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Autore: Rox    18/07/2008    1 recensioni
Benjamin Price, portiere affermato, non aveva idea di cosa fosse la morte. Mai qualcosa di così forte e devastante aveva colpito la sua vita.... fino a quel giorno. E sicuramente la visita inattesa di una donna con un segreto, non può che accrescere la sua frustrazione... Se poi in questo quadro ci inseriamo una testamento con una clausola particolare, ecco che la situazione diventa veramente complicata
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ginevra quella sera si ritirò nella sua stanza e cedendo a una crisi isterica, iniziò a prendere a pugni il cuscino finché, stremata, non si accasciò sul letto.
Lo odiava. Era decisamente il termine giusto per quello che provava verso quell’uomo.
L’aveva profondamente umiliata quella sera, l’aveva fatta sentire come se fosse un oggetto da usate e gettar via una volta stancatosi.
E lei, maledetta la usa natura così vulnerabile, si era lasciata abbindolare e aveva lasciato che lui quasi la possedesse sul tavolo della sala da pranzo.
Una volta resasi conto di quello che lui le aveva fatto e di come lei aveva risposto, lo aveva odiato profondamente.
Lei non poteva comportarsi così dopo tutto quello che aveva fatto per poter ottenere ciò che aveva faticosamente conquistato negli anni.
Era tutto ciò che aveva in quanto la famiglia Price le aveva rubato tutto.
Non aveva nient’altro di ciò che aveva conquistato e, giurò di nuovo a se stessa, non avrebbe permesso a un nuovo Price di rovinarle la vita.
Voleva la guerra?
Non c’era nessun problema: lei era nata per combattere contro di lui.

La mattinata sembro non giungere mai per entrambi.
La notte era stata decisamente agitata per Ginevra che, mossa da pensieri violenti e, ahimé, carnali, non era riuscita a distaccarsi da ciò che era successo la sera prima con il padrone di casa.
La stessa cosa era accaduta a Benjiamin che, a dispetto di come voleva sempre apparire, era in realtà stanco dalla notte passata e frustrato dall’erotismo che la donna gli trasmetteva.
Quella mattina il suono della sveglia era stato quasi un sollievo se non fosse che la giornata che lo attendeva era decisamente poco tranquilla.
Non aveva voglia di andare agli allenamenti, e soprattutto di affrontare gli sguardi indagatori dei suoi compagni di squadra.
Sapeva perfettamente che qualche notizia sarebbe trapelata anche dal loro silenzio stampa, se non fosse anche solo per la morte di suo padre.
Sapeva quindi di dover chiarire molto presto la situazione di Ginevra ai suoi amici, ma soprattutto a se stesso.
Le aveva proposto, o meglio l’aveva praticamente obbligata a sposarlo, ma nel profondo del suo io, non sapeva se era la cosa gusta da fare.
Erano un po’ di mesi a questa parte che si interrogava su le sue relazioni e sulle sue esperienze con le donne e a parte una bruttissima esperienza in Germania, nella quale era rimasto profondamente scottato, non aveva più voluto relazioni serie.
Sarà stato per il modello dei suoi genitori, insieme solo per compiacere la stampa e per far sembrare la famiglia Price un esempio per tutto il mondo, ma la sola idea di sposarsi gli aveva sempre fatto venire i brividi.
E la cosa aveva sempre fatto impazzire suo padre.
Certo non era l’unico figlio della famiglia, anzi i suoi due fratelli erano più grandi di lui di qualche ano, ma il padre sapeva bene che affidare un’azienda a un pittore bohemien e a uno scapestrato che passava più tempo al casinò che nella propria casa, avrebbe voluto significare la fine di quell’impero economico a cui sicuramente aveva dedicato molto più tempo che ai propri figli.
E stranamente il figlio più piccolo, con la mania del calcio, aveva capito la passione di duo padre per la finanza e, stranamente l’aveva paragonata alla propria vita calcistica.
Anche li ogni giorno rappresentava una sfida a chi teneva più duro, a chi giocava meglio in attacco senza però lasciare sguarnita la difesa, e lui, il miglior portiere al mondo, abituato a controllare che ogni difensore non sbagliasse nemmeno una posizione in campo e che nessun attaccante riuscisse a superare quel muro impenetrabile, si era appassionato lentamente a quel ruvido mondo dove molte volte un sorriso celava un pugno di ferro.
Solo che suo padre aveva come suo solito frainteso le intenzioni del figlio e lentamente ma con mano ferma l’aveva sempre più sospinto verso l’economia facendo pressioni affinchè lasciasse il mondo del calcio.
Il problema era stato che sentendosi così tanto pressato dal padre, aveva lentamente abbandonato qualsiasi progetto e alla fine i rapporti con il capofamiglia invece che migliorare, si erano lentamente logorati arrivando infine alla rottura.
Scuotendo leggermente la testa, si rigirò tra le mani il testamento del padre.
Come era giusto che fosse, lasciava un piccola parte e una misera manciata di azioni ai due figli maggiori, permettendo al maggiore Michael di vivere in tranquillità campando in una piccola villa di famiglia in Italia, spersa tra le colline toscane, continuando a dipingere i suoi quadri.
Al secondogenito Lucas, lasciava la stessa identica somma del primo figlio e una villa a Montecarlo che, come già sapeva Benjiamin, sarebbe stata presto in vendita per poter pagare i vizi al fratello.
E a lui, la stoccata finale in quel duello che combattevano da tempo: una moglie scelta da lui e l’intera multinazionale.
E ora lui non sapeva proprio cosa fare: gli veniva da ridere all’idea che anche in punto di morte fosse riuscito a trovare un modo per vincere questa maledetta sfida.
Un sospirò gli uscì dalle labbra.
Era la prima volta che rifletteva seriamente su quello che gli era successo in questi giorni: suo padre era morto e lui rimaneva, ultimo di tre figli, a caricarsi di tutte le responsabilità.
Come sempre, del resto.
Scrollando la testa, si calò in testa il suo inseparabile cappellino e dopo aver scribacchiato due righe su un foglio e aver depositato sullo, stesso un mazzo di chiavi, prese il suo borsone e si diresse, come sempre, verso quel prato verde che riusciva, almeno per novanta minuti, a fargli dimenticare quanto la sua vita fosse triste.
- alla faccia di chi dice che i soldi comprano anche la felicità -

Quando Ginevra si alzò quella mattina, inizialmente non ripensò all’umiliazione subita la sera prima, ma lentamente i ricordi iniziarono a riaffiorare nella sua memoria e le guance si imporporarono per la vergogna.
Nascose la testa sotto il cuscino non riuscendo a credere di essersi lasciata trattare così.
Certo lei non era una santa e nemmeno votata alla castità e già prima di quel momento aveva sperimentato cosa volesse significare stare con un uomo, dentro e fuori da un letto.
Quello di cui non riusciva a capacitarsi era innanzi tutto la forte attrazione che si era scatenata tra loro in sala da pranzo, ma che soprattutto lui l’avesse trattata come una prostituta.
Lei non era affatto una donna di facili costumi e se si era donata a un uomo era perché aveva provato un forte sentimento nei suoi confronti.
Trascinandosi giù dal letto indossò una vestaglia e si diresse verso la sala da pranzo pregando mentalmente di non incontrare il padrone di casa.
Con sua somma felicità, Benjiamin era già uscito di casa.
Si diresse verso la caffettiera appoggiata sul tavolo e solo dopo essersi versata una tazza di espresso si rese conto di un mazzo di chiavi e di un biglietto appoggiato al tavolo.
Come colui che l’aveva scritto, il biglietto era molto conciso e le veniva ordinato di presentarsi al campo da calcio per le presentazioni ufficiali.
Le chiavi servivano all’uso della macchina posteggiata nel garage dietro casa..
Maledicendolo con tutte le sue energie, finì la sua tazza di caffé e si diresse verso la camera da letto.
Avrebbe di gran lunga preferito un diverso tono nel biglietto che non un ordine militare.
Pensava veramente che lei sarebbe sottostata a ogni suo capriccio in virtù di non si sa che cosa?!
Mai.
Lei era riuscita a risollevarsi da una situazione disastrosa ed era arrivata ai vertici del successo contando solo sulle sue forze.
Non sarebbe sicuramente stato un portieruncolo di terza categoria a metterla in difficoltà.

Benjiamin Price non era sicuramente un uomo impaziente.
Era abituato ad essere sempre attivo e presente anche nelle situazioni più immobili.
Il suo ruolo di stare sempre tra i pali lo obbligava a mantenere una concentrazione ferrea ed era proprio famoso per ilo sua sangue freddo, fuori e dentro il campo di calcio.
MA quando con la coda dell’occhio vide comparire sugli spalti Ginevra, poco ci mancò che pure Mellow riuscisse a fargli goal.
Dopo essersi assicurato che nessuno avesse notato la sua defaiance, in realtà si rese conto che il suo capitano stava sogghignando.
A lui certi errori non scappavano di certo…
La sua concentrazione era messa decisamente a dura prova, sapendo che quella donna lo stava guardando, e per la prima volta nella sua vita avrebbe voluto veramente fare colpo su di lei per farle rendere conto di chi lui fosse nel suo ambiente.
Ma quando riuscì a distogliere l’attenzione da ciò che stava succedendo in campo, notò che lei non era minimamente interessata a ciò che lui stava facendo, troppo concentrata sul portatile che aveva sulle gambe.

Ginevra aveva deciso di buttarsi sul lavoro, non c’era altra scelta.
Innanzi tutto perché se non ci pensava lei a certe cose, non ci avrebbe di certo pensato quel portiere da quattro soldi che di sicuro non sapeva nemmeno cosa fosse un falso in bilancio, o una bancarotta, praticamente l’abc di qualsiasi persona che voleva dirigere un’azienda.
In secondo luogo perché sapeva con certezza che l’indifferenza era la migliore arma visto che persone come Benjiamin Price amavano essere osannate e adorate.
Quindi una buona e sana dose di indifferenza nei suoi confronti, non poteva che fargli un po’ abbassare la cresta e mettergli un po’ di sale in zucca.
E, infine, perché a dispetto di ciò che voleva mostrare, sapeva che la faccenda del matrimonio non era un qualcosa di rimandabile.
Quindi doveva pensare ai fiori, agli inviti e tutte quelle cose inutili a cui bisognava pensare.
Sconsolata, sospirò e si passò una mano nei capelli grattandosi la testa, segno di una vera e propria esasperazione.
“Ti vedo un po’agitata, se mi posso permettere”
Alzando di scatto la testa in direzione della voce, si ritrovò davanti la fidanzata del capitano.
Portava un semplice paio di jeans e una t-shirt attillata di uno sgargiante rosso.
“Ciao Ginevra… era ora che ti facessi vedere al campo! I ragazzi iniziavano a pensre che fossi solo una favola!”
“Può anche darsi che epr loro io sia una favola, ma per me questo è un incubo!” le rimandò mentre la giapponese scoppiava a ridere.
“Ti sembrerà strano, ma anche quel burbero e antipatico del tuo fidanzato, ha degli amici.
Ma non ti preoccupare, non ha assolutamente parlato male di te, anzi ti stima molto”
Questa volta fu l’altra donna a ridere e a guardare scettica Patty
“Oh, io se fossi in te non sottovaluterei il giudizio di Benjiamin Price. Sa della tua storia, del tuo passato e di come sei riuscita ad andare avanti.
E queste cose, uno come lui non le sottovaluta di certo!”
“Sarà come dici, ma non penso che lui abbia bisogno né di me, né di nessun altro”
Patricia sorrise senza nemmeno rispondere e velocemente si sedette di fianco a lei:
“Ma parlando di cose interessanti, dimmi un po’ come ti trovi a Villa Price. A dir la verità a me ha sempre fatto un po’ paura”
Ginevra si tolse gli occhiali da sole dal naso e la guardò alzando le spalle.
“E’ una casa come tante altre che ho visto. E tu invece? Come prosegue il tuo ultimo libro? Non vedo l’ora he esca nelle librterie per leggerlo!
“Beh se non vedi propri l’ora te ne manderò un copia appena prima che esca, così non ti ritroverai senza!
Ginevra scoppiò a ridere e annuì e per la prima volta da quando era arrivata nella cittadina, si sentì finalmente a suo agio.
“Beh si, direi che è decisamente un bel vantaggio conoscere la mia scrittrice preferita! Almeno conoscere quell‘individuo allucinante ha avuto i suoi riscontri positivi!”
Patty annuì e le si sedette vicino.
“Pronta per il matrimonio? Sai non pensavo che Benji arrivasse all’altare prima di me e Holly, ma a quanto pare i miracoli esistono. State bene assieme e tu i sembri una persona che può dargli del filo da torcere!”
Ginevra storse la bocca e sospirò.
“Preferirei andare al patibolo piuttosto che sposare quell’uomo, ma a quanto mi è appena stato comunicato dai miei avocati, non c’è via di scampo da quella clausola, se non volgiamo prendere in considerazione i fratelli di Benjiamin che tutto mi sembrano tranne dei dirigenti d’azienda, anche se non so se fidarmi nemmeno di lui… Mi sembra così… impreparato!”
Patty la guardò e sogghignò:
“Allora vuoi dire che non ti ha detto della sua laurea? Benji si è laureato in Economia e Marketing esattamente due anni fa e da allora si è sempre tenuto in contatto con suo padre per sapere degli andamenti della società!”
Ginevra rimase profondamente colpita da questa ultima informazione e sgranò gli occhi verdi guardando la giovane amica:
“Io non ne sapevo nulla. Nemmeno suo padre mia aveva accennato al fatto che suo figlio fosse realmente così coinvolto con la società!”
Patricia accavallò le gambe e sorrise:
“lo vuoi un consiglio, Ginevra? Nella famiglia Price, nulla è mai come sembra, soprattutto se parliamo di Benjiamin!”
Un sogghigno leggero le face voltare di scatto e si trovarono proprio davanti ai loro occhi, l’oggetto delle loro discussioni.
“che fai, Patty, sei passata al nemico?”
“Qualcuno la deve pur mettere in guardia dai tipi come te. Finito con gli allenamenti? Bene, allora vado a parlare con Oliver”
E dopo aver salutato i due si allontanò leggiadra.
Ginevra aspettò che la nuova amica se ne fosse andata per rivolgere il suo peggiore sguardo d’odio al portiere.
“E così saresti laureato in Economia. Che diavolo aspettavi prima di dirmelo? Che mi fossi prostrata ai tuoi piedi chiedendo compassione e pietà per aver capito solamente alla fine con chi diavolo avevo a che fare?! Ma tu pensi che io sia così stupida?!”
I suoi occhi fiammeggiavano di rabbia e Benjiamin Price si sentiva lusingato di aver finalmente scatenato quella furia che sapeva perfettamente che le stava tenendo nascosto sotto quella maschera di ghiaccio che portava ogni santo giorno.
Sapeva del fuoco che le ardeva nelle vene dalla sera prima, quando l’aveva sentita così arrendevole e calda tra le sue braccia. E ora non bramava null’altro che non fosse lo sprofondare in quel fuoco.
“Non ti ritengo per niente stupida, Ginevra. Se così fosse ti avrei già sottratto con molta meno fatica la mia società da sotto le tue mani. Ma ti ho osservata in questi anni, ho visto come lavori e la fiducia che mio padre aveva in te. E certe cose sono importanti anche per uomini spregevoli come me.
Non pensare mai che io sappia cosa sto facendo, lo so perfettamente perché io non lascio mai nulla al caso, nemmeno la mia vita privata.
Ho avuto molte donne, mia cara, ma nessuna ha mai potuto arrogarsi il diritto di proprietà nei miei confronti. Tu sarai l’unica a potertene vantare!”
Ginevra spense lentamente il computer e gettando un occhio al campo, si rese conto tutti gli amici del portiere erano appena sotto gli spalti dove lei era seduta aspettando di conoscerla.
Lo guardò sentendo montare dentro di se una rabbia mai provata.
“Innanzi tutto io non ci tengo affatto ad averti come marito. Io ci sono costretta se te lo fossi dimenticato e se questo è l’unico modo per continuare a seguire un’azienda che ho amato e che per la quale ho dato ogni singola goccia del mio sangue, allora vorrà dire che sarò disposta a fare un patto con il diavolo e accettare che tu mi metta una fede al dito.
Ma se pensi che basti uno stupido anello di metallo per mettere a tacere tua moglie, beh hai sbagliato di grosso.
Ti sarai anche laureato in economia e avrai letto tutti i prospetti che ti mandava tuo padre, ma sappi che sono io quella che li scriveva e che lavorava anche quattordici ore al giorno.
Sono io che conosco quella maledetta azienda come le mie tasche e se non vuoi che te la mandi in malora, e sappi che ne sarei capace, d’ora in avanti ti consiglio di portarmi il rispetto che devo e che ho sempre preteso.
Tu sei solamente un portieruncolo da quattro soldi che ha sprecato la sua vita inseguendo un sogno da bambino. Io sono una donna che insegue un sogno da uomini.
E non permetterò minimamente che un montato della tua portata mia dica come mi devo comportare.
Mai!”
Benji la guardò stupito e compiaciuto per quella mega sfuriata che gli stava facendo ma che in fondo sapeva essere giusta.
Disgraziatamente un sorriso gli trapelò sulla bocca e la donna lo interpretò come una sfida.
Raccogliendo con gesti nervosi la propria attrezzatura, tirò fuori dalla borsa una serie di inviti per il matrimonio, già stampati e pronti.
“Bene, Price, visto che non hai nessuna intenzione di prendermi sul serio, questi sono gli inviti per il matrimonio con la data fissata e pronta.
Puoi distribuirli, gettarli, mangiarli, usarli come carta igienica, a me non interessa.
Ti avviso solamente che se quel giorno ti dimenticherai di presentarti all’altare, ci saranno tutti gli estremi per farti causa e giuro su Dio che ne sarò capace!”
E con sprezzo glieli gettò in faccia mentre con un sonoro - CHE DIAVOLO AVETE VOI DA FISSARE!- rivolto all’intera squadra nazionale, lasciava lo stadio.
Oliver Hutton sogghignò e guardò l’amico Tom:
“Penso proprio che ne vedremo delle belle!” e si incamminò verso gli spogliatoi seguito da tutti gli altri che preferirono lasciare il loro amico portiere ad accusare l’umiliazione.

  
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