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Autore: LalaK    25/04/2014    6 recensioni
E dopo aver pensato di poter sacrificare tutto,dopo aver corso mille pericoli,mi rendo conto che non sono pronta a dare anche la mia vita.
Un finale alternativo a quello proposto dalla scrittrice Veronica Roth.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2. Peace offering




Non so quando esattamente capii di aver ripreso conoscenza. Ad un certo punto,però,iniziai a percepire dei rumori,e un vago profumo di fiori. Aprii gli occhi,ma immediatamente li richiusi per la troppa luce. Rimasi qualche momento con le palpebre socchiuse per abituarmi al biancore accecante delle lampade,e nel mentre decisi di fare un controllo generale delle mie condizioni.
Provai a muovere la gamba destra.
A parte l’iniziale formicolio dovuto alla prolungata inattività,nessun problema.
Passai alla gamba sinistra.
Subito una fitta,simile a una pugnalata,mi percorse la gamba.
Mugolai di dolore
Ok,gamba sinistra fuori uso
Salendo,verificai che a parte qualche dolorino alla spalla destra,non avevo nessun problema a muovere le braccia.
Forte delle mie scoperte,dopo essere finalmente riuscita ad aprire gli occhi senza rimanere abbagliata,provai a far leva sugli avambracci per sollevare il busto e mettermi in posizione più eretta.
Rinunciai subito quando un dolore lancinante al fianco mi mozzò il respiro.
Costretta a restare momentaneamente immobile,mi ritrovai a fare vagare lo sguardo sulla stanza spoglia in cui mi trovavo,resa più accogliente solo da un mazzo di fiori profumati su un tavolino poco distante.
Di fianco al mio letto Caleb giaceva su una poltrona,un libro appoggiato sulle ginocchia e il capo reclinato su una spalla. Il rumore che mi aveva svegliata altro non era che il suo lieve russare. Rimasi qualche istante a fissarlo. Anche se facciamo parte della stessa famiglia, alla fine abbiamo compiuto scelte completamente diverse nella vita.
Lui, erudito.
Io,intrepida.
Rabbrividisco al pensiero di quanto queste scelte ci abbiano separato.
La fazione prima del sangue.
Già.
Mi chiedo come evolverà il nostro rapporto ora che non ci sono più le fazioni,ora che siamo solo Beatrice e Caleb.
Sono passati alcuni minuti ma nè Caleb accenna a svegliarsi nè qualcuno sembra accorgersi del fatto che ho ripreso conoscenza.
Nonostante io sia una divergente,e quindi caratteristiche di più fazioni, la pazienza non è mai stata il mio forte.
Inizio a tossicchiare per cercare di attirare la sua attenzione,ma quello che esce dalla mia gola secca è solo un ringhio gutturale, che però almeno sortisce l’effetto desiderato. Osservo mio fratello mentre si sveglia di soprassalto,facendo cadere a terra il libro per l'improvviso movimento. Con gli occhiali in bilico sul naso,i capelli spettinati e gli occhi ancora impastati dal sonno ha un'aria davvero buffa.
La mia risatina sommessa presto si trasforma in un attacco di tosse convulsa che mi fa ripiegare su me stessa. Caleb si affretta a prendere un bicchiere d'acqua e ad aiutarmi a berlo a piccoli sorsi.
Quando finalmente riprendo a respirare normalmente e la mia voce non sembra più quella di un vecchio uomo con la raucedine, mi giro verso di lui.
<< Ciao >> gli faccio
<< Ciao>> risponde lui,impacciato.
<< Come stai?>> aggiunge,mentre si passa nervosamente una mano tra i capelli.
Gli lancio un'occhiata eloquente
<< Già. Scusami io... >> fa,con voce afflitta chinando il capo.
<< Non intendevo accusarti >> dico,tentando di rimediare a quell’inaspettato senso di colpa che mi ha preso alla vista della sua espressione abbattuta.
<< è stata una mia scelta >> sussurro.
<< Una scelta stupida e insensata >> risponde,le guance imporporate,animato da una rabbia che non capisco se essere rivolta verso di me o verso se stesso.
<< Perchè l'hai fatto,Beatrice?>>
L’uso del mio vecchio nome mi riporta indietro nel passato,quando ancora non appartenevo agli intrepidi ma solo alla mia famiglia.
<< S-sei ciò che resta della mia famiglia>> balbetto,improvvisamente nervosa e imbarazzata.
Non riesco a spiegare quello che provo. Certo,non ho scordato il suo tradimento,ma proprio non ce la faccio ad odiarlo,e non solo perchè mia madre e mio padre non avrebbero approvato,ma anche perchè è mio fratello e sento di essere legata a lui da vincoli che non riesco proprio a slegare.
<< Questo però non ti ha impedito all’inizio di mandarmi a morire come se fossi carne da macello >> risponde,amaro.
<< Non è stato molto diverso da quello che hai fatto tu >> ribatto prontamente.
Non sa più cosa dire.
Non so più cosa dire.

Mi rendo conto che potremmo continuare all’infinito a rinfacciarci i nostri reciproci errori. Non ho mai pensato a come si debba essere sentito mio fratello quando si era accorto di essere solo,senza amici e destinato a morire per volere di altri. Anzi,non per volere di altri. Per volere mio. In quel momento mi sembrava giusto che fosse lui a sacrificarsi,che anche lui soffrisse quello che io stessa avevo sofferto. C’era una possibilità di salvarlo? La risposta è ovvia. Si,c’era. In fondo ho sempre saputo che sarei stata immune anche a quel siero,e che se solo avessi voluto,avrei potuto salvarlo. Ma non ho detto niente,e nessuno ha osato contrastare una decisione che io avevo preso,convinti che se c’era qualcuno che poteva decidere,quella ero io. Rabbrividisco al pensiero che mi sarei potuta macchiare della morte di mio fratello. E per cosa poi? Per desiderio di vendetta? Forse si,all’inizio. Ma poi,quando è stato il momento agire,la parte più irrazionale di me,quella che sempre prende il sopravvento nelle situazioni d’emergenza,non ne aveva voluto sapere di lasciar andare mio fratello. Ora sono consapevole di volergli ancora bene,e di aver tentato di reprimere questo sentimento perché non era giusto,perché lui in fondo mi aveva tradita.
Dopo un lungo momento di silenzio Caleb si avvicina al mio letto e prende una mia mano tra le sue. Lo guardo negli occhi,finalmente pronta ad ascoltare quelle parole che mi sono sempre rifiutata di sentirgli dire.
<< Non voglio cercare di giustificare quello che ho fatto. Probabilmente niente potrà mai colmare quel divario che io stesso ho creato tra di noi tradendoti. So che non sei obbligata a perdonarmi>> Sospira
<< Voglio però dirti che cercherò di meritarmelo,il tuo perdono,dimostrandoti giorno per giorno di essere cambiato,e di voler diventare una persona migliore.>> conclude guardandomi in viso con convinzione.
Mi sento sollevata da un enorme peso. Finalmente non sento solo su di me la responsabilità di far tornare tutto come prima,come se non fosse successo niente. Ora so che siamo in due a farci carico di questo fardello. Ricambio la stretta della sua mano,e gli sorrido.
<< Sono felice che tu sia viva>> esclama in uno slancio di affetto,abbracciandomi con delicatezza,attento a non farmi male.
Ricambio il suo abbraccio e gli con la mano tocco la sua nuca in una lieve carezza. Immersa nella sua stretta,scorgo da dietro la sua spalla la porta aprirsi,e un ragazzo entrare nella stanza.
Trattengo il respiro.
Tobias.



Angolo Autrice:
Salve a tutti : ) sono felice che siate riusciti ad arrivare in fondo a questo secondo capitolo. Ringrazio tanto le due persone che hanno recensito,quelle che hanno inserito la storia tra le seguite e anche solo quelle che si sono prese il disturbo di leggerla. Grazie,grazie grazie. In questo capitolo ho voluto parlare del rapporto tra Tris e suo fratello,mi sembrava giusto che finalmente si riconciliassero.Fatemi sapere se vi è piaciuto,se ho rispettato i caratteri dei personaggi e se la situazione che ho descritto vi è sembrata verosimile. Le critiche sono ben accette. Spero in tante recensioni :P detto questo,concludo. Ci vediamo al prossimo capitolo :)

  
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