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Autore: Lizzie_Siddal    19/07/2008    12 recensioni
[Josh/Hayley]
Josh guardava la minuta figura di Hayley, addormentata al suo fianco sul sedile del tour bus.
La gran massa di capelli rosso fiamma era l’unica cosa che si distingueva nitidamente di lei, nella penombra.
E’ davvero piccola.
Hayley che sul palco era un tornado, sorrideva a tutti, ma non dava confidenza agli sconosciuti.
Hayley che cambiava look e trucco in modo camaleontico, quasi non volesse somigliare a se stessa troppo a lungo.
Hayley che per Josh, nonostante si conoscessero da anni, era sempre rimasta un mistero.
Hayley che dormiva accanto a lui in quel momento, e che ogni tanto lo abbracciava senza un motivo preciso e gli diceva, quasi a scusarsi, “Tu sei il mio migliore amico, Josh”.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayley Williams, Josh Farro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'All we know'
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Titolo: My Best Friend
Autrice: Nemo From Mars
Rating: giallo
Avvertenze: One shot
Pairing: Josh/Hayley
Genere: Introspettivo, Romantico, Fluff
Disclaimer: Non conosco i Paramore, non voglio insinuare nulla sulla loro vita privata, non intasco un centesimo da tutto ciò e blabla.
Note iniziali: ambientata circa nel 2004-2005, agli esordi dei Paramore.
Mi sono basata su alcune notizie biografiche della band.

1- Hayley si è trasferita a Franklin a 13 anni, dove ha conosciuto i fratelli Farro in un liceo privato. Dopo poco tempo cominciò a frequentare lezioni di canto da un certo Brett Manning. Sostiene di essere stata molto timida, un tempo, e dice che non aveva amici fuori dall’ambiente musicale. I suoi genitori sono divorziati e ha due sorelle e un ex-patrigno, (che tempo fa ha tentato di mettere i diari di Hayley in vendita su eBay, beccandosi anche una denuncia dalla ragazza ovviamente). I testi di "Emergency" e "Conspiracy" sembrano essere stati ispirati dalla situazione familiare di Hayley, appunto, nel periodo di separazione dei suoi. Alcuni dei suoi soprannomi sono Spongebob (per via dei denti XD) e Hayles.

2- Josh scrive testi e musica assieme ad Hayley.

3- Prima di formare i Paramore, Hayley e Jeremy (il bassista) facevano parte di una funk cover band, i Factory, mentre i fratelli Farro si esercitavano insieme dopo la scuola.

4- Oh, e naturalmente, la cosa più importante: “Josh and Hayley were an item for nearly three years until the couple decided to call it quits in the fall of 2007.” (fonte: Alternative Press, ottobre 2009)



***


Josh guardava la minuta figura di Hayley, addormentata al suo fianco sul sedile del tour bus. La gran massa di capelli rosso fiamma era l’unica cosa che si distingueva nitidamente di lei, nella penombra.
E’ davvero piccola.
Era stato questo il primo pensiero di Josh, quando l’aveva vista per la prima volta, tre anni prima. Come in quel momento, le era sembrata troppo piccola e fragile.


Il chitarrista era in compagnia del fratello Zac, durante un giorno di scuola come un altro. Suonata la campanella dell’intervallo era uscito in cortile, avviandosi a passo svelto verso l’albero sotto cui era solito sedersi con Zac. Ma aveva notato subito che era occupato.
Una bambina era sotto l’albero, addormentata. I suoi capelli rossi facevano a pugni con il colore verde acceso dell’erba sulla quale era distesa.
“E’ quella nuova” aveva detto Zac al fratello.
Quella strana.
Josh ne aveva sentito parlare. Nel liceo privato che i fratelli Farro frequentavano, la ragazzina dai capelli rossi era già ben conosciuta. Non perchè fosse particolarmente appariscente o intelligente, anzi: a una prima occhiata non le si sarebbero dati affatto tredici anni, e non si era distinta per nessun merito scolastico. Però era strana. Quando non indossava la divisa di seconda mano della scuola, portava dei vestiti più grandi di lei di almeno due taglie. I capelli erano sempre spettinati, anche se puliti, ed era timida all’inverosimile, tanto che, da poi che si era trasferita, due settimane prima, non aveva ancora fatto amicizia con nessuno dei ragazzi di Franklin. Girava per la città su uno skateboard malandato, da sola, e pareva un folletto sbucato dalle favole, con quei capelli rossi sempre al vento, il visetto minuto e la bocca tutta denti. Vedendola così introversa e bizzarra, gli altri ragazzi avevano cominciato ben presto a renderla bersaglio dei loro scherzi. Ma la maggior parte di loro in breve aveva smesso, perchè la ragazzina non reagiva a nessuna provocazione, anzi ostentava un’indifferenza invidiabile.
Ed ora eccola lì, addormentata e sola, per i fatti suoi, pensava Josh.
Sotto il loro albero.
Davvero irritante.
Il ragazzo si era appena chinato per dirgliene quattro, quando lei improvvisamente aveva spalancato gli occhi.
Grandi, vispi occhi verdi fissavano quelli castano scuro di Josh, che per un momento ne era rimasto turbato.
“Ehm...sì, bene che tu ti sia svegliata, perché qui ci stiamo noi!” Quella frase prepotente gli era uscita di bocca senza capire bene il perché. In fondo quella ragazzina non gli aveva fatto niente.
Con un’agilità impressionante lei era scattata in piedi, fissandolo di sotto in su, arrossendo violentemente.
“Scusa.” Il suo tono non era aggressivo, ma il timbro della sua voce era forte, deciso. Josh si era quasi ritratto, sentendosi un verme.
“No, senti, scusa tu...è che, qua ci stavamo sempre noi e...”
E cos’altro voleva dire?
Era stato un idiota discriminandola solo perché anche gli altri lo facevano. A quel punto era intervenuto Zac, che sebbene più giovane di tre anni, aveva dimostrato più maturità del fratello.
“Sì, scusalo. Io sono Zachary Farro.”
Aveva teso la mano, sorridente, e la ragazzina lo aveva guardato con un’espressione incolore.
Ma in quel momento, una voce allegra aveva distratto l’attenzione dei ragazzi.
“Ehi, che si dice?”
Uno dei compagni di classe di Josh, si era avvicinato all’albero.
La ragazzina, approfittando di quella distrazione, era sparita.
“Ma che diavolo...?” aveva esclamato Josh, confuso. Perché se ne era andata a quel modo?
“Oh, ma stavate parlando con Spongebob?” aveva chiesto il compagno scoppiando in una risata sguaiata. Ma si fermò quasi subito, evidentemente per il fatto che i Farro non facevano altrettanto.
“Ma che vi prende?”
“Niente. Certo che quella è strana forte” aveva commentato Josh stringendosi nelle spalle.
Zac non sembrava d’accordo.
“Dài, non vedi che era imbarazzata? Poi Jimmy l’ha spaventata…”.
“Andiamo, Zac! Non mi dire che ti importa di Spongy? Quella ragazzina è una selvaggia”.


E Josh, ripensando a quell’episodio, non poteva che concordare con tenerezza con quell’affermazione. Hayley era cambiata tanto in quegli anni, Josh lo aveva potuto vivere sulla sua pelle, essendo il suo migliore amico. Ma in fondo la ragazza era sempre rimasta un po’ così: selvaggia e segretamente timida.
Hayley che sul palco era un tornado, sorrideva a tutti, ma non dava confidenza agli sconosciuti.
Hayley che fuori dall’ambiente musicale non aveva veri amici.
Hayley che lontano dalle telecamere e dai flash a volte diventava incredibilmente silenziosa e stava spesso delle ore stravaccata sul letto, guardando il soffitto, immersa nel suo mondo.
Hayley che cambiava look e trucco in modo camaleontico, quasi non volesse somigliare a se stessa troppo a lungo.
Hayley che per Josh, nonostante si conoscessero da anni, era sempre rimasta un mistero.
Hayley che dormiva accanto a lui in quel momento, e che ogni tanto lo abbracciava senza un motivo preciso e gli diceva, quasi a scusarsi, “Tu sei il mio migliore amico, Josh”.
Il capo della ragazza si mosse lievemente verso Josh, che si avvicinò all’amica e le fece posare la testa sulla propria spalla. Dormiva ancora profondamente.
Una selvaggia...
Come erano finiti per essere amici?
I ricordi volarono a un giorno d’estate di tre anni prima. Doveva essere cominciato quella volta in cui l’aveva vista malmenata da alcuni ragazzini al parco, qualche giorno dopo l’episodio dell’albero.


Com’era solito fare spesso in estate, Josh, inforcata la bici, si era diretto al piccolo parco giochi della periferia della città. C’erano un piccolo bar, un campo da baseball decisamente malandato, qualche panchina e stop. Non era proprio il massimo come luogo di ritrovo, ma a Franklin non si poteva sperare in qualcosa di meglio come intrattenimento per i ragazzi.
Josh masticava un chewingum distrattamente, appollaiato come al solito sull’altalena più sgangherata, in attesa di Zac. Il ragazzino aveva detto che quel giorno gli avrebbe presentato il bassista di quella che sarebbe stata la loro band. Zac suonava la batteria da solo due anni, ma era già molto bravo, mentre Josh seguiva lezioni di chitarra da quando aveva sei anni. Nonostante i loro sforzi per formare una band non avevano ancora trovato un altro componente, a Franklin, che potesse fare al caso loro.
All’improvviso, l’attenzione di Josh era stata attirata da un turbinio di capelli di un rosso rame inconfondibile.
Poco lontano da lì, due ragazzini spintonavano Hayley contro un albero, strattonandola per la maglietta.
“Ti piace scherzare, eh, stronzetta?”
“Chiedi scusa, o quei denti da Spongebob te li faccio saltare!” Aveva minacciato quello che le stava di fronte. Per tutta risposta Hayley gli aveva sputato in faccia.
Il ragazzino le aveva mollato un pugno allo stomaco.
A quel punto il tipo che le teneva bloccate le mani dietro la schiena aveva dovuto fare uno sforzo in più per tenerla ferma.
La ragazzina cercava di divincolarsi con più vigore e di raggiungere quello che l’aveva picchiata, ma con le braccia dietro la schiena era impotente. Aveva provato poi a colpire a casaccio, con calci e sputi.
Inutilmente.
I capelli arruffati le coprivano gli occhi, ma Josh poteva vedere le guance arrossate rigate di lacrime. Era intervenuto ancor prima di pensarci.
“Che diavolo fate?!”
I ragazzini, più piccoli di lui, si erano fermati, allontanandosi con una smorfia.
“Ci vediamo, Spongy.”
“Stai bene?” La bambina non rispondeva, mentre con gesti lenti e controllati si rassettava i vestiti, come se non fosse successo niente. Josh non capiva. Perchè non aveva urlato, chiamato aiuto?
“Ehi, mi senti?” chiese più forte Josh, provando a toccarle una spalla.
Errore.
La ragazzina aveva fatto uno scatto repentino e si era allontanata di qualche passo. I suoi occhi verdi fissavano Josh attentamente. Non sembrava intimorita, quanto piuttosto incerta se fidarsi o meno, come un animale selvatico.
Si era asciugata le lacrime con un gesto nervoso.
“Grazie, ma non ce n’era bisogno.”
Anche se la risposta era stata brusca, Josh ne era stato sollevato, e aveva sorriso. “Senti, che è successo con quei due?”
Lei si era stretta nelle spalle.
“Come sarebbe?” aveva sbottato Josh.
Quel modo di fare lo indisponeva, gli metteva il nervoso.
Dannato scricciolo, l’avrebbero pestata senza il suo intervento, e faceva pure l’indifferente.
“Niente”.
Non c’era nulla da fare, non ci sentiva da quell’orecchio.
“Comunque, io sono Joshua Farro” aveva buttato lì, tendendo la mano, pentendosene subito dopo. Cosa gli era saltato in mente, di presentarsi alla ragazzina dai capelli rossi? L’aveva solo aiutata a cavarsi da quell’impiccio, ma la cosa sarebbe finita lì. Era stato quasi sul punto di ritrarsi, quando lei aveva afferrato la mano e l'aveva stretta.
Una presa salda.
Aveva tirato su col naso e borbottato: “Hayley Williams”.


***


Sballottata sul sedile per via di una curva improvvisa, Hayley si riscosse dal dormiveglia, accorgendosi di essere finita addosso a Josh.
“Ehi, hai dormito della grossa, uh?”
“Mmh...” mugugnò Hayley stroppicciandosi gli occhi. Mancava ancora molto? Non vedeva l’ora di arrivare; non ce la faceva più a dormire in viaggio, era troppo scomodo.
Sdraiandosi sulla branda le veniva la nausea, preferiva di gran lunga stare nei sedili, in posizione eretta, con un cuscino dietro la testa. Almeno riusciva ad addormentarsi, anche se per poco.
Accanto a Josh.
Il ragazzo per bene, il migliore amico, il fratello che non aveva mai avuto, il compagno di band.
Tutte quelle cose smielate con cui avrebbe potuto riempire decine di testi di canzoni.
Ma non l’avrebbe fatto, non l’aveva mai fatto. Semplicemente non metteva mai troppo di se stessa nella musica, era pericoloso: preferiva rendersi un tramite per le emozioni che vedeva sugli altri.
E comunque Josh era molto più di quello che avrebbe mai potuto esprimere a parole.
Quasi senza accorgersene posò il capo sulla sua spalla e chiuse gli occhi.
“Stavo pensando al giorno in cui ci siamo presentati...ti ricordi?” bisbigliò Josh.
“Sì...che ti viene in mente?”
Hayley ricordava nitidamente quel giorno d’estate. Aveva trovato da dire con dei ragazzini, al parco. Erano due di quelli che puntualmente a scuola la prendevano in giro. Hayley se n’era sempre fregata alla grande: erano dei cagasotto, non ne valeva la pena. Se nonché quel giorno, mentre passava in bicicletta davanti ai due ragazzi, loro l’avevano fermata, tagliandole la strada con le loro mountain bike.
“Bel triciclo, Spongebob”.
Quel ridicolo nomignolo, datole per via degli incisivi piuttosto grandi e distanti tra loro...Secondo quei tizi avrebbe dovuto umiliarla e schernirla, ma non le aveva mai fatto né caldo nè freddo. Se all’epoca avesse saputo che qualche anno dopo sarebbe diventato un soprannome affettuoso, poi, le sarebbe venuto da ridere. La Hayley tredicenne aveva sbuffato, cercando di proseguire per la sua strada. Ma uno dei due le aveva dato contro con la propria bici, con violenza, sbalzandola sul terreno.
La ragazza non ci aveva più visto.
“Pezzo di merda!” Si era lanciata su di lui, ma l’altro ragazzino l’aveva fermata. Non c’era voluto molto perché si passasse alle botte. Certo era che, sola contro due e data la sua corporatura minuta, non avrebbe fatto molto.
Poi era arrivato Josh. Un ragazzino magro dai capelli scuri e scompigliati, che aveva messo in fuga i cagasotto e che era diventato il suo primo vero amico, a Franklin.


Non mi hai mai detto cosa avevi fatto per fare incazzare quei due.”
“Bah, ma che importa?”
Come quella volta, non aveva voluto spiegare il motivo del litigio. Che importava, in fondo? I ragazzini le prendevano e se le davano da sempre, nessuna novità. Spiegare la ragione non le andava adesso come allora: non aveva certo bisogno della pietà gratuita di qualcuno.
“Così...Mi sembra che, sai, tutte le cose che so di te...le abbia scoperte da solo. Non mi hai mai detto niente di te, da quando ci conosciamo. Niente di...tuo, intendo.”
Hayley si irrigidì e ridacchiò nervosamente.
“Che discorsi fai, a quest’ora, Josh?”
La ragazza aveva sempre avuto un problema, fin da quando era bambina: era incapace di mentire. Data la sua grande timidezza era facile che, volendo nascondere qualcosa, arrossisse all’improvviso, palesando immediatamente la bugia. In più se doveva dire il falso si sentiva sempre in colpa, anche quando non era una cosa importante. Negli anni però, aveva trovato una strategia per evitare di essere scoperta: si limitava a tacere, cambiava argomento, oppure -nei casi più difficili- sparava fuori una mezza verità. In quel modo non arrossiva, la sua voce non esitava ed era tutto molto più semplice da gestire.
L’unico effetto collaterale era che, col passare del tempo, Hayley aveva cominciato a usare quel trucco anche con se stessa. Metteva a tacere i dubbi, si distraeva pensando ad altro, e finiva per negare la verità accampando mille scuse.
E troppo spesso negli ultimi tempi nascondeva verità che riguardavano il suo migliore amico.

***


Josh sospirò profondamente e voltò il capo verso Hayley. Come al solito aveva cambiato argomento. Quel trucchetto dell’amica l’aveva sempre odiato. Decise di non insistere, non sarebbe servito. Dentro di lui però provò quella ben nota piccola fitta di delusione. Non era che Hayley non si fidasse di lui, rifletteva, ma c’era sempre qualcosa a frenarla nell’aprirsi del tutto. Una specie di pudore ancestrale, un riflesso incondizionato alle intrusioni anche delle persone a lei più vicine, un muro di entusiasmo e cortesia che ergeva a difesa del resto del mondo.
“Non importa, Hayles” sospirò.
Sentì Hayley rilassarsi, mentre si accoccolava più comodamente contro di lui.
L’avrebbe sopportato ancora, si disse. Per Hayley l’avrebbe fatto.
E d’altra parte, che cosa non avrebbe fatto, per lei?
Negli anni l’affetto che provava per la ragazza era mutato in qualcosa di nuovo. L’attenzione per ogni bizzarro particolare della sua figura, per ogni piccolo mistero della sua personalità lo avevano ammaliato. Senza rendersene conto a poco a poco era diventato dipendente da ogni suo gesto, dai suoi occhi, dalla sua voce –che sapeva essere grintosa e dolce al tempo stesso-, voce che aveva affinato nel tempo e che l’aveva fatta diventare un precoce talento musicale.
Ricordò il momento in cui l’aveva sentita cantare per la prima volta, poco dopo che si erano presentati.


Josh l'aveva aiutata a rimettere a posto la catena della sua malandata bicicletta, lei aveva ringraziato e poi si era seduta all'ombra di un albero, come il giorno in cui si erano parlati per la prima volta.
Il ragazzo si era seduto accanto ad Hayley, senza sapere bene cosa lo trattenesse dal salutarla e andarsene per la sua strada.
Lei non aveva dato segno nè di apprezzare nè di rifiutare la sua compagnia, rimaneva zitta.
“Hayley Williams...allora...a parte metterti nei guai con i bulli di Franklin, che fai nel tempo libero?” aveva chiesto Josh, più per interrompere quel silenzio imbarazzante, che per reale interesse.
“Canto” aveva risposto neutra lei, guardando il cielo con gli occhi socchiusi.
Josh non poteva immaginare un hobby meno adatto a una persona così timida.
“Canti?” aveva chiesto incredulo, pulendosi distrattamente le mani sporche di nero sui jeans.
Hayley era arrossita.
“Canto, sì. Perché? Prendo lezioni da Brett Manning” aveva poi sbottato, sulla difensiva, incrociando le braccia sul petto.
Josh aveva sgranato gli occhi.
“Wow! Bè, io e Zac, mio fratello, abbiamo una specie di band...”
Silenzio.
“Ci servirebbe una cantante...”
Lei si era stretta nelle spalle, in quel suo tacito assenso.
“Anche se avrei già un’altra ‘specie di band’, con dei ragazzi più grandi...” aveva borbottato Hayley con lo sguardo basso, strusciando i piedi l’uno contro l’altro, apparentemente per liberarsi di alcune foglie appiccicate sopra.
“Oh, be’, se ti va, comunque…”
Incredibile: quella mocciosetta non solo prendeva lezione da uno dei migliori maestri di canto della zona, ma addirittura aveva bazzicava gente più grande che suonava in una band. Josh non se lo sarebbe mai aspettato. A dispetto di tutto, quella ragazzina aveva molte più palle di tutti quelli che la prendevano in giro a scuola e al parco.
“Ti andrebbe...ehm- insomma, di farmi sentire qualcosa?”
Hayley aveva annuito brevemente.
“Cosa vuoi sentire?”
“Boh, quel che vuoi tu...”
Hayley aveva iniziato a cantare un pezzo che Josh non conosceva. Riusciva facilmente a raggiungere le tonalità alte e sembrava divertirsi un mondo mentre lo faceva, a occhi chiusi, tenendo il tempo schioccando le dita.
“Questa è una canzone che facciamo di solito con i Factory, niente di che…” aveva detto poi, forse un po’ imbarazzata dal silenzio ammirato di Josh.
“Hayley Williams, vuoi essere la cantante del mio gruppo?”


Messa così, avrebbe potuto sembrare una proposta di matrimonio.
Hayley Williams, mi vuoi sposare?”
A Josh venne da sorridere a quel pensiero.


***


Non si sarebbe mai sposata, non avrebbe mai contratto un legame tanto folle.
L’aveva giurato a se stessa, quando aveva iniziato a prendere coscienza della meschinità in cui era degenerato il rapporto dei suoi genitori. Hayley aveva tredici anni quando i litigi iniziarono a diventare più violenti e insostenibili, ma le porte che sbattevano, le urla e le imprecazioni, si protraevano da anni. La ragazzina si chiedeva come fosse possibile per due persone che si odiavano tanto, vivere ancora sotto lo stesso tetto. Che si lasciassero!- sperava. Non voleva che quella situazione si protraesse oltre. Non capivano quanto fosse doloroso per lei e le sorelle sopportarli ogni giorno? Hayley si chiudeva in un mutismo ostinato, cercava di stare lontana a casa il più possibile e dedicarsi all’unica passione che aveva sempre avuto: il canto.
Alla fine i Williams avevano divorziato, e la madre di Hayley si era portata le figlie con sé a Franklin. Qui la donna non ci aveva messo molto a rimpiazzare il marito: dopo qualche settimana un uomo, probabilmente un collega della rivista di moda per cui la donna lavorava, faceva visita puntualmente a casa loro. In breve era diventato il suo patrigno, ma la situazione non era facile. Sua madre era diventata succube di quell'uomo, al punto da imbarazzare Hayley ogni qual volta la vedeva insieme a lui. Non sopportava quel tipo. Non tanto perché aveva preso il posto del padre al fianco della madre, quanto per la sua continua insistenza idiota nel voler mettere sempre il becco negli affari di Hayley e delle sorelle, con saccente arroganza, come se essere il suo quasi-genitore gliene desse il diritto. Imbecille, viscido e falso.
Da quando aveva conosciuto Josh,Zac e Jeremy, Hayley non voleva nemmeno che gli amici si avvicinassero a casa sua.
Temeva che avrebbero incontrato sua madre e il compagno: si vergognava di quella condizione familiare.
Per fortuna né Jeremy né i fratelli Farro avevano fatto mai troppe domande, diventando poi vagamente consapevoli della situazione familiare di Hayley attraverso i suoi silenzi e le mezze frasi che a mo’ di scusa rifilava quando il discorso verteva sulla famiglia.
Famiglia...se poi quella si poteva chiamare tale.
Forse era per l’esperienza dei suoi genitori che Hayley non riusciva a cavarsela troppo bene nei rapporti con gli altri; o meglio, ne aveva tanta paura. Era diffidente anche con le persone con cui avrebbe dovuto non esserlo: come i suoi migliori amici, per esempio.
E come con Josh, per esempio.
Nonostante il forte affetto che provava per lui, non riusciva a spiegarsi perché nell’ultimo periodo cercasse così spesso il suo appoggio, la sua vicinanza, il suo tacito consenso a ogni decisione.
Ma dopotutto, si disse, i Paramore erano diventati una buona band emergente, impegnata in un mini tour per promuovere il primo EP, e la cantante aveva bisogno del supporto del co-songwriter, il chitarrista Josh Farro…
No, non era così. Cercava la presenza di Josh per motivi che non sapeva spiegarsi, e stringeva con forza la sua mano, prima di salire sul palco, prima di ogni serata. Aveva cominciato a cercare un più intimo contatto fisico con lui, prima sfiorandolo appena in viso, distrattamente, e poi stringendolo in frequenti abbracci.
“Tu sei il mio migliore amico, Josh” diceva, giustificandosi con lui e con se stessa.
Lui la guardava un po’ stranito, con quegli occhi scuri sempre velati di malinconia e dolcezza.
Gli occhi di Josh, la prima cosa che aveva amato di Franklin, la città che ora era la sua casa.
E assieme ai compagni di band, Josh era diventato la sua casa e la sua famiglia.


***


Senza riuscire a trattenersi, Josh carezzò piano i capelli dell’amica, che sembrava sul punto di cadere addormentata nuovamente. A quel contatto la ragazza si mosse lievemente, e cercò la mano di lui. Le loro dita si intrecciarono e si strinsero, mentre il cuore di Josh sussultava. Ecco che si illudeva di nuovo: a ogni suo piccolo gesto dava un significato immenso, non riusciva a impedirsi di emozionarsi come un ragazzino alla prima cotta.
Ma cosa provava veramente per Hayley?
Cercava di fare chiarezza nei propri sentimenti da mesi, senza riuscirvi.
Forse perché Hayley era diversa da qualunque altra ragazza Josh avesse mai conosciuto. Innanzitutto, era la sua migliore amica, l’unica vera amica femmina che avesse mai avuto, e poi perché col tempo Josh aveva notato quanto fosse atipica la loro amicizia. Si cercavano, si avvicinavano quasi senza accorgersene. Una cosa di cui si stupiva, per esempio, era che nelle foto di gruppo quasi sempre lui e Hayley si trovavano vicini; che fossero abbracciati o meno era irrilevante. Era confortante rendersi conto di quella silenziosa e discreta vicinanza, di quella loro complicità. Lui scriveva la musica per le canzoni, lei le parole; oppure lo facevano insieme, riuscendo ad essere inaspettatamente complementari. Quando erano soli parlavano molto, si ascoltavano molto, e rimanevano molto in silenzio. Non aveva mai potuto gestire un rapporto simile con altre ragazze. Di solito tutte lo avvicinavano per invitarlo a uscire, ma la cosa non andava mai oltre qualche sbaciucchiamento e qualche chiacchiera scontata.
Josh aveva avuto storie occasionali, più che vere e proprie relazioni, delle quali era rimasto solamente imbarazzo.
Per qualche motivo, il ragazzo non riusciva a trovare una situazione seria e stabile: dopo poco quelle persone gli apparivano superficiali, e a quel punto perdevano tutto il loro fascino. A volte poi gli sembrava di scorgere il volto di Hayley su quello delle ragazze a cui diceva cose che non pensava, a cui dava baci facili, e che nel giro di pochi mesi sarebbero tornate delle perfette sconosciute.
Hayley.
Era sempre colpa sua.
In quanto a lei, per quel che Josh ne sapeva, sul piano sentimentale aveva sempre condotto una vita quasi ascetica. Se si escludevano i ragazzi della band, non aveva mai avvicinato nessun altro, intenzionalmente. Da quando era solo “Spongebob” per i ragazzi di Franklin, Hayley era cambiata, era cresciuta. Anche se il suo corpo non era slanciato e formoso come quello di quasi tutte le sedicenni -era rimasta bassa e asciutta-, i tratti del suo viso si erano addolciti, raffinati. Lo stesso modo di vestire della ragazza era cambiato: i suoi vestiti erano appariscenti, gli accostamenti di colore bizzarri, per non parlare dei tagli di capelli, sempre vari e originali. Decisamente, Hayley aveva cominciato a farsi notare in positivo. Perfino quelli che un tempo l’avevano schernita dovevano ammettere che era diventata davvero una ragazza carina. Uno addirittura ci aveva provato spudoratamente presentandosi da Hayley con fiori e cioccolatini il giorno di San Valentino. Hayley l’aveva trattato con gelida cortesia: era uno di quelli che più l’aveva tormentata a scuola per il suo modo di vestire. Per il resto, c’era stato qualche cascamorto che un paio di volte nei locali aveva cercato di adescarla, ma Hayley aveva saputo tenergli testa più che efficacemente. La ragazza non sembrava curarsi di quelle attenzioni, prendeva tutto con la stessa indifferenza che ostentava anni prima, quando la prendevano in giro per le sue stranezze. In realtà Hayley osservava chi gli piaceva con una sorta di distaccata e spontanea curiosità. Le piacevano i particolari poco vistosi: il colore o la forma degli occhi, tratti del viso, una postura o un modo di muoversi diversi dal normale erano cose che potevano attrarla più di una bellezza appariscente e ostentata. Ma quando una persona le piaceva davvero, Hayley stava sempre attenta a non avvicinarsi troppo.

A volte, notava Josh, se sentiva che le cose stavano prendendo una strada troppo rischiosa o indesiderata, Hayley si allontanava: un gattino selvatico che crede di aver fatto un passo di troppo verso la mano che lo nutre.
Molta gente rimaneva perplessa e delusa da quello strano comportamento, e anche Josh, sebbene ormai lo conoscesse, non riusciva a capirlo.
Ma in fondo, quante cose di Hayley, sebbene sembrasse conoscerla meglio di ogni altro, ancora non sapeva?
Della sua famiglia, per esempio. Le uniche cose che sapeva le aveva apprese indirettamente e dopo molto tempo. Inizialmente Hayley non voleva invitare i fratelli Farro a casa sua: aveva inventato mille scuse, tanto che Zac e Josh si erano chiesti se per caso non vivesse davvero in una roulotte, come dicevano i ragazzini della loro scuola per prenderla in giro. Poi una volta Josh aveva seguito l’amica, di nascosto, e aveva scoperto che abitava invece in una gran bella casa nella periferia di Franklin.
All’esterno erano parcheggiate macchine costose e in generale tutto il quartiere pareva piuttosto lussuoso. Alla fine era riuscito a visitare la casa: grande, bella e degna di una famiglia benestante. I genitori di Hayley non c’erano, e Josh intuì immediatamente che era quello il motivo per cui non voleva invitare gli amici a casa. Col tempo aveva saputo che i genitori di Hayley si erano separati e a quel punto la signora Williams e le tre figlie si erano trasferite a Franklin. La madre delle ragazze aveva poi trovato un compagno, ma a quanto pareva le cose non erano rosee nemmeno con lui.
Josh lo leggeva negli occhi di Hayley, sebbene lei non gliene parlasse mai.
“Josh?” mormorò Hayley all’improvviso.
“Mmh?”
“Hai detto che vuoi sapere qualcosa di mio…”
Josh trattenne il fiato, bruscamente, incerto se temere le parole che sarebbero seguite o meno.
“Io ti voglio bene, e…ci tengo molto a te”.
Per un attimo Josh non seppe cosa rispondere: non era da Hayley parlare così. Certo, dava spesso a vedere quanto fosse legata a lui -più che a ogni altro- gli diceva la sua presunzione. Ma probabilmente non l’aveva mai espresso ad alta voce, a quel modo.
“Mi basta…” riuscì a scandire Josh lentamente, con voce roca.
Hayley alzò il capo dalla spalla dell’amico e lo guardò con un sorriso dal candore disarmante.
Era così bella. Tremendamente piccola ed effimera, da poter svanire se solo avesse fatto un passo falso. Si trovò a guardare fisso le sue labbra, tormentato dal desiderio di poterle sfiorare con un bacio, ma…
No. Avvicinarsi sarebbe stato un errore.
Già aveva visto cosa era successo con un ragazzo che Hayley frequentava e che aveva provato a farlo a tradimento.
Lei lo aveva respinto e non gli aveva più parlato.
Ma poi successe qualcosa di strano. Il viso spruzzato di lentiggini di Hayley si stava avvicinando molto lentamente a quello di Josh.
E prima di rendersene conto il ragazzo la stava baciando. Dolcemente, delicatamente, temendo che potesse svanire come in un sogno.
In pochi secondi i due ragazzi si allontanarono, il respiro spezzato.
Le guance di Hayley erano in fiamme, ma guardava ancora negli occhi Josh.
Lui non sapeva cosa dire, cosa fare, era quasi certo che per lei quello fosse…
Il primo bacio?
“Ha-Hayley...” provò a dire, incerto.
Ma lei si era già rannicchiata nuovamente nell’incavo della sua spalla, senza dire una parola.
“Io…”
La ragazza si strinse più saldamente a lui e mormorò qualcosa a mezza voce.
“Tu sei il mio migliore amico, Josh...”



FINE

   
 
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