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Autore: yoo_bro    24/04/2014    13 recensioni
New York, una casa e quattro ragazzi.
Storie nascoste, passati che ritornato e mille preoccupazioni.
Scuola,feste ed alcool.
Amore, gelosia e passione.
Litigi, risate e dolore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Percy Jackson, Quasi tutti, Talia Grace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap.6

 
Dedico l'intero capitolo a quella dolcezza di Ramosa12.
Grazie Ram,senza di te,senza le tue parole dolci e il tuo supporto non credo
avrei mai continuato.
Grazie di tutto.


 
New York,4/5 Settembre;
Giardino,11.56 p.m

(Consiglio di leggere il pezzo con sottofondo 
Beating Heart di Ellie Goulding .Buona lettura tesori :) )

 
Le dicevano spesso che la notte, con se, porta consiglio.

Che è utile per pensare, ragionare e magari trovare un soluzione, perché durante il sonno, il nostro cervello cataloga, riordina, rielabora e organizza tutte le informazioni raccolte durante il giorno. 
Che a volte, nei sogni, troviamo perfino una risposta ai nostri problemi eppure a lei non era mai successo.

Per lei, erano sempre state tutte stronzate.

Oltre che a caricarle il cellulare, la notte a Talia Grace non portava nulla,se non un mare di guai.

Pensieri su pensieri, frasi su frasi, parole su parole dette o non dette che vorticavano nella sua testa senza sosta.

Per lei, andare avanti era fondamentale.
Non poteva fermarsi, non voleva.

Sarebbe affogata: troppi ricordi, troppo dolore.

Ed era in una di quelle notti tranquille che a New York era quasi raro trovare che se ne stava sdraiata in giardino, il naso puntato verso il manto stellato, gli occhi chiusi, la solita sigaretta tra le labbra e una bottiglia di whisky stretta in una mano.

Aspirò lentamente dalla sigaretta, quel giorno alla menta, prima di rilassarsi del tutto contro lo schienale della sdraio a strisce bianche e blu su cui era seduta.

Si chiese per un attimo, che senso avesse vivere se poi si era destinati a soffrire sempre e comunque, perché per lei, era così.

Talia soffriva. Soffriva da sempre ormai e anche se i suoi sorrisi di plastica mascheravano quell’anima nera che albergava in lei, i suoi occhi non sapevano mentire.

Quell’azzurro elettrico era spento, sempre triste e malinconico, non più vivo come una volta.

Aveva bisogno di essere salvata da quel passato, da quei demoni che piano la divoravano dentro prosciugandole fino alla più piccola goccia di felicità.
Ma sapeva, che nessuno sarebbe corso in suo aiuto, anche se l’avrebbe voluto.

C’era un muro, qualcosa di invisibile, che non le permetteva di essere salvata da se stessa, dalla sua vecchia vita: il suo stesso orgoglio.

Era sempre stata indipendente e forte, con la convinzione di non aver bisogno di nessuno ma Talia stessa sapeva di sbagliarsi di grosso.

Aveva bisogno di qualcuno che le stravolgesse la vita, che la tenesse stretta nelle notti buie, che gli desse calore e amore. Tutte cose che Talia non aveva mai provato.

Strinse forte la bottiglia di whisky che aveva tra le mani, prima di berne un po’.

Lanciò la sigaretta ormai spenta da un pezzo lontano mentre la solita voragine gli si apriva nel petto.

Era tutto cosi sbagliato, lei era così sbagliata.

Avrebbe tanto voluto essere diversa, un'altra, oppure non essere semplicemente mai nata.

Un altro sorso e la vista le si annebbiò per un attimo.
Sentiva l’alcool scorrerle nelle vene, dandole quella sensazione di benessere che solo le sigarette e la musica le sapevano dare.

Iniziò a canticchiare un pezzo dei Green Day, forse "American Idiot" misto ad "Holiday" dondolando le gambe e il capo a tempo.

-Sapevo che ti avrei trovata qui... - Talia voltò il capo di scatto guardando di sottecchi la figura sinuosa di Annabeth che le si avvicinava.

Le lunghe gambe snelle e toniche erano fasciate da uno shorts di Jeans messo al rovescio, il torace era coperto da un stretto top rosso tutto stropicciato, i capelli legati in uno chignon fatto male e gli occhi ancora impastati dal sonno.

Talia si limitò a mormorare qualcosa che Annabeth non colse.

La vide sedersi, o meglio lanciarsi sulla sdraio accanto alla sua e sbadigliare rumorosamente.

-Cosa ci fai qui? - chiese Talia palesemente confusa.

-Mi ha mandato Sally. È venuta a controllare se eri in camera , ma non ti ha trovato. - Talia alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

Annabeth accanto a lei rise piano.

-Come facevi a sapere che ero qui? - chiese ancora mentre si apprestava a bere l’ennesimo sorso di whisky.
La bionda scollò le spalle e le sorrise.

-Intuito. - e le fece un occhiolino che fece sorridere Talia.

Annabeth era una delle poche persona capaci di strapparle un sorriso, di farla ridere e dimenticare tutto anche per un secondo solo.

-Tals, c’è qualcosa che non va? - la voce di Annabeth si addolcì lentamente.

Talia chiuse gli occhi e lasciò cadere la bottiglia mezza vuota di whisky per terra, lasciando poi che questa si svuotasse sull’erba.
Sentì uno spostamento d’aria e la sua sdraio appesantirsi.
Annabeth si era seduta al suo capezzale, gli occhi grigi tremendamente scrutatori.

-Perché dovrebbe esserci qualcosa che non va? - mormorò stropicciando gli occhi come fosse una bambina la corvina.

-I tuoi occhi Tals, non sanno mentire come la tua bocca. - Annabeth sorrise dolcemente a Talia per l'ennesima volta.

-Farò in modo allora ,che imparino anche loro. - sussurrò Talia stancamente facendosi leva con i gomiti per sollevarsi.

Annabeh sbuffò.

-O potresti semplicemente sfogarti, sai buttare fuori tutto quello che hai dentro .. - Annabeth si sporse verso di lei, offrendogli una mano per sollevarsi del tutto.
Talia si alzò con il suo aiuto, incrociando le gambe come un'indiana e scosse la testa.

-Non fa per me sfogarmi, preferisco... -
-Tenerti tutto dentro? Credimi Talia, non serve a nulla. -

Annabeth le prese una mano tra le sue e si disse che Talia era una vera e propria guerriera.

-Allora Grace, qual è la tua storia? - le chiese dopo svariati minuti di silenzio.
Talia sorrise malinconica, forse, persa in una dei tanti ricordi.

-E la tua Chase? A malapena conosco il tuo nome. - ridacchiò Talia, la voragine nel petto che man mano si chiudeva.

Annabeth annuì e sorrise tristemente.

-Ottima osservazione, ma vedi, la mia storia si rifà allo stereotipo della madre quasi sempre assente, al padre che si risposa con una matrigna cattiva che cerca in tutti i modo di spedirti in un collegio. Di solito lì , finisce con il padre che scopre tutto e la lascia la matrigna cattiva e perfida, ma nel non mio caso, credo proprio che abbia vinto lei.- la bionda le sorrise ancora e lesse sul viso di Talia un dispiacere immenso.

-Ha fatto in modo che lui mi odiasse, che disprezzasse il fatto che io fossi sua figlia. Mio padre voleva una famiglia perfetta, una moglie perfetta e dei figli perfetti ma io, non facevo parte del progetto. – deglutì amaramente mentre si svuotava completamente con Talia.

La corvina si avvicinò ad Annabeth e le accarezzò la guancia.

-Mi dispiace. - sussurrò tristemente.
Annabeth non meritava tutto questo, una persona come lei, non lo meritava affatto.

-Oh, a me per niente. Solo, sai che c’è fa male sapere che ha preferito quella megera a me. Io sono.. ero sua figlia. Sangue del suo sangue e ha creduto alle bugie di quella donna piuttosto che alla mie lacrime sincere. - una lacrima solitaria le scese lungo la guancia pallida.

-Non sa cosa si è perso allora. Annabeth, sei la figlia perfetta che tutti vorrebbero avere. Guardati! - esclamò con una punta di fierezza verso quella ragazza.

-Avrei voluto essere io come te, magari avrei saputo affrontare tutto e non scappare.- sussurrò poi sperando che la bionda non la sentisse.
Annabeth le accarezzò i lunghi capelli neri, un invito a continuare, a raccontare tutto quello che aveva dentro da tempo che Talia accolse.

-E’ successo tutto quando avevo dieci anni.. - sussurrò con un filo di voce.
Le lacrime iniziarono a scivolare senza freno al solo pensiero di raccontare quella storia mai detta e tenuta sempre segregata dentro.

-Mio padre, se n’era andato da un anno e mia madre è caduta in depressione. H-ha iniziato a bere,
ogni giorno tornava da lavoro ubriaca. Non avevamo nulla, vivevamo in una baracca e quel poco che mia madre prendeva lo spendeva tutto in liquori prelibati.
-

Annabeth la guardò, la pelle d’oca e il cuore in gola.
Talia si disse di farsi forza. Era arrivato il momento di sputare tutto fuori, di farsi aiutare.

-Ricordo che andavo a scuola con la maglie tutte bucherellate o addirittura con dei pezzi di stoffa mancanti, a volte, mettevo perfino gli stessi jeans per più di due giorni.. ma non mi importava poi un gran che. - sorrise malinconica tra se.

-Un giorno, dopo che l’avevano rispedita a casa perché troppo ubriaca sul posto di lavoro, l’ho trovata in bagno..- Annabeth le strinse forte la mano.

-E-era in una pozza di sangue, aveva una lametta in mano e nell’altra una bottiglia di whisky. E’ stato orribile Annabeth, orribile.- si lasciò sfuggire un singhiozzo e poi un altro ancora mentre le lacrime scendevano silenziose.

-Non un biglietto, non una sola parola. Nulla. Io le volevo bene ,glienen avevo voluto sempre nonostante tutto ,era mia madre..- sussurrò mentre il cuore le mancava di un battito.

Annabeth annuì piano e le asciugò una lacrima.

-Poi è arrivato lui. Avevo quasi dodici anni. Era la mia unica famiglia, la sola ed unica persona che avevo. Mio padre.. Zeus Grace,il proprietario del famoso strip club di New York.- Annabeth spalancò la bocca e capì.
Tutto le apperì nitido.

-Lo scandalo della minorenne...- sussurrò guardando Talia.

-Eri tu?.- continuò poi con gli occhi grigi dispiaciuti.

Talia annuì piano.

-Nei primi tempi, mi trattava come una principessa, la sua principessa ma poi.. mi ha detto che avrei dovuto lavorare e non perdere tempo con la scuola. Che con un talento da ballerina come il mio avrei potuto incantare tutti. Ero una bambina, un ingenua e nemmeno io sapevo quello che facevo. Ho iniziato a fare i primi spettacoli..- Talia si infilzò le unghia delle mani nelle gamba destra ,almeno avrebbe sentito tutto, fuorché quel dolore.

-Tutti mi acclamavano, mi volevano tutti bene poi, mio padre ha inizio a vedere che fruttavo bei soldi e così ha iniziato a vendermi. Ragazzini, anziani, uomini di mezza età.I-io..ho passato le pene dell’inferno Annabeth. Mi usavano a loro piacimento, facevano con me quello che con le loro mogli o compagne non potevano fare. Era orribile..

Annabeth la strinse a se in un abbraccio che sapeva di protezione.
La strinse e promise che per niente al mondo l’avrebbe lasciata andare.

-I-io vorrei solo dimenticare, dimenticare questo schifo di vita..- sussurrò tra i capelli biondi dell’amica.

-Ho avuto la forza a dodici anni di denunciare quelle violenze ma nessuno mi ha mai creduto. Per fino la polizia mi diceva che era praticamente  impossibile ma io non ce la facevo più. Sono scappata poco dopo il mio dodicesimo compleanno, ma non sono riuscita ad andare molto lontano.Mio padre mi trovò e mi riempì di botte.- Talia guardò l’amica e lentamente si alzò la maglia bianca che le faceva da pigiama.

All’altezza del seno destro, sopra, appariva una cicatrice ben visibile.

-Come..- Annabeth lasciò che la frase si perdesse nell’aria.

-Un coltellino svizzero. Sono dovuta ritornare in quel maledetto strip club ad esibirmi e a fare quello che facevo per un paio di mesi ancora, poi arrivò la polizia in un controllo a sorpresa e il resto lo sai..- stancamente rimise giù la maglia e respirò profondamente.
Si passò una mano tra i capelli già disordinati.

-Sono arriva da Sally grazie all’assistente sociale. Mi hanno detto che Sally era una vecchia amica di mia madre e che mio padre e Poseidone erano amici di vecchia data e che quando l’hanno saputo mi hanno preso a cuore. - sorrise dolcemente, grata a quella famiglia che l’aveva salvata da un orribile fine.

-Mio padre insieme ai suoi soci ha avuto dieci anni da scontare ai domiciliari. Avrebbe avuto di più se il resto dei clienti che se la spassava con me non fossero spariti come nulla fosse. Credo sia già uscito ma è meglio per lui che non si faccia vivo o so io dove glielo pianto il coltellino svizzero. - sbottò e Annabeth ebbe la forza di regalarle un sorriso.

-Chi lo sa?. - chiese le bionda.

-Sally,Poseidone,Percy ed ora tu..- mormorò l’altra.

-Percy?.- chiese stupita l’amica. 

-Si, quando arrivai qui me ne stavo spesso in camera mia ed un giorno entrò senza bussare. Forse voleva chiedermi di giocare con lui, non l’ho mai saputo. Stavo infilando la felpa e vide la cicatrice. Ricordo che corse come un pazzo per le scale e andò a chiedere spiegazioni al sua madre con le lacrime. E’ sempre stato protettivo come me da allora. Sai,a primo impatto Percy è il tipico ragazzo stronzo di New York ma non preoccuparti, è tutta apparenza. Tutta colpa di Catellan,la sua influenza gli fa male..- ridacchiò piano.

Annabeth sorrise e il volto del ragazzo dagli occhi verdi si insinuò nella sua testa.
Arrossì al ricordo di ciò che era successo in mattinata.

-E Luke? Lui lo sai?.

-Perché dovrebbe? Sarebbe per lui, l’ennesimo modo per torturarmi. Se sapesse che non sono più vergine da quand’ ho undici anni non farebbe altro che rompere ancora di più.- sbuffò alzando gli occhi al cielo.

-Io credo che capirebbe..- mormorò a favore del ragazzo.

-Luke Castellan non capisce un tubo a meno che non riguardi sesso, alcool e droga Annabeth.- sbottò duramente e il ricordo della dannata lavatrice gli fece mancare per un attimo il respiro.

Passarono pochi minuti prima che l’alba si innalzasse in cielo facendo la sua comparsa.
Donò un lieve bagliore a tutto ciò che incontrava mentre aspettava che la notte sparisse e le lasciasse spazio.

-Mi dispiace tanto Talia, dico davvero non pensavo potessi essere tu quella bambina.. - mormorò mentre si stendevano meglio sulla sdraio.

Talia poggiò il capo sul petto di Annabeth che intanto guardava rapita l’alba sopra di loro.

-Anche a me Annabeth, ma infondo si sa, la vita è molte volte ingiusta..- sussurrò mentre ascoltava il battito del cuore dell’amica lento e armonioso.

-Ti prometto Talia, che fin quando ci sarò io accanto a te, nulla potrà farti più del male.- Annabeth prese una sua mano tra la sua e la strinse forte.

-Sono felice che tu sia arrivata qui, in questa casa. Sei la mia salvezza Annie..-Talia le lasciò un bacio sulla fronte.

Entrambe, con un sorriso dolce stampato in volto si addormentarono abbracciate, strette l’una all’altra con la consapevolezza che quell’amicizia sigillata con una stretta di mano diventava ogni giorno più forte, ogni giorno più indistruttibile.



*****




-Oh avanti Jackson, non ti facevo così pappamolle. Hai perso la fiacca eh?.- Luke Castellan rise forte dopo l’ennesima sconfitta che l’amico aveva incassato con un gemito di frustrazione.

-E’ un gioco per bambini. - grugnì il figlio di Sally e Poseidone e Luke accanto a lui, rise ancora più forte facendo sembrare quella risata quasi un ululato.

-Non la pensavi così ieri sera quando mi hai battuto per quattro volte di fila. - ridacchiò il biondo lanciandosi sul letto dell’amico.

Lanciò il controller del X-box sul letto accanto al suo e sospirò piano.
Si perse a guardare il soffitto bianco chiudendosi in uno strano silenzio.

-Qualcosa che non va amico? - chiese Percy mentre si sedeva accanto a lui.

-Molly, devo vedere come scaricarla, è solo che non voglio..

La porta si aprì di scatto, lasciando entrare Talia e Annabeth.

La prima indossava un paio di shorts neri (molto corti agli occhi di Luke) e un top bianco che le fasciava il torace e accarezzava dolcemente le curve.
La seconda invece, un vestitino a fiori bianco e blu che arriva fino sopra il ginocchio.

Entrambe entrarono sorridenti e si sedettero sul letto di Luke.

Percy incontrò lo sguardò di Annabeth e la vide arrossire.

-Far soffrire? Oh avanti Castellan, sparagli la solita palla che racconti a tutte dopo che te le sei scopate. ”Non sei tu baby, ma sono io. Vedi non credo di essere adatto a te,tu sei così perfetta..”- Talia ridacchiò spalleggiando Annabeth e imitando con voce doppia Luke.

La bianda e Percy non trattenero le risate  e Luke le fece il verso.

-Zitta mocciosa. Lo sappiamo tutti che pagheresti pur di venire a letto con me. - ghignò vittorioso il ragazzo gonfiando poi il petto.

Talia si irrigidì e gli si avventò contro. Fu la bionda ad afferrarla per i fianchi e a rimetterla seduta mentre tratteneva a stento le risate.

-Possibile che tu e lui non sapete stare in un stanza civilmente senza scannarvi a vicenda?- sbuffò Percy e Annabeth, dall’altro capo del letto annuì.

-Giusto, provate almeno a non ammazzarvi. - ridacchiò la bionda e Percy le minimò con le labbra un “grazie per il supporto Annie bella” che la fece arrossire ancora di più.

-Questo è il mio spazio, è lei che è venuta ad invaderlo.- sbottò Luke indicando la stanza come un bambino a cui il fratello più grande ruba il giocattolo.

Annabeth e Talia si guardarono in torno e grugnirono schifate.
C’erano popcorn e patatine sparse sul tappeto, pile di vestiti sporchi, libri di scuola aperti e di sicuro mai usati sulla scrivania e tanto altro.

-Questa stanza è un porcile!- esclamò l’attimo dopo Annabeth.
Talia accanto a lei annuì con aria grave.

Luke sbuffò e roteò gli occhi al cielo.

-Si può sapere perché diavolo siete entrate qui dentro allora?.- sbottò mentre affondava la testa nei cuscini.
-Come ben sapete tra un paio di giorni inizierà la scuola e Belvy darà..-

-NO!.- sia Percy che Luke si alzarono di scatto dal letto del primo guardando furiose le ragazze.

Talia ringhiò come risposta e Annabeth offrì ai ragazzi il suo sguardo da cucciola ferita.

-M-ma ragazzi,io voglio andarci,conoscere quelli che saranno i miei prossimi amici..- mormorò la bionda tristemente.
Percy per un attimo pensò di portarla con se.

-Luke possiamo..- l'amico non gli lasciò continuare la prese,gli occhi di Luke erano infuocati.

-Devo ricordarti com'è finita l'hanno scorso?Belvy e le sue feste non sono per nulla affidabili!.- esclamò in tono grave.

-E allora perchè tu ci vai?.- sbottò Talia mettendo su il broncio.

-Perchè io sono io Grace.Tu,è sicuro che non andrai da nessuna parte o giuro che ti attacco al letto e sai bene che lo farò.- Talia ringhiò verso il ragazzo.

-Perchè diavolo devi sempre fare il protettivo del cazzo Castellan?Non voglio la tua fottuta protezione ok?.- si alzò di scatto,gli occhi azzurri più vivi del solito e adirati.

-Non me ne frega nulla di te Grace.Lo faccio per non far star male Sally,quella donna ne ha già passate tante ci mancavi solo tu ora..- Luke gelidamente la colpì al cuore.

Forse,perchè aveva pienamente ragione.
Non aveva fatto altro che creare problemi su problemi in quella casa.Ogni sera ne combinava una diversa,ogni sera un ennesimo dispiacere verso quella donna che ormai era una seconda madre per lei.

Talia,sapeva bene quanto Luke avesse fatto centro con quelle parole.

Annabeth si alzò di scattò guardando Percy in cerca di un sostegno.

-Smettila Luke,è solo una stupida festa non c'è bisogno di essere così stronzo.Hai detto che non ci andremo e non ci andremo ma lascia in pace Talia e non sparare più cazzate.- Annabeth afferrò la mano di una Talia immobile e se la trascinò dietro,mentre dietro di lei Percy rimproverava con lo sguardo Luke.

Si chiusero la porta alla spalle con un tonfo e appena furono fuori gli occhi di Talia incontrarono quella di Annabeth.

-Noi andremo a quella festa,io andrò a quella festa che a quell'idiota di Castellan piaccia o meno.!-

Annabeth la vide andare via mentre a passi falcati raggiungeva la porta della sua camera e se ra richiudeva alle spalle con un tonfo.
Si battè un mano sulla fronte.

C'era aria di grossi guai.





*L'angolo di Yoo*

Salva miei semidei e semidee pucciose.Come state?
Stranamente sono di buon umore e bhe avete visto?HO AGGIONATO!
Che ne dite del chapter ?
Lo so,è un pochino più lunghetto del mio standard ma hey,avete scoperto parecchie cosuccie.
Analizziamo punto per punto:Talia mette "a nudo" la sua anima.
Lo so che può sembrare un po forte come tematica ma se ho scritto di questo problema è perchè mi sta davvero a cuore.
Può sembrare pesante e molto triste ma non mi importa.Sentivo di dover scirverlo e sono fiera dell'operato.
Annie anche racconta tutto e bhe,sto pensando di organizzare una sommossa contoro la matrigna.Ci siete?
Luke e Percy sono i soliti idioti ma amateli,sono fighi e sotto sotto hanno un lato dolce.Si,anche Castellan.
Sono anche iper protettivi (poi scoprirete il perchè) ed è per questo che alla festa di Belvy non faranno mettere piede alla ragazze.O almeno così credono ;)
Il mistero del "The Riz" non è ancora svelato, e se volete continuare a saperne di più leggete questa storuccia.
Ho un appelo da fare ai lettori silenziosi prima di passare ai ringraziamenti:Cari lettori silenziosi,mi fareste davvero,ma davvero tanto felice se spendeste 11 parole per questa storia.Non sapreste quanto ne sarei felice.
Ringrazio quelle dolcezze che hanno recensito lo scorso capitolo:
red_teardrop
Francesca Jackson
perseusjackson
InsurgentRose
Ramosa12
Grazie mille raagzze,non so cosa farei senza di voi.Sono sempre più felice che la storia vi piaccia e se aggirono e continuo a scrivere è solo per voi.
Ora devo andare,credo di avervi rotto le balle per un po.
Alla prossima,un bacio la votra Yoo <3




 

Casa Jackson!




Luke Castellan!


 

Talia Grace!


 
 
 



  
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