me,
perlomeno. Portando la
mano alla testa sento qualcosa di umido. Sangue? No, è solo
acqua. Sta tranquilla, Sakura, devo
ripetermi, è solo Sasuke.
Sì, “solo” Sasuke.
« Perché i miei capelli sono bagnati? »
chiedo stizzita, tenendomi la testa con
le mani. Mi fa un male cane, credo di stare per scoppiare.
« Fuori sta piovendo » non è mai stato
di molte parole. Improvvisamente
riconosco il lieve sibilo di sottofondo come lo scroscio della pioggia
in una
foresta. L'idea della pioggia mi calma ulteriormente. Mi metto a pancia
in su,
chiudendo gli occhi davanti al soffitto buio, cercando di farmi passare
l'emicrania.
« Immagino di non poter sapere dove sono... o quanto sia
lontana da Konoha »
E' una constatazione, non una domanda. Sono assolutamente certa che
Sasuke sia
entrato nella mia stanza in piena notte, ma non so se piovesse quando
l'ha
fatto, anche se questo non fa alcuna differenza. A giudicare dal mio
mal di
testa, potrei essere rimasta svenuta per un tempo esageratamente lungo,
quindi
è probabile che io sia lontana giorni di cammino dal
villaggio. Improvvisamente,
l'immagine di me in camicia da notte fra le braccia di Sasuke appare
nella mia
mente. Arrossisco, benedicendo il buio intorno a me mentre mi copro
meglio con
il lenzuolo.
« Ti basti sapere che questa è solo una
sistemazione temporanea » risponde lui piatto
« Che dici, ti piace? » il senso dell'umorismo non
è mai stato il suo forte, a
meno che non si trattasse di prendere in giro Naruto.
Apro gli occhi e mi guardo intorno, ma riesco solo a vedere contorni di
oggetti
indefiniti. Non riesco nemmeno a capire dove sia lui, pur seguendo il
suono
caldo della sua voce. Gli occhi mi si chiudono da soli.
« Abbastanza » concludo, scegliendo una parola a
caso « Buonanotte, Sasuke » mi
giro, dando le spalle alla sua voce e al suo viso nascosto nell'ombra.
« Hai davvero intenzione di dormire? » sembra
sorpreso. La sua ingenuità mi fa
spuntare un mezzo sorriso. Come sono
cambiata dall'ultima volta che ci siamo visti, Sasuke.
« Sono certa che non mi ucciderai, questo mi basta
» sbadiglio apertamente,
cullata dal fatto che lui non possa vedermi « Dovrai
risparmiare il tuo
discorsetto malefico per domattina » Sono davvero stanca e
dolorante e ho solo
voglia di dormire. Sono anche un po' arrabbiata con lui a dirla tutta.
Perché
mi ha rapita? Sarei andata con lui di mia spontanea volontà
se me l'avesse
chiesto.
Andata con lui? Idiota!
E' Sasuke...
Appunto, è Sasuke!
Conflitti interiori del cazzo.
« Come fai ad esserne certa? » E' stizzito quanto
me.
Mi stendo supina e rivolgo un sorriso sincero al buio più
totale, in quella che
all'incirca dovrebbe essere la sua direzione. Tiro su la mano destra
per
sistemarmi un ciuffo di capelli e poi la lascio ricadere sul cuscino.
« Infondo... sei ancora il mio Sasuke »
Lo sento muoversi ancora prima che si alzi. La sua mano sinistra
scivola rapida
sulla mia destra, accanto alla mia guancia. Ha intrecciato le sue dite
con le
mie. I nostri nasi quasi si sfiorano e sento il suo respiro sulle
labbra. E'
così vicino che riesco quasi a vederlo, nonostante il buio.
Trema. Mentre la
mano sinistra è impegnata con la mia destra, l'altra mi
punta un kunai alla
gola. Sento la lama fredda sulla pelle, appena sotto il mento.
« Uccidimi » dico secca « Uccidimi se ne
hai il coraggio » Uccisa da Sasuke...
non sarebbe troppo male, come fine, ma sono certa che
sopravvivrò. Non mi ha
portata qui per uccidermi nel suo letto.
Dopo un lasso di tempo meravigliosamente interminabile si stacca da me
e torna
a sedersi da qualche parte nell'oscurità. Le sue dita che si
allontanano dalle
mie sono quasi un dolore fisico.
Segue un silenzio che non preannuncia nulla di buono.
« Mi ami ancora? »
Credo mi sia esploso il cuore, ma è troppo buio per
controllare.
Non fa tanto male come dicono, credo.
« Forse » Troppa
sincerità stasera,
Sakura. Lo so.
« Cosa significa “forse”?
» è...
arrabbiato? Impossibile. Ho passato una vita intera a pregare che mi
facesse
una domanda del genere, che smettesse di schivare l'argomento. E i miei
desideri si esaudiscono solo ora adesso, dopo essere sparito per due
anni e
avermi rapita. Sono io quella che dovrebbe essere arrabbiata.
« Che non lo so » rispondo acida « Non ti
vedo da anni. Potresti essere una
persona completamente diversa... perlomeno in superficie » Non ti ho nemmeno guardato negli occhi.
Sento un sospiro esasperato. La risposta non gli basta. Sembra che la
sua
capacità di leggermi nel pensiero non sia scomparsa,
perché sento un fiammifero
sfregare da qualche parte.
« Guardami »
Mi volto. E' ancora Sasuke. E' davvero lui, ha solo due anni in
più. Gli stessi
capelli neri, la stessa pelle pallida e gli stessi occhi impenetrabili
e
silenziosi, che però a me hanno sempre detto più
di quanto volessero. Anche la
sua espressione è la stessa di sempre. Dura, confusa,
interrogativa e
minacciosa al tempo stesso. Imbattibile e sconfitta. Il mio Sasuke di
dodici
anni getta il fiammifero per terra per non bruciarsi le dita. La luce
svanisce
prima che tocchi terra. E' finita la magia. Ora sono davvero furiosa.
Con lui e
con me stessa. Hai quindici anni, Sakura.
Smettila di fare la bambina.
« Sì »
« “Sì” cosa? »
stavolta la rabbia nella sua voce è decisamente meno celata.
Mi
volto di scatto.
« Sì, ti amo » ringhio, con la voce
rotta dal pianto. Gli volto nuovamente le
spalle e trattengo le lacrime nel buio, serrando le palpebre e pregando
solo
che non accenda un altro di quei suoi dannati fiammiferi.
Le ultime lacrime scorrono sulle mie guance fino a consumarsi. Per un
tempo
interminabile, nessuno dei due parla, poi decido di dormire.
Buonanotte, Sasuke-kun.
Sasuke
Gioco
con il kunai che fino a pochi
minuti fa ha sfiorato la sua gola. Lo lancio ripetutamente verso
l'alto,
dandogli appena il tempo e lo spazio di compiere un giro completo prima
di
tornare nella mia mano. Mentre ruota, lascio il palmo aperto. Ogni
volta la punta
minaccia di tagliarmi, arrivando fin quasi a sfiorarmi la pelle, ma
ogni volta
il lancio è così preciso che la mia mano rimane
intatta. Fuori la pioggia
continua a cadere imperterrita, eco lontano dei miei pensieri uggiosi e
confusi. Il buio si sta diradando, ma con una lentezza esasperante.
Sono allo
stesso tempo spaventato e incuriosito dal giorno che nasce. Voglio
vedere i
suoi occhi verdissimi alla luce del sole, ma non vorrei che lei vedesse
i miei.
Vorrei diventare invisibile per guardarla svegliarsi senza che si
accorga di
me. Sento che guardarla negli occhi mi darebbe la risposta che cerco.
Ho paura,
però, che potrebbe domandarmi perché è
qui. E' proprio da lei farmi domande a
cui non so rispondere. Perché la verità
è che non potrò darle alcuna spiegazione
prima di averla data a me stesso.
La punta del kunai ruota ancora una volta e le mie dita abili ne
afferrano il
manico. Lo rilancio. Attraversando le nuvole, il vetro della finestra e
le
gocce di pioggia, qualche raggio di sole filtra nella stanza. E' un
sole
pallido e silenzioso. Albeggia,
dice
una voce nella mia testa, si
sveglierà
fra poco. Ma cosa mi è preso? Passano minuti
interi in cui continuo a far
roteare quel dannato kunai e a guardare il pavimento, cercando una
risposta,
una giustificazione.
« Perché diavolo ti ho portata qui, Sakura?
» sospiro, con un filo di rabbia
nella voce.
Lei si volta e geme appena. Si sta svegliando. Il panico si impossessa
di me.
Sussulto e la mano mi trema appena. Quel movimento impercettibile basta
a far
si che il kunai che ho appena lanciato mi graffi il palmo da una parte
all'altra, per poi cadere al suolo con forte un rumore di metallo e
legno,
accanto ai residui del fiammifero. Per un attimo rimango a fissarmi il
palmo
come un idiota, guardando il sangue fuoriuscire dal taglio sottile ma
profondo,
poi mi ricordo di non essere solo. Sakura aggrotta la fronte, ho pochi
secondi.
Prima che lei si accorga che c'ero, non ci sono più.
Proprio come l'ultima volta.
Sakura
« S-Sasuke? » chiamo in un sussurro. Apro gli occhi
nella pallida luce
dell'alba. Credevo di aver sentito la sua voce... e poi un tonfo, ma
sono sola.
Sospiro e mi metto a sedere, aiutandomi con le braccia. Il mal di testa
è
scomparso quasi del tutto. C'è odore di pioggia. La stanza
è piccola e semivuota,
confortevole. Sono sorpresa: da Sasuke mi sarei aspettata qualcosa di
più
freddo e asettico. L'ambiente è illuminato da una sola
finestra su cui scorrono
le ultime gocce di un temporale ormai passato. Oltre il letto su cui
sono e una
sacca buttata in un angolo, ci sono solo un tavolo e un paio di sedie.
Una
porta di legno in un angolo mi indica la posizione del bagno. Niente
armadietti, mensole, fornelli o qualunque cosa che faccia supporre che
Sasuke
abbia vissuto qui più tempo di quanto non ci sia stata
io. Sorrido appena,
malinconica. Una delle sedie è rivolta verso di me. Accanto
ad essa, sul
pavimento, i resti della notte più strana della mia vita: un
kunai e un
mucchietto di cenere.
Scosto le lenzuola, scoprendo le mie gambe nude e mi alzo in piedi a
fatica. Ci
vuole qualche attimo prima che la stanza smetta di girare. Devo essere
rimasta
svenuta davvero un sacco di tempo. L'aria umida mi fa venire la pelle
d'oca. Fa
un freddo cane per me che sono ancora in camicia da notte. Mi avvicino
alla
sacca, guardandomi alle spalle come una ladra, e la apro. Non so
esattamente
cosa mi aspettassi, ma sono quasi stupita di trovarci dei normalissimi
vestiti.
Prendo un paio di pantaloni bianchi ed una maglia azzurra a maniche
lunghe e mi
cambio in tutta fretta, senza staccare gli occhi dalla porta, con la
costante
paura che Sasuke torni... sempre che non mi abbia lasciata a marcire
qui per il
resto dei miei giorni.
Quando ho finito di vestirmi getto la camicia da notte accanto alla
sacca e mi
dirigo verso la porta, pettinandomi i capelli con le dita. La maglia
blu mi va
troppo grande, ma profuma di lui. Sono improvvisamente a mio agio.
Così a mio
agio che l’idea di prendere il kunai per difendermi mi pare
ridicola. E poi, in
queste condizioni, non avrei speranze contro di lui.
Fuori, l'aria è immobile. Il cielo è grigio e
coperto di nuvole e non c'è un
alito di vento. Di Sasuke nemmeno l'ombra. Sento che avrei mille
domande da
porgli, ma non me ne viene in mente nemmeno una. Mi siedo sull'erba
bagnata,
poggiando la schiena alla parete di legno della capanna. Il nostro
rifugio è
situato nel bel mezzo di una piccola radura. Il bosco è a
pochi metri di
distanza dai miei piedi. C'è ancora troppa poca luce
perché io riesca a vedere
fra gli alberi. L'erba intorno a me è verdissima e il
silenzio è totale.
Nemmeno il ronzare di un insetto sembra osare interrompere il flusso
dei miei
pensieri.
Penso a Sasuke e al suo volto illuminato dal fiammifero, alle sue dita
intrecciate alle mie, al suo respiro sulle mie labbra, al mio
« ti amo » colmo
di un'ira scomparsa insieme all'emicrania. Mi chiedo quanti giorni
siano
passati da quando qualcuno è entrato nella mia stanza per
stordirmi, rapirmi e
portarmi fin qui. Chissà cos'è successo a Konoha.
Chissà se mi stanno cercando.
Il maestro Kakashi, Naruto... Naruto. Mi porto la faccia fra le mani.
Naruto. Mi
vergogno a non averci pensato prima. Improvvisamente voglio andarmene.
Voglio
che mi trovi e mi dica che va tutto bene anche se so che non
è vero. Ed
improvvisamente torno ad essere furiosa. Furiosa con Sasuke per avermi
portata
qui e con me stessa per non stare provando con tutte le mie forze ad
andare
via. Ricomincia a piovere. Le gocce si fondono con le mie lacrime.
Perché diavolo mi ha portata qui? A cosa gli serve una come
me? Una voce dentro
di me sussurra la parola “ostaggio”. Ovvio, non
sono io che gli servo. Ha
bisogno di attirare qualcun altro qui: Naruto. La mia mente comincia a
lavorare
ed elaborare teorie senza che io possa controllarla. Ed in ognuna di
queste
teorie, Sasuke è il cattivo. In ognuna di esse, Sasuke mi
sta usando. Mi alzo,
decisa, guardando in basso, come se mi aspettassi che i miei piedi si
muovessero
da soli per portarmi da qualche parte. Ho voglia di scappare. Ho voglia
di
gridare.
« Sakura »
Alzo lo sguardo. E' lui. Apro la bocca per urlargli qualcosa, ma sento
le sue
mani che mi stringono delicatamente i polsi. Quel minuscolo gesto fa
nascondere
tutta l'energia che la rabbia mi aveva dato in un minuscolo angolo del
mio
stomaco. Mi sento impotente. Non mi sta bene. Riprendo un pizzico
dell'energia
che avevo fino ad un attimo fa. Lo guardo con l'espressione
più dura che riesco
a trovare dentro di me.
« Lasciami »
Sasuke
Mi fermo solo davanti al ruscello, che so essere abbastanza lontano
dalla
capanna. Abbastanza lontano da lei.
Resto in piedi a fissare la mia immagine che compare e scompare sullo
specchio
dell'acqua turbinosa. Una goccia di sangue la colora di rosa per un
momento,
prima di dissolversi. Mi guardo la mano.
« Diamine... » dico stringendo i denti, il taglio
sanguina ancora. Non credevo
fosse così profondo. Mi accovaccio accanto alla riva e
immergo la mano
nell'acqua del ruscello, così gelida da farmi rabbrividire.
Aspetto che il
sangue si fermi, poi ritiro la mano e me la asciugo sui pantaloni. Mi
allontano
dalla riva del fiume, camminando nel fango, e mi siedo su una radice
sporgente.
Per un po' ascolto il rumore della foresta, guardando la terra davanti
a me,
senza pensare a nulla, ma una voce nel profondo mi dice che sto
sprecando il
mio tempo.Che dovrei fare? Andare da lei e...? La risposta mi si
affaccia alla
mente. Dovrei farlo, vorrei farlo. E allora perchè non lo
faccio?
Codardo, sussurra quella voce nella
mia testa.
Inspiro profondamente, stringendo gli occhi e gonfiando il petto, come
se
stessi per urlare, ma non lo faccio.
Muoviti, so che vuoi andare da lei.
No, non voglio andare da lei.
E allora cosa vuoi?
Ignoro la voce, i miei pensieri sono corsi avanti. Andare da lei non
basterebbe. Non a me. Vederla non sarebbe abbastanza.
Mi alzo e comincio a correre verso casa, più velocemente di
quanto sia andato
via.
No, non voglio vederla. Voglio chiederle scusa, per quello che ho fatto
stanotte e per quello che ho fatto due anni fa, per non averle mai
preso la
mano, per non averle mai sorriso davvero. Voglio stringerla e
prometterle che
sarà tutto diverso. Voglio guardarla negli occhi e dirle
tutto quello che devo.
Non voglio vederla. Non voglio andare da lei. Io voglio... «
Sakura »
Era così semplice.
Sono arrivato nella radura quasi senza accorgermene. E nemmeno mi sono
accorto
che piove di nuovo. Lei non mi vede fino a che non pronuncio il suo
nome,
concludendo ad alta voce la frase che avevo cominciato nella mia testa.
Lei ha
uno sguardo strano, uno sguardo che non ricordo. E' cresciuta
così tanto
dall'ultima volta che l'ho guardata negli occhi. Dischiude le labbra,
come per
dirmi qualcosa, ma non voglio che parli, o perderò tutta la
mia determinazione.
Le prendo i polsi, meno delicatamente di quanto vorrei. Mi guarda
smarrita per
qualche attimo, facendo sorridere qualcosa dentro di me. Poi le sue
labbra si
separano di nuovo.
« Lasciami » sibila. Quell'unica parola, detta con
una durezza e una cattiveria
che non le avevo mai sentito nella voce, mette il mondo sottosopra.
« Che hai detto? » sono confuso come non lo sono
mai stato in vita mia.
« Ho detto "lasciami" » dice dandomi uno strattone
e liberandosi i
polsi. La sua voce è carica d'odio, acida come non l'ho mai
sentita. Quella non
è la mia Sakura.
E, improvvisamente, la determinazione diventa rabbia.
Sakura
«
E va bene » dice, con la voce
leggermente più alta del normale « Ti lascio, ma
sappi che non è questo il modo
di trattare la persona alla quale hai detto "ti amo" solo qualche ora
prima »
Colpita e affondata. Deglutisco e faccio finta di non aver sentito.
« Mi devi delle spiegazioni, Sasuke Uchiha »
asserisco, incrociando le braccia
al petto. Lui abbassa lo sguardo.
« Lo so... » per un attimo la sorpresa sovrasta la
rabbia, mentre Sasuke
continua a parlare « Vorrai sapere perché ti ho
portata qui... » ora è lui a
deglutire.
Sollevo le palpebre e spalanco gli occhi.
« Perché mi hai portata qui?! E' questo che credi
che io voglia sapere? » rido.
La mia è una risata amara, sprezzante e piena di
risentimento « Oh, no, Sasuke.
Tu mi devi ben altre spiegazioni »
« Tipo? » per la prima volta nella mia vita non
riesco a decifrare il suo
sguardo. Nei suoi occhi non vedo traccia di emozione. Io che riuscivo a
trovarla anche nel più vacuo e più serio dei suoi
sguardi. Chiudo gli occhi per
un attimo, sentendo un groppo in gola. E' come se un pezzo di me stesse
lentamente scivolando via. Come se mi stessero strappando via un
braccio. O
forse qualcosa di più. Magari un polmone.
« Tipo » apro gli occhi verdi di scatto, fissandoli
nei suoi, neri e
inespressivi « Perché te ne sei andato due anni
fa! » ho gridato e non me ne
sono nemmeno accorta. Sto stringendo i pugni. Quante volte avrei voluto
chiederglielo? Certo, non avrei mai immaginato di farlo
così. Pensavo che avrei
pianto, l'avrei abbracciato, sarei stata felice di rivederlo... basta.
Sì,
basta.
« Lo sai perché me ne sono andato, Sakura
» dice duro « Io sono... »
« Un vendicatore. Lo so, cazzo, Sasuke. Ma... uccidere Itachi
era veramente più
importante di tutto? Più importante del villaggio?
Più importante della tua
vita? Più importante di noi? » Più
importante di me? La voce è incrinata dal pianto,
ma nessuna lacrima mi
riga la guancia. Posso farcela.
« Era la mia ragione di vita, era più importante
di qualunque altra cosa »
ringhia, guardandomi con quegli occhi neri di ossidiana « Se
eri davvero così
innamorata di me come dicevi avresti dovuto capirlo! »
Questa situazione ha un non so che di assurdo: Sasuke Uchiha mi sta
facendo
sentire in colpa perché “non mi avevi
capito”.
« Capirlo? » alzo gli occhi al cielo, mentre le
gocce di pioggia scivolano
sulle mie guance al posto delle lacrime « Oh, diamine,
Sasuke. E poi siamo noi
donne quelle enigmatiche e complicate! Ascoltati quando parli!
» sto gridando.
E' un urlare liberatorio, mi viene dritto dalla gola, invece che dallo
stomaco.
Sono certa che perderò la voce. « Tu non hai mai
voluto essere capito, Sasuke
Uchiha. Sei sempre stato così freddo, così
distaccato, così superiore e
misterioso e introverso. Non hai mai voluto l'aiuto di nessuno. Non hai
mai
voluto che la gente ti leggesse dentro. Tu non volevi essere
capito »
Enfatizzo le ultime due parole, sottolineando l'ironia che contengono
perché
faccia male anche a lui, oltre che a me. Sto stringendo i pugni tanto
forte che
se avessi unghie lunghe e forti come quelle di Ino sarebbero andate
così a
fondo nella carne da strapparmi perfino i tendini delle mani.
Attraverso la
pioggia guardo il volto pallido dell'Uchiha. Sembra sia sul punto di
svenire e,
allo stesso tempo, ha la stessa espressione che avrebbe dopo aver
ingoiato una
scheggia di vetro.
« Che ne sai? » sussurra, guardandomi negli occhi.
E' ferito. Per una volta, le
sue emozioni sarebbero chiare a chiunque, ma ci sono solo io qui, a
vederlo
soffrire e a sentire di poter vomitare sangue, lacrime e la mia stessa
anima se
non la smette di guardarmi così « Che ne sai cosa
provavo? Che ne sai cosa
pensavo? Tu non sai proprio niente, sei... » gli trema la
voce, si morde un
labbro « Sei solo un’idiota, Sakura. Pensi di
sapere tutto di me solo perché ti
piacevo quando avevamo tredici anni. Pensi di conoscermi a menadito, ma
non sai
nulla di me. E pensi di amarmi » lo dice come se la scheggia
di vetro, scesa
lungo la sua gola, si sia conficcata fra il cuore e i polmoni. Ha la
voce roca
ed esausta e i vestiti infangati sono fradici. I capelli corvini gli si
appiccicano al viso e, come me, trema di freddo e di rabbia «
Pensi di amarmi
perché ti sei convinta che l'amore duri per sempre, che la
vita sia una favola
e che tu sia la bellissima principessa dai capelli rosa, delicata e
malinconica
nel suo fragile castello di porcellana. Ma tu non mi ami. Una volta ti
piacevo,
forse, ma ora non puoi mentirmi. Non mi ami, ne sono certo »
Quando si zittisce ormai mi sono lasciata andare alle lacrime. Mi
scivolano sul
viso fondendosi con la pioggia fredda. Non sono certa che lui si sia
accorto
che sto piangendo. Forse non si è nemmeno reso conto del
male che mi ha fatto.
« Non è vero, io ti amo » il mio tono di
voce è così apatico e incolore che non
riesco a convincere nemmeno me stessa. « Ti amo »
ho iniziato a singhiozzare,
dannata debolezza.
« Se mai mi avessi amato, avresti capito »
Sono le sue ultime parole. Sasuke Uchiha, tornato all'improvviso il mio
Sasuke
Uchiha, quello con lo sguardo silenzioso e le labbra serrate, si volta
ed entra
nella sua capanna, senza rivolgermi nemmeno un altro sguardo dopo
quell'ultimo,
carico di dolore come nessun altro sguardo al mondo.
Io resto immobile sotto la pioggia, continuando a sussurrare
« Ti amo »
all'infinito. Lo ripeto finché non significa più
niente. Finché non diventa
solo un ammasso di lettere inutili senza significato nè
posto nel mondo, mentre
anch'io mi sento come se lo fossi. Continuo a dirlo finché
non lo penso più.
« Ti amo. Ti amo. Ti amo. »
Sasuke
Le
ho chiesto scusa mille volte.
Mille volte le ho detto che quelle parole non le pensavo davvero. Le ho
anche
detto che la amo anch'io.
Ma è successo solo nella mia testa.
Certo, rispetto agli ultimi quindici anni è un gran passo
avanti, ma ora, con
Sakura fuori dalla porta, sotto la pioggia, che probabilmente crede che
io la
odi, aver accettato me stesso è una magra consolazione. Con
un'espressione
truce che spero abbia nascosto il mio imbarazzo e il mio senso di colpa
mi sono
affacciato alla porta e le ho detto di entrare. Lei non si è
voltata a
guardarmi nè ha accennato a muoversi. E' rimasta
lì, accovacciata accanto alla
parete, a fissare il limite della foresta. Sono tre ore che
è immobile in
quella posizione. E ne sono passati circa due da quando l'ho sentita
piangere e
sussurrare il nome di Naruto. E' stato allora che ho cominciato a
piangere
anch'io. Mi sono sentito strappato in due. Ho perso tutto ancora prima
di
sapere che lo volevo. E sono qui, disteso sul mio letto che profuma
anche un
po' di lei, con i vestiti puliti, al caldo, mentre la ragazza che amo e
che non
sapevo di amare è fuori sotto la pioggia a piangere. E mi
odia così tanto da
preferire un temporale a stare nella stessa stanza con me. Che assurda
situazione del cazzo.
Ho le nocche scorticate per aver dato un pugno contro il muro.
Mi sento semplicemente vuoto.
Per qualche strano motivo, quando fuori comincia a tuonare, smetto di
piangere.
Il primo tuono arriva inaspettato, prorompente, così forte
che il mio cuore
salta un battito e mi fa sentire un idiota. Quattro tuoni riempiono la
stanza
con il loro rombo assordante e quattro tuoni mi lasciano immerso nel
mio
silenzio prima che io trovi il coraggio di alzarmi. Meno deciso di
quanto
vorrei essere, mi dirigo verso la porta e la spalanco. Questa volta,
credo che
il cuore ne abbia saltati due, di battiti.
Lei è lì davanti all'uscio, con una mano alzata e
il pugno lievemente chiuso.
Stava per bussare. Gli occhi le si spalancano per la sorpresa,
interrogativi.
E' completamente fradicia. I capelli e i vestiti (I
miei vestiti?) le si appiccicano addosso e trema
violentemente.
Avevo pensato di uscire sotto la pioggia a parlarle, di chiederle
scusa, magari
di dirle che la amo, ma vederla fa cambiare tutto. Per un attimo, la
guardo e
basta. Un minuscolo arco di tempo per rendermi conto di quanto sia
cambiata. Ha
i capelli un po' più lunghi, la vita più stretta,
le braccia più magre e gli
occhi più grandi. Di certo è più alta
e decisamente più magra. Le ciglia, scure
nonostante i suoi capelli chiarissimi, sono sempre le stesse, lunghe e
folte.
Il suo profumo lo sento anche attraverso la pioggia.
La spalla è la prima cosa di lei che tocco, poi le mie dita
le sfiorano il suo
collo e vanno a intrecciarsi con i capelli. Chiudo gli occhi prima che
lo
faccia lei. Mi avvicino prima che sia troppo tardi. Ho una
maledettissima paura
che fugga.
Non ho idea di quanto debba durare un bacio, so solo che potrei restare
così
all'infinito. Dal momento in cui le mie labbra toccano le sue, la
pioggia
scompare, così come il vento, la capanna, il bosco, il
villaggio, il passato. Siamo
solo io e lei, per un interminabile istante.
Al termine di quell'istante, a me non resta che guardarla negli occhi.
« Mi ami ancora? »
« E' la mia condanna, Sasuke, lo farò sempre
»
Ma stavolta sta sorridendo. Ed è bellissima.
Nota dell'autrice: [22/11/2014] Finalmente (dopo troppo tempo) ho
corretto i numerosi errori presenti nella storia. Ovviamente
è probabile che ve ne siano altri trecentocinquanta che non
ho notato, quindi nel caso lo faceste voi, avvisatemi, tranquilli.
Detto questo vi ringrazio per aver letto la storia e vi imploro di
recensirla, se non l'avete già fatto , perché ho
davvero bisogno di sapere cosa pensi la gente di ciò che
scrivo, mi sprona a continuare a farlo. Grazie a tutti per essere
arrivati fino in fondo. Un abbraccio.