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Autore: Iaiasdream    24/04/2014    1 recensioni
IN REVISIONE
I sogni, chi può vivere senza? Non riesco proprio ad immaginarmelo. Possono essere: dolci, lugubri, nascondigli per i tuoi più profondi pensieri, ma fanno sempre parte di te, rappresentano l’io di una persona, e anche se non si vuole credere, loro sono inevitabili... rieccolo lì, il mio passato. Arciere che scocca la freccia nel mio punto debole: l’inconscio. Di sicuro è lui che lo manovra. Lui, con quegli occhi taglienti e beffardi, con quel sorriso strafottente, disegnati su un viso irresistibilmente affascinante, è ritornato repentinamente a invadere la mia vita, lui artefice della sofferenza che mi aveva imprigionato per un po’ di tempo. Perché stava ricomparendo senza alcun pudore? Perché ricordarlo in quegli atteggiamenti? Che cosa vuole da me dopo tutti questi anni, che non sono molti ma, ancora oggi mi sembrano un’eternità?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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14.
UNA DOMANDA PER CAMBIARE TUTTO

Semmai avessi raccontato la mia vita a qualcuno, sicuramente, questi avrebbe frainteso tutto. Dopo tutte quelle parole, più che romantiche, avrei potuto nominarle: minacciose.
E dopo quel bacio: il primo bacio ardente della mia vita, io stessa avrei potuto pensare “Sono fidanzata”.
“Ah, ah, ah!”. Questa fu la reazione che ebbe la mia mente al solo pensiero.
“Figurati! Sei stata avvertita che da un momento all’altro potrai perdere le tue prime volte e secondo te questa è una dichiarazione d’amore o una richiesta di fidanzamento?
 Lo so! Non farmici pensare, l’ho capito nel momento in cui, lui si è distaccato da me, ha abbozzato un sorriso quando ho sibilato – era il mio primo bacio - e se n’è andato lasciandomi sola in questa specie di sepolcro… Ah, ah, ah! Che idiota che sei! Credi ancora nelle fiabe? Non si può certo dire che Castiel sia il principe azzurro, ha anche i capelli rossi, ma andiamo!
No, non va bene! Mi sto prendendo in giro da sola. Ho proprio toccato il fondo”.
Sorrisi sarcastica, sbattendo velocemente le palpebre per scacciar via le ultime lacrime. Rimasi appoggiata alla pedana e portai l’indice della mano sinistra sulle mie labbra che pulsavano ancora dal suo veemente tocco, le sfiorai con le unghie.
Fissavo il vuoto pensando al motivo di quella reazione. Perché Castiel mi aveva detto quelle parole? Se non mi amava, e di sicuro non era innamorato di me, perché dirmi questo? Che cosa avevo fatto di male per indurlo a un atteggiamento del genere? L’odio che aveva per Nathaniel era così profondo, da fargli perdere la ragione?
Quelle mille domande mi scombussolarono la mia, di ragione. Per non impazzire, mi diedi un’unica risposta: Castiel era un insensibile pervertito maniaco, amava beffarsi di me e quello era stato solo un modo strafottente per farmelo capire.
“E non preoccuparti Castiel, l’ho capito a meraviglia. Per te sono un gioco? Ok, però sta’ attento a non romperlo il gioco, perché non ne avrai un altro, te lo posso assicurare”. In quel momento cosa avrei dovuto fare? Uscire da quella tomba, recarmi nel laboratorio di chimica e fare finta che non era successo niente? “Cavoli, come posso fare l’indifferente? Era il mio primo bacio, cazzo!”.
 
 
Non appena misi piede nel laboratorio, dovetti iniziare a difendermi, soprattutto dagli sguardi minacciosi che mi lanciò Ambra.
<< Signorina Rea, come mai è in ritardo? Vada al suo posto >> disse il professore senza darmi neanche il tempo di rispondere e fu meglio così, anche perché non sapevo cosa dire.
Sfortunatamente, essendo arrivata tardi, dovetti andare a sedermi in fondo all’aula accanto a Castiel, che era giunto minuti prima. Esitai, poi tirando un lungo respiro, mi diressi al mio posto, ma non potei sedermi poiché, i piedi del rosso giacevano accavallati e indisturbati sulla sedia.
Il mio piano per non calcolarlo, andò letteralmente in fumo, senza degnarlo di uno sguardo mormorai di spostare le gambe. Lui non si mosse.
<< Castiel, non ho voglia di sentire la voce del professore! Sposta le gambe! >> sbuffai innervosita. Lui accontentò la mia richiesta senza ribattere.
Mi sedetti allontanandomi di qualche passo. Lui rise.
<< Perché scappi? >> chiese con un sussurro << Ti stai preoccupando per ciò che ti ho detto? >>
<< Figurati! >> risposi senza guardarlo.
Si avvicinò, appoggiò il gomito sul tavolo e sulla mano la testa rivolta verso di me. Con l’altra mano, mi accarezzò il braccio facendomi rabbrividire la pelle. << Non preoccuparti, non ho intenzione di far niente contro il tuo volere. Sarai tu a venire da me. >>
<< Sei un grande sognatore, sai? >> dissi sarcastica. Lui sbuffò una risata. << Non succederà mai, Castiel >> continuai indurendo la voce << e sai perché? Perché i tuoi maledetti comportamenti, hanno fatto accrescere in me un fastidio e un’irritazione. Mi dai fastidio! Ti detesto >>
Le sue risa, mi fecero capire che non l’avevo scalfito per niente.
<< Non sai mentire >> rivelò.
<< Non sto mentendo! >>
<< I tuoi atteggiamenti dicono il contrario >> si chinò verso il mio orecchio e mi sussurrò << ti ho sentita fremere sotto il mio bacio >>
<< Non è vero! >> esclamai alzandomi in piedi, attirando l’attenzione della classe e soprattutto quella del professore che si tolse gli occhiali e disse.
<< Se non è vero, signorina, mi dica lei la vera formula dell’acqua >>
<< Oh, mi scusi, avevo capito male >> risposi imbarazzata. L’intera classe scoppiò a ridere fragorosamente. Mi sedetti affondando la testa nella spalle, dalla vergogna. Naturalmente anche il pervertito tinto di rosso rideva, lo guardai con tutta la mia ira, lui mi ricambiò facendomi un occhiolino.
<< Maledetto! >> sussurrai a denti stretti << era il mio primo bacio >>
<< E non sarà l’ultimo >> rispose incrociando le mani dietro la nuca. Prima che potessi ribattere, suonò la campanella e il primo ad alzarsi e a uscire fu lui.
Mi accinsi anch’io ma Ambra me lo vietò, mettendosi di fronte a me e piazzando ai lati le due guardia-spalla.
“Ci risiamo!”
<< Che altro vuoi, Ambra? >>
<< Non fare l’infastidita! >> gracchiò << devi dirmi subito cosa vi siete detti tu e Castiel! >>
<< Niente di importante >> rivelai indifferente, raccogliendo la borsa e mettendomela sulla spalla. Lei me l’afferrò con fare brusco, strappandomela dalle spalle e la gettò per terra e tutto questo sotto i miei occhi allibiti.
Le pulsazioni ai nervi, che percorrevano le tempie, iniziarono a pulsare freneticamente. L’irritazione annebbiò la mia vista. Il tremito prese il posto della calma. Come un automa alzai il braccio e lo scaraventai violentemente contro il banco facendovi sobbalzare le ampolle. La guardai con occhi infuocati, la vidi trasalire e indietreggiare. Le sue compagne si ripararono dietro di lei.
<< Sparisci dalla mia vista!! >> urlai con una voce che non era la mia, ma quella di un orco.
<< È… è impazzita!? >> esclamò balbettando. Ringhiai facendo un passo avanti. Lei tremò ancora di più e se ne andò correndo. La mia ira si placò all’istante, mi chinai per raccogliere la borsa, incrociando la mano di Armin che mi guardava con un sorriso.
Allontanai la mano e ci pensò lui a prendere la borsa.
<< Grazie, Armin >> dissi arrossendo.
Lui me la porse, poi scoppiò a ridere. Lo guardai incuriosita
<< Che c’è? >>
<< Sei davvero forte, Rea >>
<< Non capisco >>
<< Sei riuscita a far scappare Ambra a gambe levate, sono fiero di te >> esclamò divertito avvolgendomi le spalle con un braccio. Uscimmo così in corridoio, recandoci all’uscita.
<< Torni a casa? >> mi chiese ad un tratto.
<< Sì, oggi tocca a me preparare il pranzo >>
<< Allora ti accompagno. Mio fratello esce tardi >>
<< Va bene >>. Ci incamminammo verso casa mia, durante il tragitto, Armin mi chiese il motivo per il quale non ero rimasta a colazione da loro quella mattina.
<< E-ecco, dovevo cambiarmi prima di venire a scuola >>
<< Ma potevi farti prestare qualcosa da Rosalya, quella ragazza, anche se non abita con noi, ha un armadio tutto suo in camera di Leigh >>
“Sì, mi farei prestare qualcosa da Rosalya, nel momento in cui il liceo diventasse un istituto per nudisti”
<< Non importa >> risposi sorridendo.
Arrivati davanti al cancello di casa mia, lo invitai ad entrare a prendere qualcosa da bere. Lui accettò.
Aprii il frigorifero chiedendogli che cosa preferiva tra succo d’ananas e aranciata. Scelse il succo. Presi due bicchieri riempiendoli. Poi mi ricordai che in uno scaffale c’era seppellita da tempo una busta di patatine, la presi vedendo prima la scadenza, per fortuna erano ancora buone. Portai tutto al tavolino. Armin stava guardando la sua psp, e imprecava sibilando. Quando vide le patatine i suoi occhi si illuminarono, allungò la mano e ne raccolse una manciata.
<< Come sapevi che adoro le chips? >>
<< Non, non lo sapevo >> risposi illuminando la mia mente.
<< Le adoro >> disse a bocca piena.
Passammo qualche ora a parlare del videogioco che aveva intenzione di creare. Poi, al ritorno di zia Agata, si alzò per congedarsi, ma prima di andarsene, mi chiese se potevo accompagnarlo fino al lago. Accettai e scorgendo un lieve rossore sulle sue guance, mi incuriosii.
Camminava avanti e sembrava essere nervoso; poi lo vidi fermarsi e voltarsi verso di me.
<< Ehi, Rea… >>
<< Dimmi? >> chiesi sorpresa. Lui distolse gli occhi dal mio viso << è… è successo qualcosa? >> aggiunsi incuriosita.
<< Ecco, io volevo… >>, l’abbaiare di un cane lo interruppe, si volse e ridendo, accolse fra le sue braccia Damon, mi girai intorno per scorgere il padrone, lo vidi in lontananza mentre si incamminava verso di noi.
<< Ehi, Damon, che ci fai qui, bello? >> diceva Armin accarezzandolo, e lasciandosi leccare. Non appena mi vide, il cane iniziò a ringhiare e, spaventata, feci due passi indietro.
<< Ehi, Armin, sarà meglio che vada… >>
<< No aspetta… >> disse il moro.
<< Sì, aspetta! >> esclamò la fastidiosa voce del pervertito che era ormai vicino. Mi girai verso di lui seria.
<< Cass, perché sei qui? >> chiese Armin.
<< Mi ci ha trascinato Demon, deve aver sentito profumo di carne vergine >> rispose beffardo guardandomi.
“Maledetto!” esclamai con gli occhi.
Decisi di non calcolarlo, rivolsi un sorriso al moro e chiesi con una vocina << Allora Armin, che cosa volevi dirmi? >>
<< Ah, ecco… è un po’ imbarazzante per me… >> rispose mettendosi la mano dietro la nuca e avvicinandosi << Volevo chiederti se… volessi uscire con me? >>
Il mio cuore diede un colpo secco che la natura percepì come uno sparo di fucile, perché molti uccelli si innalzarono in cielo, allontanandosi da quel posto.
Era la prima volta che un ragazzo mi chiedeva un appuntamento. L’imbarazzo mi stuzzicò il volto, facendomi arrossire. Istintivamente, i miei occhi si posarono su Castiel che mi guardava con un’aria indifferente.
In un baleno, mi vidi rivivere per la seconda volta le situazioni di quella giornata. Le cose stavano cambiando come la notte che dà vita al giorno. Fissando Castiel, mi chiesi, cosa avrei risposto ad Armin.
 
   
 
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