Noemi si
sentiva la
testa che pesava più di un masso gigantesco.
Dove sono,
cos’è successo… voglio tornare
a Metropolis… Maledetta
quell’indovina da strapazzo e…e…e questa spada
stregata! Ma con chi si
poteva sfogare alla fine?? Si trovava nei
pressi di quello che sembrava un tempio
sommerso tra acque gelide. Dappertutto c’erano massi, come
delle rovine, che
sembravano avere davvero molti, ma molti anni. Non poteva essere tutto
crollato
per caso…forse era stato quell’essere deforme.
Fatto sta che faceva molto
freddo, e cadeva una pioggia leggera ma incessante, accompagnata da un
vento
che poteva far soffrire anche un drago.
Noemi si
accorse
subito di essere se stessa come al solito e pensò di aver
fatto un terribile
sogno, il più strano mai fatto, e che esso ancora non era
del tutto finito. Poi
si accorse di avere una strana catena al collo, una catena che sembrava
esser
fatta d’argento, con uno strano simbolo impresso. Sembrava
tanto quella famosa
forma simile a “T”. Ci
mancava pure questa!! Vendendola, forse, risolverei parte dei miei problemi
economici… Poi
tornò ad essere nervosa solo a guardare quell’arma
che era rimasta accanto a
lei in mezzo alle rovine. Così si alzò di scatto
e decise di cercare aiuto. Già,
ma dove??
‘Auron!!!
Sei qui??!
Rispondi!!’ Sembrava l’unica persona vivente in
quel luogo sinistro. La sua
voce rimbombava qua e là tra gli ostacoli, sotto un cielo
grigio scurissimo.
Si
avvicinò ad un
percorso pietroso che si trovava sul pelo dell’acqua,
leggermente sopraelevato,
quando, improvvisamente, comparvero degli strani pesci verdi, con le
code
rosse. Noemi non ne aveva visto mai così grossi in vita sua.
Uno di essi sbatté
contro il passaggio che si reggeva appena, fino a poi crollare facendo
cadere
la ragazza nell’acqua gelida e questa, per sfuggire a quelle
creature che
cercavano di afferrarla, cercò di imboccare un piccolo
passaggio sott’acqua che
sembrava portare all’interno del tempio sommerso. Era
abbastanza piccolo per
sfuggire a quei ‘cosi’.
Devo, devo,
DEVO farcela!!!
Nuotando come una matta, riuscì a portarsi in salvo, con la
sola maglietta
strappata in una manica da quei mostri marini.
‘Sono….sono
ancora
viva??’ esclamò prima di urlare e sbraitare contro
Appena
entrò dentro,
varcando una porta con un’anta completamente a terra,
evitando pietre e sassi
qua e là sparsi, si trovò in un enorme salone,
pieno di rovine ovunque. Tutti i
fregi, le decorazioni, erano state scavate dagli agenti atmosferici.
Sembravano
resti davvero vecchi di molti secoli, ma alcune forme appuntite
sembravano
insolite per essere state ‘create’ dal tempo, e
ciò faceva più
pensare per un crollo successo più per
qualche avvenimento o incidente. Ma
il
freddo là dentro si accentuò, poiché
da una parte alta del salone c’era una
cascata che penetrava da una buca e usciva da un’altra grande
fessura, aumentando
l’umidità del posto. Al centro di esso si
trovavano dei resti di un falò
recente. Allora qui
c’è
qualcuno... Qualcuno??
Forse di più, cara
Noemi…
Non resisteva
più al freddo, così cercò di trovare
qualcosa
da usare come combustibile, quando sentì degli strani
borbottii. Essi
provenivano dal portale principale che era bloccata dalla parte del
salone.
Aveva le ante che erano rimaste chiuse chissà per quanti
secoli, con i colori
ormai invisibili. Dall’altra parte qualcuno parlava
così forte che lo si poteva
sentire chiaramente, ma capire niente, visto che usavano una lingua
strana.
‘Yppeysu
jecdu ihy mila bnujahena ty cit!!‘ [‘Abbiamo visto
una luce provenire da sud’] fece una voce bassa.
‘Ban
te xiy’ [‘Per di qua’] diceva un altro
uomo con
decisione.
‘Ycbaddyda!
Beywwu ma puspa!’ [‘Aspettate! Piazzo le
bombe!’] subito gridò quello di prima.
Si
sentì dopo una specie segnale sonoro, come un conto alla
rovescia, seguito subito da una forte esplosione che distrusse la
porta. Fu
così violenta che confuse Noemi quanto basta per cadere a
terra e vedere in
maniera distorta ed offuscata. Entrarono in seguito tre strani
individui che la
presero da terra, intravisti a malapena. C’erano tre uomini
ed una ragazza, con
tutti addosso degli strani occhialini, quest’ultima vestita
in modo alquanto
inusuale. Portava una sorta di vestito rosso con molte parti del corpo
scoperte
Ma non sente
freddo,quella?? ed una serie
di cinture verdi che le
attraversavano tutto il corpo. Aveva i capelli biondi e lisci raccolti
dietro,
e coperti in parte da quelle strane lenti che portavano. Davvero
difficile
descriverla vedendola con l’intera testa che ti
gira…
Due dei tre
uomini sconosciuti condussero l’orfana sulla
loro nave, prendendo anche la spada magica che prima l’era
caduta. Era una nave
enorme, lunga, che si muoveva con la sola forza meccanica del motore
sottostante.
La pioggia continuava, più forte di prima, accompagnata da
alcuni tuoni ogni
tanto.
Quando la
ragazza si svegliò, seduta appoggiata ad un bordo
metallico della struttura, si trovò con una lama a dieci
centimetri dalla sua
gola. E…e…ehm…
po...possiamo parlarne…??
‘Lucy
le vylaje mì?? Necbuhte!!!’ [‘Cosa ci
facevi lì??
Rispondi!!!’] gli fece il tizio davanti, pieno di tatuaggi
blu a forma di
fiamma, che lo attraversavano per tutto il corpo. Sembrava il capo del
gruppo.
Che
razza di lingua parlano… Mi trovo su un
pianeta di marziani????!!
‘Eh??? Cosa?? Puoi ripetere per favore?? Non
capisco…!!’. Egli ritirò la sua
baionetta, attaccata a quella che sembrava una mitragliatrice, ed
iniziò a fare
gesti e versacci strani per farsi capire. Sinceramente sarebbero
più stati
chiari i versi di un cane… Poi si rivolse alla ragazza
vestita in modo
stravagante.
‘Xiacdy
huh lybecla heahda...!!! [‘Questa non capisce
niente…!!!’] Rikku!’
e la
ragazza si girò di scatto verso di quel vicecapo’.
E’ quello il suo
nome???
Lei si
avvicinò, notando lo sguardo estremamente impaurito
di Noemi.
‘Non
avere paura…! Abbiamo solo bisogno di aiuto….
Abbiamo
un equipaggio scarso per badare alla nave, perciò posso
andare solo io
sott’acqua. Da sola non riesco a recuperare un carico che
abbiamo perso.’
‘Tu….
Io riesco a capirti??? Chi siete???’.
‘Strano
che tu non ci conosca!!!’ e, dopo essersi tolta gli
occhialini, ‘il mio nome è Rikku. Siamo
Albhed.’
Alb…
che???
‘Scusa, non so chi siano gli A…’
‘Ma
da quale mondo vieni??? Ti prometto che ti riporterò a
casa tua se ci aiuti a recuperare il carico…’
rispose lei, gentilmente.
‘Vengo
da Metropolis… Mi potete riportare
là??’.
‘Scusa,
ma dove si trova?? Non ho mai sentito nominare una
città del genere…’.
Poi si smise di
parlare: aveva visto Noemi impallidire quasi
quanto la luna.
‘Co..co…cosa???’
Se
non possono portarmi lì, è meglio se ritorni
nella città attaccata da Sin…
lì da lì troverò il modo per tornare a
casa…
Poi
riprese:’Sentite, allora potreste riportarmi a
Zanarkand!’.
Non fece in
tempo a rispondere (mostrava una faccia davvero
scettica) che uno di quei quattr’occhi si rivolse a lei
prepotentemente: ‘A'
xie!!’ [E’ qui!!].
‘Siamo
arrivati. Sarà una cosa breve, vedrai. Basta che fai
attenzione ad alcuni piccoli piranha…’. Pi…pi…piranha?? Devo
finire squartata???
‘Ehm…Bisogna…proprio??’
più che pallida il suo viso sembrava
non avere più vita.
‘Sì…’
E Rikku le riconsegnò la spada. ‘Che nome strano
che
hai… L’ho letto sul manico della tua
arma…ammesso che sia tua!! Vedo che hai
troppa paura per usare un’arma così
fatta!!!’ e rise di gusto, simpaticamente,
cosa che all’altra non fu di certo una bella cosa. Quella
non è la mia….
Vabè, chi se ne importa!!! Portatemi a casa, piuttosto!!
‘Veramente
mi chiamo Noemi…’ disse quasi con seccatura.
‘Ah,
si??’ poi si girò verso il tizio con i tatuaggi a
fiamma, che si avvicinò al bordo della nave, indicandogli
con l’indice e con
altre parole strane il punto esatto. Con un sorriso sincero la ragazza
bionda
si tuffò nell’acqua, per fare dal basso dei cenni
per incitare l’altra. Bastò
poi un colpo da dietro da parte di una baionetta appuntita sul
fondoschiena a
farla tuffare. Gli altri compagni Albhed non fecero altro che ridere a
crepapelle. Grrrrazie
tante!!!
Così
iniziarono a guardare qua e là le profondità
dell’oceano (era un oceano?) per cercare il carico perduto.
Cos’era? Un tesoro?
La parte fondamentale di una nave?? Fatto sta che, a causa del cattivo
tempo
atmosferico, non si riusciva a vedere quasi niente, se non grazie alle
luci
emesse dalla nave di sopra, che creava degli squarci simili a quelli
che si
vedono nei tramonti d’autunno. Si riusciva ad intravedere
‘solo’ un gigantesco
relitto, che assomigliava ad una sorta di navicella spaziale
stranissima.
Whoa!!!
Brrr…Questo
gelo mi blocca i movimenti… ma quanto
nuota veloce quella????
Rikku si
avvicinò a quello che sembrava una sorta di
scrigno, proprio sulla poppa di quel relitto. Ora mi devo
mettere a fare la cercatrice d’oro??!! A differenza di
dove stava, quello scrigno sembrava
insolitamente nuovo, ma era troppo pesante per essere recuperato da una
sola
ragazza. Così Rikku con cenni chiese a Noemi di aiutarla,
anche se lei, in
realtà, non la ascoltò neanche. Si accorse,
infatti, di essere sott’acqua da
quindici minuti interi senza soffocare. Ma com’era
possibile?? Era acqua quella
o cosa?? Riusciva a respirare come se niente fosse: era la prova che
tutto ciò
era un unico incubo?? Sicuri di considerarlo un incubo???
Improvvisamente
arrivò una medusa gigante blu, con una
spessa ‘corazza’ sulla testa e dei denti denti?? che
sporgevano di sotto, affiancato da alcuni piranha, che forse
aspettavano
l’attacco dello squalo per appropriarsi di quello che sarebbe
rimasto delle
‘carcasse’. Arrivavano alla stessa
velocità di un turbine e solo per un pelo
non colpirono Noemi, incantata dalla strana natura
dell’acqua. Il mostro si
girò, pronto ad attaccare di nuovo con più
violenza.
Era
impressionante la differenza tra lei e Rikku. La prima
era bloccata dalla paura, incapace di reagire, pietrificata E’
la fine…
è la fine…,
appena vide il pesciolone carnivoro, mentre
la seconda aveva già lanciato una manciata di granate contro
di esso come se si
potesse domare. Ma purtroppo la sua corazza era molto dura, e quelle
esplosioni
furono più per difesa che per ucciderlo, fino a quando non
prese, con uno dei
suoi lunghi tentacoli viscidi, la ragazza Albhed
all’improvviso, facendole
cadere dalla mano l’intera sacca di granate, che
andò dispersa sul fondo
marino. Noemi la vide trascinata da una parte all’altra da
quella medusa, già
pronta per attaccare con un secondo tentacolo l’altra sua
preda. E…. adesso cosa
faccio??? Ma quelli
non vedono niente?? Quando, dico, quando finirà tutto
questo???
Sembrava
davvero tutto finito. Ogni qual volta che ella si
sentiva così iniziava a pensare alla sorte che
l’aveva condannata alla
tristezza ed alla sua orfana condizione. Così rievocava la
madre, che tanto
sperava di incontrare (viva, ovviamente!!), e il padre, verso il quale
l’odio
della figlia era continuata a crescere fino a quel momento, ogni giorno
passato
a rubare a Metropolis. Se poi si aggiungeva l’acqua strana,
il pericolo che incombeva,
ed in genere l’incubo… Cosa doveva fare alla
fine?? Delirare? Impazzire? Forse
era meglio sfogare la propria rabbia, ed ogni persona ha il suo modo.
Ma quel
modo, che ne seguì fu davvero strano, di nuovo…
In un istante, un’intensa luce
blu illuminò quasi tutto il fondo marino sotto la nave.
L’equipaggio si guardò
meravigliato, affacciandosi vicino alla barriera metallica, nel vedere
una
sorta di sole azzurro subacqueo. Sembrava la stessa vista
dall’indovina. La
ragazza sentì una strana energia attraversarla, da capo a
piedi, soprattutto
nella parte vicina al collo, che le dava un’incredibile
carica e forza. La
medusa, vedendo quell’intensa luce, si spaventò,
anche per via di strane
cariche elettriche azzurre che partivano da quella specie di mini-sole.
Rikku venne
rilasciata delicatamente dal tentacolo che le
aveva stretto una gamba fortunatamente senza rilasciare tossine. Le
girò molto
la testa, ed appena si ridestò, guardò attraverso
quella luce che lentamente
diminuì la sua intensità, e vi notò
una nuova figura confusa: era un mostro?
Era un pesce degli abissi (tipo quelli che fanno da soli la
‘lucina’)? No, era
solo una persona, come lei. Da dove era partita quella specie di luce,
come
pensava la ragazza Albhed?? No…non era stata la
spada… A sprigionare
quell’energia era stata lei. O meglio, lui…
Mentre il nuovo
‘comparso dal nulla’ si studiava da capo a
piedi, stupito di dove si trovasse, di come fosse lui,
nell’abbigliamento e
nell’aspetto…. La sua faccia dimostrava tutto il
suo stupore ed anche, perché
no, confusione, e non appena volse i suoi occhi azzurri verso Rikku,
questa si
pietrificò come se fosse stata colpita da un fulmine. Un
fulmine molto
particolare…. Lui le si avvicinò ed
iniziò a scuoterla come chi, disperato, non
capisce più nulla di quello che era appena accaduto o
successo prima. Era quasi
una fortuna che erano sott’acqua: chissà le grida
che si dovevano sentire… Dimmi…dimmi…
dimmi!!! Cosa mi è successo??? Rispondimi!!!
Perché sono conciato così??
Grrrrr!!!
La bionda
ragazza restò almeno cinque minuti interi ad
osservarlo nello sguardo, nel suo aspetto, nel suo fisico atletico,
dopo che i
mostri si allontanarono spaventati: ad un tratto lei divenne rossiccia
sul
volto e poi trovò il coraggio di portarlo verso lo scrigno,
che tirarono su
insieme senza troppa fatica.
Quei metri che
separavano i due dalla superficie sembrarono
interminabili per entrambi. La ragazza non sapeva se girarsi attorno
per
cercare Noemi o guardare ancora il suo nuovo compagno, ancora
incantata, mentre
l’altro si sentiva come qualcuno che aveva appena visto il
mondo della realtà.
L’equipaggio,
appena vide Rikku, la tempestarono di domande
sull’accaduto, prima e dopo il ritorno a bordo. Continuano a
parlare da marziani??!! Non capisco…
Spero che almeno mi riportino a casa….e se
così non fosse? Se vogliono
usarmi per i loro servigi? Se solo qualcuno potesse dirmi cosa mi
è successo…
mi sento così confuso…
Lo scrigno
venne tirato su da alcuni bracci meccanici che
facevano un tutt’uno con la nave. Gli Albhed erano così interessati
ad esso che passarono tutto
il tempo a cercare di aprirlo, cosicché i due poterono
restare in disparte.
‘Tu…ehm...tu
chi sei? Venuto così, all’improvviso…Ci
hai
aiutato…’ disse Rikku.
‘Io…
Non lo so va bene?!’—alzando il tono della
voce—‘voglio
solo che qualcuno mi spieghi cosa ci faccio qui e che sta succedendo!!!
Io…io..
non capisco più niente!!! Io….io…
non…’.
Egli si sedette
sul limite della prua, a contemplare
l’oceano sotto di lui, camminando quasi come un ubriaco.
Sembrava che gli
girasse la testa. Ma
che…
O…ohhh…
Sì…
l’oceano, diventando calmo quando finì la pioggia
di
cadere, era divenuto piatto tanto da fare da specchio. Si
trovò cambiato, come
se improvvisamente fosse “cresciuto”
tutt’ad un tratto, sentendosi come chi era
rimasto nel sonno o in un coma per tanto tempo. Più cercava
di pensare, più non
riusciva a ricordare nulla. Una cosa era certa: quella era
un’amnesia, ed
appena avrebbe recuperato la memoria, avrebbe avuto le sue risposte.
Sulla
superficie del’acqua c’era l’immagine di
quella medesima persona che la ragazza
aveva visto sulla spada e allo stadio. Chissà se
l’animo (chissà dov’era) di
Noemi si sarebbe ricordato invece che era diventato lui, l’as
dei Zanarkand
Abes, quello che conosceva Auron, che lo aveva chiamato….
‘Scusami…
vorrei solo… ecco…sapere chi
sei…’ per dire quelle
parole Rikku le studiò per dieci minuti.
‘Io…
ecco… Mi chiamano Tidus…’.
‘Allora…quella
era la tua spada!!!! Ma perché l’aveva quella
ragazza???’ chiese l’altra, mostrando enormi
perplessità e chiedendosi dove
Noemi fosse finita: nel gran caos non era riuscita a capire un
granché.
‘Ecco…
non lo so…’ Lei…sparita?? !!! A…aspetta…!! Questo
significa che… devo
inventarmi qualcosa…
Era...era con
me, ma non preoccuparti… riuscirà a
cavarsela…’.
‘Non
vi ho mai visto qui… Come ci siete arrivati?’.
Così
Tidus gli raccontò tutto quello che era successo,
mischiando le sue esperienze con quelle dell’altra
metà, ricordandosele
entrambe perfettamente, e di come fosse così confuso, mentre
contemplava il
grigio orizzonte del calmo oceano.
‘Capisco…
ecco perché sei così disperato… Ma
perché
sott’acqua ti ‘studiavi’ in quel modo??
Avevi bisogno di uno specchio? In effetti,
sei così car… ehm’—si gira di
spalle—‘casuale, qui…’ Eh?? Siamo
davvero sicuri che
riesca a parlare la mia lingua??
‘Ehi…Non
è colpa mia se sono finito qui! Vorrei
solo…ecco…’ non glielo
posso dire…sarebbe
troppo rischioso…
‘Tornare
a casa? E dove?? A Zanarkand? Quella città è
stata
distrutta 1000 anni fa!!’ Rikku sembrava contenta di dire
ciò, come se sperasse
di rimanere ancora di più con Tidus.
‘Co…co…cosa?
Stai dicendo sul serio?? Ma… io… l’ho
vista,
l’ho vista mentre veniva distrutta da Sin!!
Pe…perché…’ subito il suo
volto
passò dalla confusione alla tristezza. Ora sapeva di non
avere neppure una
casa….certo, se quello che gli dicevano era vero…
Infatti, in un primo tempo,
nessuno crederebbe a parole simili…
Lei gli si
avvicinò notando una catena che aveva al collo.
Aveva un simbolo che gli sembrava famigliare.
‘Bella
questa catena…!!!’ Non sapeva cos’altro
dire…era
proprio imbarazzata.
‘Davvero???’
rispose lui, ma la sua testa era ben al di là. Quella
città….
distrutta… da 1000 anni??
Sono cambiato, finito nella mia città distrutta
da quel mostro e poi… nel lontano
futuro…!!! E poi come
sono….conciato!!!
Quella ragazza di cui parla Rikku deve avermi
liberato… Quella spada mi ha portato qui??? Non ricordavo
che fosse mia…anzi,
non ho mai avuto un’arma simile…Chi mi
potrà aiutare… se non
quell’indovina!! Sbaglio, o
era lì la spada?? La cosa più bizzarra
è che riesco a ricordare quello che ha
fatto lei a Metropolis…!!
La ragazza
Albhed lo chiamò, desiderosa di vederlo ancora in
faccia. ‘Ascolta…. È meglio che non
dici a nessuno che vieni da quella città…
E’ considerata una città sacra a
Yevon….’ poi si fermò ad osservarlo.
Ah,
sì?? E poi?? Non sapeva
come rispondergli.
Non appena
Tidus si rispecchiò nell’acqua, un forte scossone
fece vibrare l’intera nave.
Si
levò una gigantesca onda (tipo tsunami)
dall’orizzonte ad
un’incredibile velocità e la nave si apprestava a
fare quasi una brutta fine.
Tutto l’equipaggio venne spinto verso babordo, quando
l’onda improvvisamente si
fermò ad alcuni metri dalla nave.
‘E’
Ceh!!! Lubnedaje!!!’ [E’ Sin!!! Copritevi!!!]
urlò uno
là vicino.
Tutto accadde
nel giro di pochi secondi. L’onda si sollevò
di nuovo con forza inaudita e fece cadere Tidus in acqua, che non ebbe
il tempo
di aggrapparsi da qualche parte.
Rikku
urlò disperatamente all’equipaggio nel fare
qualcosa,
ma loro sembrarono conigli di paglia per la paura.
Tidus venne
trascinato da quell’onda, perdendo subito i
sensi. L’ultima cosa a cui pensò era
lei… e la sua città rasa al suolo. E nel
sottofondo, altre strane parole… “Unisciti a me…
E’ l’unico
modo per porre fine
al nostro dolore…”
Per venti
minuti tutti ammutolirono. Dopo l’accaduto il mare
si era appiattito all’istante. Tutto era come prima, o quasi,
mentre la pioggia
riprese a cadere. Tutto uguale, tranne per qualcuno. Era accaduto tutto
così in
fretta…. senza alcun grido…tanto che nessuno
poté davvero capire cosa fosse
successo. Rikku avrebbe voluto conoscerlo di più. Non aveva
mai visto un
ragazzo così affascinante… eppure aveva sempre
giurato che gli piacevano i
mori…
Un
po’ tramortita ed infelice, tornò a concentrarsi
sullo
scrigno. Cosa poteva fare?? Suo padre la aspettava…
Così si avvicinò allo
scrigno, che si trovava più in là e
notò che c’era una strana serratura di
fronte: aveva lo stesso simbolo della catena di quel tizio venuto dal
nulla.
Doveva trovarlo.
Già,
dov’era finito Tidus??? Era morto? Era scomparso
così
come era venuto??? Ancora l’incubo non era finito…
o sognavano lo stesso??