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Autore: Balaclava    26/04/2014    1 recensioni
"E non potevo più nascondermi. Ero nuda, in ogni senso. E non riuscivo a ricordare perché mi fossi coperta per tutto quel tempo. Cole era davanti a me. E io potevo scegliere come volevo che finisse. E scelsi la cosa che per me era la più pericolosa, più stupida e meno appropriata a Isabel Culpaper."
Per chiunque abbia voglia di riscoprire i lupi di Mercy Falls e, in particolare, Isabel e Cole ;)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sometimes the wire must tense for the note

Caught in the fire, say oh

we're about to explode

(A volte la corda deve essere tesa per tenere la nota

Bloccata nel fuoco, dice Oh

stiamo per esplodere)

(Atlas, Coldplay)

 

ISABEL

 

Il matrimonio si stava lentamente avvicinando. Io e Rachel, le damigelle, avevamo i nostri vestiti, la location era stata scelta.

Ma niente di tutto questo mi teneva occupata quanto Cole. O meglio, il pensiero di Cole, dato che non ci parlavamo.

Ancora con solo l'asciugamano addosso, decisi di scendere per fare una colazione veloce; dopo avrei dovuto aiutare Grace a finire le ottomila gru di carta per il matrimonio.

Mi versai un po' di caffè dalla caffettiera rossa di Grace. Dopo qualche minuto, qualcuno scese dalle scale. Era Cole, e indossava soltanto i pantaloni; in questi momenti avrei voluto essere cieca, era davvero troppo bello per poter rimanere arrabbiata con lui.

I muscoli del petto erano più definiti rispetto all'ultima volta che l'avevo visto così. Quando si voltò per prendere qualcosa dal frigo-facendo finta di non vedermi-mi offrì la meravigliosa vista della sua schiena, seguii con gli occhi la linea della spina dorsale, che scompariva sotto la stoffa.

Distolsi lo sguardo prima che si girasse.

Lui si sedette all'altro capo della tavola: eravamo rivolti l'uno verso l'altro, ma irrimediabilmente distanti.

Passarono lunghissimi minuti silenziosi. Talvolta alzavo lo sguardo verso di lui, sorprendendolo a guardarmi, ma lui non distoglieva il suo. Tuttavia, il suo viso, come il suo corpo, era arduo da fissare, quando dovevi mantenerti arrabbiata, perciò distolsi il mio.

 

COLE

 

Ero sceso senza maglietta proprio perchè sapevo che in cucina avrei trovato Isabel. Ed ero scuro che quando mi ero voltato mi avesse fissato. E adesso, di fronte a lei ma così lontano, non potevo smettere di fissarla.

Che fosse bella era un dato di fatto, i suoi occhi erano sempre stati simili a calamite per me: potevi trovarci tutto ciò che non diceva. E poi, diciamoci la verità: aveva addosso solo un asciugamano; era impossibile non fissarla.

Qualcuno si affacciò alla cucina, era Grace.

-Scusate se ho interrotto qualcosa,- la sua voce fu come un sasso lanciato contro il sottile strato di ghiaccio che era stato il nostro silenzio.-Ma devo parlarti, Cole.-

Alzai di scatto la testa, sapevo cosa doveva dirmi. Probabilmente i sintomi erano fuori controllo anche per lei.

-Nessun problema Grace. Stavamo solo giocando a chi faceva innervosire di più l'altro. E Cole stava vincendo.- disse Isabel, e la frase fu accompagnata da un'occhiata di fuoco.

Grace non le badò più di tanto e venne a sedersi vicino a me.

-Per favore, non svegliate Sam.-

 

ISABEL

 

Li lasciai discutere di ciò che dovevano discutere e tornai in camera a vestirmi.

Non avrei dovuto lasciarmi coinvolgere così. Vederlo intento a fissarmi mi dava una sensazione piacevole. Più che piacevole.

Dannazione.

Siccome non potevo permettermi di parlare con lui, andai in camera sua.

Quando aprii la porta, non ero pronta a ciò che mi sarei trovata davanti.

C'erano fogli dappertutto, accartocciati e stropicciati, alcuni strappati, manifesto della confusione che Cole aveva in testa.

Il letto era, come d'abitudine, sfatto, e le coperte erano ancora calde.

Resistetti alla tentazione di seppellirmi tra le lenzuola per esaminare da vicino quel disordine.

Mi accovacciai sui fogli e scoprii che erano interamente coperti da scritte, parole, cancellature.

Qualcuno aveva solo delle parole buttate a caso qua e là.

Forse a Cole piaceva fare Brainstorming.

Ma dopo un po', nei fogli riuscii a distinguere una trama ricorrente. Dei versi si ripetevano sempre uguali, alcuni cambiavano. Alla fine, sulla scrivania, trovai un plico di fogli ordinati e puliti, i versi scritti in ordine.

Era una canzone.

Ma quando feci per prendere il primo foglio, una voce mi fermò.

-Non ti hanno insegnato a non frugare nella roba degli altri, Zucchina?-

-Non chiamarmi cosi!- esclamai voltandomi.

Cole, in tutto il suo dannato splendore, stava appoggiato allo stipite della porta. Gli occhi verdissimi nella luce del mattino.

Mi diressi verso la porta, pronta ad uscire senza degnarlo di uno sguardo, ma Cole occupava la maggior parte dello spazio della porta. Non potevo passare, se non strusciandomi contro di lui.

Ma non si mosse, aspettando di vedere cosa avrei fatto. E non avevo idea di cosa fare.

Alla fine, cercai di passarci mettendomi di schiena rispetto a lui, la fronte all'altro stipite, ma lui mi avvolse un braccio attorno alla vita e mi tirò a sé.

La mia schiena premuta sul suo petto, la sua testa sulla mia spalla. Non potei trattenere il gemito che mi si era formato in gola.

Mi sussurrò all'orecchio:-Lo so che mi adori, Zucchina.-

Mi fece voltare verso di lui e mi baciò, come se fosse un'urgenza, qualcosa che doveva fare, anche se era arrabbiato.

Mi spinse contro lo stipite e mi baciò ancora, cingendomi la vita.

Mi lasciai trasportare e gli passai una mano tra i capelli, le sue labbra premevano contro le mie, i nostri respiri affannosi si mischiavano. Avevamo la stessa complicità di quando avevamo ballato assieme, lo stesso affiatamento.

Inarcai la schiena, spinsi il mio busto contro il suo e lui mi strinse con più forza.

Passai una mano sul suo petto e la feci scendere lungo la sua schiena, percependo i muscoli tendersi al mio tocco.

Lui aveva una mano sotto la mia maglietta, il palmo caldo.

Poi, così come era iniziato, tutto finì.

Ci allontanammo all'unisono, consci che se avessimo continuato non ci sarebbe stata possibilità di tornare indietro.

Lo guardai, lui guardò me.

-Sei una droga.- disse.

-Dovresti saperlo.-

 

COLE

 

Nei giorni successivi, non vidi molto Isabel.

Lei aiutava Grace, io aiutavo Sam.

Ma non riuscivo a smettere di pensare al suo corpo contro il mio e alla sua voce quando aveva detto “Dovresti saperlo”.

Avevo la sensazione che prima prima o poi, questa situazione sarebbe scoppiata. La carica esplosiva era davvero troppa, serviva solo una minuscola scintilla per scatenare il pandemonio.

Non mi ero accorto che i giorni passassero così in fretta, finché Grace non partì.

Lei e Sam avevano deciso di rispettare questa tradizione e dormire separati la notte prima delle nozze. Avrebbe dormito al piano superiore rispetto a dove si sarebbe svolta la cerimonia, assieme ad Isabel e Rachel.

Ero all'ingresso assieme a Ringo, Grace e Rachel. Loro due si baciarono, io abbracciai Rachel. Non era poi così male, quando la conoscevi.

Isabel scese poco dopo, e mi sussurrò all'orecchio:-A domani.-. E in quel preciso istante, ebbi la certezza che domani sarebbe stato il giorno dell'esplosione.

 

 

 

 

  
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