Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: HachiNana    18/07/2008    0 recensioni
Ognuno di noi nasce, cresce e poi muore. Ma quando ormai non apparteniamo a questo pianeta, cosa siamo? Cosa diventiamo?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Suono Della Morte

Il Suono Della Morte

Heading 2

Normal

Una dolce musica mi risveglia da questo mio terribile stato di tristezza. Una musica che sembra quasi scivolare lungo gli angoli della mia mente, attraversa la penombra e mi trova. Si, mi trova.

Mi trascina con se e io mi lascio trascinare. Non sono niente, non sono nessuno. Io, sono musica. Sono la melodia che compongo per la mia vita. Sono il dolce suono di una sfida, sono la leggera melodia della buonanotte, sono le note tristi di un funerale. Il mio. Cosa sono? Sono morta.

 

Perché sono morta? Io non dovevo morire. Io non volevo morire. Ma penso che fosse giusto. Forse morire era la prossima tappa della mia vita, magari tra un po’ risorgerò e...No, non rinascerò. Rimarrò musica. Non ho viso, non ho corpo, non ho anima. Non piango più, non rido più. Tutto ciò che sono è tutto ciò che ho sempre desiderato essere. Sono musica. Non posso ascoltarmi, non posso vivere, ma posso fare in modo che gli altri vivano per me il melodico suono di una vita stroncata.

Perché la gente piange? Ciò che mai capirò è perché tutto sia stato coperto di nero, perché un evento del genere venga ricordato con un’aria affranta da tutti i presenti. Io sono passata oltre e ricordare questo momento con il silenzio...Non è degno. Suonerò per loro. Ma non so come, non so mai se i loro cuori distrutti potranno percepire che io sono con loro.

Perché stanno piangendo? Non devono versare lacrime! Loro hanno un viso su cui versarle, hanno una spalla a cui appoggiarsi. Ma io? Io cos’ho? Ho me stessa, ho la melodia che ho composto per me, ho il destino che ho deciso di avere...

Un piano. Qualcuno ha stroncato l’atroce silenzio. Mi attira, guardo, è il mio amore, che mai raggiungerò.

 

Con una leggerezza quasi soprannaturale suonava. Suonava con rapidità un pezzo da lui composto. Diceva che era lei, diceva che la sua musa non sarebbe mai più andata via se la si fosse ricordata con la musica. Lei adorava quella melodia, diceva di non sentirsi sola quando la udiva. Le note sussurrate accompagnarono gli ospiti sino alla porta e quando l’ultima persona se ne fu andata la musica cessò, un ultimo tintinnio, il suono di una chiave in una serratura. Il musicista era solo.

 

Ha suonato per me...Ha suonato per me...

 

Aveva la testa china sul pianoforte a coda, le sue mani afferravano la testa in segno di silenziosa disperazione. Fuori aveva incominciato a piovere e un temporale minacciava la candida casina di campagna tinta di bianco. Lei adorava quella casa. Spesso l’aveva vista correre in giardino cantando nel vento, l’aveva vista parlare con le scale, confidarsi con la cassetta della posta. Chissà quante cose che aveva confidato a quegli oggetti di nessun valore. Quante volte avrebbe voluto essere uno di quegli oggetti per essere ammirato e per avere un po’ di considerazione da lei...

 

Non piangere, ti prego...

 

La verità era che, lei, lo sapeva. Sapeva di fargli del male e questo lo affliggeva ancor di più. Frustrato si alzò e iniziò a buttare tutto ciò che gli capitava sotto mano. Via i libri, via i vasi di valore, via le sedie. Tutto distrutto. Lei amava quella stanza. Lei amava quei mobili più di quanto amasse lui.

 

No, non è vero, io ti amo. Io l’ho sempre amato...

 

- Sei pazza, sei pazza – Continuava a urlare nella stanza mentre le lacrime scendevano incontrollate.

- Tu sei morta e sei pazza. Tu non esisti, non sei mai esistita! – Si era accovacciato a terra. Gemeva, tremava in preda al panico. Era sdraiato sul pavimento di marmo freddo come il ghiaccio...

 

Hai creduto in noi quando ero con te, anche quando dicevo di voler vedere il mondo, tu, eri con me. E mi abbandoni adesso? Ti abbandoni adesso? Non era questo che volevo...

Io ero pazza. Ma i miei momenti di pazzia sono forse stati i momenti più belli che io abbia mai avuto. I sogni in cui sono morta, sono i più dolci che abbia mai fatto. Perché? C’eri tu. Mi hai creata, mi hai insegnato cos’è l’amore. Mi hai insegnato ad essere musica. Perché bisogna viverla, qualunque cosa si è, qualunque tipo di musica si ascolti, in qualunque momento...

La musica è vita, la musica sono io. La musica sei tu, sono tutte le persone che ogni giorno vivono la loro vita. Io ho bisogno della tua musica, non impazzire adesso...

 

Gli occhi spalancati cercavano la provenienza di quel suono...

 

Sono io, ero pazza, sono io, ero io. Esisto.

 

- ...Esisti...- Sussurrò stringendo le gambe al petto e avvicinando una guancia al freddo suolo...

 

Sccc...Ascolta...Eccomi...Ti amo...

 

- Ascolto...Ti amo...- Con le poche forze che gli restavano, si rialzò e piano piano, si sedette al suo adorato pianoforte nero, e tirando un ultimo sospiro, suonò.

La suonò, suonò lei...In eterno sarebbero stati, il musicista, e il suo unico amore: la musica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

word to html converter html help workshop This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder  chm editor perl editor ide

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: HachiNana