Logan si
passò una mano tra i capelli
chiari e osservò assorto il mucchio di semidei che si
accalcavano per
assicurarsi i pezzi migliori per le armature. Strinse nella mano destra
la sua
spada di bronzo celeste e le sue labbra si curvarono in un sorriso.
Prese la
rincorsa e si tuffò tra gli
altri ragazzi.
Spintoni e
gomitate lo avevano ammaccato
un po’, ma alla fine riuscì a recuperare dei buoni
pezzi, che indossò in fretta
e furia per poter correre a scambiare due parole con Annalisa.
Il Prato e la
zona accanto al padiglione
della mensa erano piene zeppe di semidei che saltellavano da una parte
all’altra per infilarsi un pettorale o piccoli figli di Ares
che, in preda
all’eccitazione, urlavano motti di guerra.
Il figlio di Ebe
corse verso la riva del
laghetto delle Canoe, dove i figli di Ermes erano soliti riunirsi per
fare il
punto della situazione, e quando arrivò si accorse che erano
già tutti pronti e
Conor e Trevis Stoll stavano facendo un discorso ai loro fratelli e gli
raccomandavano di unirsi alla squadra dei figli di Atena.
Il cielo era
scuro e l’aria umida. Logan
si mise in disparte e aspettò che la sua amica finisse. Per
quanto gli
riguardava le sue due sorelle si erano allontanate subito e non avevano
bisogno
di un discorso spronante.
Passò
qualche minuto prima che Annalisa
si presentasse a Logan con l’armatura troppo grande che
ballava qua e là mentre
si muoveva.
-Non dire una
parola.- Lo intimò la
figlia di Ermes colpendolo alla spalla con un pugno e Logan
scoppiò a ridere.
Le due squadre
erano schierate di fronte
a Chirone.
I figli di Ares,
a capo della squadra
rossa, facevano un chiasso infernale, battevano le lance sugli scudi e
urlavano
incitamenti ai loro alleati.
Neela se ne
stava chiusa nella sua
armatura enorme, era stata una delle ultime a raccattare i pezzi di
armatura e
le erano rimasti solo quelli di taglia XXL.
A chi
diavolo sarà entrata questa roba?
Pensò.
Probabilmente
prima dei semidei in questo
Campo addestravano giganti, i più grandi del campo non
superavano i 17 anni,
lei ne aveva 16, ma quell’armatura era decisamente troppo
larga.
-Semidei!-
Urlò il centauro –Le squadre
sono formate! Sapete tutti le regole, quindi… Potete
iniziare!-
I due
schieramenti si avviarono di corsa
verso il bosco, prendendo due direzioni diverse, Neela era entrata
nella
squadra blu, anzi, ci era capitata.
Qualcuno le
aveva calcato in testa un
elmo col pennacchio azzurro, perciò si era avvicinata ad
Annabeth, la
capogruppo dei figli di Atena che stava urlando qualcosa a Percy
Jackson, il suo
ragazzo.
Il gruppo corse
per un po’ tra gli
alberi, finché non raggiunse un piccolo tronco cavo,
circondato da gruppi di
rocce.
-Qui dovremmo
essere al sicuro.- Annunciò
Annabeth. Quasi tutta la squadra aveva il fiatone, ma lei no, era
abituata a
corse del genere, evidentemente.
Neela si
avvicinò al centro del tronco,
dove Annabeth stava spiegando il piano e cozzò con
l’armatura contro un altro
semidio davanti a lei.
Un dolore
lancinante la invase e si
ricordò del marchio che le era comparso sulla pelle.
-Scu.. scusa.-
Farfugliò.
-Allora…-
Iniziò Annabeth. –Dobbiamo portarli
in trappola. Ci divideremo in tre gruppi. Uno resterà qui a
difendere, un altro
andrà alla ricerca della bandiera nemica e il terzo
sarà formato da esche.-
Tutti si
guardarono con fare
interrogativo e la figlia di Atena continuò, -Le esche si
raduneranno in un
punto e faranno un po’ di rumore, attirando il nemico, a quel
punto lo
attaccherete in modo da fargli intendere che la bandiera è
nei paraggi.-
Estrasse il suo
coltello e giocherellò
con la punta, -I figli di Ares sono tutti un po’ stupidi,
crederanno che la
nostra bandiera sia lì e si concentreranno in quel punto.-
-Voi li terrete
occupati, mentre la
squadra d’attacco andrà alla ricerca della
bandiera. Per quanto riguarda la
difesa, non possiamo lasciare la bandiera scoperta, ci serve comunque
una
copertura.-
Neela era
rimasta con la bocca aperta per
tutto il tempo. Il piano di Annabeth era talmente accurato che forse
avrebbero
vinto sul serio.
La figlia di Nyx
venne inserita nella
squadra d’attacco, ma pensò che non era tanto
male. Il lavoro più importante
era quello delle esche e se avessero perso non sarebbe stata tutta
colpa sua.
Non che non
volesse impegnarsi, anzi.
Aveva intenzione di prendere lei stessa la bandiera.
Fece un bel
respiro e estrasse la sua
spada di bronzo celeste.
Alton era
eccitato come non mai.
Il piano
escogitato dalla sua squadra era
efficace. Non c’era nulla di strategico, solo attaccare in
massa la base nemica
e prendere la bandiera.
Il genere di
piano che un figlio di Ares
ideerebbe, insomma.
L’armatura
gli calzava a pennello e non
aveva impedimenti per combattere. Odiava avere impedimenti, per questo
teneva
sempre i capelli scuri molto corti, per evitare che qualche ciuffo gli
disturbasse la vista.
La sua spada,
Flagello, riflesse un
raggio di luna che faceva capolino dalle cime scure degli alberi.
L’aveva
ottenuta in regalo da suo padre dopo che aveva vinto la sua prima
Caccia alla
Bandiera prendendo lui stesso la bandiera nemica.
Scrutò
la piccola cicatrice sul suo
polso, che si era procurato con il suo primo combattimento con un
mostro e
sorrise.
Si
fermò di colpo e chiuse gli occhi, per
cogliere qualsiasi piccolo rumore. Si sentiva qualche spada cozzare
lontano, ma
a meno di due metri di distanza tutto taceva.
Il figlio di
Ares pensò a quando prese a
pugni il figlio del vicino perché aveva osato definirsi
migliore di lui nell’utilizzo
di una spada.
Aveva afferrato
un rametto e lo aveva
pungolato sulla pancia finché Alton non era scattato e gli
aveva rifilato un
pugno sul naso.
Al Campo era
tutto diverso, poteva
sfidare chi volesse e trionfare su tutti senza doversi srobire ogni
volta una
ramanzina da sua madre.
Le mancava,
certo, ma da piccolo la sua
situazione era davvero tragica.
Un fruscio lo
distolse dai suoi pensieri.
Qualcuno si agitava tra i cespugli.
Un figlio di
Ermes sbucò dal mucchio di
fogliame e partì all’attacco con la spada
sguainata.
Alton respinse
l’attacco con un altro
colpo, che fece indietreggiare il suo avversario.
Lo stile di
combattimento di Alton era
proprio questo, difendersi con altri attacchi, in modo da indebolire il
nemico.
Il suo
pennacchio rosso guizzò come una
fiamma mentre il figlio di Ares colpiva la lama del figlio di Ermes che
aveva
osato attaccarlo.
Questo si
raddrizzò e partì alla carica,
ma per Alton fu facile schivarlo, si spostò di qualche
passò, lo afferrò per l’elmo
e lo colpì con l’elsa della spada, facendolo
crollare a terra.
Si
fermò a guardarlo, per accertarsi che
stesse bene, ma ad un certo punto si sentì tirare dai piedi
e cadde a terra.
In un secondo si
ritrovò steso sull’erba
fredda con una lama puntata in faccia.
Odiava essere
sottomesso.
Con un calcio
fece volare la spada dalle
mani dell’avversario e alzandosi spinse a terra il figlio di
Ermes.
Imitò
la sua posizione puntandogli la
spada, ma in un secondo la fece ruotare e lo colpì ancora
con l’elsa sul fianco
protetto dall’armatura.
-Non
è carino sbucare dai cespugli e
puntare la spada in faccia alla gente.- Disse.
L’avversario
tossicchiò e Alton lo adagiò
ad un albero e si allontanò.
Non gli piaceva
che tutti pensassero a
lui come a una persona spietata.
Essere figlio di
Ares non significava
necessariamente essere crudele e violento. Pensò a Clarisse,
il suo capogruppo,
e dovette riformulare la sua idea.
Francis si
muoveva cautamente tra gli
alberi.
Il tatuaggio gli
faceva ancora male. Si
ricordava di quel fulmine e di quel dolore lancinante.
Si
sollevò la maglietta e diede ancora un’occhiata
a quello strano simbolo.
Un rumore lo
fece arrestare di colpo.
Proveniva da un
cespuglio.
Si nascose
dietro un albero e aspettò che
il nemico saltasse fuori.
Per un
po’ non accadde nulla, finché, dal
lato opposto al cespuglio che aveva adocchiato, un figlio di Ares, con
braccia
muscolose e alto due volte lui, si posizionò tra il suo
nascondiglio e la fonte
di quel rumore.
Due occhi verdi
scrutavano il figlio di
Ares da dietro il cespuglio.
Francis li
riconobbe subito.
La ragazza che
aveva aiutato quella
mattina.
Sbucò
dal cespuglio e colpì il fianco del
figlio di Ares con il lato piatto della lama.
Purtroppo
riuscì solo a farlo sobbalzare e
cadere a terra, per poi rialzarsi di scatto più infuriato di
prima.
-Che diavolo
fai, ragazzina?- Urlò con
ira.
Si
lanciò su di lei, che però riuscì a
pararsi con l’elsa della sua spada.
Francis se ne
stava con la bocca aperta a
osservare il suo stile di combattimento, ma si costrinse a fare
qualcosa.
Impugnò
la sua fionda e in un secondo
colpì l’elmo del figlio di Ares con un sasso.
Si
voltò di scatto e la ragazza ebbe il
tempo di colpirlo con un calcio e spostarlo di qualche passo.
A questo punto
Francis si unì alla lotta
e con una gomitata stese quella montagna di muscoli.
Ci fu qualche
secondo di silenzio, poi,
la bambina grande, con
un’espressione
un po’ scocciata, parlò. –Grazie.-
Francis sorrise
–Ancora non ti ho detto
come mi chiamo. Sono Francis.-
Le tese la mano
e lei la strinse. –Neela.
Alex
sbuffò.
Kristen, una sua
sorella figlia di
Afrodite, gli stava stritolando il braccio.
-Cavolo, Alex. E
se qualcuno ci sentisse?-
Squittì senza mollarlo un secondo.
Se la
smettessi di parlare a vanvera non ci sentirebbe nessuno. Avrebbe voluto
rispondere.
Odiava avere
delle persone attorno,
soprattutto quelle superficiali delle sue sorelle. Voleva Claire.
Pensò
a lei in quel momento. Nelle
precedenti Cacce alla Bandiera erano sempre insieme. Avevano preso
molte volte
la Bandiera nemica grazie alle strategie di Claire e alla sua lingua
ammaliatrice.
-Sai, Kristen,
secondo me dovresti andare
a cercare Drew.- Cercò di infondere nelle sue parole la
maggior quantità di
volontà possibile.
-Non provarci,
sciocchino. Lo sai che con
me non funziona.- Rispose lei sorridendo.
Già,
dannazione.
Kristen aveva il
potere di respingere
ogni sorta di lingua ammaliatrice. Per questo era l’unica che
gli era incollata
praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro.
Ad un certo
punto una luce bianchissima
li investì e Alex fu costretto a chiudere gli occhi per non
rimanerne accecato.
-Che diavolo
era?- Chiese Kristen con la
sua voce squittente.
Alex
fissò il punto in cui era comparsa e
capì che doveva andare da quella parte.
A Chirone era
bastato suonare il suo
corno per riunire tutti i semidei accanto al padiglione della mensa.
Un gruppo di
ragazzi e ragazze in
armatura si era accalcato creando un anello argenteo intorno alla
figura bianca
di Chirone.
-Mi dispiace di
dover interrompere la
vostra partita di Caccia alla Bandiera, ragazzi, ma
c’è una questione
importante di cui dobbiamo parlare.-
Leo
fissò Chirone e notò che accanto a
lui, dalle ombre, si stava materializzando una figura femminile.
Una donna
bellissima. Lo lasciò a bocca
aperta.
I capelli neri
fluenti avevano dei
riflessi chiari, simili a un manto stellato.
Gli occhi di un
blu, quasi nero, erano
talmente profondi, che quando Leo ci guardò dentro
riuscì a vedere una lama che
luccicava e le sue orecchi percepirono un urlo di terrore. Si
sentì come
imprigionare dalle ombre e dovette distogliere lo sguardo da quei due
pozzi
scuri.
I suoi occhi
ispezionarono l’abito che
cingeva la pelle scura della donna.
Era nero.
Nero scurissimo
e sembrava cambiare dopo
ogni suo movimento. Sembrava come non i fosse un abito, ma un vera e
propria
ombra.
-Semidei, ho un
messaggio dall’Olimpo per
voi.- La sua voce era bassa e tenebrosa.
Tutti si
zittirono e Leo capì che avevano
intuito che si trattasse dell’impresa.
-Prima di essere
catturato, Apollo è
riuscito a mandare un messaggio a tutti voi, ha utilizzato le ultime
forze
rimastogli per individuare gli eroi che partiranno per
l’impresa.-
Era incredibile
per Leo il fatto che la
donna avesse parlato senza mai cambiare espressione. Era sempre cupa,
con le palpebre
abbassate fino a metà bulbo oculare.
-Semidei, questa
è la divina Nyx. Dea
della notte.- Parlò Chirone.
Una ragazza, che
stava accanto a Leo,
ebbe un fremito e lui riuscì a percepirlo.
-Qualcuno di voi
ha ricevuto un segnale
in questi giorni?-
Ci volle un
secondo prima che Leo
riordinasse le idee.
Il
tatuaggio!
Sollevò
una mano e tutti si scostarono
per farlo passare.
-Io…
ehm…- Non sapeva cosa dire, quindi
si sfilò l’armatura e sollevò la
maglietta che indossava, mostrando il marchio.
Chirone lo
scrutò attento.
-Qualcun altro
ha un simbolo del genere?-
Chiese rivolto ai semidei.
Un ragazzone
alto sollevò il suo braccio
muscoloso e, sollevando anch’egli la maglietta,
mostrò il marchio.
Leo si
stupì.
Lui, uno stupido
figlio di Efesto, scelto
personalmente dal divino Apollo per un’impresa. Non poteva
crederci.
Molte altre mani
si erano sollevate, nel
frattempo.
Un sacco di nomi
si erano accavallati
nella mente del figlio di Efesto, che ancora faticava a credere ai suoi
occhi e
le sue orecchie.
Riconobbe la
ragazza che era accanto a
lui prima.
Alla fine,
accanto a Chirone, si erano
presentati dodici semidei, compreso lui.
La Dea
osservò una di loro e per un
secondo la sua espressione si addolcì.
Poi
tornò seria e parlò ancora. –Questi
sono i dodici semidei che prenderanno parte all’impresa.
Confido in voi.-
Prese un respiro
e continuò. –La missione
è salvare il divino Apollo e il divino Helios, che sono
rinchiusi oltre i
confini del mondo che noi Dei possiamo controllare.
Si tratta di
un’isola dell’Oceano
Atlantico. In una zona che voi mortali definite mortale. Non ho altro
da dirvi,
vi consiglio di affidarvi all’Oracolo.-
Detto questo la
donna scomparve e una
ventata gelida investì tutto il Campo.
Chirone
parlò per primo.
-Domani, i
semidei prescelti partiranno
per l’impresa. Non sappiamo dove si trovino il divino Apollo
e il divino
Helios, ma l’unico modo per capirne qualcosa è
affidarsi, come ci ha suggerito
la divina Nyx, all’Oracolo.-
-Domattina
l’Oracolo ci svelerà la sua
profezia, per oggi la partita è sospesa. Chiedo ai
capigruppo di accompagnare i
semidei nelle rispettive capanne.-
Detto questo
Chirone sciolse il gruppo e
si diresse verso la Casa Grande.
Leo non aveva
chiuso la bocca per un
secondo.
La dea della
notte Nyx, il tatuaggio, l’impresa…
tutto era successo così velocemente che non aveva ancora
metabolizzato la
notizia.
L’unica
cosa che aveva capito bene era
che lui, Leo Carries, stava per partire alla volta di
un’impresa mortale in un
territorio dimenticato dagli Dei.
Ciao lettori!
Ok, odiatemi quanto volete, ma vi chiedo immensamente perdono per questa lunga pausa che ho imposto alla storia!
Purtroppo non ho potuto continuare per tutto questo tempo perchè avevo notato che scrivere per me era diventata quasi una forzatura. Non mi andava di farne risentire alla storia, perciò mi sono riposata ed ora eccomi qui!
Mi dispiace ancora, scusatemi davvero!
Spero che continuerete a seguire la storia, anche per questa immenso torto che vi ho fatto.
Grazie a tutti coloro che continueranno a seguirmi.
Il prossimo capitolo arriverà a breve.
A presto!
Weather_
Ciao lettori!
Ok, odiatemi quanto volete, ma vi chiedo immensamente perdono per questa lunga pausa che ho imposto alla storia!
Purtroppo non ho potuto continuare per tutto questo tempo perchè avevo notato che scrivere per me era diventata quasi una forzatura. Non mi andava di farne risentire alla storia, perciò mi sono riposata ed ora eccomi qui!
Mi dispiace ancora, scusatemi davvero!
Spero che continuerete a seguire la storia, anche per questa immenso torto che vi ho fatto.
Grazie a tutti coloro che continueranno a seguirmi.
Il prossimo capitolo arriverà a breve.
A presto!
Weather_