Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Mary_chan    18/07/2008    21 recensioni
In seguito ad una bruttissima lite, Akane rompe il fidanzamento. Dopo una notte di riflessione, Ranma è deciso a farla ragionare, ma scoprirà che la sua "ex" è andata a trovare un ragazzo senza memoria che vive lontano da Nerima. Come la prenderà? E Akane acconsentirà a tornare a casa?
ATTENZIONE: Questa fanfiction non è mia, ma appartiene a Jiggly33, che mi ha accordato il consenso alla traduzione.
WARNING: This fanfiction is not mine. It belongs to Jiggly33, who gave me the permission to translate it.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer dell’autrice: Tutti i personaggi di Ranma ½ sono proprietà di Rumiko Takahashi.



Until I find you again

(Finché non ti avrò ritrovata)
a fanfic by Jiggly33

tradotta in italiano da Marichan con permesso scritto dell’autrice




CAPITOLO 2

La prima volta che misi piede a Ryugenzawa la mia mente era serena. Ero andato a cercare la mia “indesiderata” fidanzata perché suo padre mi aveva costretto. Questa volta, il treno sembrava rallentare ogni minuto che passava. Quel luogo era molto lontano, come un altro paese o continente. Perché prima non era sembrato così distante? L’unico pensiero in testa allora era di riportare quella ragazza testarda a casa da suo padre. Quel giorno mi ero sentito morire poi, quando avevo scoperto di lui. Il mio mondo si era sgretolato davanti ai miei occhi poiché, arrogante com’ero, non mi sarei mai aspettato che qualcuno fosse migliore di me, e cosa peggiore, non mi sarei mai aspettato che Akane credesse nell’esistenza di qualcuno migliore di me… per lei.

Lo compresi allora: io ero solo un ragazzo, uno come tanti, che Akane poteva scegliere di sposare o no; e lì, a Ryugenzawa, lei aveva trovato qualcuno che poteva farle cambiare idea sul nostro fidanzamento. Non uno di quegli idioti che le ronzavano intorno, come Kuno o Gosunkugi. Aveva incontrato un uomo degno. Quel pensiero mi terrorizzava da morire, più di qualunque altra cosa al mondo. Ci era mancato poco allora, ma lei aveva scelto me invece di lui. E ciò mi aveva reso ancora più forte, e promisi mentalmente a me stesso che non avrei mai più permesso che accadesse di nuovo.

Oggi non stavo più con lei, e lei aveva deciso di andare da lui. Avevo la mente in subbuglio: rifiuto, rabbia e gelosia erano in lotta per scoprire quale avrebbe occupato la mia anima. Vidi quel sentiero familiare, che avevamo percorso sulla via del ritorno a casa, mano nella mano. Quella fu l’unica volta che compimmo quel gesto, non so cosa mi diede il coraggio di farlo, ma non sarei riuscito a farlo di nuovo. Il modo in cui mi faceva sentire mi spaventava a dir poco. Non ero pronto per un passo simile, almeno non allora. L’immagine di noi due si dissolse davanti ai miei occhi; la realtà mi colpì.

Il treno si fermò ed io vidi quella maledetta stazione di quel maledetto posto in cui viveva quel dannato Shinnosuke. So che non dovrei odiarlo. In fondo è un bravo ragazzo, e ha salvato la vita di Akane non una, ma due volte. Ma cavoli, quello era il ragazzo che me la stava portando via… di nuovo!

Mi tremavano le ginocchia, da quando ero diventato così debole? Basta, io sono Ranma Saotome, erede della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate. I miei nemici mi temono e le donne mi adorano… ed io sono disperato senza di lei.

« Ehi, Saotome! » sentii una voce sconosciuta chiamarmi e mi girai per vedere chi fosse. Era uno degli impiegati della stazione, lo riconobbi dalla volta scorsa. « Sei Ranma Saotome, giusto? » Annuii. « Sapevo che eri tu! Tu sei l’ex-fidanzato di Akane! »

Chiunque sia passato attraverso questo genere d’esperienza sa quanto quel suffisso ex bruci nel profondo dell’anima.

« Come cavolo fai a sapere una cosa simile? E dov’è Akane? » chiesi afferrandolo per il colletto.

« Ehi, amico! Sta’ calmo! Le ho solo parlato quando è arrivata. Le ho chiesto di te e ha risposto che non stavate più insieme! » Deglutii sonoramente e rimisi giù l’uomo. Dopotutto, non era colpa sua.

« Io… sì, va bene. E allora, lei dov’è? » domandai cercando di sembrare normale, ma non riuscendoci, dopo il mio comportamento di prima.

« Non ne sono sicuro. Si è diretta nella foresta, immagino sia andata a casa di Shinnosuke, lo conosci? »

« Sì… Io… lo conosco appena… » Certo che conoscevo quel bastardo.

« Bene allora, vai a cercarlo; probabilmente lui sa dov’è andata ».

« Ok, ehm, grazie ». Cominciai ad incamminarmi lentamente verso la foresta, senza bagagli, perché non ebbi il tempo di portarne uno. Non appena avevo letto il cartello di papà, avevo preso il primo treno. Inoltre, non ne avevo bisogno. Sarei stato a casa per sera; con… o senza di lei.

« Ehi! » mi richiamò l’uomo. Mi voltai e gli rivolsi uno sguardo esasperato; volevo allontanarmi il prima possibile.

« Buona fortuna, amico. Spero tu riesca a riconquistarla » mi disse, strizzando l'occhio, poi si girò e se ne andò.

Lo guardai per un minuto e sbattei le palpebre. Non sapevo di essere un libro aperto… Pensai che il dolore potesse essere visibile attraverso i miei occhi. Mi voltai e ripresi a camminare, con il capo chino, lo sguardo incollato al suolo. Non volevo che qualche altra persona mi leggesse dentro.

La foresta era molto tranquilla. Tutt’intorno c’erano gli animali giganti, ma erano piuttosto pacifici. Avevo sperato che l’ultima volta fosse stata facile come questa. Nessuna fuga per la sopravvivenza, nessun timore di essere divorato o calpestato. Quello era stato una specie di allenamento; con un gran finale…

Trovai la strada per la casa di Shinnosuke piuttosto in fretta. Non lo vedevo da nessuna parte, e nemmeno Akane. Un’altra ondata di paura mi pervase. Erano… dentro… insieme? Scacciai ogni pensiero perverso per il mio bene. Che mi saltava in mente? Stavo cercando di commettere un suicidio cerebrale? Richiamai tutto il mio coraggio e mi avvicinai alla porta principale. Bussai. Le ginocchia mi tremavano sempre più, il cuore mi batteva forte; il mio sangue era congelato. Ti prego… Ti prego, fa’ che non sia lei. Kami-sama, fa’ che non sia lei ad aprire la porta.

Non fu lei. Fu l’uomo alto con i capelli castani e senza memoria ad aprire la porta.

« Sì, come posso aiutarti? » chiese confuso.

« Io… sto cercando Akane… » Shinnosuke mi guardò e sbatté le palpebre.

« E tu sei…? » domandò. Oh cavoli, che situazione imbarazzante. Quel tipo mi faceva sentire come se fossi alto due centimetri.

« Sono il… suo… Sono Ranma Saotome, non ti ricordi di me? » Ora che ci siamo rivisti, per cortesia posso ucciderti? Pensai. Tanto per rendere le cose più complicate.

« Mmmh… spiacente, no. E non conosco nessuno di nome Akane, a proposito. Sono solo, e non ho visto nessuno » disse, ed ero certo che fosse vero. Quel ragazzo non aveva cervello, davvero, neppure per mentire.

Non riuscivo a spiegare la sensazione di sollievo che mi pervase quando sentii la sua risposta. Non m’importava più neanche di continuare a parlare con lui, potevo facilmente strangolarlo proprio lì, solo per il fatto di essere innamorato della mia Akane. Così mi girai e corsi via più veloce che potevo. Dovevo ancora trovare lei. Doveva essere lì da qualche parte.

Corsi nella foresta, non potevo gridare il suo nome, non questa volta. Non volevo che sapesse che ero lì ancora prima di riuscire a parlarle. Se non avesse voluto vedermi, si sarebbe probabilmente nascosta da me. Tutti quegli anni di addestramento erano di grande aiuto. Saltai da un albero all’altro, attraversai correndo sentieri coperti di foglie secche e abbattei due animali giganti senza fare nemmeno un rumore. L’unica cosa che riuscivo a sentire era una cascata, sempre più vicina. Poi la vidi. Proveniva del fumo da lì. Corsi più veloce fino a quando non fui in grado di vedere la cascata, e restai paralizzato.

Accanto alla cascata, su una piccola pianura, c’era una tenda tutta storta, senza dubbio opera del mio maschiaccio. Vicino c’era un piccolo fuoco. La cercai con lo sguardo, ma non la vidi da nessuna parte. Proprio quando stavo per avvicinarmi alla tenda, vidi Akane uscire dall’acqua, con in mano un paio di pesci appena pescati. Wow, pensai, non avrei mai creduto che sapesse prenderli da sola. Non sapevo cosa fare. Si dice che non si guarda una persona se non prima l’hai perduta. Be’, io stavo guardando Akane, ed era così dannatamente bella. Ogni suo movimento era carico di grazia. Come facevo a dirle che era senza sex-appeal? Accidenti, so mentire troppo bene per difendermi.

Stava preparando il pesce per poi cucinarlo, e pensai che avrei dato qualunque cosa per essere quel pesce, solo per essere toccato da lei. Non riuscivo a muovermi; tutto il mio corpo era paralizzato per il dolore. Perché cavolo avevo rovinato il mio tempo con lei litigando? Ero davvero così stupido da credere che non sarebbe mai successo? Che saremmo rimasti insieme per sempre a prescindere dai continui litigi? O da quanto la insultassi? Decisi che muovermi non sarebbe stato facile, così m’inginocchiai accanto ai cespugli e continuai ad osservarla, cercando di pensare al modo migliore per avvicinarmi a lei.

Sembrava così in pace, persino… felice. Stava cucinando quel pesce e stava aggiungendo… cos’era? Aceto e zucchero? Mise il pesce ad arrostire e si sedette. Si portò indietro i capelli e guardò il cielo. Le nuvole scivolavano via lente man mano che il tempo passava. Sembrava malinconica, pensierosa. Non potevo smettere di guardarla; era una perfetta bambolina da esposizione. Sorrise e sospirò, poi prese il pesce dal fuoco. Chiaramente non provava quel che stavo provando io, il che mi fece sentire anche peggio; la paura crebbe ancora. Akane fece una smorfia al primo morso. Guardò il pesce con disgusto e lo gettò via. Non potei fare a meno di sorridere. Credo che certe cose non cambieranno mai.

Si sdraiò per terra e riprese a guardare il cielo. Dovevo spostarmi un po’ per poterla osservare ancora, così costrinsi le mie gambe a muoversi. Akane chiuse gli occhi. Le sue ciglia, lunghe e bellissime, gettavano ombre sul suo bel viso. Il vento le faceva ondeggiare i capelli e lei si leccò le labbra. Emanava una sorta di forza magnetica alla quale non riuscivo a resistere. Il mio corpo abbandonò la sua postura paralizzata e si mosse. Mi avvicinai piano dietro la sua testa e rimasi lì, ipnotizzato dalla scena.

Ma poi mi ricordai perché ero lì, e sentii un nodo alla gola. Chiusi le mani a pugno e li strinsi con tale forza che pensai di essermi ferito. Ero sul punto di cedere, quando la vidi. Una piccola lacrima solcava la guancia di Akane; e poi un’altra, e un’altra ancora. Sbattei gli occhi sorpreso, il nodo in gola si allentò, lasciandomi respirare di nuovo. Ok, forse non era tutto perduto come pensavo. Feci un respiro profondo, ripresi nuovamente il controllo di me stesso e agii.

« Per caso, quelle sono a causa mia? » le domandai piegandomi un po’ cosicché la mia testa le schermava gli occhi dal sole. Li aprì di colpo e li focalizzò su di me. Si sedette e si voltò a guardarmi. Per un minuto sgranò gli occhi per la sorpresa, ma lo sguardo serio che le rivolsi tramutò la sua espressione in freddezza.

« Che ci fai tu qui? » chiese alzandosi e spolverandosi i vestiti. Prese a raccogliere gli ingredienti da cucina, evitando di guardarmi.

« Ho bisogno di parlarti » risposi, tentando di usare il tono giusto, per una volta nella vita.

« Abbiamo parlato abbastanza, non ti pare? Anzi, abbiamo urlato abbastanza per troppo tempo ».

« Akane, tu sai perché due persone urlano l’un l’altra? Perché sono distanti e non riescono a comunicare ». Interruppe ciò che stava facendo e per un attimo mi rivolse uno sguardo sorpreso, solo per un istante, poi riprese ad evitarmi.

« Quello che voglio dire è che ci siamo abituati a parlare in quel modo perché eravamo estranei e arrabbiati a causa della nostra situazione. Non conosciamo altro modo di comunicare. E poi… ci siamo avvicinati, e ci siamo conosciuti meglio, e le urla sono diventate insopportabili… perché eravamo troppo vicini… ci facevano male ». Rallentò quando comprese il mio ragionamento, ma ancora non riuscivo a far sì che mi guardasse.

« Dopo tutto questo tempo, credo di aver dimenticato come si parla, invece di urlare. Io… voglio che tu sappia che mi dispiace per questo ». Piegai lievemente la testa nel tentativo di catturare il suo sguardo, ma lei si girò dall’altra parte. Ok allora, basta con le buone maniere.

« Guardami, maschiaccio privo di fascino! » urlai. Funzionò, lasciò cadere le sue cose, si mise decisa di fronte a me, mi guardò dritto negli occhi e cominciò a gridare.

« Silenzio! Non hai il diritto di alzare la voce con me, e non sono un maschiaccio! Nel caso tu non l’abbia notato, sono una ragazza! Anzi, meglio, sono una donna! »

« Oh, così sei una donna! » dissi e, senza aggiungere altro, l’afferrai per la vita e la strinsi a me, baciandola risolutamente sulle labbra. Fu breve, ma carico di passione. La sentii trattenere il fiato per la sorpresa. Ruppi il bacio ma non la lasciai andare. « Sì… Ho notato che sei una donna… » esalai sulle sue labbra mentre con la mano le accarezzavo i capelli.

Per un momento sembrò aver smesso di respirare, i suoi occhi erano colmi di shock. La fissai con intensità, sfidandola a fare qualsiasi cosa. E dopo un po’, lo fece. Mi diede una spinta, io persi quasi l’equilibrio ed indietreggiai, ma lo riacquistai velocemente. Sollevò la mano per darmi uno schiaffo mentre urlava: « Come osi?! Noi non stiamo più insieme! »

La bloccai afferrandole entrambi i polsi. Mi piegai di nuovo in avanti in modo da essere abbastanza vicino da vedermi riflesso nei suoi occhi marroni. « Dillo un’altra volta. Guardami negli occhi e dimmi che è finita. Che è quello che vuoi realmente. Dimmelo, Akane » feci io.

Usai ogni tecnica che riuscivo a ricordare per impedire al timore che provavo di rivelarsi attraverso i miei occhi. Timore di sentirle dire che era davvero finita. Mi guardò, respirando con affanno, e cominciò a piangere. Abbassò lo sguardo, incapace di continuare a sostenere il mio. Le lasciai i polsi e la strinsi in un abbraccio.

« Mi dispiace… mi dispiace. Non immagini quanto. Non pensavo le cose che ho detto. Sono stato uno stupido, ero accecato da quel che mi avevi detto e non ho pensato prima di parlare… Ti prego, perdonami, Akane; e cosa più importante… per favore… non lasciarmi » dissi con tutta la sincerità che possedevo, e la mia voce s’incrinò. Lei dovette accorgersene perché si allontanò appena per guardarmi.

I miei occhi erano velati, pieni di lacrime, ma potevo ancora vedere i suoi, bellissimi, lucidi di pianto. Mi guardava come se non riuscisse a credere a quello che stavo dicendo. La rilasciai e feci un passo indietro cercando di ritrovare la voce. Non ero venuto fin lì per stare zitto. Ancora una volta strinsi i pugni e mi fissai i piedi, incapace di guardarla in quell’istante. Era il momento che temevo da tanto tempo.

« Io… Io ti amo tanto, come non ho mai pensato di poter amare qualcuno, con tutta l’anima e il cuore. Tu sei tutto per me. La prima volta che t’incontrai pensai che eri la ragazza più bella che avessi mai visto, e poi fui fidanzato con te. E ti conobbi meglio, e scoprii che eri perfetta per me, tutto ciò che avevo sempre cercato. Ti ho trovata, Akane, non… non farlo. Non andare via da me ». Mi fermai; la voce mi era mancata un'altra volta. Mi sentivo più vulnerabile di quanto mi fossi mai sentito in tutta la mia vita.

Il silenzio si fece più lungo e più pesante. Il vento continuava a soffiare e tutto ciò che riuscivo a sentire era lo scorrere dell’acqua e il battito del mio cuore. Sollevai lo sguardo e la osservai. Stava piangendo ancora, con una mano sulla bocca, e tremava tutta. Feci un passo avanti e l’afferrai per le spalle.

« Cosa c’è? Ti ho ferita di nuovo? Per favore, parlami ». Mi guardò negli occhi, e le lacrime continuarono a scorrere sul suo viso. Mi sforzai di sorridere e le asciugai con una mano. « Sai una cosa? Non sono mai stato in grado di vederti piangere. Non posso sopportarlo ». Lei abbassò la testa e si asciugò gli occhi.

« Mi… dispiace, è che… Non ho mai pensato di poterti causare tanto dolore » ammise, e tornò a guardarmi negli occhi. Io arrossii, ma non distolsi lo sguardo. Tutto era stato detto, non mi sarei mai rimangiato niente; non sono così stupido.

« Tu sei l’unica che mi abbia mai fatto sentire così, e credimi, queste ultime ore sono state un inferno emotivo ».

Lei rise lieve fra le lacrime e annuì. Abbassò lo sguardo e si morse il labbro, prima di rivolgerlo di nuovo a me, con il viso tutto rosso. Cavoli, era da togliere il respiro. Presi la sua piccola mano nella mia e la tenni vicino al cuore.

« Allora ti prego, Akane… Sarai di nuovo la mia fidanzata? Questa volta sono io che te lo chiedo, non i nostri genitori, sono io, Ranma Saotome, che ti chiedo di sposarmi ».

Lei arrossì di più e sorrise. Quel sorriso mi sciolse completamente il cuore. « La tua fidanzata? Fai veramente sul serio? » mi domandò sorridendo scherzosamente. Io sorrisi a mia volta e mi feci più vicino.

« Be’, sono abbastanza sicuro di volerti per il resto della vita, ma se hai dei ripensamenti… »

Lei mi gettò le braccia al collo e mi baciò, dolcemente e con passione. Le sue labbra erano morbide e calde e mi fecero tremare le ginocchia. Tra un bacio e l’altro mi disse: « Ti… amerò… per sempre… Ranma… » Sì, ero suo. Ora e per sempre, mi sarei completamente arreso a questa ragazza. Dopo un po’, ruppi riluttante il bacio, ricordandomi di avere ancora una questione da risolvere.

« Akane, devo sapere » dissi allontanandola da me quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. « Perché sei venuta qui? Qui, di tanti posti. Con… con lui » aggiunsi, e sentii la rabbia ribollirmi nelle vene, ma cercai di restare calmo. Non era saggio iniziare un litigio adesso.

Lei sorrise appena, comprendendo cosa stavo attraversando. « Non pensare male di me, Ranma. Non sono venuta qui per stare con lui in quel senso. Avevo solo bisogno di un amico e non riuscivo a pensare a nessun altro. Volevo stare lontana da casa, volevo accamparmi e respirare un po’ d’aria fresca. In verità avevo pensato a Ryoga all’inizio, ma come diamine avrei fatto a trovarlo? Poi mi sono ricordata di questo posto e di Shinnosuke. Sarebbe stato una buona spalla sulla quale piangere. Tutto qui ».

Le rivolsi un’occhiata confusa, lei capì e andò avanti. « Ma… non sono stata da lui, perché… be’, soprattutto perché non si sarebbe affatto ricordato di me. E quando sono arrivata, ho cominciato ad avere dei ricordi di noi qui, e mi stavano uccidendo. Perciò ho deciso di stare da sola, così potevo pensare in pace ».

Sorrisi sollevato. Tutto questo tempo mi ero preoccupato per niente; lei non pensava a Shinnosuke in quel senso, stava come stavo io, e ricordava le cose che avevamo fatto insieme lì.

Spalancai le braccia e le feci l’occhiolino. « Vieni qui » dissi, sorridendo al mio ritrovato tesoro. Lei sorrise a sua volta e si raggomitolò tra le mie braccia. Inspirai il suo profumo e sospirai. Questa volta, Saotome, avresti reso tutto perfetto.

Abbassai lo sguardo su di lei e la strinsi un po’ per indurla a guardarmi. Lei lo fece, ed io mi chinai per un altro bacio. Prima che le nostre bocche s’incontrassero, sussurrai "Ti amo"… e premetti le mie labbra sulle sue sorridenti.

Il giorno dopo pioveva.

E noi continuammo a stringerci sotto la tenda storta. Ascoltai la pioggia ancora una volta e sorrisi, aspettando che spuntasse il sole. Lo avrebbe fatto di sicuro; il mio mondo girava di nuovo, perché la mia ragione di vita era lì, tra le mie braccia.

FINE



Recensite, recensite, recensite!
   
 
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Mary_chan