Il Maligno Puffo Volgare
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Capitolo 3
Tornato a casa si buttò sul suo letto, pensando che avrebbe tanto voluto
non aver firmato su quel foglio. Respirava lentamente, contando ogni suo
battito. Doveva calmarsi. Era troppo arrabbiato per potersi
rilassare.
“Com’è che aveva detto il dottore? Contare fino a dieci?...Io sono
arrivato a 361...361 è una radice quadrata? Mi sembra di si...le radice quadrata
di, di, di...19. 19 come i miei anni. Anni che aspettavo con ansia da quando non
ero altro che un piccolo marmocchietto di prima media. Bè, di piccolo sono
rimasto piccolo. C’è chi dice persino mentalmente...Tutta invidia la loro!
Perché io ho ancora la voglia di giocare e loro no!...Ma chi voglio prendere in
giro? Non m’invidia proprio nessuno. In fondo i miei interessi dovrebbero essere
altri...non solo videogiochi e disegnini...Forse dovrei fare sport, dovrei...”
La porta della camera si aprì di scatto e dallo spavento sussultò finendo
di faccia sul pavimento freddo.
- Oh! Scusami tanto! Ma mi serve assolutamente il tuo libro di biologia –
Sua sorella entrò saltellando nella stanza con un sorriso smagliante, di quelli
che adorano la vita e che la loro non potrebbe andare meglio. Aveva la voce
fatata, due occhi grandissimi e scuri che riuscivano sempre ad addolcire tutti
quanti. Lunghi capelli color bronzo sventolavano d’avanti al suo visino
angelico.
- Non si usa bussare? – Si alzò corrucciato, rivolgendo uno sguardo
penetrante alla sorella.
- Non importa, tanto sei tu che sei caduto! Mica io! – Si allontanò
ridendo mentre lui infuriato le sbatteva la porta in faccia. Che seccatura. Ma
più che altro lui si diceva invidioso, perché lei non aveva alcun problema al
contrario suo. Faceva appena il secondo liceo nella sua stessa scuola e già era
molto conosciuta nell’istituto. Non era possibile. Lui passava come il fratello
maggiore insignificante. Alla fine erano i suoi amici a chiedergli della
sorella. Che rottura.
Sbuffando si mise a sedere, con il solo intento di fare astronomia, senza
voler pensare ad altro se non al fatto che l’indomani avrebbe subito una
terribile tortura all’interrogazione. Il resto del pomeriggio lo trascorse con
la testa fra le nuvole, immerso in un universo parallelo a combattere i draghi
dalle mille teste.
- Buh! – Sua sorella era entrata nella stanza con fare silenzioso e aveva
gridato nel suo orecchio con il solo intento di svegliarlo dal suo sonno
profondo. Confuso e frastornato si alzò di scatto
sull’attenti.
- Sonosvegliononstavodormendo!Eraun’impressione! – Disse tutto di un
fiato rosso in viso per la vergogna. La sorella sghignazzante gli diede un
buffetto sulla tesa facendolo ricadere pesante sulla
sedia.
- Si, certo, io ci credo. Sono venuta solo per avvisarti che io me ne
vado, è venuta una mia amica e usciamo a fare compere. Tornerò prima che
rientrino mamma e papà. Fai attenzione...-
- A cosa? Il lupo cattivo? – Chiese ironizzando, cercando di prenderla in
giro.
- No. A non farti male. Vedi di non far scoppiare la casa mentre sono
via, ok? – Chiuse la porta della camera prima che il libro lanciato dal fratello
potesse prenderla in piena fronte.
- Ma razza di mostriciattolo! Come se fossi io il piccolo della famiglia,
ma crede che sia nato ieri?..ugnnn..-
Tremando dalla rabbia si rimise a sedere. Ma non aveva dimenticato
qualcosa?
Di colpo si precipitò fuori dalla camera, per raggiungere la sorella che
stava ormai sulla porta, con borsa e cappotto in mano. Fu un momento, un
istante, in cui gli sembrò che il tempo si fosse fermato. Davanti a lui c’era la
più bella ragazza che avesse mai visto. Corti capelli scuri le incorniciavano il
viso perfetto, scolpito nella pietra, di una bellezza quasi inimmaginabile. Uno
sguardo verde perforante lo squadrava da capo a piedi, osservando il povero
ragazzo in ogni suo piccolo difetto estetico. Il fisico da modella era contenuto
in un vestito estivo a fantasie colorate. Per una manciata di secondi non fece
altro che restare lì a guardare immobile senza pensare ad altro che all’angelo
appena sceso in terra e apparso in casa sua. Temeva che da un momento all’altro
si sarebbe dissolto, scomparendo nel nulla. Troppo bello per essere
vero.
- Insomma, che esagerazione! – La sorella l’aveva riportato, dopo quelle
che erano sembrate ore, sulla terra ferma. Solo allora si accorse che era
rimasto in una posizione sconcertante, decisamente
imbarazzante.
Si riassestò – Scu.. scusa... Volevo solo dirti ch...- balbettò mentre
nascondeva una mano nella tasca dei jeans e con l’altra si scompigliava i
capelli perennemente in stato confusionario. La creatura splendida gli fece un
sorriso emettendo un debole risolino. Anche la sua risata era
eccezionale.
- ...Che io sta notte non resto a casa e penso che non mi troverai quando
torni. Devi portarti le chiavi...-
- L’avrei comunque fatto senza che tu mi avessi avvisato. Quante volte ti
devo dire che non sono più una bambina? E finiscila di abbabbiarti alle persone,
non è buona educazione. Saluta la tua visione e torna a studiare, se non vuoi
che dica a mamma com’è andato il compito di
matematica...-
L’amica non faceva che ridere. Soffocava le risate dietro la mano,
distogliendo lo sguardo dal soggetto di tanto divertimento. Come poteva essere
sua sorella così sfacciata? Così crudele. Doveva avere per forza un cip del male
impiantato da qualche parte del corpo. Non poteva esistere sulla terra una
persona più perfida. Una notte di quelle avrebbe proprio dovuto togliere quel
cip.
- Ma cos...-
- Fai il bravo. E auguraci buone spese. Saluta, fai “ciao, ciao” con la
mano...-
- Hai finito? – Adesso l’angelo stava ormai fuori dalla porta, con aria
impaziente, cercando di trattenersi dal ridere.
- Si. Ho finito – Con aria soddisfatta gli diede le spalle e chiuse la
porta con un tonfo.
Per un paio di secondi lui rimase lì a guardare il vuoto, poi, si
precipitò alla finestra cercando di sentire ciò che si
dicevano.
- Oh! Ma lo sai che tuo fratello è veramente adorabile?-
“Adorabile????”
- Deve essere veramente una fatica badare a lui tutti i pomeriggi. Con
tutto quello che hai di fare ti tocca anche badare al fratellino
minore...-
“Fratellino minore?????????”
- Peccato che sia così piccolo...-
- Ma tre anni non sono poi molti! – Sua sorella continuava a sorridere,
quel sorriso ebete che presto non avrebbe più avuto, tanto sarebbe stata
irriconoscibile la sua faccia deturpata dalla sua mazza da
golf.
- Si...Ma insomma, in questo caso è il ragazzo che è più piccolo...Io
vorrei il contrario, se solo non facesse il primo, devo ammettere che ti
chiederei di farmelo conoscere...-
Non ci poteva credere. Chiuse la finestra con una tale violenza che le
tende andarono a finire tra i due battenti, spinte dalla pressione dell’aria.
Inciampò nei suoi piedi e si ritrovò a sbattere i pugni sul pavimento in
soggiorno. Era arrabbiato. No, di più. Infuriato. Avrebbe tanto voluto spaccare
tutto, e invece si chiuse nella sua camera ad ascoltare al massimo del volume
consentito dalle sue orecchie, la sua musica spacca timpani. Ignorando le
proteste dei vicini che bussavano insistenti alla porta, continuava a cantare
incessantemente, assaporando il momento in cui avrebbe rivisto la sorella e le
avrebbe dato cosa si meritava. Come aveva potuto fargli questo? Si mise in posa
d’avanti alla porta con la sua fedele riga T, aspettando il ritorno
dell’angelo...e il diavolo.