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Autore: HachiNana    18/07/2008    0 recensioni
Chi di noi non si è mai fatto problemi per un proprio difetto estetico?E se quel difetto condiziona uno dei periodi più delicati della nostra vita? Di certo non bisogna bestemmiare se uno è "un pò" Basso...
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Maligno Puffo Volgare

Il Maligno Puffo Volgare

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Capitolo 3

 

Tornato a casa si buttò sul suo letto, pensando che avrebbe tanto voluto non aver firmato su quel foglio. Respirava lentamente, contando ogni suo battito. Doveva calmarsi. Era troppo arrabbiato per potersi rilassare.

“Com’è che aveva detto il dottore? Contare fino a dieci?...Io sono arrivato a 361...361 è una radice quadrata? Mi sembra di si...le radice quadrata di, di, di...19. 19 come i miei anni. Anni che aspettavo con ansia da quando non ero altro che un piccolo marmocchietto di prima media. Bè, di piccolo sono rimasto piccolo. C’è chi dice persino mentalmente...Tutta invidia la loro! Perché io ho ancora la voglia di giocare e loro no!...Ma chi voglio prendere in giro? Non m’invidia proprio nessuno. In fondo i miei interessi dovrebbero essere altri...non solo videogiochi e disegnini...Forse dovrei fare sport, dovrei...”

La porta della camera si aprì di scatto e dallo spavento sussultò finendo di faccia sul pavimento freddo.

- Oh! Scusami tanto! Ma mi serve assolutamente il tuo libro di biologia – Sua sorella entrò saltellando nella stanza con un sorriso smagliante, di quelli che adorano la vita e che la loro non potrebbe andare meglio. Aveva la voce fatata, due occhi grandissimi e scuri che riuscivano sempre ad addolcire tutti quanti. Lunghi capelli color bronzo sventolavano d’avanti al suo visino angelico.

- Non si usa bussare? – Si alzò corrucciato, rivolgendo uno sguardo penetrante alla sorella.

- Non importa, tanto sei tu che sei caduto! Mica io! – Si allontanò ridendo mentre lui infuriato le sbatteva la porta in faccia. Che seccatura. Ma più che altro lui si diceva invidioso, perché lei non aveva alcun problema al contrario suo. Faceva appena il secondo liceo nella sua stessa scuola e già era molto conosciuta nell’istituto. Non era possibile. Lui passava come il fratello maggiore insignificante. Alla fine erano i suoi amici a chiedergli della sorella. Che rottura.

Sbuffando si mise a sedere, con il solo intento di fare astronomia, senza voler pensare ad altro se non al fatto che l’indomani avrebbe subito una terribile tortura all’interrogazione. Il resto del pomeriggio lo trascorse con la testa fra le nuvole, immerso in un universo parallelo a combattere i draghi dalle mille teste.

- Buh! – Sua sorella era entrata nella stanza con fare silenzioso e aveva gridato nel suo orecchio con il solo intento di svegliarlo dal suo sonno profondo. Confuso e frastornato si alzò di scatto sull’attenti.

- Sonosvegliononstavodormendo!Eraun’impressione! – Disse tutto di un fiato rosso in viso per la vergogna. La sorella sghignazzante gli diede un buffetto sulla tesa facendolo ricadere pesante sulla sedia.

- Si, certo, io ci credo. Sono venuta solo per avvisarti che io me ne vado, è venuta una mia amica e usciamo a fare compere. Tornerò prima che rientrino mamma e papà. Fai attenzione...-

- A cosa? Il lupo cattivo? – Chiese ironizzando, cercando di prenderla in giro.

- No. A non farti male. Vedi di non far scoppiare la casa mentre sono via, ok? – Chiuse la porta della camera prima che il libro lanciato dal fratello potesse prenderla in piena fronte.

- Ma razza di mostriciattolo! Come se fossi io il piccolo della famiglia, ma crede che sia nato ieri?..ugnnn..-

Tremando dalla rabbia si rimise a sedere. Ma non aveva dimenticato qualcosa?

Di colpo si precipitò fuori dalla camera, per raggiungere la sorella che stava ormai sulla porta, con borsa e cappotto in mano. Fu un momento, un istante, in cui gli sembrò che il tempo si fosse fermato. Davanti a lui c’era la più bella ragazza che avesse mai visto. Corti capelli scuri le incorniciavano il viso perfetto, scolpito nella pietra, di una bellezza quasi inimmaginabile. Uno sguardo verde perforante lo squadrava da capo a piedi, osservando il povero ragazzo in ogni suo piccolo difetto estetico. Il fisico da modella era contenuto in un vestito estivo a fantasie colorate. Per una manciata di secondi non fece altro che restare lì a guardare immobile senza pensare ad altro che all’angelo appena sceso in terra e apparso in casa sua. Temeva che da un momento all’altro si sarebbe dissolto, scomparendo nel nulla. Troppo bello per essere vero.

- Insomma, che esagerazione! – La sorella l’aveva riportato, dopo quelle che erano sembrate ore, sulla terra ferma. Solo allora si accorse che era rimasto in una posizione sconcertante, decisamente imbarazzante.

Si riassestò – Scu.. scusa... Volevo solo dirti ch...- balbettò mentre nascondeva una mano nella tasca dei jeans e con l’altra si scompigliava i capelli perennemente in stato confusionario. La creatura splendida gli fece un sorriso emettendo un debole risolino. Anche la sua risata era eccezionale.

- ...Che io sta notte non resto a casa e penso che non mi troverai quando torni. Devi portarti le chiavi...-

- L’avrei comunque fatto senza che tu mi avessi avvisato. Quante volte ti devo dire che non sono più una bambina? E finiscila di abbabbiarti alle persone, non è buona educazione. Saluta la tua visione e torna a studiare, se non vuoi che dica a mamma com’è andato il compito di matematica...-

L’amica non faceva che ridere. Soffocava le risate dietro la mano, distogliendo lo sguardo dal soggetto di tanto divertimento. Come poteva essere sua sorella così sfacciata? Così crudele. Doveva avere per forza un cip del male impiantato da qualche parte del corpo. Non poteva esistere sulla terra una persona più perfida. Una notte di quelle avrebbe proprio dovuto togliere quel cip.

- Ma cos...-

- Fai il bravo. E auguraci buone spese. Saluta, fai “ciao, ciao” con la mano...-

- Hai finito? – Adesso l’angelo stava ormai fuori dalla porta, con aria impaziente, cercando di trattenersi dal ridere.

- Si. Ho finito – Con aria soddisfatta gli diede le spalle e chiuse la porta con un tonfo.

Per un paio di secondi lui rimase lì a guardare il vuoto, poi, si precipitò alla finestra cercando di sentire ciò che si dicevano.

- Oh! Ma lo sai che tuo fratello è veramente adorabile?-

“Adorabile????”

- Deve essere veramente una fatica badare a lui tutti i pomeriggi. Con tutto quello che hai di fare ti tocca anche badare al fratellino minore...-

“Fratellino minore?????????”

- Peccato che sia così piccolo...-

- Ma tre anni non sono poi molti! – Sua sorella continuava a sorridere, quel sorriso ebete che presto non avrebbe più avuto, tanto sarebbe stata irriconoscibile la sua faccia deturpata dalla sua mazza da golf.

- Si...Ma insomma, in questo caso è il ragazzo che è più piccolo...Io vorrei il contrario, se solo non facesse il primo, devo ammettere che ti chiederei di farmelo conoscere...-

Non ci poteva credere. Chiuse la finestra con una tale violenza che le tende andarono a finire tra i due battenti, spinte dalla pressione dell’aria. Inciampò nei suoi piedi e si ritrovò a sbattere i pugni sul pavimento in soggiorno. Era arrabbiato. No, di più. Infuriato. Avrebbe tanto voluto spaccare tutto, e invece si chiuse nella sua camera ad ascoltare al massimo del volume consentito dalle sue orecchie, la sua musica spacca timpani. Ignorando le proteste dei vicini che bussavano insistenti alla porta, continuava a cantare incessantemente, assaporando il momento in cui avrebbe rivisto la sorella e le avrebbe dato cosa si meritava. Come aveva potuto fargli questo? Si mise in posa d’avanti alla porta con la sua fedele riga T, aspettando il ritorno dell’angelo...e il diavolo.

 

  
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