Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Roulette    26/04/2014    6 recensioni
*STORIA INTERATTIVA*
Una misteriosa creatura si sta risvegliando, accompagnata da un vecchio nemico.
Due dei scompaiono nel nulla e una misteriosa eclissi provoca scompiglio nel mondo degli umani e sull'Olimpo.
Saranno i vostri semidei a ristabilire l'ordine. La profezia è già scritta, siete pronti, semidei?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Logan si passò una mano tra i capelli chiari e osservò assorto il mucchio di semidei che si accalcavano per assicurarsi i pezzi migliori per le armature. Strinse nella mano destra la sua spada di bronzo celeste e le sue labbra si curvarono in un sorriso.
Prese la rincorsa e si tuffò tra gli altri ragazzi.
Spintoni e gomitate lo avevano ammaccato un po’, ma alla fine riuscì a recuperare dei buoni pezzi, che indossò in fretta e furia per poter correre a scambiare due parole con Annalisa.
Il Prato e la zona accanto al padiglione della mensa erano piene zeppe di semidei che saltellavano da una parte all’altra per infilarsi un pettorale o piccoli figli di Ares che, in preda all’eccitazione, urlavano motti di guerra.
Il figlio di Ebe corse verso la riva del laghetto delle Canoe, dove i figli di Ermes erano soliti riunirsi per fare il punto della situazione, e quando arrivò si accorse che erano già tutti pronti e Conor e Trevis Stoll stavano facendo un discorso ai loro fratelli e gli raccomandavano di unirsi alla squadra dei figli di Atena.
Il cielo era scuro e l’aria umida. Logan si mise in disparte e aspettò che la sua amica finisse. Per quanto gli riguardava le sue due sorelle si erano allontanate subito e non avevano bisogno di un discorso spronante.
Passò qualche minuto prima che Annalisa si presentasse a Logan con l’armatura troppo grande che ballava qua e là mentre si muoveva.
-Non dire una parola.- Lo intimò la figlia di Ermes colpendolo alla spalla con un pugno e Logan scoppiò a ridere.
 
Le due squadre erano schierate di fronte a Chirone.
I figli di Ares, a capo della squadra rossa, facevano un chiasso infernale, battevano le lance sugli scudi e urlavano incitamenti ai loro alleati.
Neela se ne stava chiusa nella sua armatura enorme, era stata una delle ultime a raccattare i pezzi di armatura e le erano rimasti solo quelli di taglia XXL.
A chi diavolo sarà entrata questa roba? Pensò.
Probabilmente prima dei semidei in questo Campo addestravano giganti, i più grandi del campo non superavano i 17 anni, lei ne aveva 16, ma quell’armatura era decisamente troppo larga.
-Semidei!- Urlò il centauro –Le squadre sono formate! Sapete tutti le regole, quindi… Potete iniziare!-
I due schieramenti si avviarono di corsa verso il bosco, prendendo due direzioni diverse, Neela era entrata nella squadra blu, anzi, ci era capitata.
Qualcuno le aveva calcato in testa un elmo col pennacchio azzurro, perciò si era avvicinata ad Annabeth, la capogruppo dei figli di Atena che stava urlando qualcosa a Percy Jackson, il suo ragazzo.
Il gruppo corse per un po’ tra gli alberi, finché non raggiunse un piccolo tronco cavo, circondato da gruppi di rocce.
-Qui dovremmo essere al sicuro.- Annunciò Annabeth. Quasi tutta la squadra aveva il fiatone, ma lei no, era abituata a corse del genere, evidentemente.
Neela si avvicinò al centro del tronco, dove Annabeth stava spiegando il piano e cozzò con l’armatura contro un altro semidio davanti a lei.
Un dolore lancinante la invase e si ricordò del marchio che le era comparso sulla pelle.
-Scu.. scusa.- Farfugliò.
-Allora…- Iniziò Annabeth. –Dobbiamo portarli in trappola. Ci divideremo in tre gruppi. Uno resterà qui a difendere, un altro andrà alla ricerca della bandiera nemica e il terzo sarà formato da esche.-
Tutti si guardarono con fare interrogativo e la figlia di Atena continuò, -Le esche si raduneranno in un punto e faranno un po’ di rumore, attirando il nemico, a quel punto lo attaccherete in modo da fargli intendere che la bandiera è nei paraggi.-
Estrasse il suo coltello e giocherellò con la punta, -I figli di Ares sono tutti un po’ stupidi, crederanno che la nostra bandiera sia lì e si concentreranno in quel punto.-
-Voi li terrete occupati, mentre la squadra d’attacco andrà alla ricerca della bandiera. Per quanto riguarda la difesa, non possiamo lasciare la bandiera scoperta, ci serve comunque una copertura.-
Neela era rimasta con la bocca aperta per tutto il tempo. Il piano di Annabeth era talmente accurato che forse avrebbero vinto sul serio.
La figlia di Nyx venne inserita nella squadra d’attacco, ma pensò che non era tanto male. Il lavoro più importante era quello delle esche e se avessero perso non sarebbe stata tutta colpa sua.
Non che non volesse impegnarsi, anzi. Aveva intenzione di prendere lei stessa la bandiera.
Fece un bel respiro e estrasse la sua spada di bronzo celeste.
 
Alton era eccitato come non mai.
Il piano escogitato dalla sua squadra era efficace. Non c’era nulla di strategico, solo attaccare in massa la base nemica e prendere la bandiera.
Il genere di piano che un figlio di Ares ideerebbe, insomma.
L’armatura gli calzava a pennello e non aveva impedimenti per combattere. Odiava avere impedimenti, per questo teneva sempre i capelli scuri molto corti, per evitare che qualche ciuffo gli disturbasse la vista.
La sua spada, Flagello, riflesse un raggio di luna che faceva capolino dalle cime scure degli alberi. L’aveva ottenuta in regalo da suo padre dopo che aveva vinto la sua prima Caccia alla Bandiera prendendo lui stesso la bandiera nemica.
Scrutò la piccola cicatrice sul suo polso, che si era procurato con il suo primo combattimento con un mostro e sorrise.
Si fermò di colpo e chiuse gli occhi, per cogliere qualsiasi piccolo rumore. Si sentiva qualche spada cozzare lontano, ma a meno di due metri di distanza tutto taceva.
Il figlio di Ares pensò a quando prese a pugni il figlio del vicino perché aveva osato definirsi migliore di lui nell’utilizzo di una spada.
Aveva afferrato un rametto e lo aveva pungolato sulla pancia finché Alton non era scattato e gli aveva rifilato un pugno sul naso.
Al Campo era tutto diverso, poteva sfidare chi volesse e trionfare su tutti senza doversi srobire ogni volta una ramanzina da sua madre.
Le mancava, certo, ma da piccolo la sua situazione era davvero tragica.
Un fruscio lo distolse dai suoi pensieri. Qualcuno si agitava tra i cespugli.
Un figlio di Ermes sbucò dal mucchio di fogliame e partì all’attacco con la spada sguainata.
Alton respinse l’attacco con un altro colpo, che fece indietreggiare il suo avversario.
Lo stile di combattimento di Alton era proprio questo, difendersi con altri attacchi, in modo da indebolire il nemico.
Il suo pennacchio rosso guizzò come una fiamma mentre il figlio di Ares colpiva la lama del figlio di Ermes che aveva osato attaccarlo.
Questo si raddrizzò e partì alla carica, ma per Alton fu facile schivarlo, si spostò di qualche passò, lo afferrò per l’elmo e lo colpì con l’elsa della spada, facendolo crollare a terra.
Si fermò a guardarlo, per accertarsi che stesse bene, ma ad un certo punto si sentì tirare dai piedi e cadde a terra.
In un secondo si ritrovò steso sull’erba fredda con una lama puntata in faccia.
Odiava essere sottomesso.
Con un calcio fece volare la spada dalle mani dell’avversario e alzandosi spinse a terra il figlio di Ermes.
Imitò la sua posizione puntandogli la spada, ma in un secondo la fece ruotare e lo colpì ancora con l’elsa sul fianco protetto dall’armatura.
-Non è carino sbucare dai cespugli e puntare la spada in faccia alla gente.- Disse.
L’avversario tossicchiò e Alton lo adagiò ad un albero e si allontanò.
Non gli piaceva che tutti pensassero a lui come a una persona spietata.
Essere figlio di Ares non significava necessariamente essere crudele e violento. Pensò a Clarisse, il suo capogruppo, e dovette riformulare la sua idea.
 
Francis si muoveva cautamente tra gli alberi.
Il tatuaggio gli faceva ancora male. Si ricordava di quel fulmine e di quel dolore lancinante.
Si sollevò la maglietta e diede ancora un’occhiata a quello strano simbolo.
Un rumore lo fece arrestare di colpo.
Proveniva da un cespuglio.
Si nascose dietro un albero e aspettò che il nemico saltasse fuori.
Per un po’ non accadde nulla, finché, dal lato opposto al cespuglio che aveva adocchiato, un figlio di Ares, con braccia muscolose e alto due volte lui, si posizionò tra il suo nascondiglio e la fonte di quel rumore.
Due occhi verdi scrutavano il figlio di Ares da dietro il cespuglio.
Francis li riconobbe subito.
La ragazza che aveva aiutato quella mattina.
Sbucò dal cespuglio e colpì il fianco del figlio di Ares con il lato piatto della lama.
Purtroppo riuscì solo a farlo sobbalzare e cadere a terra, per poi rialzarsi di scatto più infuriato di prima.
-Che diavolo fai, ragazzina?- Urlò con ira.
Si lanciò su di lei, che però riuscì a pararsi con l’elsa della sua spada.
Francis se ne stava con la bocca aperta a osservare il suo stile di combattimento, ma si costrinse a fare qualcosa.
Impugnò la sua fionda e in un secondo colpì l’elmo del figlio di Ares con un sasso.
Si voltò di scatto e la ragazza ebbe il tempo di colpirlo con un calcio e spostarlo di qualche passo.
A questo punto Francis si unì alla lotta e con una gomitata stese quella montagna di muscoli.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi, la bambina grande, con un’espressione un po’ scocciata, parlò. –Grazie.-
Francis sorrise –Ancora non ti ho detto come mi chiamo. Sono Francis.-
Le tese la mano e lei la strinse. –Neela.
 
Alex sbuffò.
Kristen, una sua sorella figlia di Afrodite, gli stava stritolando il braccio.
-Cavolo, Alex. E se qualcuno ci sentisse?- Squittì senza mollarlo un secondo.
Se la smettessi di parlare a vanvera non ci sentirebbe nessuno. Avrebbe voluto rispondere.
Odiava avere delle persone attorno, soprattutto quelle superficiali delle sue sorelle. Voleva Claire.
Pensò a lei in quel momento. Nelle precedenti Cacce alla Bandiera erano sempre insieme. Avevano preso molte volte la Bandiera nemica grazie alle strategie di Claire e alla sua lingua ammaliatrice.
-Sai, Kristen, secondo me dovresti andare a cercare Drew.- Cercò di infondere nelle sue parole la maggior quantità di volontà possibile.
-Non provarci, sciocchino. Lo sai che con me non funziona.- Rispose lei sorridendo.
Già, dannazione.
Kristen aveva il potere di respingere ogni sorta di lingua ammaliatrice. Per questo era l’unica che gli era incollata praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro.
Ad un certo punto una luce bianchissima li investì e Alex fu costretto a chiudere gli occhi per non rimanerne accecato.
-Che diavolo era?- Chiese Kristen con la sua voce squittente.
Alex fissò il punto in cui era comparsa e capì che doveva andare da quella parte.
 
A Chirone era bastato suonare il suo corno per riunire tutti i semidei accanto al padiglione della mensa.
Un gruppo di ragazzi e ragazze in armatura si era accalcato creando un anello argenteo intorno alla figura bianca di Chirone.
-Mi dispiace di dover interrompere la vostra partita di Caccia alla Bandiera, ragazzi, ma c’è una questione importante di cui dobbiamo parlare.-
Leo fissò Chirone e notò che accanto a lui, dalle ombre, si stava materializzando una figura femminile.
Una donna bellissima. Lo lasciò a bocca aperta.
I capelli neri fluenti avevano dei riflessi chiari, simili a un manto stellato.
Gli occhi di un blu, quasi nero, erano talmente profondi, che quando Leo ci guardò dentro riuscì a vedere una lama che luccicava e le sue orecchi percepirono un urlo di terrore. Si sentì come imprigionare dalle ombre e dovette distogliere lo sguardo da quei due pozzi scuri.
I suoi occhi ispezionarono l’abito che cingeva la pelle scura della donna.
Era nero.
Nero scurissimo e sembrava cambiare dopo ogni suo movimento. Sembrava come non i fosse un abito, ma un vera e propria ombra.
-Semidei, ho un messaggio dall’Olimpo per voi.- La sua voce era bassa e tenebrosa.
Tutti si zittirono e Leo capì che avevano intuito che si trattasse dell’impresa.
-Prima di essere catturato, Apollo è riuscito a mandare un messaggio a tutti voi, ha utilizzato le ultime forze rimastogli per individuare gli eroi che partiranno per l’impresa.-
Era incredibile per Leo il fatto che la donna avesse parlato senza mai cambiare espressione. Era sempre cupa, con le palpebre abbassate fino a metà bulbo oculare.
-Semidei, questa è la divina Nyx. Dea della notte.- Parlò Chirone.
Una ragazza, che stava accanto a Leo, ebbe un fremito e lui riuscì a percepirlo.
-Qualcuno di voi ha ricevuto un segnale in questi giorni?-
Ci volle un secondo prima che Leo riordinasse le idee.
Il tatuaggio!
Sollevò una mano e tutti si scostarono per farlo passare.
-Io… ehm…- Non sapeva cosa dire, quindi si sfilò l’armatura e sollevò la maglietta che indossava, mostrando il marchio.
Chirone lo scrutò attento.
-Qualcun altro ha un simbolo del genere?- Chiese rivolto ai semidei.
Un ragazzone alto sollevò il suo braccio muscoloso e, sollevando anch’egli la maglietta, mostrò il marchio.
Leo si stupì.
Lui, uno stupido figlio di Efesto, scelto personalmente dal divino Apollo per un’impresa. Non poteva crederci.
Molte altre mani si erano sollevate, nel frattempo.
Un sacco di nomi si erano accavallati nella mente del figlio di Efesto, che ancora faticava a credere ai suoi occhi e le sue orecchie.
Riconobbe la ragazza che era accanto a lui prima.
Alla fine, accanto a Chirone, si erano presentati dodici semidei, compreso lui.
La Dea osservò una di loro e per un secondo la sua espressione si addolcì.
Poi tornò seria e parlò ancora. –Questi sono i dodici semidei che prenderanno parte all’impresa. Confido in voi.-
Prese un respiro e continuò. –La missione è salvare il divino Apollo e il divino Helios, che sono rinchiusi oltre i confini del mondo che noi Dei possiamo controllare.
Si tratta di un’isola dell’Oceano Atlantico. In una zona che voi mortali definite mortale. Non ho altro da dirvi, vi consiglio di affidarvi all’Oracolo.-
Detto questo la donna scomparve e una ventata gelida investì tutto il Campo.
Chirone parlò per primo.
-Domani, i semidei prescelti partiranno per l’impresa. Non sappiamo dove si trovino il divino Apollo e il divino Helios, ma l’unico modo per capirne qualcosa è affidarsi, come ci ha suggerito la divina Nyx, all’Oracolo.-
-Domattina l’Oracolo ci svelerà la sua profezia, per oggi la partita è sospesa. Chiedo ai capigruppo di accompagnare i semidei nelle rispettive capanne.-
Detto questo Chirone sciolse il gruppo e si diresse verso la Casa Grande.
Leo non aveva chiuso la bocca per un secondo.
La dea della notte Nyx, il tatuaggio, l’impresa… tutto era successo così velocemente che non aveva ancora metabolizzato la notizia.
L’unica cosa che aveva capito bene era che lui, Leo Carries, stava per partire alla volta di un’impresa mortale in un territorio dimenticato dagli Dei.

Ciao lettori!
Ok, odiatemi quanto volete, ma vi chiedo immensamente perdono per questa lunga pausa che ho imposto alla storia!
Purtroppo non ho potuto continuare per tutto questo tempo perchè avevo notato che scrivere per me era diventata quasi una forzatura. Non mi andava di farne risentire alla storia, perciò mi sono riposata ed ora eccomi qui!
Mi dispiace ancora, scusatemi davvero!
Spero che continuerete a seguire la storia, anche per questa immenso torto che vi ho fatto.
Grazie a tutti coloro che continueranno a seguirmi.
Il prossimo capitolo arriverà a breve.
A presto!
Weather_
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Roulette