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Autore: Oducchan    24/04/2014    3 recensioni
Riesce a sentire le grida che provengono dal campo d’allenamento anche dall’albero su cui si è appollaiato.
Konoha, post guerra. Ora che Sasuke è tornato, la missione di Sai è terminata, e il team 7 non è più un problema di sua competenza.
Ma forse Sasuke non è d'accordo con quei tre idioti dei suoi compagni di squadra.
[Team 7: Naruto, Sakura, Sasuke e Sai]
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team 7
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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l'essenziale

Nick autore: Queen of the lower court 
Titolo: L'essenziale
Personaggi: Sai, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Sakura Haruno (Menzionati Kakashi Hatake, Yamato, Maito Gai, Tsunade)
Genere: introspettivo, commedia, fluff
Avvisi:  post Shippuden (Sasuke torna a Konoha); OOC (Sasuke forse è fin troppo morbido, ma io è così che me lo figuro da "adulto")
Rating: verde
Note: 
Questa cosa è in prima battuta per il team 7, ma completo, che lo so che siete tutti fissatissimi con la formazione originale (perché poi per me resta un mistero) e probabilmente pure Kishi, lo è; ma io amo Sai e amo vederlo insieme agli altri tre, perché credo che abbia messo in gioco troppo, di sé stesso e delle sue convinzioni per essere semplicemente accantonato come vedo spesso fare; e anche perché io credo che anche con Sasuke s'integrerà alla perfezione.
Secondariamente (ma no, non  è vero, l'ho scritta fondamentalmente per lei) è dedicata alla mia Sakura/Naruto/Sai personale, che riesce in qualche modo a dar retta alle mie idee balzane ed è sempre entusiasta per le baggianate che mi escono. Purtroppo non è una SaiNaru (ma io degli hints ce li ho messi lo stesso) e non è nemmeno quella fic, per quanto essa si dibatta nel mio cranio aspettando di essere scritta; però ecco, spero che compensi le mie mancanze e ti regali almeno un sorrisino.
Se non si fosse ancora capito, è per la Gio <3




L ’essenziale



 
Riesce a sentire le grida che provengono dal campo d’allenamento anche dall’albero su cui si è appollaiato. Kakashi-sensei ha avuto l’idea di proporre una sfida, qualcosa che ha a che fare con dei campanelli e che non ha compreso molto bene. Ma dopo neanche venti minuti, Naruto ha cominciato a litigare con Sasuke sulla strategia da seguire e la cosa è degenerata in una rissa senza quartiere.
Si chiede se forse non dovrebbe intervenire, visto che né Sakura né Kakashi sembrano in grado di arginare i due contendenti, e che ormai i danni che stanno provocando si stanno facendo così estesi da minacciare di coinvolgere il centro abitato. Ma poi subentra quel pensiero, viscido, crudele, pungente.
Non è un suo problema. Non più.
Intinge il pennello nell’inchiostro e riprende a tracciare volute armoniose sulla carta.
 
 
Li sente arrivare schiamazzando giù per il corridoio principale del palazzo dell’Hokage, e riesce a infilarsi nella penombra dietro una colonna prima che gli passino di fronte. Naruto ha l’aria arrabbiata, sta gesticolando veementemente contro qualcuno, e Sakura sta cercando di calmarlo, mentre Sasuke, impassibile, li precede di un passo. Prima che arrivino in fondo, comunque, Naruto pare scordarsi di qualunque fosse la fonte del suo malumore, e con una sonora esclamazione scoppia in una risata crsitallina che riverbera lungo le pareti silenziose.
Si chiede se forse non sia il caso di seguirli e raggiungerli, per informarli che l’Hokage si è appena infuriata con Maito Gai e i suoi ragazzi e che probabilmente se deciderà di assegnare missioni per quel giorno, esse saranno tutte di infimo rango; ma prima ancora che possa completare il pensiero, ode un rumore secco provenire dalla sua sinistra, e un ninja mascherato appare dal nulla, allungandogli subito un rotolo.
-Ne ni wa...-
S’irrigidisce di scatto per un secondo, ma poi lascia scivolar via quel pensiero, concentrandosi sul sempai della Radice.
-Namae wa nai, kanjo wa nai*-
 
 
Riesce a fermarsi prima di entrare nella stanzetta dell’ospedale giusto sulla soglia, una mano già sulla maniglia, sentendo il suono delle loro voci di là del battente accostato. Stanno chiacchierando di qualcosa di cui non conosce l’argomento, e sia Sakura che Naruto trillano di una gioia maldestramente contenuta, una gioia che non ricorda di aver mai conosciuto nelle loro persone, prima. Sasuke risponde a scatti, solo piccoli monosillabi contriti, ma non ci vuole molto a carpire quanto sia rilassato e più sereno. Per un istante è tentato di aprire la porta e farsi notare, visto che ha comunque delle costole incrinate e un braccio probabilmente fratturato ed è lì per farsi visitare –proprio Sakura doveva essere di turno... – e osservare le loro espressioni.
Ma sono mesi che tutto ciò che li riguarda non fa più parte di lui.
Non fa più parte della mia missione, si corregge, in silenzio, e allora si volta e si allontana rapido dall’ospedale. Le ferite guariranno da sole, alla fine ha sopportato di molto peggio.
 
 


-Sei veramente un idiota- sentenzia Sasuke, grave, osservando il suo autoelettosi migliore amico rialzarsi dalla polvere del cortile dell’Accademia dopo essere stato travolto e debitamente salutato da tutta la masnada di mocciosi di Iruka-sensei. Naruto si limita a ridacchiare, spolverandosi i vestiti e strofinandosi il naso, con quell’aria saputa ed entusiasta che gli dà sui nervi.
-Lascia che i bambini omaggino il loro futuro Hokage, teme!- risponde, con più enfasi del dovuto.
-Sasuke ha ragione- commenta Sakura, pacata, ma con un sorriso dolce che le danza sulle labbra rosee –Dovresti dimostrare un po’ di maturità, di tanto in tanto-
-Neeee, Sakura, non essere così crudele! Stai sempre a trattarci male, a me e a...- e s’interrompe, di botto, gli occhi azzurri che si sgranano a guardare il vuoto, che si è voltato di riflesso alla propria sinistra per non trovarci nessuno. L’espressione solare si frantuma in un nanosecondo, si spegne, si incupisce, si raggrinzisce come un girasole a cui hanno tolto l’acqua e la luce, e si affloscia. Dura un secondo soltanto, talmente rapido che Sasuke, se non fosse un Uchiha, non potrebbe giurare che sia mai successo, perché Naruto torna immediatamente vivace e fin troppo espansivo.
-Beh, in ogni caso si sono divertiti, e questo è quello che conta- conclude, un sorriso enorme che gli illumina il volto. Sasuke si astiene dal commentare, anche perché non saprebbe bene cosa dire se non “certo che siete veramente una coppia di idioti colossali”.
-Andiamo, forza- li sprona Sakura, apparentemente noncurante per l’incidente appena verificatosi –Non diventeremo di certo più giovani a star qui a perdere tempo-
Ed è veramente snervante, per Sasuke, assistere a questo clamoroso autogol della sua compagna di squadra, vederla tacere qualche secondo, aspettare, e poi incassare di un millimetro le spalle, gli occhi verdi che s’abbassano al suolo e i denti bianchi che torturano il labbro per un minuto interminabile. Non ci sarà nessuno a darle della racchia, del cane rabbioso o qualche altro fantasioso epiteto poco gentile, oggi, e non ci sarà nel prossimo futuro, se quei due deficienti non si decidono a darsi una scantata.
Naruto e Sakura, però, evitano di guardarsi, ma gli rivolgono entrambi un sorriso che ha del nauseante, e allora Sasuke sospira, chiedendosi perché si sia preso la briga di tornare a vivere con quei dementi.
-Siete senza speranze- sibila, stizzito, prima di afferrarli entrambi per i polsi e trascinarseli dietro.
 
 
 
 
Sasuke butta giù la porta dopo venti minuti passati a bussare, a scampanare e a chiamare senza ottenere alcuna risposta. Sakura e Naruto sono ancora troppo sconvolti da quella sua inspiegabile e inaspettata animosità e non reagiscono minimamente, lasciando che i pezzi di legno e scie di chakra elettrico vortichino loro attorno.
Quando l’ultimo degli Uchiha termina la sua opera di smembramento, dall'appartamento ora esposto fa capolino la figura di Sai, in abiti civili molto rattoppati, un braccio appeso al collo in qualche modo e macchie di vernice di varie tinte a chiazzarlo un po’ dappertutto –ha un ciuffo di capelli lilla e uno arancione, cosa che lo rende particolarmente più stralunato della sua stessa espressione, uno schizzo blu sulla fronte e delle gocce verdognole sulle guance- che li guarda, stupefatto. Apre e chiude la bocca, senza emettere suono, fa per muovere il braccio sano verso di loro ma ci ripensa, afferra il pennello e si allunga verso un tavolino per procurarsi il suo rotolo per le evocazioni.
Sasuke è più veloce.
-Non pensarci nemmeno- abbaia, facendo trasalire gli altri tre –Spostati e facci entrare-
Sai lo fissa a lungo, sbattendo a vuoto le palpebre. Alla fine il pennello gli casca di mano, andando a rotolare e a chiazzare il pavimento, e mormora un “volete un tè?”a malapena udibile prima di precipitarsi in cucina senza nemmeno aspettare una risposta. Sasuke gli marcia dietro, senza pensarci due volte, e Sakura e Naruto hanno il buonsenso di seguirlo di buona lena.
Una volta tutti e quattro arroccati nella stanza, l’Uchiha trova il modo di cornerizzarli tutti e tre in un angolo, squadrandoli con la peggiore occhiata del suo repertorio finché non sono seduti, uno accanto all'altro, con l’aria di dover vomitare nei minuti prossimi venturi.
-Voi- esclama, di botto –Siete dei deficienti senza speranza. Credete che me ne importi qualcosa? Credete che m’interessi se devo sopportare tre di voi invece che due?-
Sakura balbetta un “no” molto contrito. Naruto incespica più volte nelle parole prima di formulare le parole, indi si limita a scuotere convulsamente il capo (anche se Sasuke non è sicuro se stia negando o assentendo). Sai si limita a ripetere che “deve mettere la teiera sul fuoco, volete un tè?” come un disco rotto, probabilmente trovandosi con il cervello incantato, e accennando a più riprese a un libro su come ricevere degli ospiti a casa. Sasuke scrolla le spalle.
-Piantatela di comportarvi come idioti cerebrolesi. Siete pessimi, a fingere che non faccia differenza-.
Sakura cerca di pigolare una scusa, una spiegazione patetica che Sasuke non prova nemmeno ad ascoltare. Naruto inizia a ridacchiare, imbarazzato, ma Sasuke sa perfettamente che, nel momento stesso in cui il suo cervelletto ritardato capirà il senso completo di quel che gli ha appena detto, inizierà a ridere come un deficiente e a guardarlo come se gli avesse appena fatto il più bel regalo del mondo. Sai sussulta, agitandosi piano sulla sedia, e poi alza gli occhi, neri e spaventati, verso di lui.
-Perché?- soffia, tremulo, e per un secondo scarso Sasuke ha la decenza di chiedersi cosa sia passato attraverso, questo coglione, per essere così spaesato di fronte a una dichiarazione di accettazione (prima di ricordarsi di aver patito altrettanto, se non di più, e che quindi non è minimamente scusato) –Io... non servo-
Sasuke espira, rassegnato.
-Serviamo tutti, in questa squadra- sentenzia, lapidario, e immediatamente un paio d’occhi verdi e un paio d’occhi azzurri saettano su di lui, meravigliati ed emozionati, ma prova strenuamente ad ignorarli, che non è a loro che deve inculcare la lezione; quanto, semmai, a se stesso –Siamo tutti utili. Siamo tutti essenziali- ribadisce, che per quanto lui con questo pittoruncolo scheletrico ha avuto sì e no a che fare per una mezzora al massimo ha notato subito come gli altri due (ma anche Kakashi sensei, cosa che l’ha meravigliato ulteriormente, e così quell’altro jonin che ogni tanto s’accolla a loro) agognino e ricerchino la sua presenza.
E non è nemmeno deficiente e così cieco da non aver notato il suo chakra gravitare, senza mai incrociarli, attorno a loro negli ultimi mesi.
Sakura, puntualmente, inizia a piagnucolare –fortunatamente Naruto se ne accorge e cerca di farla smettere; sfortunatamente ci rinuncia e si aggrega quasi immediatamente anche lui, gli occhi gonfi e il moccio che gli cola dal naso-; Sai resta a fissarlo, ebete, senza dir nulla per quasi un quarto d’ora.
-Stavo dipingendo- li informa, dal nulla, alzandosi in piedi.
-Ho notato- ribatte Sasuke, storcendo il viso e allontanandosi dai suoi altri compagni di squadra con aria disgustata –Ma come minimo, ci devi un té-
-Tu mi devi una porta- è la pronta risposta che riceve da un sorriso finto, plastico e innocente. Sasuke strabuzza le palpebre, incredulo, e poi assottiglia le palpebre, minaccioso.
-Se di conti in sospeso vogliamo parlare, mi devi un tentativo di omicidio-
-Posso sempre ammazzarti adesso, primadonna malriuscita-
Ma prima che possa reagire e rispondere a dovere all'insulto, Sasuke si ritrova travolto dall'abbraccio di Naruto, un braccio che gli viene a cingere le spalle e poi lo trascina contro il suo petto assieme a Sai, fianco a fianco; un abbraccio così forte che potrebbe incrinar loro qualche osso, se fossero persone normali, un abbraccio così sentito che non deve far nemmeno fatica a sentirlo, il grazie che vi infonde dentro.
 
L’essenziale, alla fine, era stare tutti insieme.




*Ne ni wa... namae wa nai, kanjo wa nai... Kako wa nai... mirai wa nai. Aru no wa ninmu.... Konoha toiu taiboku o me ni mienu chi no naka yori kaeru, wareware Ne no ishi:  Sarebbe quel motto della Ne che Sai "recita" quando il suo sempai Kyo gli piomba in casa con gli ordini di Danzo ("Nella Radice non ci sono nomi, non ci sono sentimenti" e blablabla). Siccome ho la fantastia di uno scarabeo stercorario, ho l'abitudine di usare nelle mie fic la prima "strofa" come mezzo di riconoscimento tra membri della Radice, che si identificano cantilenandola tra loro. Siccome in giapponese suona più misteriosa e rapida da dire, l'ho tenuta in lingua originale. Chiamasi licenza poetica.

   
 
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