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Autore: imacat    24/04/2014    5 recensioni
Sul pavimento, i resti della notte più strana della mia vita: un kunai e un mucchietto di cenere.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Sakura

 

Apro gli occhi, ma è come se non lo avessi fatto. Sono completamente immersa nel buio. Oltre al mio respiro, c'è solo un sibilo lontano che il mal di testa mi impedisce di identificare. Poi, il silenzio. No. Un respiro. Più lento e regolare del mio. C'è qualcun altro nella stanza. Ricordo che sono in camicia da notte e totalmente disarmata. Questo mi fa sentire impotente. Istintivamente mi rannicchio su me stessa, piegando appena la testa e mordendomi il labbro inferiore. E' allora che lo sento.
« Sasuke... » sussurro. Avrei dovuto capirlo, anche se non è esattamente nel suo stile. Il mio rapitore sospira.
« Come l'hai capito? »
Mi rendo conto di essere stesa su un letto, con tanto di cuscino e lenzuola impregnati del suo profumo. Mi rilasso un po', distendendo i muscoli doloranti. E' solo Sasuke.
« Il tuo profumo » sono più sincera di quanto vorrei essere, ma dopotutto non ho molte alternative. Quello è l'unico dettaglio fuori posto in un rapimento perfetto. Non può nascondere il suo profumo. Non a me, perlomeno. Portando la mano alla testa sento qualcosa di umido. Sangue? No, è solo acqua. Sta tranquilla, Sakura, devo ripetermi, è solo Sasuke. Sì, “solo” Sasuke.
« Perché i miei capelli sono bagnati? » chiedo stizzita, tenendomi la testa con le mani. Mi fa un male cane, credo di stare per scoppiare.
« Fuori sta piovendo » non è mai stato di molte parole. Improvvisamente riconosco il lieve sibilo di sottofondo come lo scroscio della pioggia in una foresta. L'idea della pioggia mi calma ulteriormente. Mi metto a pancia in su, chiudendo gli occhi davanti al soffitto buio, cercando di farmi passare l'emicrania.
« Immagino di non poter sapere dove sono... o quanto sia lontana da Konoha »
E' una constatazione, non una domanda. Sono assolutamente certa che Sasuke sia entrato nella mia stanza in piena notte, ma non so se piovesse quando l'ha fatto, anche se questo non fa alcuna differenza. A giudicare dal mio mal di testa, potrei essere rimasta svenuta per un tempo esageratamente lungo, quindi è probabile che io sia lontana giorni di cammino dal villaggio. Improvvisamente, l'immagine di me in camicia da notte fra le braccia di Sasuke appare nella mia mente. Arrossisco, benedicendo il buio intorno a me mentre mi copro meglio con il lenzuolo.
« Ti basti sapere che questa è solo una sistemazione temporanea » risponde lui piatto « Che dici, ti piace? » il senso dell'umorismo non è mai stato il suo forte, a meno che non si trattasse di prendere in giro Naruto.
Apro gli occhi e mi guardo intorno, ma riesco solo a vedere contorni di oggetti indefiniti. Non riesco nemmeno a capire dove sia lui, pur seguendo il suono caldo della sua voce. Gli occhi mi si chiudono da soli.
« Abbastanza » concludo, scegliendo una parola a caso « Buonanotte, Sasuke » mi giro, dando le spalle alla sua voce e al suo viso nascosto nell'ombra.
« Hai davvero intenzione di dormire? » sembra sorpreso. La sua ingenuità mi fa spuntare un mezzo sorriso. Come sono cambiata dall'ultima volta che ci siamo visti, Sasuke.
« Sono certa che non mi ucciderai, questo mi basta » sbadiglio apertamente, cullata dal fatto che lui non possa vedermi « Dovrai risparmiare il tuo discorsetto malefico per domattina » Sono davvero stanca e dolorante e ho solo voglia di dormire. Sono anche un po' arrabbiata con lui a dirla tutta. Perché mi ha rapita? Sarei andata con lui di mia spontanea volontà se me l'avesse chiesto.
Andata con lui? Idiota!
E' Sasuke...
Appunto, è Sasuke!

Conflitti interiori del cazzo.
« Come fai ad esserne certa? » E' stizzito quanto me.
Mi stendo supina e rivolgo un sorriso sincero al buio più totale, in quella che all'incirca dovrebbe essere la sua direzione. Tiro su la mano destra per sistemarmi un ciuffo di capelli e poi la lascio ricadere sul cuscino.
« Infondo... sei ancora il mio Sasuke »
Lo sento muoversi ancora prima che si alzi. La sua mano sinistra scivola rapida sulla mia destra, accanto alla mia guancia. Ha intrecciato le sue dite con le mie. I nostri nasi quasi si sfiorano e sento il suo respiro sulle labbra. E' così vicino che riesco quasi a vederlo, nonostante il buio. Trema. Mentre la mano sinistra è impegnata con la mia destra, l'altra mi punta un kunai alla gola. Sento la lama fredda sulla pelle, appena sotto il mento.
« Uccidimi » dico secca « Uccidimi se ne hai il coraggio » Uccisa da Sasuke... non sarebbe troppo male, come fine, ma sono certa che sopravvivrò. Non mi ha portata qui per uccidermi nel suo letto.
Dopo un lasso di tempo meravigliosamente interminabile si stacca da me e torna a sedersi da qualche parte nell'oscurità. Le sue dita che si allontanano dalle mie sono quasi un dolore fisico.
Segue un silenzio che non preannuncia nulla di buono.
« Mi ami ancora? »
Credo mi sia esploso il cuore, ma è troppo buio per controllare.
Non fa tanto male come dicono, credo.
« Forse » Troppa sincerità stasera, Sakura. Lo so. 
« Cosa significa “forse”? » è... arrabbiato? Impossibile. Ho passato una vita intera a pregare che mi facesse una domanda del genere, che smettesse di schivare l'argomento. E i miei desideri si esaudiscono solo ora adesso, dopo essere sparito per due anni e avermi rapita. Sono io quella che dovrebbe essere arrabbiata.
« Che non lo so » rispondo acida « Non ti vedo da anni. Potresti essere una persona completamente diversa... perlomeno in superficie » Non ti ho nemmeno guardato negli occhi.
Sento un sospiro esasperato. La risposta non gli basta. Sembra che la sua capacità di leggermi nel pensiero non sia scomparsa, perché sento un fiammifero sfregare da qualche parte.
« Guardami »
Mi volto. E' ancora Sasuke. E' davvero lui, ha solo due anni in più. Gli stessi capelli neri, la stessa pelle pallida e gli stessi occhi impenetrabili e silenziosi, che però a me hanno sempre detto più di quanto volessero. Anche la sua espressione è la stessa di sempre. Dura, confusa, interrogativa e minacciosa al tempo stesso. Imbattibile e sconfitta. Il mio Sasuke di dodici anni getta il fiammifero per terra per non bruciarsi le dita. La luce svanisce prima che tocchi terra. E' finita la magia. Ora sono davvero furiosa. Con lui e con me stessa. Hai quindici anni, Sakura. Smettila di fare la bambina.
« Sì »
« “Sì” cosa? » stavolta la rabbia nella sua voce è decisamente meno celata. Mi volto di scatto.
« Sì, ti amo » ringhio, con la voce rotta dal pianto. Gli volto nuovamente le spalle e trattengo le lacrime nel buio, serrando le palpebre e pregando solo che non accenda un altro di quei suoi dannati fiammiferi.
Le ultime lacrime scorrono sulle mie guance fino a consumarsi. Per un tempo interminabile, nessuno dei due parla, poi decido di dormire.
Buonanotte, Sasuke-kun.

 

 

Sasuke

 

Gioco con il kunai che fino a pochi minuti fa ha sfiorato la sua gola. Lo lancio ripetutamente verso l'alto, dandogli appena il tempo e lo spazio di compiere un giro completo prima di tornare nella mia mano. Mentre ruota, lascio il palmo aperto. Ogni volta la punta minaccia di tagliarmi, arrivando fin quasi a sfiorarmi la pelle, ma ogni volta il lancio è così preciso che la mia mano rimane intatta. Fuori la pioggia continua a cadere imperterrita, eco lontano dei miei pensieri uggiosi e confusi. Il buio si sta diradando, ma con una lentezza esasperante. Sono allo stesso tempo spaventato e incuriosito dal giorno che nasce. Voglio vedere i suoi occhi verdissimi alla luce del sole, ma non vorrei che lei vedesse i miei. Vorrei diventare invisibile per guardarla svegliarsi senza che si accorga di me. Sento che guardarla negli occhi mi darebbe la risposta che cerco. Ho paura, però, che potrebbe domandarmi perché è qui. E' proprio da lei farmi domande a cui non so rispondere. Perché la verità è che non potrò darle alcuna spiegazione prima di averla data a me stesso.
La punta del kunai ruota ancora una volta e le mie dita abili ne afferrano il manico. Lo rilancio. Attraversando le nuvole, il vetro della finestra e le gocce di pioggia, qualche raggio di sole filtra nella stanza. E' un sole pallido e silenzioso. Albeggia, dice una voce nella mia testa, si sveglierà fra poco. Ma cosa mi è preso? Passano minuti interi in cui continuo a far roteare quel dannato kunai e a guardare il pavimento, cercando una risposta, una giustificazione.
« Perché diavolo ti ho portata qui, Sakura? » sospiro, con un filo di rabbia nella voce.
Lei si volta e geme appena. Si sta svegliando. Il panico si impossessa di me. Sussulto e la mano mi trema appena. Quel movimento impercettibile basta a far si che il kunai che ho appena lanciato mi graffi il palmo da una parte all'altra, per poi cadere al suolo con forte un rumore di metallo e legno, accanto ai residui del fiammifero. Per un attimo rimango a fissarmi il palmo come un idiota, guardando il sangue fuoriuscire dal taglio sottile ma profondo, poi mi ricordo di non essere solo. Sakura aggrotta la fronte, ho pochi secondi.
Prima che lei si accorga che c'ero, non ci sono più.
Proprio come l'ultima volta.

 

 

Sakura


« S-Sasuke? » chiamo in un sussurro. Apro gli occhi nella pallida luce dell'alba. Credevo di aver sentito la sua voce... e poi un tonfo, ma sono sola. Sospiro e mi metto a sedere, aiutandomi con le braccia. Il mal di testa è scomparso quasi del tutto. C'è odore di pioggia. La stanza è piccola e semivuota, confortevole. Sono sorpresa: da Sasuke mi sarei aspettata qualcosa di più freddo e asettico. L'ambiente è illuminato da una sola finestra su cui scorrono le ultime gocce di un temporale ormai passato. Oltre il letto su cui sono e una sacca buttata in un angolo, ci sono solo un tavolo e un paio di sedie. Una porta di legno in un angolo mi indica la posizione del bagno. Niente armadietti, mensole, fornelli o qualunque cosa che faccia supporre che Sasuke abbia vissuto qui più tempo di quanto non ci sia stata io. Sorrido appena, malinconica. Una delle sedie è rivolta verso di me. Accanto ad essa, sul pavimento, i resti della notte più strana della mia vita: un kunai e un mucchietto di cenere.
Scosto le lenzuola, scoprendo le mie gambe nude e mi alzo in piedi a fatica. Ci vuole qualche attimo prima che la stanza smetta di girare. Devo essere rimasta svenuta davvero un sacco di tempo. L'aria umida mi fa venire la pelle d'oca. Fa un freddo cane per me che sono ancora in camicia da notte. Mi avvicino alla sacca, guardandomi alle spalle come una ladra, e la apro. Non so esattamente cosa mi aspettassi, ma sono quasi stupita di trovarci dei normalissimi vestiti. Prendo un paio di pantaloni bianchi ed una maglia azzurra a maniche lunghe e mi cambio in tutta fretta, senza staccare gli occhi dalla porta, con la costante paura che Sasuke torni... sempre che non mi abbia lasciata a marcire qui per il resto dei miei giorni.
Quando ho finito di vestirmi getto la camicia da notte accanto alla sacca e mi dirigo verso la porta, pettinandomi i capelli con le dita. La maglia blu mi va troppo grande, ma profuma di lui. Sono improvvisamente a mio agio. Così a mio agio che l’idea di prendere il kunai per difendermi mi pare ridicola. E poi, in queste condizioni, non avrei speranze contro di lui.
Fuori, l'aria è immobile. Il cielo è grigio e coperto di nuvole e non c'è un alito di vento. Di Sasuke nemmeno l'ombra. Sento che avrei mille domande da porgli, ma non me ne viene in mente nemmeno una. Mi siedo sull'erba bagnata, poggiando la schiena alla parete di legno della capanna. Il nostro rifugio è situato nel bel mezzo di una piccola radura. Il bosco è a pochi metri di distanza dai miei piedi. C'è ancora troppa poca luce perché io riesca a vedere fra gli alberi. L'erba intorno a me è verdissima e il silenzio è totale. Nemmeno il ronzare di un insetto sembra osare interrompere il flusso dei miei pensieri.
Penso a Sasuke e al suo volto illuminato dal fiammifero, alle sue dita intrecciate alle mie, al suo respiro sulle mie labbra, al mio « ti amo » colmo di un'ira scomparsa insieme all'emicrania. Mi chiedo quanti giorni siano passati da quando qualcuno è entrato nella mia stanza per stordirmi, rapirmi e portarmi fin qui. Chissà cos'è successo a Konoha. Chissà se mi stanno cercando. Il maestro Kakashi, Naruto... Naruto. Mi porto la faccia fra le mani. Naruto. Mi vergogno a non averci pensato prima. Improvvisamente voglio andarmene. Voglio che mi trovi e mi dica che va tutto bene anche se so che non è vero. Ed improvvisamente torno ad essere furiosa. Furiosa con Sasuke per avermi portata qui e con me stessa per non stare provando con tutte le mie forze ad andare via. Ricomincia a piovere. Le gocce si fondono con le mie lacrime.
Perché diavolo mi ha portata qui? A cosa gli serve una come me? Una voce dentro di me sussurra la parola “ostaggio”. Ovvio, non sono io che gli servo. Ha bisogno di attirare qualcun altro qui: Naruto. La mia mente comincia a lavorare ed elaborare teorie senza che io possa controllarla. Ed in ognuna di queste teorie, Sasuke è il cattivo. In ognuna di esse, Sasuke mi sta usando. Mi alzo, decisa, guardando in basso, come se mi aspettassi che i miei piedi si muovessero da soli per portarmi da qualche parte. Ho voglia di scappare. Ho voglia di gridare.
« Sakura » 
Alzo lo sguardo. E' lui. Apro la bocca per urlargli qualcosa, ma sento le sue mani che mi stringono delicatamente i polsi. Quel minuscolo gesto fa nascondere tutta l'energia che la rabbia mi aveva dato in un minuscolo angolo del mio stomaco. Mi sento impotente. Non mi sta bene. Riprendo un pizzico dell'energia che avevo fino ad un attimo fa. Lo guardo con l'espressione più dura che riesco a trovare dentro di me.
« Lasciami »

 

 

Sasuke


Mi fermo solo davanti al ruscello, che so essere abbastanza lontano dalla capanna. Abbastanza lontano da lei.
Resto in piedi a fissare la mia immagine che compare e scompare sullo specchio dell'acqua turbinosa. Una goccia di sangue la colora di rosa per un momento, prima di dissolversi. Mi guardo la mano.
« Diamine... » dico stringendo i denti, il taglio sanguina ancora. Non credevo fosse così profondo. Mi accovaccio accanto alla riva e immergo la mano nell'acqua del ruscello, così gelida da farmi rabbrividire. Aspetto che il sangue si fermi, poi ritiro la mano e me la asciugo sui pantaloni. Mi allontano dalla riva del fiume, camminando nel fango, e mi siedo su una radice sporgente. Per un po' ascolto il rumore della foresta, guardando la terra davanti a me, senza pensare a nulla, ma una voce nel profondo mi dice che sto sprecando il mio tempo.Che dovrei fare? Andare da lei e...? La risposta mi si affaccia alla mente. Dovrei farlo, vorrei farlo. E allora perchè non lo faccio?
Codardo, sussurra quella voce nella mia testa.
Inspiro profondamente, stringendo gli occhi e gonfiando il petto, come se stessi per urlare, ma non lo faccio.
Muoviti, so che vuoi andare da lei.
No, non voglio andare da lei.
E allora cosa vuoi?
Ignoro la voce, i miei pensieri sono corsi avanti. Andare da lei non basterebbe. Non a me. Vederla non sarebbe abbastanza.
Mi alzo e comincio a correre verso casa, più velocemente di quanto sia andato via.
No, non voglio vederla. Voglio chiederle scusa, per quello che ho fatto stanotte e per quello che ho fatto due anni fa, per non averle mai preso la mano, per non averle mai sorriso davvero. Voglio stringerla e prometterle che sarà tutto diverso. Voglio guardarla negli occhi e dirle tutto quello che devo.
Non voglio vederla. Non voglio andare da lei. Io voglio... « Sakura »
Era così semplice.
Sono arrivato nella radura quasi senza accorgermene. E nemmeno mi sono accorto che piove di nuovo. Lei non mi vede fino a che non pronuncio il suo nome, concludendo ad alta voce la frase che avevo cominciato nella mia testa. Lei ha uno sguardo strano, uno sguardo che non ricordo. E' cresciuta così tanto dall'ultima volta che l'ho guardata negli occhi. Dischiude le labbra, come per dirmi qualcosa, ma non voglio che parli, o perderò tutta la mia determinazione. Le prendo i polsi, meno delicatamente di quanto vorrei. Mi guarda smarrita per qualche attimo, facendo sorridere qualcosa dentro di me. Poi le sue labbra si separano di nuovo.
« Lasciami » sibila. Quell'unica parola, detta con una durezza e una cattiveria che non le avevo mai sentito nella voce, mette il mondo sottosopra.
« Che hai detto? » sono confuso come non lo sono mai stato in vita mia.
« Ho detto "lasciami" » dice dandomi uno strattone e liberandosi i polsi. La sua voce è carica d'odio, acida come non l'ho mai sentita. Quella non è la mia Sakura.
E, improvvisamente, la determinazione diventa rabbia.
 

Sakura
 

« E va bene » dice, con la voce leggermente più alta del normale « Ti lascio, ma sappi che non è questo il modo di trattare la persona alla quale hai detto "ti amo" solo qualche ora prima »
Colpita e affondata. Deglutisco e faccio finta di non aver sentito.
« Mi devi delle spiegazioni, Sasuke Uchiha » asserisco, incrociando le braccia al petto. Lui abbassa lo sguardo.
« Lo so... » per un attimo la sorpresa sovrasta la rabbia, mentre Sasuke continua a parlare « Vorrai sapere perché ti ho portata qui... » ora è lui a deglutire.
Sollevo le palpebre e spalanco gli occhi.
« Perché mi hai portata qui?! E' questo che credi che io voglia sapere? » rido. La mia è una risata amara, sprezzante e piena di risentimento « Oh, no, Sasuke. Tu mi devi ben altre spiegazioni »
« Tipo? » per la prima volta nella mia vita non riesco a decifrare il suo sguardo. Nei suoi occhi non vedo traccia di emozione. Io che riuscivo a trovarla anche nel più vacuo e più serio dei suoi sguardi. Chiudo gli occhi per un attimo, sentendo un groppo in gola. E' come se un pezzo di me stesse lentamente scivolando via. Come se mi stessero strappando via un braccio. O forse qualcosa di più. Magari un polmone.
« Tipo » apro gli occhi verdi di scatto, fissandoli nei suoi, neri e inespressivi « Perché te ne sei andato due anni fa! » ho gridato e non me ne sono nemmeno accorta. Sto stringendo i pugni. Quante volte avrei voluto chiederglielo? Certo, non avrei mai immaginato di farlo così. Pensavo che avrei pianto, l'avrei abbracciato, sarei stata felice di rivederlo... basta. Sì, basta.
« Lo sai perché me ne sono andato, Sakura » dice duro « Io sono... »
« Un vendicatore. Lo so, cazzo, Sasuke. Ma... uccidere Itachi era veramente più importante di tutto? Più importante del villaggio? Più importante della tua vita? Più importante di noi? » Più importante di me? La voce è incrinata dal pianto, ma nessuna lacrima mi riga la guancia. Posso farcela.
« Era la mia ragione di vita, era più importante di qualunque altra cosa » ringhia, guardandomi con quegli occhi neri di ossidiana « Se eri davvero così innamorata di me come dicevi avresti dovuto capirlo! »
Questa situazione ha un non so che di assurdo: Sasuke Uchiha mi sta facendo sentire in colpa perché “non mi avevi capito”.
« Capirlo? » alzo gli occhi al cielo, mentre le gocce di pioggia scivolano sulle mie guance al posto delle lacrime « Oh, diamine, Sasuke. E poi siamo noi donne quelle enigmatiche e complicate! Ascoltati quando parli! » sto gridando. E' un urlare liberatorio, mi viene dritto dalla gola, invece che dallo stomaco. Sono certa che perderò la voce. « Tu non hai mai voluto essere capito, Sasuke Uchiha. Sei sempre stato così freddo, così distaccato, così superiore e misterioso e introverso. Non hai mai voluto l'aiuto di nessuno. Non hai mai voluto che la gente ti leggesse dentro. Tu non volevi essere capito »
Enfatizzo le ultime due parole, sottolineando l'ironia che contengono perché faccia male anche a lui, oltre che a me. Sto stringendo i pugni tanto forte che se avessi unghie lunghe e forti come quelle di Ino sarebbero andate così a fondo nella carne da strapparmi perfino i tendini delle mani. Attraverso la pioggia guardo il volto pallido dell'Uchiha. Sembra sia sul punto di svenire e, allo stesso tempo, ha la stessa espressione che avrebbe dopo aver ingoiato una scheggia di vetro.
« Che ne sai? » sussurra, guardandomi negli occhi. E' ferito. Per una volta, le sue emozioni sarebbero chiare a chiunque, ma ci sono solo io qui, a vederlo soffrire e a sentire di poter vomitare sangue, lacrime e la mia stessa anima se non la smette di guardarmi così « Che ne sai cosa provavo? Che ne sai cosa pensavo? Tu non sai proprio niente, sei... » gli trema la voce, si morde un labbro « Sei solo un’idiota, Sakura. Pensi di sapere tutto di me solo perché ti piacevo quando avevamo tredici anni. Pensi di conoscermi a menadito, ma non sai nulla di me. E pensi di amarmi » lo dice come se la scheggia di vetro, scesa lungo la sua gola, si sia conficcata fra il cuore e i polmoni. Ha la voce roca ed esausta e i vestiti infangati sono fradici. I capelli corvini gli si appiccicano al viso e, come me, trema di freddo e di rabbia « Pensi di amarmi perché ti sei convinta che l'amore duri per sempre, che la vita sia una favola e che tu sia la bellissima principessa dai capelli rosa, delicata e malinconica nel suo fragile castello di porcellana. Ma tu non mi ami. Una volta ti piacevo, forse, ma ora non puoi mentirmi. Non mi ami, ne sono certo »
Quando si zittisce ormai mi sono lasciata andare alle lacrime. Mi scivolano sul viso fondendosi con la pioggia fredda. Non sono certa che lui si sia accorto che sto piangendo. Forse non si è nemmeno reso conto del male che mi ha fatto.
« Non è vero, io ti amo » il mio tono di voce è così apatico e incolore che non riesco a convincere nemmeno me stessa. « Ti amo » ho iniziato a singhiozzare, dannata debolezza.
« Se mai mi avessi amato, avresti capito »
Sono le sue ultime parole. Sasuke Uchiha, tornato all'improvviso il mio Sasuke Uchiha, quello con lo sguardo silenzioso e le labbra serrate, si volta ed entra nella sua capanna, senza rivolgermi nemmeno un altro sguardo dopo quell'ultimo, carico di dolore come nessun altro sguardo al mondo.
Io resto immobile sotto la pioggia, continuando a sussurrare « Ti amo » all'infinito. Lo ripeto finché non significa più niente. Finché non diventa solo un ammasso di lettere inutili senza significato nè posto nel mondo, mentre anch'io mi sento come se lo fossi. Continuo a dirlo finché non lo penso più.
« Ti amo. Ti amo. Ti amo. » 

Sasuke
 

Le ho chiesto scusa mille volte. Mille volte le ho detto che quelle parole non le pensavo davvero. Le ho anche detto che la amo anch'io.
Ma è successo solo nella mia testa.
Certo, rispetto agli ultimi quindici anni è un gran passo avanti, ma ora, con Sakura fuori dalla porta, sotto la pioggia, che probabilmente crede che io la odi, aver accettato me stesso è una magra consolazione. Con un'espressione truce che spero abbia nascosto il mio imbarazzo e il mio senso di colpa mi sono affacciato alla porta e le ho detto di entrare. Lei non si è voltata a guardarmi nè ha accennato a muoversi. E' rimasta lì, accovacciata accanto alla parete, a fissare il limite della foresta. Sono tre ore che è immobile in quella posizione. E ne sono passati circa due da quando l'ho sentita piangere e sussurrare il nome di Naruto. E' stato allora che ho cominciato a piangere anch'io. Mi sono sentito strappato in due. Ho perso tutto ancora prima di sapere che lo volevo. E sono qui, disteso sul mio letto che profuma anche un po' di lei, con i vestiti puliti, al caldo, mentre la ragazza che amo e che non sapevo di amare è fuori sotto la pioggia a piangere. E mi odia così tanto da preferire un temporale a stare nella stessa stanza con me. Che assurda situazione del cazzo.
Ho le nocche scorticate per aver dato un pugno contro il muro.
Mi sento semplicemente vuoto.
Per qualche strano motivo, quando fuori comincia a tuonare, smetto di piangere. Il primo tuono arriva inaspettato, prorompente, così forte che il mio cuore salta un battito e mi fa sentire un idiota. Quattro tuoni riempiono la stanza con il loro rombo assordante e quattro tuoni mi lasciano immerso nel mio silenzio prima che io trovi il coraggio di alzarmi. Meno deciso di quanto vorrei essere, mi dirigo verso la porta e la spalanco. Questa volta, credo che il cuore ne abbia saltati due, di battiti.
Lei è lì davanti all'uscio, con una mano alzata e il pugno lievemente chiuso. Stava per bussare. Gli occhi le si spalancano per la sorpresa, interrogativi. E' completamente fradicia. I capelli e i vestiti (I miei vestiti?) le si appiccicano addosso e trema violentemente.
Avevo pensato di uscire sotto la pioggia a parlarle, di chiederle scusa, magari di dirle che la amo, ma vederla fa cambiare tutto. Per un attimo, la guardo e basta. Un minuscolo arco di tempo per rendermi conto di quanto sia cambiata. Ha i capelli un po' più lunghi, la vita più stretta, le braccia più magre e gli occhi più grandi. Di certo è più alta e decisamente più magra. Le ciglia, scure nonostante i suoi capelli chiarissimi, sono sempre le stesse, lunghe e folte. Il suo profumo lo sento anche attraverso la pioggia.
La spalla è la prima cosa di lei che tocco, poi le mie dita le sfiorano il suo collo e vanno a intrecciarsi con i capelli. Chiudo gli occhi prima che lo faccia lei. Mi avvicino prima che sia troppo tardi. Ho una maledettissima paura che fugga.
Non ho idea di quanto debba durare un bacio, so solo che potrei restare così all'infinito. Dal momento in cui le mie labbra toccano le sue, la pioggia scompare, così come il vento, la capanna, il bosco, il villaggio, il passato. Siamo solo io e lei, per un interminabile istante.
Al termine di quell'istante, a me non resta che guardarla negli occhi.
« Mi ami ancora? »
« E' la mia condanna, Sasuke, lo farò sempre »
Ma stavolta sta sorridendo. Ed è bellissima.

Nota dell'autrice: [22/11/2014] Finalmente (dopo troppo tempo) ho corretto i numerosi errori presenti nella storia. Ovviamente è probabile che ve ne siano altri trecentocinquanta che non ho notato, quindi nel caso lo faceste voi, avvisatemi, tranquilli. Detto questo vi ringrazio per aver letto la storia e vi imploro di recensirla, se non l'avete già fatto , perché ho davvero bisogno di sapere cosa pensi la gente di ciò che scrivo, mi sprona a continuare a farlo. Grazie a tutti per essere arrivati fino in fondo. Un abbraccio.

  
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