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Autore: percabeth2000    24/04/2014    2 recensioni
In questa storia parlo dei sentimenti dei soldati nelle trincee durante la prima Guerra Mondiale. Ogni pagina di diario o lettera è una pagina a sé e non si ricollega alle altre.
Spero vi piacciano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Guerre mondiali
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                                                                             3 Maggio 1916
Caro Diario,
sei rimasto solo tu, solo tu sei il mio unico sfogo in questo posto di solitudine e morte.
Ho passato tre giorni a ricostruire e rafforzare alcune trincee con altri soldati, ci siamo bagnati nel fango e ci siamo spaccati la schiena con il costante timore di bagnarci anche con il nostro sangue, infondo chi ci aveva detto che i nemici non erano proprio lì pronti ad ucciderci?
L’ultimo attacco è stato proprio ieri, ero seduto qui, su questo masso, quando abbiamo sentito i primi spari e le prime urla.
Sono solo un soldato semplice, di appena sedici anni, se mi va bene mi useranno come muro per difendersi dai colpi e come braccia di sostegno per le trincee. Per loro non sono altro che una macchina  con gli stessi diritti che ha la bestia più cattiva di questo mondo.
Come mi fa schifo questa guerra non so neanche spiegartelo, vivo nel fango e nella polvere da sparo, non mi lavo mai se non con la pioggia che scende dal cielo, mangio e bevo così poco che ancora mi chiedo come faccia ad essere vivo.
Sempre che ci rimanga, è ovvio.
Sei l’unico amico che ho, ho paura anche solo a provare a parlare con gli altri ragazzi perché temo che mi ci affezioni e che poi muoiano.
Quando ero a casa e ci arrivavano le lettere del papà sembrava sempre che andasse tutto bene e che poi in fondo la guerra non fosse così male come la si pensava. Da quando sono qui ho capito perché le lettere del papà sembravano così tranquille … censurano tutto. Ogni parola che loro considerano sbagliata o troppo forte la cancellano e al suo posto ne mettono una che ha il sapore di calma e pace, di ritorno a casa.
Sono stufo di tutte queste bugie, sono stufo del rancio schifoso che ci servono mentre siamo sotto tiro. Sono stufo di vedere corpi di giovani e adulti bucati dai colpi della mitragliatrice nemica.
Forse sarebbe meglio morire e buttarsi semplicemente nel mezzo della terra di nessuno, farsi sparare un colpo in testa e poi godersi il silenzio di una vita senza il tormento della guerra.
Qui i fiori e l’erba non hanno il colore che hanno a casa, qui l’erba è nera della polvere e dei proiettili, del fango e del fumo mentre i fiori sono rossi e verde militare. Gli unici fiori che vedo sono i corpi dei caduti sdraiati a terra a faccia in giù o verso il cielo.
Spesso mi manca l’aria, mi sento compresso e costipato in questo buco del terreno inoltre mi sento stretto da una morsa al petto di nostalgia  che continuamente mi fa pensare a casa e alla mamma, alla nonna e alla mia sorellina.
Quanto mi manca quella piccola peste dai riccioli biondi e quanto la odiavo quando ero a casa con lei.
Si sa quello che si ha solo quando lo si perde. Mai queste parole mi sono sembrate più vere di adesso.
Pensandoci attentamente non ho neanche mai avuto l’opportunità di innamorarmi, non ho mai potuto trovare una ragazza che potesse apprezzarmi e con la quale costruire una famiglia, con la quale avere dei figli.
Se devo essere sincero una cotta me l’ero presa, per una ragazza a scuola. L’adoravano tutti: aveva i capelli rossi e riccioli con le lentiggini, gli occhi azzurri e un sorriso sincero e spensierato.
A pensare che ora starà lavorando nelle fabbriche per farci avere armi, munizioni e uniformi mi viene il voltastomaco e forse vomiterei anche se non fosse che di fatto, è tre giorni che mangio solo un morso di pane duro come la pietra.
Gli attacchi diventano sempre più forti, le bombe, le nuove armi e le mitragliatrici sono implacabili, veloci e precise. Dopotutto questa guerra ha portato una grande e spaventosa innovazione nelle armi belliche e nell’arte della guerra.
Spero solo di riuscire a tornare a casa, cerco di mantenere questa flebile speranza che ancora infiamma il mio cuore ma che forse sta bruciando la mia mente.
Tuo Soldato
  
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