Il mare era incredibilmente calmo, così calmo da dargli sui nervi. In realtà, quella scenetta apparentemente meravigliosa lo faceva incazzare. Si, perché  gli ricordava lui. Quella stessa distesa d’acqua, quello stesso tramonto, quella stessa sabbia era dove avevano fatto l’amore l’ultima volta. Ed ora? A fargli compagnia c’era soltanto il fumo della quarta sigaretta. Ogni atomo del suo corpo avrebbe voluto spaccare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Soprattutto la sua faccia. La faccia di colui che gli aveva insegnato ad amare per la prima volta, colui che con l’amore l’aveva indebolito fino a distruggerlo.
E tra quelle nuvole di fumo grigiastro, quasi rivede la sua faccia, perché il ragazzo che aveva amato era egli stesso fumo, non era riuscito ad afferrarlo e tenerlo con se. Era di una bellezza disarmante, bello da far male, con quel suo corpo tentatore e quel suo volto così… No, non c’erano parole per descriverlo. Il loro era stato un amore sanguigno, un amore così perfetto da fargli scoppiare il cuore. Il cuore, in realtà, sembrava sparito. A pensarci bene, Davide non ha mai provato dolore. Solo rabbia. Una rabbia forse ingiustificata. Forse vuole semplicemente evitare la sofferenza, non lo sa. Sa solo che, se ora lui gli si trovasse davanti, lo colpirebbe con tutta la forza che ha. Colpirebbe quel volto così perfetto, per vedere se è davvero fatto di fumo. Poi lo bacerebbe. Probabilmente lui glielo permetterebbe, come aveva sempre fatto. Con le sue provocazioni si sarebbe anche fatto scopare lì, per poi andarsene via, dissolvendosi come una nuvola di fumo, lasciando Davide a corrodersi nella sua rabbia e nella sua disperazione.
Incolpava se stesso, per essersi illuso. Era incazzato con il mondo, si chiedeva perché un amore così glorioso dovesse essere spezzato. Era stato davvero amore? O era soltanto stato usato, ammaliato da un ragazzo provocatorio e subdolo dalla bellezza ineguagliabile? Il suo cuore stava collassando sotto il peso delle decine di domande che lo attanagliavano.
Cosa avrebbe fatto ora? La sua vita sembrava così vuota, come vuota era quella spiaggia in quel preciso istante. Osservò i gabbiani, invidiandoli. Loro erano immuni alla cattiveria umana, osservavano le persone dall’alto, in tutta la loro fierezza. A lui non restava nulla, se non i pezzi di un cuore ormai privo di qualsiasi emozione. E’ sempre stato cinico e distaccato, ma si era donato all’amore, per la prima volta nella sua vita, fallendo, ed uscendone troppo devastato.
Nessuno lo aveva avvertito che l’amore non è quello dei film. Non sempre le persone sono ciò che sembrano, e non sempre c’è il lieto fine. Se la vita fosse un film, lui avrebbe volentieri preso a pugni il regista. Se da qualche parte c’è davvero un Dio, perché mai gli avrebbe tirato uno scherzo così subdolo? Tanti, troppi dubbi. A questo punto, Davide non può far altro che raccogliere se stesso ed andare nel solito bar. Come ogni sera, l’alcol gli incendierà la gola ed il petto, facendogli dimenticare, almeno per un po’, quell’opprimente fardello che gli chiude lo stomaco, facendolo vivere come se avesse un coltello piantato nella pancia. Lui non può far altro che vagare per quella dannata città, un posto vacuo come l’inferno, alla ricerca di qualcosa di solido, che non sia di fumo.