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Autore: Beatrix Bonnie    24/04/2014    2 recensioni
«Che mi dite del video?» [...]
Colin lanciò uno sguardo all'amica: solo dopo aver ricevuto un cenno di assenso si decise a svuotare il sacco: «Ci avevamo registrato i nostri segreti, qualche settimana fa. Segreti inconfessabili, quel tipo di segreti che devono rimanere tra amici. Avevamo intenzione di fare una capsula del tempo, da dissotterrare fra venti anni.»
«Un bottino molto ghiotto» commentò Christopher.

Maryon e Colin sono nei guai, guai grossi. La banda dei loro eterni rivali, la DDD, ha rubato il video dove avevano registrato i loro segreti e minaccia di farlo vedere a tutta la scuola, a meno che i due amici non riescano a risolvere gli indizi di una bizzarra caccia al tesoro. Saranno costretti a chiedere aiuto a Christopher, il loro nuovo compagno di classe saputello... in un'estenuante corsa contro il tempo attraverso tutta Dublino, tra rompicapo assurdi e strani sospetti, riuscirà quest'avventura a trasformare la rivalità in amicizia?
La storia era iscritta al Circolo degli Eclettici, che si è classificato primo al "Circoli e Salotti contest"; inoltre, nella sottoclassifica del Salotto dei Drammaturghi, la storia si è posizionata prima.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo di Faerie'
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CAPITOLO 2
La DDD e il McDragon




Maryon




«Odioso, odioso, odioso, odioso!» Ad ogni ripetizione Maryon sbatteva i pugni sul tavolo della mensa.
Le ore della mattina erano passate velocemente e tutti i bambini della “Central Infs” si erano rifugiati in refettorio per cercare di ingozzarsi di budino al cioccolato prima che finisse.
«Abbassa la voce! Potrebbe sentirti» le sussurrò Colin tra un boccone e l’altro.
Maryon puntò gli occhi dritti in quelli dell’amico. «E che senta pure. Tanto non diventerà meno odioso» sbraitò con astio.
Proprio in quel momento McGregor passò davanti a loro, reggendo il suo vassoio con aria altezzosa. Andò a sedersi a un tavolo lontano da tutti, attirando non pochi sguardi per il suo comportamento snob e il suo abbigliamento impeccabile.
Maryon aveva preso come un affronto personale la bravura di McGregor, visto che era sempre stata lei la migliore in tutte le materie. Inoltre quel cocco di papà aveva un atteggiamento strafottente che lo rendeva così... odioso!
Non c'era termine migliore per descriverlo!
E tutte le persone che Maryon Alborgeth trovava odiose, di solito, facevano una brutta fine.
«Se continuerà a comportarsi così, finirà presto nelle mire della DDD» commentò Maryon, gli occhi puntati sulla schiena del suo avversario, quasi come se la cosa la divertisse.
«Ma noi non siamo in eterna lotta con la DDD?» si informò Colin, sbavando budino al cioccolato ovunque.
Maryon ci pensò su. Eterna lotta, così aveva sempre sostenuto la bambina e a buon diritto: lei e Colin erano la legge, la DDD la mafia. Ad essere sinceri, che il bene stesse dalla loro parte, l'aveva deciso lei. Però, in quel piccolo mondo che era la “Central Infs”, la banda rivale era famosa per la tassa sulle merendine imposta ai bambini del primo anno, per non parlare delle scommesse sulle lotte clandestine tra piccioni e il tentativo di imporre il proprio monopolio sullo spaccio di bibite gassate con lo zucchero. Suo padre, una volta, le aveva fatto vedere un film da ridere (era in bianco e nero e il titolo c'entrava qualcosa con il caldo, ma non se lo ricordava bene) dove si parlava della mafia americana. Papà diceva che la mafia in America ce l'avevano portata Italiani e Irlandesi e lei, sentendosi ferita nell'orgoglio di fiera cittadina irlandese, era andata in biblioteca a cercare un libro sull'argomento. Non c'aveva capito un tubo, ma da allora aveva deciso che la mafia era cattiva e che la DDD doveva essere la mafia. Per cui, di conseguenza, lei e Colin erano i bravi poliziotti che la combattono.
La DDD, infatti, era l'acronimo della banda composta da tre loro coetanei: Daniel, il capobanda, Dorian, il belloccio e David, lo stupido. Lei e Colin, però, preferivano etichettarla come “la Delegazione Dei Deficienti” (ovviamente, solo dopo che Luke, uno dei fratelli più grandi di Colin, aveva spiegato loro cosa volesse dire “delegazione”).
Nessuno ricordava bene come fosse cominciata la loro rivalità, né quale fosse stata la causa scatenante. In realtà, Maryon non era particolarmente altruista, né trovava entusiasmante fare la parte dell'eroina (come invece le rinfacciava sempre Colin), ma aveva sempre odiato i prepotenti; a meno che, com'era ovvio, la prepotente in questione non fosse lei. Ma tutte le sue azioni dispotiche non erano fine a loro stesse, come quelle della DDD: se lei tiranneggiava qualcuno, era solo per ottenere qualcosa di cui aveva assoluto bisogno. Quindi, lei era giustificata, loro no. Per questo adorava mettere i bastoni tra le ruote alla DDD, trascinandosi dietro un rassegnato Colin.
Era in corso una vera e propria guerra tra bande. E, come ogni banda che si rispetti, anche Maryon e Colin dovevano scegliersi un nome: McDragon. M stava per Maryon , C per Colin e dragon per il drago, l'animale simbolo che si erano scelti. La bambina, prendendo l'idea da qualche film di gangster, aveva imposto all'amico che si facessero un tatuaggio. Non di quelli veri, ovviamente: avevano comprato in tabaccheria una bustina di tatuaggi che si fissavano con l'acqua, tutti a forma di drago. E se li facevano sempre sul braccio destro, sotto la spalla. Proprio come una vera banda.
«Maryon, lo mangi il tuo budino?» La voce di Colin la strappò dai suoi pensieri.
La bambina fece un cenno disinteressato con la testa. Colin allora ne approfittò, goloso di dolci e di cioccolato come pochi altri.
«Lasceremo fare alla DDD, comunque» annunciò Maryon dopo una lunga meditazione. Per una volta, era del tutto intenzionata a godersi lo spettacolo: McGregor era esattamente il tipo di vittima che avrebbe potuto cadere nella rete della DDD e lei non aveva alcuna intenzione di intervenire. O, almeno, fintanto che la situazione non l'avesse richiesto. Nel caso, salvando quel cocchino da un pestaggio sicuro, avrebbe ottenuto un vantaggio su di lui e gli avrebbe dimostrato quanto era ganza.

Colin



Erano in molti, a scuola, a chiedersi perché quell'animo pacifico di Colin Weaving stesse dietro ad una teppista come Maryon. In realtà, Colin era tutt'altro che pacifico: appariva tale solo perché veniva comparato alla sua scatenata migliore amica. Lui era furbo, ecco tutto: sfruttava la vulcanica energia della ragazzina e la assecondava in tutti i suoi giochi, finché c'era da divertirsi. E anche quando il tutto diventava troppo pericoloso, avere un'amica come Maryon era un ottimo scudo: era sicuramente colpa dell'altra quando combinavano qualche casino perché, andiamo, lui aveva la faccina troppo angelica per essere colpevole!
O, almeno, così la pensavano tutti gli adulti. E poi Maryon era nata per fare l'eroina che si strugge per il destino crudele a lei riservato, quindi Colin le lasciava quel ruolo senza troppi problemi.
Inoltre, in compagnia di Maryon non ci si annoiava mai: lei era un vulcano di idee con i giochi e ogni cosa si trasformava in un'avventura. Avevano scalato l'Everest quel giorno che erano saliti in cima alle colline che dominavano il vecchio porto di Dublino; e poi avevano affrontato un leone quando si erano intrufolati nel giardino del suo vicino a recuperare la palla e avevano avuto a che fare con il suo stupido carlino. Per non parlare della volta in cui avevano esplorato le grotte sotterranee di un vulcano, nell'andare alla ricerca delle pile di scorta nello sgabuzzino di casa Alborgeth.
E poi Maryon diceva che nel cortile scolastico c'era la mafia e loro erano le forze dell'ordine, per cui dovevano combatterla. In realtà, Colin avrebbe detto che assomigliavano più alla Gestapo che a normali forze di polizia, se solo avesse saputo cosa fosse la Gestapo. Suo fratello Luke l'aveva nominata una volta, per paragonarla a Maroyn, ma lui ovviamente non se lo ricordava.
Ehi, aveva solo dieci anni e preferiva di gran lunga credere di star combattendo la mafia, piuttosto che occupare la testa con cose inutili come lo studio della storia.
Quando, quel giorno, Maryon aveva decretato che non sarebbero intervenuti in difesa del loro nuovo compagno di scuola, per poco Colin non si era strangolato con il budino. Certo, nemmeno a lui stava troppo simpatico quello stoccafisso in miniatura, ma non schierarsi apertamente contro la DDD era... era... era come essere dei poliziotti corrotti!
«Siamo corrotti, Maryon?» indagò preoccupato.
«Hai il budino sulla faccia» replicò l'amica, con un'aria di compatimento.
Colin si affrettò a pulirsi con la manica della felpa, ma non ebbe tempo di ripetere la domanda, perché un gruppetto di bambine, tutte vestite di fucsia, passò cinguettando alle spalle dell'amica.
«Ciao, Colin» lo salutò sua sorella Jennipher, con un sorriso enorme. Jenny aveva un anno meno di lui e si era guadagnata l'entrata nel club più esclusivo della scuola solo perché la mamma le aveva fatto l'abbonamento al giornalino di Rossana.
«Ciao, Colin!» trillarono alcune altre bambine, con ridolini divertiti.
«Ciao» rispose accondiscendente il ragazzino. Jenny sosteneva che un sacco di sue amiche lo volessero baciare perché era carino. Francamente, il suo primo pensiero era stato “bleah” e poi, quando ne aveva parlato con Maryon, lei aveva risposto che quelle ochette gli correvano dietro solo perché era famoso. Non importava, era “bleah” comunque.
L'unica cosa che davvero non capiva era come Maryon e Jenny potessero essere amiche, dal momento che sua sorella si metteva in combutta con le checchine vestite di rosa (così le chiamava Maryon, almeno), mentre l'altra era un maschiaccio fatto e finito.
«È vero che c'è un bambino nuovo a scuola?» domandò proprio in quel momento Jenny, scuotendo il suo caschetto di capelli rossi, che faceva a pugni con la maglietta fucsia; si era staccata dal suo nuovo gruppo di compagne per unirsi al loro tavolo.
«Sì» sibilò Maryon, perfida come una vipera. «È proprio...» si voltò per indicare McGregor al tavolo, ma lui non c'era più. «Dov'è andato?» latrò in direzione di Colin.
«E che ne so!» borbottò il ragazzino, stringendosi nelle spalle. «Non sono mica il suo cane da guardia.»
Maryon, invece, ispezionò la sala mensa come un segugio da caccia alla ricerca della sua preda. Non trovò McGregor, ma riuscì a individuare la DDD che si stava dirigendo verso il cortile interno. «Seguiamoli!» esclamò, balzando in piedi e strattonando il povero Colin per un braccio.
Il bambino pensò rassegnato che prima o poi l'avrebbero fatto santo. San Colin dalla “Central Infs”.

Christopher



Odiava quella scuola, odiava i maestri che pensavano di dovergli insegnare qualcosa, odiava gli altri bambini, con i loro patetici compiti, i giochi infantili e lo stesso vocabolario di uno zulu che pretende di filosofeggiare in giapponese.
Ridacchiò. Ehi, questa era buona.
Se ne stava seduto su una delle poche panchine del cortile della scuola a leggere, a riflettere su quanto odiasse quel posto e a considerare come la sua intelligenza fosse sprecata in una scuola elementare, quando un gruppetto di marmocchi lo raggiunse.
«Ehi, Lecchino!» lo apostrofò un tizio, tirandogli un debole calcio alla caviglia. «Che fai?»
Christopher nemmeno sollevò gli occhi dalla pagina.
«Ehi, ti ho detto: “che fai?”» ripeté il ragazzino, tirandogli un altro calcio.
Christopher allora alzò lo sguardo annoiato e fissò il marmocchio in questione con i suoi glaciali occhi azzurri. «Posso comprendere che le tue ridotte capacità mentali ti impediscano di analizzare adeguatamente la realtà, ma è difficile fare qualcosa di diverso dal leggere con un libro in mano, non trovi?» E poi sorrise con tutta la faccia tosta di cui era capace.
Gli altri bambini si scambiarono occhiate perplesse: nessuno aveva seguito il filo di quel discorso complicato. Un bambino che somigliava ad una scimmietta, dall'aria molto meno furba rispetto agli altri (e non che gli altri si potessero definire dei geni, eh), dimenticò per un attimo che lui doveva fare la parte del bullo e decise di dare voce al pensiero di tutti. «Eh?» borbottò perplesso.
Sapendo di essere riuscito nell'intento di ridicolizzare gli avversari, il sorriso maligno sul volto di Christopher si allargò.
Allora un altro bambino biondo, con la puzzetta sotto il naso, si passò le mani tra i capelli, spinse di lato Scimmietta e decise di prendere parte al divertimento. «E cosa leggi?» chiese con finta aria materna.
Christopher non si scompose: quella era solo una marmaglia ignorante che non poteva capire nulla dei suoi studi. «Scommetto che se ti rispondessi “Chanson de Roland” ti lascerei nel buio più completo, quindi è necessaria una piccola spiegazione, ma temo che parlarti di componimento in lingua volgare (in seguito all’accezione che il termine ha acquistato nel corso della storia) susciti in te una certa ilarità causata dal tuo vocabolario ristretto e dalla tua ignoranza riguardo alla letteratura medioevale.»
«Eh?» ripete Scimmietta e questa volta il verso rimbalzò tra gli altri bambini.
Il sorriso di Christopher si allargò ancora di più.
«Ci stai forse prendendo in giro?» latrò il primo tizio, quello che gli aveva tirato i calci, assumendo la sua migliore aria da gradasso.
Christopher finse di avere un attimo di incertezza. «Mmm… Sì, direi proprio di sì» rispose infine.
Realizzò di aver giocato troppo con il fuoco quando il ragazzino ringhiò nella sua direzione e caricò indietro il braccio per tirargli un bel pugno, incitato dagli altri demonietti. Era già pronto a strillare, a minacciare di denunciare quella massa di delinquenti e anche a piagnucolare un po' con la mamma, se fosse servito a ritirarlo da scuola, quando qualcuno ordinò al bullo di fermarsi.
Al centro del gruppetto di sadici spettatori, si stagliava una bambina con lo sguardo di fuoco, dritta in piedi e con le mani chiuse a pugno, appoggiate sui fianchi.
Il ragazzino abbassò il braccio e assunse una finta aria angelica. «Ma guarda chi si vede, Maryon l'eroina!» salutò, con una leggera sfumatura di sarcasmo.
«Smammate» ordinò la marmocchia di nome Maryon, con un tono che non ammetteva repliche.
«Ehi, il cortile è di tutti…» incominciò il biondino con la puzza sotto il naso, ma fu subito interrotto da quel demonietto vestito da bambina.
«Esatto e qui ci vogliamo stare noi, quindi andatevene!» intimò loro.
«Ma c’eravamo prima noi!» protestò Scimmietta, evidentemente il più stupido dei tre. Ci doveva sempre essere un anello debole nelle bande dei gangster.
«Imbecille, stai zitto» gli ordinò il biondino. «Da quando il McDragon è diventato altruista? Cosa ve ne frega se picchiamo un po’ quel Lecchino?» aggiunse poi, rivolto al piccolo dittatore in gonnella e al suo compare lentigginoso.
«Non siamo altruisti, è solo che ci divertiamo a darvi fastidio» rispose appunto il compare, con un sorrisetto di sfida.
«Ben detto, Colin. E ora andatevene!» aggiunse Maryon.
La tensione era talmente palpabile che sembrava che l'aria ne tremasse. Il silenzio calò come un sudario sugli altri bambini che attendevano di scoprire chi avrebbe vinto quella battaglia tra titani.
Alla fine fu il bulletto a cedere. Negli anni a venire, quando i più piccoli, ormai diventati grandi, avrebbero raccontato la storia tramutata in leggenda alle nuove leve, nessuno sarebbe mai stato in grado di capire come fosse successo che tre giovanotti avessero potuto soccombere ad una ragazzina sola, pure un po' minuta. Nessuno, chiaramente, che non avesse visto con i propri occhi lo sguardo della suddetta ragazzina.
«Questa volta avete vinto, ma ve ne pentirete.» Il bambino fece segno agli alti due e, con la coda fra le gambe come un cane bastonato, si allontanò. Con loro, se ne andò anche la piccola folla, delusa per il mancato spettacolo.
Solo allora il demonietto di nome Maryon si voltò verso di lui e Christopher poté riconoscere la bambina che aveva eseguito gli esercizi di matematica alla lavagna, quella mattina. Nell'alzarsi dalla panchina, ricambiò l'occhiataccia, ma quando capì che quella non se ne sarebbe andata, senza prima ricevere i ringraziamenti dovuti, alzò gli occhi al cielo. «Non ti aspetterai che ti ringrazi?»
«Ti abbiamo salvato il collo, se non te ne sei accorto» rispose Maryon in modo sgarbato e seccato.
«Oh, allora mi inchinerò di fronte a cotale manifestazione di magnanimità!» la schernì Christopher con una vocetta acuta, fingendo un buffo inchino. Poi le si avvicinò, le mise una mano sulla spalla e la guardò dritta negli occhi. «So perché l’hai fatto. Volevi dimostrarmi la tua superiorità e farmi sentire in debito con te. Ma hai sbagliato, perché io non ho conti in sospeso con nessuno.»
«Sei la persona più odiosa del mondo!» gli strillò dietro Maryon, quando lui fece per andarsene. «Odioso, odioso, odioso!»
Christopher si voltò appena. «Infantile, oltre che ripetitiva.»
Al che Maryon afferrò una pigna da terra e gliela scagliò contro, colpendolo dritto sulla nuca. «Sei impossibile!» urlò.
Christopher si voltò e la squadrò da capo a piedi: nessuno aveva mai osato tirargli qualcosa addosso. Si massaggiò il punto dov'era stato colpito, indignato. «Lo so di essere impossibile» gracchiò alla fine, offeso. «Molti psicologi hanno tentato di capire il mio carattere, ovviamente senza riuscirci.»
Maryon fece qualche passo verso di lui con aria decisa. Era talmente vicina che Christopher poteva distinguere le varie sfumature di verde dei suoi occhi. «Io non sono uno pisi… quella roba lì, ma una cosa l'ho capita: sei solo un pallone gonfiato che considera gli altri meno delle caccole del naso. Se continui così, non ci sarà una persona al mondo che vorrà esserti amica.»
Christopher avrebbe voluto rispondere con un’altra battutina sprezzante e pungente, ma un nodo gli aveva arrotolato la lingua. Quella marmocchia presuntuosa aveva ragione, in fin dei conti, e questo gli rodeva lo stomaco più di una intera bottiglia di acido solforico. Un silenzio imbarazzante fece da cornice ad un'agguerrita lotta di sguardi tra i due bambini. Maryon capì di aver colpito nel segno quando il suo avversario abbassò leggermente gli occhi. Sorrise compiaciuta e con un ultimo sguardo di sfida, gli voltò le spalle definitivamente.
Christopher, mordendosi le labbra per la sconfitta, la osservò allontanarsi; solo dopo un attimo notò che il compagno lentigginoso era ancora lì a fissarlo. «Vuoi anche tu il mio ringraziamento?» domandò sprezzante.
Il bambino fece una smorfia e scosse le spalle. «No. Non mi sei poi così antipatico.»
«Lo prendo come un complimento.»
Lentigginoso alzò nuovamente le spalle, in segno di disinteresse. «Come vuoi» mormorò e poi si affrettò a seguire Maryon.






Eccoci con il secondo capitolo!
Ho deciso di pubblicarlo di già perché poi sarò via per qualche giorno.
Qui siamo ancora in fase di presentazione dei personaggi, in realtà... avete conosciuto meglio Colin e la banda rivale DDD. Christopher è un frignone patentato, quindi rassegnatevi. ;)
Da questo salvataggio improvviso, si svilupperà tutta la vicenda! Stay turned! =)
Intanto, vi lascio QUI il disegno dei protagonisti. Non sono adorabili?
Alla prossima,
Beatrix B.

N.B. la storia sta partecipando al Circoli e Salotti contest. Ringrazio la giudice per avermi dato l'occasione di rimettere mano a questa vecchia storia.

   
 
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