Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: StarFighter    24/04/2014    11 recensioni
Tutto sembra procedere per il meglio ad Arendelle: Elsa ed Anna cercano di recuperare il tempo perso, ed intanto la principessa cerca di chiarire il suo rapporto con il suo-più-che-amico, Kristoff. Ma, durante il suo primo viaggio fuori dal regno, Anna è vittima di un incidente. Questo potrebbe mettere in pericolo il fragile equilibrio creatosi dopo il Grande Inverno? R&R!
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13: Vuoto…

 

Il tragitto fino al castello era sembrato infinito, ogni metro percorso era parso come un miglio; il bosco tutt’attorno era diventato muto e l’unico rumore che riusciva a percepire era quello del suo cuore che gli pompava furioso nelle orecchie. Nemmeno il chiasso degli zoccoli del cavallo sul selciato del cortile del palazzo, era riuscito a rompere quella bolla di silenzio che lo teneva prigioniero; nulla riusciva a penetrare tra gli strati della sua coscienza, né i nitriti dei cavalli, né gli ordini abbaiati dagli stallieri, né tantomeno la richiesta di un medico per Anna, urlata da Rapunzel nel momento esatto in cui era smontata da cavallo. La sua mente era piena di immagini e voci lontane, che offuscavano la sua ragione, di ricordi talmente vividi da sembrare realtà. Nel giro di un’ora il peggio che poteva accadere era successo, trasformando quel pomeriggio idilliaco nel peggiore dei suoi incubi, quell’incubo che lo svegliava angosciato quasi ogni notte da quando era finita tutta la faccenda dell’inverno perenne: Anna stretta tra le sue braccia, a combattere per la vita e lui inerme a guardarla congelare pian piano, finché di lei non rimaneva altro che un involucro freddo e quell’ultimo soffio di vita che le sfuggiva dalle labbra esangui. L’unica differenza era che, ora Anna, non stava congelando fino alla morte, ma era gravemente ferita e necessitava di cure, che lui, come la volta precedente non potava darle. Per questo, quando Rapunzel lo accompagnò fuori dalla stanza dove aveva portato Anna, e richiuse la porta dietro di sé, si sentì quanto mai inutile.

Restò chiuso fuori per almeno un’ora, facendo su e giù per il corridoio, lanciando di tanto in tanto occhiate alla porta, sperando di vederla aprirsi: avrebbe tanto voluto buttarla giù. Eugene gli tenne compagnia, facendo stranamente silenzio, appoggiato alla parete difronte alla porta, con le braccia incrociate e lo sguardo puntato su di lui: “Se non la smetti di andare avanti e indietro, lascerai un solco nel pavimento. Ed inoltre mi hai fatto venire il mal di testa.”- disse bloccandolo, cercando di sdrammatizzare la situazione - “Vedrai che andrà tutto bene: una bella fasciatura stretta al braccio, qualche punto alla ferita e torna come nuova.”- gli sorrise incoraggiante, ma il suo sorriso non illuminò anche i suoi occhi: Eugene sapeva benissimo che c’era qualcosa che non andava; erano chiusi in quella stanza da troppo tempo.

-“Allora perché ci mettono tanto?”- sbuffò Kristoff.

La domanda rimase a mezz’aria tra loro due, senza ricevere risposta. Ma, nel momento esatto in cui il tagliatore di ghiaccio decise che sarebbe entrato per accettarsi che Anna stesse bene, Rapunzel uscì seguita dal medico. Il suo volto pallido, tirato in un’espressione di sconforto, non prometteva nulla di buono.

-“Allora? Come sta? È sveglia? Posso entrare?”- chiese speranzoso Kristoff, riacquistando un po’del suo colorito naturale.

Rapunzel gli rivolse uno sguardo dispiaciuto: “Sta riposando, il medico le ha dato qualcosa per il dolore al braccio e le ha ricucito il taglio sulla fronte. Entro qualche settimana dovrebbe tornare in forma...”- gli disse con voce lieve, ma trattenendo il respiro sull’ultima parola.

-“Ma? C’è un ma, vero? Altrimenti non avreste questa faccia.”- constatò facendo vagare lo sguardo dalla faccia occhialuta del dottore a quella spenta della principessa.

Rapunzel tentennò, abbassando lo sguardo, per non incontrare i suoi occhi in cerca di una risposta: “Lei non ricorda.”- soffiò fuori, così in silenzio che Kristoff dovette affilare le orecchie per cogliere le sue parole.

-“Pensavo peggio. Insomma se non si ricorda dell’incidente tanto meglio, avrà un ricordo in meno della sua sbadataggine.”- il sorriso che gli stava spuntando sulle labbra, svanì in una frazione di secondo, quando vide una lacrima scendere silenziosa dagli occhi giada della principessa e Eugene passarle un braccio sulle spalle.

-“Kristoff, mi dispiace. Lei non si ricorda di me, né di Eugene, né di questo viaggio a Corona; non ha memoria di quello che è successo negli ultimi giorni e non ricorda...te.”- disse puntando improvvisamente lo sguardo su di lui.

-“Cosa?”- gli uscì fuori un verso disperato –“È uno scherzo, vero? Uno dei tuoi scherzi: Eugene mi ha raccontato che ti diverti ad inventartene uno ogni giorno per spaventarlo; beh, sappi che questo non è affatto divertente!”- le disse con voce tremante.

-“Mi dispiace. Mi dispiace così tanto.”- la principessa era seria e i singhiozzi stavano cominciando a scuoterla.

-“Ma come…com’è possibile? Lei mi ha chiamato per nome dopo la caduta, mi ha rassicurato dicendomi di star bene, perché ora non si ricorda?” - chiese disperato, più a sé stesso che agli altri.

Il dottore, rimasto in silenzio fino a quel momento, prese la parola schiarendosi la voce -“La principessa ha battuto la testa, e a giudicare dalla ferita che si è procurata, dev’essere stato un urto davvero forte. Ha riportato un trauma non indifferente e questo è quasi certamente la causa della sua amnesia.”- concluse con tono professionale.

Rimase in silenzio per quella che gli sembrò un’eternità, poi: “Cosa ricorda? E soprattutto riuscirà a recuperare la memoria prima o poi?”-

-“I suoi ricordi si fermano al mattino del giorno dell’incoronazione di Elsa. Non ricorda nulla dei poteri della sorella, né del vostro viaggio assieme. È convinta che Elsa sia ancora chiusa nella sua stanza e che non le aprirà mai. Continuava a ripetere di voler fare un pupazzo di neve, ma credo che questo stato confusionale sia dato dalla perdita di conoscenza.”- gli rispose Rapunzel, riprendendo un po’del suo contegno.

-“Basterà raccontarle tutto quello che è successo da allora per riempire i suoi vuoti di memoria, no?”- chiese ottimista.

-“Mi dispiace, ma non è così semplice. Oberare la mente della principessa con avvenimenti che lei non riesce a ricordare farebbe solo peggio.  La memoria potrebbe tornarle a breve oppure…”- il medico s’interruppe sospirando, aggiustandosi gli occhiali sul naso adunco.

-“Non tornarle mai più.”- concluse per lui Kristoff, con un peso opprimente che cominciava a schiacciargli il cuore.

-“Già. Ricordarle il trauma o tentare di farle recuperare i ricordi perduti, potrebbe acuire la sua amnesia e intaccare la sua salute psicofisica. Purtroppo la medicina non ha ancora risposte per quanto riguarda la psiche umana. Solo il tempo potrà darci un responso.”- quelle parole caddero addosso a Kristoff come una scure, tagliando via ogni minima traccia di speranza che gli era rimasta.

-“Vostra Altezza, se i miei servigi non sono più richiesti, io mi ritirerei. Passerò domattina per dare uno sguardo alla principessa.”- detto questo s’inchinò a Rapunzel e si dileguò lungo i corridoi.

Il silenzio calò come una pesante cortina tra loro tre, poi Rapunzel disse: “Invierò una lettera ad Elsa, raccontandole dell’accaduto e rassicurandola circa le condizioni di Anna. Di sicuro non potrete partire a breve, quindi le dirò che resterete nostri ospiti per qualche giorno ancora.”-

-“È tutta colpa mia. Avrei dovuto fermarla, avrei dovuto impedirle di essere così incauta. Elsa non mi perdonerà mai: me l’aveva affidata e io gliela riporto indietro senza memoria.”- Kristoff cominciò a parlare tra sé.

-“Incolparti dell’accaduto non la farà stare meglio. E poi non è colpa tua, è stata una stupida fatalità che sarebbe potuta capitare ad ognuno di noi.”- cercò di rincuorarlo Eugene- “Vedrai che Elsa sarà comprensiva.”-

-“Non credo che la parola clemenza faccia parte del vocabolario della regina, soprattutto se riferita a qualcosa che ha danneggiato Anna.”- sospirò rassegnato.

-“Vedrai che si sistemerà tutto e Elsa non te ne farà una colpa.”- disse convinta Rapunzel.

-“Niente andrà meglio”- sospirò rassegnato avvicinandosi alla porta chiusa e poggiando una mano sul legno duro che lo separava da Anna- “finché non le tornerà la memoria.”-

Rapunzel gli si avvicinò e gli poggiò una mano consolatoria sulla spalla: “Kristoff, fidati di me, ogni momento passato con te, ogni sorriso che le hai dedicato, ogni singola parola che le hai rivolto, tornerà a riempirle la mente; ne sono sicura, sei troppo importante per lei per scomparire così, come un’ombra nel buio. Vedrai, il tempo aggiusta tutto, anche le lacune nella sua memoria.”

-“Grazie.”- le sorrise mestamente, apprezzando l’ottimismo della principessa – “Ora potete andare, rimarrò io a farle da guardia. Nel caso avesse bisogno di qualcosa chiamerò qualcuno.”

-“Sicuro? Potrei rimanere io e tu potresti andare a riposare; d’altronde è stata una giornataccia anche per te.”- gli propose la principessa.

-“No, grazie, non credo che riuscirei a chiudere occhio.”-

-“Come vuoi. Se hai bisogno di noi, chiama pure, non esitare.”- si strinse al braccio di Eugene, che gli rivolse un ceno del capo, e si avviò per il corridoio.

Kristoff fece per abbassare la maniglia della porta, ma la voce di Rapunzel lo fermò, allarmata: “Ah Kristoff, dimenticavo: forse non è il caso che tu entri. Sai, nel caso si svegliasse, potrebbe spaventarla trovare qualcuno che non conosce in camera sua. Mi dispiace, sai cosa intendo.”

-“Afferrato. Io sono un estraneo adesso, lei non mi conosce. Dovrò abituarmici.”- disse, cercando di fissare bene in mente quel concetto, mentre Rapunzel e Eugene sparivano dietro l’angolo.

Si guardò in giro, recuperò una sedia posizionata vicino ad una finestra, e la poggiò al muro proprio di fianco alla porta della stanza di Anna. Poi si lasciò scivolare giù, sospirando rumorosamente, e poggiò la testa alla parete, chiudendo gli occhi.

 

 

Non ricordava di essersi addormentato, ricordava solo un dolore sordo al petto che lo stava facendo impazzire e il martellare incessante dei suoi pensieri, che ovviamente riguardavano Anna. Quindi, quando un lieve tocco, lo richiamò alla realtà, sobbalzò sulla sedia. Cercò di recuperare un po’ di lucidità e di mettere a fuoco chi aveva davanti.

-“Ehi, scusa, non volevo svegliarti, ma mi sapresti dire dove mi trovo?”- Anna gli stava davanti, con il braccio fasciato che le pendeva dal collo, una benda attorno alla testa e il volto che aveva ripreso un po’ del suo solito colorito.

Kristoff rimase immobile a fissarla inebetito per alcuni secondi, poi si schiarì la voce: “Sei nel palazzo reale di Corona, il regno della sorella di tua madre.”- disse cauto.

-“Oh, credo che questo me l’abbiano già detto; davvero non ricordo come ci sono arrivata, però.”- si teneva la testa con la mano sana e strizzava gli occhi- “Oh, la mia povera testa. È come se mi fosse passata una mandria di cavalli addosso.”- si lamentò.

-“S-siediti, prego.”- Kristoff le offrì la sedia, alzandosi di scatto.

-“Oh, grazie.”- gli disse mentre si accomodava, poi chiuse gli occhi, massaggiandosi una tempia con le dita tremanti. Li riaprì quasi subito, puntando il suo sguardo luminoso su di lui: “N-noi ci conosciamo?”- chiese titubante, aggrottando la fronte.

-“No.”- sputò fuori, senza pensarci.

Anna sembrò rifletterci su, mentre faceva vagare lo sguardo giù per i lunghi corridoi e fuori dalla finestra, dove la Luna rischiarava il buio che era sceso totalmente a coprire il regno.

-“Mmm, e perché se non mi conosci eri davanti alla mia camera?”-

Cosa doveva dirle? Lui chi era? Come spiegarle perché era lì?

Optò per una mezza verità: “Beh io sono il tuo accompagnatore, si, diciamo la tua scorta. Elsa…volevo dire la regina, mi ha mandato per scortarti in questo viaggio al di fuori del regno. Quindi ti conosco, ma non di persona, cioè voglio dire...”-

-“Credo di aver capito, non c’è bisogno di aggiungere altro, grazie.”- lo stoppò prima che cominciasse a balbettare cose senza senso.

-“Hai detto regina? Elsa non è ancora regina, la sua incoronazione avverrà a giorni. Mi stupisce che abbia tanto a cuore la mia incolumità da farmi accompagnare da uno grande e grosso come te. In realtà non ha mai dimostrato la benché minima traccia di interesse nei miei confronti.”- blaterò tra sé, continuando a non guardarlo.

-“Hai bisogno di qualcosa?”- la interruppe Kristoff.

-“In realtà si, vorrei mangiare qualcosa, dolce se è possibile: ho una fame da lupi. So che è notte e che tutti saranno a dormire, ma mi accontenterei anche di qualche biscotto o di un po’ di...”-

-“Cioccolata.”- l’aiuto Kristoff.

-“Si, si la cioccolata sarebbe perfetta. Puoi portarmene?”- gli chiese con un sorriso che lo fece sciogliere.

-“Ehm, vedrò quello che posso fare. Ora dovresti tornare dentro, mentre io vado a cercare qualcuno.”- le disse aprendole la porta, mentre lei si alzava piano.

-“Allora io rimango qui ad aspettare la mia cioccolata.”- disse chiudendosi la porta alle spalle –“Ehi, mi ripeteresti il tuo nome, sai com’è, ho un momentaneo vuoto di memoria.”- lo fermò, prima che potesse andarsene.

-“Kristoff.”- le sorrise malinconico.

-“Bene. A dopo, Christopher.”- e chiuse la porta.

Restò a fissare il legno laccato per un secondo: “È Kristoff...”- sussurrò sconsolato alla porta chiusa, poi andò alla ricerca di qualcuno che gli potesse procurare della cioccolata nel pieno della notte.

 

 

Il medico tornò a controllare Anna il giorno dopo e quello dopo ancora, finchè la mattina del quinto giorno dichiarò che la principessa poteva affrontare il rientro a casa, senza aggravare la sua situazione fisica e mentale, con lo stress derivante da un viaggio in mare così lungo. Raccomandò ad Anna di tenere la fasciatura al braccio per almeno altre due settimane, di disinfettare il taglio sulla fronte e di riposare.

La mattina della partenza, il re e la regina abbracciarono Anna augurandosi di vederla presto; poi si voltarono verso Kristoff che osservava la scena in disparte, sentendosi fuori luogo: “Avremmo voluto che il vostro soggiorno qui a Corona fosse lieto, ma sono sicuro che ci rivedremo in una situazione più piacevole. Tutto si sistemerà, vedrai ragazzo, la speranza è l’ultima a morire.”- il re gli strinse la mano e lui si inchinò riconoscente. La regina tratteneva a stento le lacrime quando si voltò a guardare Anna per l’ultima volta.

Rapunzel e Eugene li accompagnarono al molo, dove la loro nave era pronta a partire; il tragitto dal castello al porto fu silenzioso, rotto solo ogni tanto dai sospiri di Anna, che seduta composta guardava scorrere il panorama del regno davanti ai suoi occhi: “Non so perché, ma credo che mi mancherà Corona. Ho come la strana sensazione di essere stata felice qui.”- sussurrò.

Tutti la sentirono, ma nessuno disse nulla: si limitarono a rivolgerle dei muti sorrisi forzati, distogliendo subito lo sguardo. Rapunzel non riusciva a darsi pace: nei giorni precedenti si era detta e ridetta che se avesse avuto ancora i suoi magici capelli, la cugina sarebbe potuta guarire in un battito di ciglia e avrebbe potuto continuare a vivere la sua vita felice con il suo vero amore; ma ora Anna era strana, non era più chiassosa e la luce di meraviglia che accendeva i suoi occhi ad ogni nuova scoperta, si era affievolita, fin quasi a scomparire. Era diventata la patetica caricatura di se stessa. Inoltre si era allontanata da Kristoff e gli rivolgeva la parola solo se necessario; Rapunzel aveva visto il ragazzo diventare sempre più silenzioso e distante, quasi come cercasse di nascondersi, con un’espressione addolorata dipinta sul volto smorto.

Eugene l’aveva consolata dicendole che non avrebbe funzionato, che il suo potere poteva agire solo sulle ferite del corpo, non su quelle della mente e lei si era infuriata ancora di più: non con Eugene o con se stessa, ma con il destino.

Quando giunse il momento dei saluti, Rapunzel strinse Anna per un tempo infinito, chiudendo gli occhi e lasciando sfuggire al suo autocontrollo due lacrime silenziose, spazzandole via con un gesto furioso della mano, pima di rivolgere di nuovo lo sguardo alla cugina: “Spero di vederti presto, ricorda, la prossima volta sarò io tua ospite.”- le sorrise, evitando di aggiungere che avrebbe voluto tanto vedere il castello di ghiaccio della sorella.

-“Oh…ma certo. Le porte del castello saranno sempre aperte per voi. Almeno la mia, su quella di Elsa ho i miei dubbi.”- aggiunse nervosa.

Eugene s’inchinò ad Anna e poi stringendo la mano di Kristoff, lo tirò in disparte: “Mi raccomando, non perdere la speranza.”- gli disse con voce seria-“ Lei tornerà, intendo la tua Anna, quella vivace ed imbarazzante, la versione più divertente di questa.”- aggiunse, con un sorrisino appena accennato, per smorzare la palese tensione che attanagliava Kristoff.

-“Ci proverò.”- promise con poca convinzione, mentre tornavano dalle due principesse.

-“Ehi, ricordati che quando verremo a trovarvi ad Arendelle mi dovrai una gara: sono sempre dell’opinione che i cavalli siano più veloci delle renne.”- gli diede una pacca sulla spalla, facendogli perdere l’equilibrio.

-“Allora alla prossima volta.”- disse Anna, prima di salire sulla passerella della nave.

Rapunzel annuì, sopraffatta dall’emozione, senza dire nulla. Kristoff le offrì il braccio, ma lei lo ignorò quasi, correndo sulla nave, con il braccio che le penzolava dal collo. Poi il ragazzo la raggiunse e si voltò per l’ultima volta a salutare i due sposini.

Mentre la nave si allontanava dal porto, sospinta da una lieve brezza calda che soffiava da sud, Rapunzel la osservò, persa nei suoi pensieri.

-“Credi che le tornerà mai la memoria? Insomma, torneranno assieme?”- la riscosse Eugene.

Rapunzel ci pensò su per un secondo e poi sorridendo alla nave che era diventata già un puntino lontano disse: “Dovrà tornarle prima o poi: lui era il suo nuovo sogno.”

 

 

Una volta sulla nave, Anna si rinchiuse nella sua cabina, sprangando la porta, chiedendo di non essere disturbata. Kristoff le disse di chiamare se avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa e lei lo guardò per un secondo di troppo, scrutando i suoi occhi, come se cercasse una risposta ad un quesito silenzioso.

Poi il ragazzo si fece strada sul ponte e raggiunse il capitano Reider, mettendolo a parte degli spiacevoli avvenimenti che si erano consumati nei precedenti giorni, per evitare inconvenienti nel caso in cui Anna gli avesse rivolto qualche domanda. Il capitano gli assicurò che avrebbe tenuto la bocca cucita e avrebbe misurato le sue parole.

Kristoff vagò per gran parte del giorno sul ponte, scambiando qualche parola con gli uomini dell’equipaggio, evitando di scendere sotto coperta: vedere quella porta chiusa lo avrebbe distrutto. Ora capiva come doveva essersi sentita Anna per tutti quegli anni, chiusa fuori dalla sorella, senza sapere dietro quella porta cosa accadeva.

Quando il Sole si tuffò nell’orizzonte, però, dovette cedere ai suggerimenti del capitano: “Non c’è molto da fare di notte sul ponte, scendi in coperta a riposare. La tua mente te ne sarà riconoscente, credimi.”

Sceso in coperta, si meravigliò di trovare Anna, seduta su una delle poltrone del piccolo salotto, con un libro tra le mani, ma lo sguardo perso fuori dalla finestrella della nave. Sobbalzò quando si accorse di lui e chiuse il libro con uno scatto nervoso.

-“Non volevo spaventarti, scusa.”- Kristoff si giustificò -“Posso?”- chiese indicando uno dei divanetti.

Anna annuì in silenzio, seguendo le sue mosse con lo sguardo, poi abbassò gli occhi, accarezzando distrattamente la copertina del libro.

Kristoff amava il silenzio, soprattutto quello delle montagne, quello delle cime più impervie, dove nemmeno gli uccelli osano nidificare: il silenzio era stato suo compagno di vita per lungo tempo ed aveva imparato ad apprezzarlo. Ma ora, quella quiete innaturale che aleggiava tra loro, cominciava a schiacciarlo con la sua insopportabile presenza.

-“Perché non mi ricordo di te?”- chiese tutto ad un tratto Anna, riscuotendolo dai suoi pensieri –“ Insomma io non ti ho mai visto in giro per il castello, e credimi, sono così pochi gli inservienti che ormai li conosco come le mie tasche.”- lo fissò seria, con uno sguardo interrogativo, non sembrava nemmeno lei.

Kristoff, preso alla sprovvista da quella domanda, rimase in silenzio.

Anna lo incalzò: “Ricordo che c’erano un Joseph, un Rolf e un Marcus che facevano parte della scorta reale, ma di un Kristoff non riesco davvero a ricordarmi.”- per la prima volta in cinque giorni non sbagliò il suo nome, ma questo sfuggì al ragazzo, troppo preso dalla ricerca di una risposta plausibile.

-“In realtà non faccio parte della guardia reale, io sono il mastro consegnatore del ghiaccio di Arendelle.”- ammise.

-“Che? Ma questo titolo non esiste!”- sbottò infastidita dalla situazione.

-“Anch’io la pensavo così, ma è stata la regina in persona a darmelo.”-

-“Mia madre, ma lei è…”- cercò di protestare.

-“Morta, lo so. Intendevo la regina Elsa.”-

-“Ma ti ripeto che Elsa non è ancora regina.”- lo rimproverò, come se fosse lui ad avere problemi di memoria.

-“Ascolta, Elsa già è stata nominata regina, tu ti sei solo persa la sua incoronazione.”- le rivelò, lasciandola basita. Decise di raccontarle una mezza verità: in fondo prima o poi lo avrebbe scoperto, lui aveva solo accelerato un po’ i tempi.

-“Non è vero.”- affermò convinta.

-“Invece ti dico che è proprio così. Ma non preoccuparti non ti sei persa niente di eccezionale.”- la rassicurò, ridendo fra sé alla pessima battuta che lei non avrebbe colto.

Anna rimase muta, tenendosi la testa con una mano, cercando di scacciare quel senso di smarrimento che le annebbiava il cervello. Fece per alzarsi, ma Kristoff la bloccò per un braccio, temendo di aver peggiorato la sua già instabile situazione: “Anna, scusa, non volevo confonderti è solo che…”- cominciò a scusarsi.

-“Lasciami.”- gli intimò la principessa. Il suo tono di voce lo schiaffeggiò quasi, e lasciò la presa sul suo braccio, indietreggiando di un passo.

Anna si allontanò in fretta e sbattendo la porta dietro di sé, si rinchiuse di nuovo nella sua stanza. Kristoff la osservò andarsene in silenzio e non cercò di fermarla. Poi una volta rimasto solo, si sedette sconfitto e si prese la testa tra le mani, mentre continuava a ripetersi: che cosa ho fatto?

 

 

Quando al mattino seguente il capitano mandò un uomo in coperta per avvisare i passeggeri dell’imminente attracco al porto di Arendelle, Kristoff era già sveglio e pronto per scendere, mentre Anna si ostinava a rimanere chiusa nella sua cabina. Il ragazzo bussò lievemente per non disturbarla: “Siamo quasi arrivati. Fra un po’ attraccheremo.”- non sentì nessun rumore provenire dall’interno, ma prima che potesse cominciare a preoccuparsi, Anna uscì fuori, e rivolgendogli un fugace sguardo, lo sorpassò salendo sul ponte.

-“Buongiorno vostra altezza.”- la salutò il capitano –“Ha riposato bene?”- s’informò.

-“Splendidamente. Grazie capitano.”- rispose con un sorriso.

-“Felice, di essere tornata a casa?”- indagò l’uomo, guardando dritto davanti a sé, alla guida del timone.

-“Potrei risponderle di si, ma sarebbe come mentire. Lo scoprirò solo quando avrò messo piede sulla terra ferma.”- disse seria, osservando il castello davanti a sé, che diventava sempre più grande man mano che la nave si avvicinava al fiordo.

Il capitano rimase muto, riscontrando un cambiamento radicale nei modi della principessa. Ora capiva il malcontento del giovane accompagnatore.

Kristoff rimase in disparte, appoggiato al parapetto della nave, con lo sguardo puntato sul molo, dove un insieme di piccole figure cominciava a prepararsi per l’imminente arrivo della principessa.

Una figura su tutte spiccava tra le altre sagome scure in attesa: la silhouette longilinea di Elsa si stagliava imponente sulla banchina, accerchiata dalle guardie. Quando la nave attraccò, e venne issata la passerella, Anna scese con calma e si avvicinò alla sorella, senza osare alzare nemmeno lo sguardo su di lei; ma la regina la strinse a sé, dimenticando per un momento l’etichetta e tutto il resto: “Oh Anna, quanto mi sei mancata.”- le sussurrò all’orecchio. Anna rimase congelata in quell’abbraccio, indecisa sul da farsi, poi strinse la sorella di rimando, allontanandola subito poco dopo.

Kristoff scese qualche istante dopo, venendo ignorato completamente dalla regina, che sembrava avere occhi solo per la principessa. Il ragazzo non si illuse che Elsa potesse aver perdonato la sua disattenzione verso la sicurezza della sorella; infatti, quando la regina si voltò per tornare nel castello, con un braccio poggiato sulle spalle della minore, senza nemmeno voltarsi, lo chiamò: “Kristoff, ti aspetto tra un’ora nel mio studio.”- disse con voce atona.

Quando rimase da solo, immobile sulla banchina, Kristoff si chiese se Elsa avesse il potere di congelare il sangue nelle sue vene.

 

 

 

 

 

AngoloAutrice: questo capitolo è leggermente più corto dei precedenti e me ne scuso; so già che mi maledirete per la piega che ho fatto prendere a questa storia, ma non potevo fare altrimenti, è nata così e non potevo cambiare la trama in corso d’opera. Mi scuso per eventuali errori, che sarete così gentili da farmi notare nel caso ne trovaste; ho riletto più volte prima di pubblicare, ma siccome ultimamente questi capitoli che scrivo mi fanno davvero pena, evito di indugiarci troppo sopra. Quindi passo ai ringraziamenti, anche se penso che dopo la lettura parecchi di voi toglieranno la storia dalle loro seguite/preferite/ricordate, comunque GRAZIE MILLE a:

Amberly_1 (Adry, sappi che volevo dedicarlo a te questo capitolo, ma non mi piace, quindi te ne dedicherò uno più bello! Grazie x il tuo supporto! XD); bioshock1988; chiarotti2000; cigliegioinfiore; DoubleLife; fabyvaniglia; Feisty Pants; Fox writer; ghire99; gwinny; jaseywantsthiseasy; Kerolo; Kestler; Kiaretta _Kudo; LysL_97; Martinastory11; max1995; MiakaHongo; miranda_anna; Nives96; Romantic_Dreamer; Siwang; SognatriceAocchiAperti… per aver inserito la mia ff tra le vostre preferite.

Inoltre grazie anche a quelle fantastiche 38 persone che l’hanno annoverata tra le loro seguite:

AngelVidel14 ; bulmettina;  ChrisAndreini; Dark_Chocolate; Fox writer; giascali; Gioia1998; Herm4ever; hope14; IreTomlinson; Jacky_chan; Little_Lotte; lunadelpassato;  luuuuchi_; MaJo_KiaChan_; marta_uzumaki86; Martinastory11; max1995; MiakaHongo; mintheart; Momo98; Nenina46; Niksss; Nives96; Potterhead73; Potteriano96; Rainbow_Twily19; Sara JB; Sel Dolce; Silver Loreley; Siwang; Storm Leonhart; Tamisa24; TeacherElsie; valepassion95; _Lethe;_SideEffect_;__aris__ (mon amiiii, ci sei anche tu!).

Ps: mi scoccia essere ripetitiva, ma quando ci vuole ci vuole… Mi raccomando se avete trovato il vostro nome in questa lista, mi farebbe piacere ricevere un vostro parere, anche negativo, non ci sono problemi. Mi accontenterei anche di un semplice ‘carino!’ oppure di un ‘fa schifo, te lo dico con il cuore, non scrivere più!’…afferrato il concetto? Spero di si. Alla prossima!!

 

   
 
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