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Autore: Josy Hummel    25/04/2014    1 recensioni
Kurt è magro, lo è sempre stato, ma cercherà di esserlo ancora di più per piacere al suo migliore amico, ma poi perde il controllo.
Vivere non sembra più un'opzione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Rachel Berry, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ebbene, eccoci arrivati alla fine di questa mini long. Spero che vi sia piaciuta. 
Un abbraccio,
Ronnie. 
PS: per chiunque volesse seguire le ff e gli autori che traduco, o soltanto dirmi 'ehi!', questa è la mia (appena creata) pagina facebook. -------> 
https://www.facebook.com/pages/Ronnie/294415954055675?skip_nax_wizard=true

 




“Finn? Che succede? Perché mi stai chiamando?” Finn respirò tremante, suonando parecchio strano, attraverso il cellulare.
 
“Kurt, ehi! Io- devo dirti una cosa-”
 
“Sembra importante.” Disse Kurt, continuando a tagliare frutta.
 
“Uhm- sì. Lo è. Insomma- Rachelncinta.”
 
“Cosa? Non ho capito-” Finn prese un profondo respiro.
 
“Ho detto che Rachel è incinta.” Kurt fece cadere il telefono.
 
“Kurt? Kurt, ehi, va tutto bene?” si affrettò a riprenderlo.
 
“Uhm, sì, certo, solo- ma che diavolo, Finn! È fantastico!” Finn rise.
 
“Sì, beh, lo è. Siamo così felici.”
 
“Sapete già se è un maschio o una femmina?”
 
“Sì.”
 
“Andiamo, dimmelo!” Kurt stava sorridendo come uno scemo. Suo fratello stava per diventare padre!
 
“Okay, è un maschio.”
 
“E’ fantastico, Finn. Immagino che diventerà un enorme orsacchiotto dal cuore tenero, proprio come suo padre, eh?” Finn ridacchiò.
 
“Spero che sarà molto più come Rachel. Non dovrebbe ereditare la mia pigrizia.”
 
“E’ dolce, da parte tua, enorme orsacchiotto.”
 
“Sai- c’è qualcos’altro.”
 
“Sto ascoltando.”
 
“Noi- avremmo deciso il nome.”
 
“Di già? Qual è?” Finn rise goffamente.
 
“Beh, uhm- se non ti offendi, ci piacerebbe chiamarlo Burt.” Kurt sentì le lacrime premergli agli angoli degli occhi.
 
“Voi- davvero?”
 
“Sì, intendo- volevo dargli il nome di suo nonno. Ed è Burt.” Una singola lacrima gli scivolò lungo la guancia.
 
“Oh ma, questo è così dolce, Finn! Mi piacerebbe molto.”
 
“Grazie, Kurt. Significa molto, per me, la tua approvazione.” Kurt sorrise.
 
“Ti amo, Finn.(*)
 
“Anche io, fratello.” Poteva sentire il sorriso di Finn. Kurt ridacchiò.
 
“Suona parecchio strano dire amore e fratello nella stessa frase.”
 
“Beh, è vero, e se dicessi solo ‘ti amo’, suonerebbe gay.”
 
“E noi assolutamente non vogliamo questo.”
 
Improvvisamente, la porta di ingresso si aprì, e una quindicenne in lacrime entrò come una furia, guardando tristemente Kurt. Disse immediatamente a Finn che c’era qualcosa che non andava e che lo avrebbe richiamato dopo, poggiando il telefono e abbracciandola forte.
 
Beh, quello era qualcosa.
 
Non gli piaceva affatto vedere sua figlia piangere.
 
 
 
 
 
“Oh Dio, Blaine! Sono così felice che tu sia qui!” disse Kurt, avvolgendo le braccia attorno al collo del marito e sospirando di sollievo.
 
“Co- Kurt, tesoro, che sta succedendo?” chiuse la porta dietro di sé, continuando ad abbracciarlo gentilmente.
 
“Alice è tornata a casa, e non ha smesso un secondo di piangere, e non so più che cosa fare, perché non vuole dirmi cosa c’è che non va, e sei tu quello che solitamente la fa parlare, e tu non c’eri-”
 
“Ehi, piccolo, calmati. Starà bene. È un’adolescente, dopo tutto. Dove sono Fred e Josy?”
 
“Fred è ancora a scuola, e Josy è nella sua camera, presumo. Ha trovato i tuoi CD.” Blaine ghignò, mentre si toglieva il cappotto.
 
“Beh, in caso le piacessero-”
 
“Oh le piacciono. Parecchio. Proverai a parlare con Lizzie?”
 
“Certo. Qualsiasi cosa per il mio coniglietto.” Kurt sbuffò.
 
“Hai seriamente bisogno di smetterla di chiamarla così. Ha quindici anni, adesso, lo sai? Non pensi che questo cominci ad annoiarla?”
 
“Oh lo farà, ma a me piace, perciò-” Kurt sorrise e prese la mano dell’altro, tirandolo su per le scale.
 
“Andiamo, il tuo coniglietto ha bisogno di te.”
 
“Okay, okay, sto arrivando.” Non appena ebbero raggiunto il secondo piano, Blaine poté sentirla piangere rumorosamente dalla prima camera a sinistra. Lanciò un’occhiata a Kurt, che gli strinse la mano, e bussò alla porta gentilmente.
 
“Ehi, Lizzie, tesoro, sono io.”
 
“P-papi?”
 
“Sì, coniglietto. Mi fai entrare?” Ci fu un breve silenzio, poi aprì la porta. Blaine la avvolse immediatamente con un braccio. Era cresciuta così tanto, e anche se era almeno di qualche centimetro più alta di lui, era sempre la sua piccolina.
 
Lei lo guardò tristemente.
 
“P-papi, io-”
 
“Ehi, va tutto bene, Lizzie. Siediti.” Le indicò il letto, e lei obbedì, tirandolo accanto a sé. Kurt si sedette sulla scrivania.
 
“Che succede, tesoro?” lei singhiozzò.
 
“C’è questo r-agazzo, lui-”
 
“Che cosa ha fatto?”
 
“Continuava a c-chiamarmi- f-figlia di f-roci, e cose simili- e io volevo solo-” Blaine le alzò il mento, così da guardarla negli occhi.
 
“E’ uno stronzo, ovviamente. Fregatene.”
 
Blaine!”
 
“Scusa, Kurt.” Sorrise a sua figlia, incoraggiante. Ma lei pianse solo più forte.
 
“Io n-non posso. Lui- lui mi piace, e adesso- voglio s-solo morire, perché non posso morire e basta? Sarebbe t-tutto finito.” Blaine piagnucolò.
 
Poi cominciò a piangere più forte, e corse fuori dalla stanza.
 
“Blaine, tesoro, vieni qui, lei non lo intendeva sul serio, lo sai!” Blaine si sbatté la porta della loro camera alle spalle.
 
“Papi! Oh Dio, mi dispiace, io non pensavo, io-” singhiozzò, e Kurt la guardò.
 
“Lui non piange mai, papà.” Kurt sorrise debolmente.
 
“Lo so, tesoro. Ma lo faceva. Ha pianto al nostro matrimonio, lo sapevi?” Lei annuì.
 
“Sì, lo so, ma- non così, credo.” Kurt sospirò, e si sedette accanto a lei, accarezzandole un ginocchio.
 
“Tesoro- tuo padre ed io- abbiamo avuto un brutto periodo, da giovani, e lui piangeva un sacco, in quel periodo.” Lei strinse gli occhi.
 
“Cosa intendi. Papà?”
 
“Intendo-” Kurt sospirò. Non avrebbe mai voluto raccontare niente a sua figlia, di quell’episodio, ma beh, adesso non aveva scelta.
 
“Ho tentato il suicidio, quando avevo diciannove anni.” I suoi occhi si spalancarono.
 
“Oh mio Dio, papà, cosa- intendo, perché?” esitò un momento, ma poi si alzò per sedersi sul suo grembo, come faceva quando era bambina.
 
“Io- è una storia lunga, ma va bene. Cercherò di spiegartelo. All’epoca io e tuo padre eravamo migliori amici. Io ero innamorato di lui, e lui di me, ma non lo aveva capito.” Alice sorrise. “E’ proprio da lui.”
 
“Già. Sai- era difficile, specialmente perché aveva un’enorme cotta per Sam. Sai, Sam Evans, il modello?” lei annuì.
 
“Sì, beh- ho pensato di non piacergli per via del mio corpo.”
 
“Papà, ma papi non è quel genere di persona!”
 
“Lo so questo, ma sai- ho cercato di essere migliore. Hai mai sentito parlare di Bulimia?”
 
“Ma che diavolo, papà?! Sei serio?!”
 
“Mi dispiace, piccola, ma l’ho fatto. E di nuovo, tuo padre non si accorse di niente. Un paio di mesi dopo io ero distrutto. Ho tentato il suicidio con una dose massiccia di sonniferi, ma Rachel mi ha trovato.”
 
“Zia?”
 
“Sì. E sfortunatamente, anche tuo padre era lì, perché aveva appena realizzato di essere innamorato di me, il che è tipico. Sempre al momento sbagliato.” Lei sorrise di nuovo.
 
“Quando mi sono svegliato gliel’ho detto. Che volevo soltanto morire, che non avrebbe dovuto salvarmi, ma lo ha fatto. Ancora e ancora. È stata dura, ricominciare a mangiare, sai? Tuo padre mi nutriva personalmente. Non ho dormito bene per parecchio tempo, ma non quando lui dormiva accanto a me. Anche sé mi ha salvato, però, non si è mai sentito come se lo avesse davvero fatto. Era spezzato quanto me, quando l’ho fatto. E ora immagina sua figlia che gli dice di voler morire. Cosa avresti fatto tu, allora? Ridere?” Lei trasalì, alzandosi.
 
“Mi dispiace, papà. Posso andare da papi?” lui sorrise.
 
“Voglio parlargli un attimo prima, va bene? Aspetta un paio di minuti.” Lei annuì, e Kurt si alzò in piedi, dirigendosi verso la loro camera da letto e bussando.
 
“Blaine, amore, posso entrare?”
 
“S-sì, certo.” Kurt aprì piano la porta ed entrò. Blaine era steso sul letto, il volto seppellito in un cuscino. Kurt poteva sentirlo singhiozzare, e vedere le sue spalle che tremavano. Si sedette accanto a lui, cominciando ad accarezzarlo circolarmente sulla schiena.
 
“Blaine. Sai che ti amo, e anche lei. Ignora quello che ha detto, non voleva. Lei-”
 
“Allora perché? P-perché io non sono mai una ragione sufficiente per essere vivi?” pianse ancora più forte, e Kurt poté sentire il suo cuore spezzarsi.
 
“Amore, tu sei, letteralmente la mia ragione.”
 
“M-ma, tu mi avevi, quando- quando-”
 
“Lo so questo, adesso, tesoro.”
 
“No, intendo- ero il tuo migliore amico e- non è stata una ragione sufficiente-”
 
“Blaine, tesoro- sono stato egoista, quando ho fatto quello che ho fatto, e ne sono consapevole.  Non ho pensato a te, e a come avresti potuto sentirti. Ho pensato soltanto a quanto ferisse me non poterti baciare, stringerti e stare insieme a te. Non ho pensato che avrebbe ferito te. Ho pensato che non ti sarei mancato-”
 
“Ma non è c-così! Io ti a-amavo-”
 
Amavo?” ghignò Kurt.
 
“No, okay, ti amo ancora.” Blaine nascose il suo sorriso nel cuscino.
 
“Tesoro?”
 
“Sì?”
 
“Mi guardi?”
 
“No.”
 
Kurt sospirò.
 
“Perché no?”
 
“Perché sono orribile quando piango, e questo cuscino ha il tuo profumo.” Kurt ridacchiò. Blaine era ancora adorabile quanto lo era al liceo.
 
“Puoi abbracciare me, invece del cuscino. Anche io ho il mio profumo.” Blaine ridacchiò e alzò lo sguardo verso di lui, gli occhi ancora rossi.
 
“Posso?” Kurt tirò suo marito sul suo grembo, abbracciandolo.
 
“Non c’è bisogno di chiedere.” Blaine sospirò, nascondendo la faccia nel suo collo.
 
“Papi?”
 
“Perché sta piangendo, Lizzie?”
 
“Sembra te, quando piangi, Freddie.” I mormorii dei loro figli interruppero il loro abbraccio. Kurt sorrise e si voltò.
 
Ed eccoli lì, che si nascondevano dietro la porta.
 
Alice, con i capelli lunghi e castani, e gli occhi di Kurt.
 
Fred, con la sua massa di riccioli scuri e gli occhi di Blaine.
 
E Josy, con la sua rossa coda di cavallo e le lentiggini sul naso.
 
Blaine nascose un sorriso contro la spalla di Kurt, sentendo le loro voci. Kurt ridacchiò.
 
“Venite qui, bambini, vostro padre ha bisogno di un po’ di coccole.”
 
“Sì!” esultarono correndo verso il letto, saltando sulla schiena di Blaine e abbracciando i loro padri. Blaine rise rumorosamente, abbracciandoli.
 
“Amo coccolarti, papi. Sei come un enorme orsacchiotto.” Mormorò Josy, nascondendo il viso contro il petto del padre. Freddie rise.
 
“Ha ragione papà.” Blaine mise il broncio, cosa che li fece ridere ancora di più. Alice, però, guardava suo padre con aria colpevole.
 
“Papi?”
 
“Sì, coniglietto?”
 
“M-mi dispiace.”
 
“Anche a me. Vieni qui.” L’abbraccio forte, e lei sorrise, contro il suo petto.
 
A volte bisognava dimostrarlo, quanto fosse felice di essere viva.
 
Proprio come il suo papà.
 
 
 
(*) Penso che conosciate tutti il gioco di parole, visto che in inglese ‘I love you’ si usa sia per dire ‘Ti amo’ che ‘Ti voglio bene’.
  
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