Le
parolacce non si dicono!
“Dovresti
smetterla di dire tutte queste parolacce!”
“Dovresti
smetterla di farti i cazzi miei!” le scimmiottai in risposta
“Non
mi sto facendo i caz- i fatti tuoi! Ti sto solo consigliando di smetter-“
“Smettila
di consigliare!” ringhiai avvicinandomi serio “Non ti pago per consigliarmi”
Lei
sollevò il mento, assottigliò lo sguardo e rispose con rabbia appena trattenuta
“Hailie, ieri sera, mi ha chiesto cosa
significa lurida troia del cazzo!
Dove pensi abbia sentito tutte queste belle paroline?” domandò seria “Da chi pensi le abbia imparate?”
“Potrebbe
averle sentite da te … anche tu imprechi!”
Lei
mi guardò a lungo come se avesse appena visto comparire quattro paia di occhi
sul mio viso.
“Sei
serio? Mi hai mai sentita esprimermi in maniera così scurrile?” le mani sui
fianchi ed un’espressione furiosa in viso “Soprattutto in presenza delle bambine?”
“Scurrile?
Non starai esagerando?” ero seccato
Ha ragione,
maledizione!
Tornai
a voltarmi verso di lei “E va bene.
Qualche volta mi scappa qualche parolaccia ma non pens-“
“Qualche
volta? Marshall non riesci a completare una frase, seppur breve, senza usare
qualc…”
Iniziai
a sbuffare e, come al solito, smisi di ascoltare
Bla-bla-bla-bla
“Oh,
lascia stare!” dopo qualche secondo, la
vidi alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa indispettita
Arretrò
di un passo e si allontanò lungo il corridoio senza aggiungere altro né
guardarmi.
Sollevai
le spalle e dimenticai presto la faccenda
Qualche giorno
dopo …
Ero
in studio di registrazione, al telefono con Dre e altri produttori
“Ma
porca troia Dre … non avete capito un cazzo!” urlai furibondo “Cosa? No, ho bisogno di altri due mesi per
finire”
Camminavo
avanti e indietro per riflettere sulle loro proposte quando mi accorsi di una
testolina biondo cenere
“Hailie,
amore, cosa fai qui?”
“Giochiamo,
papi?”
“Amore,
adesso papà sta lavorando … dov’è Holly?” domandai con tono seccato
“Sta
curando Aly. Ha detto che ha la febbe e di uscire dalla stazza. Ma io vojo
giocae. Giochiamo papi?” mi pregò con la sua vocina musicale ed infantile
Annuì
sconfitto, non potevo resistere a quel suo dolce musino, così la presi in
braccio. Mi voltai verso la mia scrivania, nella sala di registrazione con uno
sbuffo spazientito.
Tanto non sarei
riuscito a combinare ancora molto…
“Dre,
devo lasciarti. La mia prole ha bisogno di me” dissi parlando al telefono,
rivolto al mio socio. Salutai gli altri due produttori e chiusi la chiamata.
“Bene!
Però scendiamo in salotto”
“Nooo!
Vojo giocae qui!” iniziò a fare i capricci, obbligandomi a rimetterla a terra
Scossi
la testa deciso “No, qui no Hailie.
Questo è lo studio di papà e potresti farti male. Forza scendiamo”
Lei
mise il broncio per nulla convinta delle mie parole, incrociando poi le braccia
al petto.
Da
parte mia, non mi mossi per non dargliela vinta mentre continuavo a guardarla
deciso. Continuammo a battibeccare ancora qualche minuto: lei tentando di
convincermi a rimanere ed io tentando di convincerla a scendere di sotto.
“Polca
… polca … polca” parlava piano come se non ricordasse quello che voleva
dire
“Cazzo!”
esclamò infine alzando le spalle
Aveva appena
detto cazzo? Una parolaccia a cinque
anni?
“Hey,
signorina … vieni subito qui” le ingiunsi prima che uscisse dalla stanza “Che cosa hai appena detto?” domandai
arrabbiato
“Niente”
rispose velocemente, percependo il mio tono
Fece
per andarsene di nuovo ma la fermai prendendola per un braccio e con
delicatezza la feci voltare nuovamente verso di me.
“Che
cosa hai detto, Hailie?”
“Niente!”
“Non
è vero!” replicai deciso “Hai detto una
brutta parola, Hailie. Non dirla più! Hai capito?”
“Pelchè?”
domandò innocentemente
Holly, dove sei?
Perché … perché
…. Perché è una brutta parola e i bambini non possono dirla?
“Perché
è una brutta parola che i bambini non possono dire. Non farlo più!” le intimai
“E
i gandi possono dilla?” mi domandò curiosa, dopo qualche secondo di silenzio
I grandi possono
dirla? No, nemmeno i grandi!
“No,
nemmeno i grandi possono dirla” risposi con tono sicuro
“Va
bene. Scusa”
Le
accarezzai il capo e mi accovacciai sulle ginocchia per essere alla sua
altezza.
“Perdonata”
le sussurrai all’orecchio
“Adesso
giochiamo papi?” chiese ancora con tono allegro come se non fosse successo
nulla
Annuì
e prendendole la mano scendemmo di sotto, in salotto
“Papi,
ma pelchè tu le dici le blutte paloe?” domandò non appena varcammo la porta del
salotto
Cazzo! E ora che
le rispondo?
“E’
colpa del lavovo?” domandò ancora “Holly
dice sempe che le palole blutte non si dicono e che tu le dici, quacche volta,
pelchè sei abbabiato” mi spiegò voltandosi verso di me e guardandomi negli
occhi
Distolse
lo sguardo per qualche secondo per guardarsi in giro, come in cerca di qualcosa
“Sei
abbabiato papi?” mi lasciò la mano per correre verso la cesta dei suoi
giochi
“Io
ti faccio abbabiale?” chiese ancora
Parlava
così veloce che riuscì a capire poco. Scossi la testa e le sorrisi
“No,
amore, non sono arrabbiato” risposi avvicinandomi a lei e alla sua grande cesta
rosa
“Sei
abbabiato con Aly pelchè ha la febbe?” tirò fuori un bambolotto e il suo
biberon
“Certo
che no, Hailie. Non sono arrabbiato con Aly. Non è mica colpa sua se si è
ammalata” risposi prendendo dalla cesta un bavaglino piccolo adatto ad una
bambola.
“Ah,
ok” disse quando glielo porsi. Lo prese e lo mise al suo bambolotto come Holly
lo metteva a lei quando mangiavamo.
Sorrisi
a quella scena e la presi tra le braccia, posandomela sulle ginocchia. Le
baciai il capo mentre lei mi spiegava le regole del gioco e quale fosse il
ruolo mio, suo e quello della bambola.
“Papi,
tu mi vuoi bene?” mi domandò avvicinando il biberon alla bocca della sua
bambola
“Certo
amore mio” risposi stringendola ancor di più
“Come
io vojo bene a Molly?” disse indicando la sua bambola
“Molto
di più” risposi baciandola sulla guancia “Voglio un mondo di bene a te e ad
Aly!”
Lei
sorrise e si strinse a me per godersi quelle dolci coccole
“E
vuoi bene anche ad Holly e allo zio Dre?” domandò ancora lasciando cadere Molly
a terra e prendendomi il viso tra le sue piccole dita
Annuì
con la testa e le baciai ancora la guancia.
“Anche io ti vojo
bene, papi” sussurrò stringendomi le sue piccole braccia al collo