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Autore: blackswam    25/04/2014    10 recensioni
Un bambino. Una madre single. Un padre di cui non si sa l'identità.
Una storia piena di vicende, avventure, amore e passione senza fine.
LeonxVioletta - MarcoxFrancesca - BrodwayxCamilla- LeonxCamilla- DiegoxLudmilla.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Il dolore con il tempo si affievolisce.


-Che cosa ci fai qui?
Violetta era rimasta incollata davanti alla porta, immobile e allibita. La mano era ancora arpionata alla porta senza lasciar in alcun modo far entrare l'ospite. La sconosciuta in questione era rimasta a guardarla con un sorriso sulle labbra, complice e allegra, con entrambe le mani alzate pronte a ricambiare un caldo abbraccio che non tardò ad arrivare.
Violetto dopo aver visualizzato la persona che aveva davanti aveva lanciato la pentola che aveva tra le mani, che poverina era caduta sul divano, mentre la diretta interessata era rimasta incollata con le braccia al collo della straniera.
- Camilla sono così contenta di rivederti.
Camilla Torres. Ventinove anni. Capelli rossi e corti, più o meno a caschetto, occhi castano chiaro, un corpo snello e abbastanza alto.
Era vestita con abiti molto professionali, abbandonando definitivamente il carattere da bambina di un tempo. Il tempo cambia come le persone. Camilla aveva capito che bisognava crescere e non rimanere chiusi nei sogni, a sperare, a riflettere bisognava agire e conquistare i desideri con i proprio sogni.
Adesso portava una semplice maglietta bianca, un jeans a bassa vita, scarpette da ginnastica e aveva raccolto le ciocche di capelli con due forcine.
- Come mai questa visita improvvisa?
Camilla era la sua compagna di stanza all'università. Probabilmente lei aveva anche preso la laurea.
Purtroppo Violetta a causa della sua situazione non è riuscita a portare a termine gli studi ed quindi ottenere un lavoro decente, ma era soddisfatti dei suoi risultati e della vita che conduceva. Violetta non era sfuggito lo spostamento del viso della fanciulla. Allegro e depresso. La invita ad entrare in casa, la fa sedere sul divanetto ritornando in cucina per prepararle una camomilla.
Manuel, che per tutto il tempo era rimasto in disparte, corre in salotto per dare il benvenuto alla signorina amica della mamma. Camilla alla vista di Manuel le si scoglie il cuore. Gli scompiglia i capelli, sorridendo amorevolmente, stringendolo forte al petto. Sentiva dentro di se una malinconia e il cuore torceva forte. Camilla accarezza le guance del bambino senza smettere di cullarlo tra le sue braccia.
Violetta ritorna in salotto con la tisana tra le mani, l'appoggia sul tavolino e invita Manuel a giocare nella sua stanza.
- No, può restare se vuole.
Violetta nega con il capo dicendo che ormai era giunto il momento di chiacchiere da adulti. Manuel corre come un fulmine nella sua stanza, senza però prima aver dato un bacio sulla guancia alla sua mamma.
Camilla guarda la scena con occhi tristi, sofferti, quasi gli avessero strappato qualcosa nel petto. E forse il dolore poteva essere tale...
- Avanti raccontami cosa ti è successo?
Camilla sospira rassegnata. Era venuta li per una ragione soltanto e sapeva che Violetta era una persona di cui si poteva fidare.
- Sono incinta.
Violetta per poco non si strozzava con l'acqua.
Muoveva velocemente gli occhi, le mani era nervose, e con tutta se stessa sperava di aver capito male.
- Esatto sono incinta.
Violetta ritorna seria guardando il viso dell'amica. Quasi con rimprovero e amarezza.
- Di quanti mesi?
Camilla si strofina la testa con la mano. Morde forte, quasi volesse strapparlo il labbro inferiore.
- Due mesi.
Violetta era incazzata nera. Perché non era venuta a raccontarglielo prima? Sapeva che poteva aiutarla, ma la rabbia scemò piano piano quando vide il volto della amica farsi bianco e il corpo tremare terrorizzata. Violetta l'abbraccia forte facendole appoggiare il capo sulla sua spalla mentre lei si lasciava andare al pianto più disperato.
In questo momento Camilla era la disperazione in persona.
- Il padre lo sa?
Camilla annuisce per poi ricominciare a piangere. Violetta le asciuga una lacrima che cadeva libera e tranquilla sulla sua guancia.
- Perché non mi racconti tutto dal principio?
Camilla annuisce sistemandosi meglio sul divano. Il cuore prese a martellare forte, il respiro col tempo iniziava a calmarsi. Forse sfogarsi poteva fargli bene.
- Dopo che tu hai lasciato la scuola le cose sono cambiate. Tutti mi evitavano perchè era una misera nessuno, credevano che volessi apparire intelligente per mostrarmi superiore, importante. Le persone che definivo amici mi hanno abbandonata, e ogni giorno veniva lasciata sola a piangere della mia solitudine.
Una sera decisi di uscire per prendere una boccata d'aria, era troppo stanca per pensare ai pericoli che mi potevano accadere uscendo da sola, ma ormai la solitudine era diventato il mio pane quotidiano. Lungo il tragitto di casa intravidi un ragazzo. Si trovava difronte alla mia porta, con la testa appoggiata sul legno, addormentato. Mi faceva una tremenda tenerezza, ma in qualche modo doveva entrare in casa mia e così lo svegliai.
Da quel giorno in poi scoprii che era diventato il mio vicino di casa, uno mio compagno di scuola, un mio amico, un mio amante. Era l'unico che mi dava attenzione, e non mi faceva patire le pene della solitudine. Ne ero grata, tanto che una notte come ricompensa decisi di abbandonarmi a lui. Così come tante e tante volte. Scoperto un giorno che ne ero rimasta incinta non la presi molto bene, l'idea di abortire ammetto che era il primo dei mie pensieri, ma Brodway così si chiama era riuscito con le sue dolci parole a farmi cambiare idea.
Nelle prime settimane tutto filava lisci, anche nel mese successivo, ma durante il secondo mese iniziarono a nascere i problemi. I miei non hanno mai accettato il nostro fidanzamento, e hanno fatto di tutto per cercarmi marito trovando addirittura qualcuno che si prendesse cura di una donna incinta. Brodway ed io decidemmo di scappare, ma nulla può fermare mia madre.
Brodway mi ha lasciato, dicendomi che per me e per il bambino era meglio vivere in una famiglia nubile. E mi ha lasciato sola, anche lui mi ha abbandonata.
Violetta che era rimasta ad ascolta per tutto il tempo coinvolge l'amica in un abbraccio pieno di calore e affetto. Piansero tutta la notte, versando ogni singola lacrima.
Matrimonio combinato. Ancora oggi esistono?


Ludmilla era rimasta allibita dalle parole del ragazzo. La sua mente era in tilt e non riusciva a collegarsi bene.
- Come? Leon spero che tu stia scherzando.
Il moro nega con il capo amareggiato.
- Mai stato così serio.
Ludmilla si avvicina alla sua camicia tirandola al suo viso. Era furibonda, ma non solo per il gesto, ma anche perchè ne era venuta a conoscenza soltanto adesso.
- Siediti è una storia lunga e complicata.
Ludmilla si accomoda sul letto. Era curiosa di scoprire di più sulla faccenda.
- Ehm... come ben saprai tra me e Violetta non era mai stata un relazione rosa e fiori. Il nostro rapporto non era basato esattamente sull'amore, ma sul possesso.
Nella mia mente lei era l'unica donna per me, non doveva essere guardata o toccata da nessuno. Violetta sapeva del mio problema, ma aveva deciso di sopportarmi e di starmi accanto comunque. Era convinta che la sua vicinanza mi avrebbe cambiato, ma povera illusa. Più mi stava vicina, più allimentava la mia possessione. Ero diventanto geloso anche delle ragazze, persino di te. Ero malato, malato della sua presenza.
Un giorno venni a sapere che un certo Federico le aveva fatto la corte e lei non ne era per niente disgustata. Davanti a lei fingevo, fingevo di avere fiducia in lei, ma in realtà morivo di gelosia. Scovai quel ragazzo e lo massacrai di botte.
La notte stessa andai a casa di Violetta, era in condizioni pessime ed ubriaco marcio. La testa mi girava, le gambe era molli e pesanti, e non riuscivo a vedere oltre alla rabbia e la gelosia. La insultai, la maltrattaii. Lei urlava, mai io fingevo di non ascoltare. Ero diventato un mostro, un burattino finito e senza vergona.
Ludmilla era rimasta tutto il tempo ad ascoltare con tristezza. In pena per l'amico e l'amica e dei problemi che hanno subito.
- Successivamente ho deciso di curarmi in una clinica per persone malate di mente. E adesso sono come nuovo. Decisi di tornare da lei, almeno per scusarmi, ma se n'era andata lasciandomi solo.
Ludmilla corse ad abbracciare l'amico riempendolo di coccole.
- Non ti giudicherò. Penso che tu sia un bastardo egoista, ma non ti giudicherò. Tu sei un pezzo importante della mia vita, e non voglio lasciarti andare. Mi fido di te.
Leon si stringe nell'abbraccio della ragazza ringranziandola beandosi del suo profumo.




Nota autrice: Eccomi tornata ad aggiornare un nuovo capitolo.
Pieno di rivelazioni, no? Vi ho almeno sorpresi un pochino? Camilla incinta? Povera oltre ad aver patito le pene dell'inferno deve anche sopportare un amore combinato. Una vita senza amore.
Leon finalmente ha riacquistata una vecchia amicizia. Come si rivoluzionerà la situazione?
  
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