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Autore: Gretel85    26/04/2014    11 recensioni
In occasione di una particolare lezione di filosofia Ranma si ritrova a bramare più convinto che mai una cura definitiva per la sua maledizione. Tuttavia, quando si desidera ardentemente e a lungo una cosa, c'è anche il rischio che questa prima o poi si avveri. Sarà un bene? Io dico di no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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E qui dall'altra parte siamo noi
incerti ed affannati siamo noi
violenti ed impacciati siamo noi
che non ne veniamo mai
a capo, mai a capo...
Noi sicuri e controllati siamo noi
convinti e indaffarati siamo noi
che non ne veniamo mai a capo
mai a capo...

(E. Bennato - Le ragazze fanno grandi sogni.)

 

 

Appena qualche secondo per mettere a fuoco la situazione e guardarsi intorno che già tutti si erano dileguati. Rimasto solo, Ranma si rese conto di non avere la più pallida idea di dove cominciare a cercare e si maledì per aver perso tutto quel tempo dietro alle vivide ricostruzioni del bacio con Akane. Per non parlare del frutto delle sue elucubrazioni mentali simpaticamente rivolte ai quattro avversari. Minuti preziosi del tutto sprecati.

Fissando una microscopica briciola sul pavimento, probabilmente un residuo dell'ennesimo snack dolce di Nabiki, inspirò quanto più fiato possibile, per poi ricacciarlo tutto fuori in uno sfogo autocritico assai raro per lui.

-Accidenti a me! Ma quando imparerò a farmi gli affari miei?-

-Va tutto bene, Ranma?-

-Arrrgh!-

-Scusami, non volevo spaventarti.-

-Nnn...no, scusami tu, Kasumi, è...è che pensavo di essere solo.-

-Sei sicuro che sia tutto a posto? Gli altri sono già andati tutti.-

-Sì, ho notato.- Sbuffò scocciato. -È che questa storia mi convince davvero poco! Non capisco perché quella stupida abbia accettato di prestarsi a questo gioco! Che diavolo ne so io di dove è andata a nascondere quella chiave?-

-Oh! E io che pensavo fosse semplice...- Stupita e dispiaciuta, la sua interlocutrice lo fissava, quasi preoccupata.

-Semplice, hai detto?- Vacillò.

-Ma certo, Ranma!- Si riprese subito la maggiore delle Tendo, iniziando ad interrogarlo come una maestrina elementare. -Che cosa ho detto di fare ad Akane?-

-Di nascondere la chiave in un luogo segreto e...speciale per lei.-

-Esattamente, Ranma.- Si complimentò. -E allora?-

-E allora...?- Ripeté a pappagallo.

-E allora ti vuoi dare una mossa, Ranma?- Gli strillò in un orecchio suo padre, apparso dal nulla e ovviamente armato di megafono. -Si può sapere che ci fai ancora qui? Ah! Che vergogna! Che disonore! Ti vedesse tua madre!-

-Grrr...! Mi vuoi spiegare una buona volta cosa ho fatto di male per avere un padre come te???- E ancora mezzo assordato dalle amorevoli urla paterne, Ranma lo afferrò per il bavero del Gi, spedendolo a darsi una rinfrescata insieme alla carpa di casa.

-E non provare mai più a coinvolgere mia madre!-

-Tuo padre però ha ragione, Ranma.-

Trasalì.

-Se vuoi recuperare quella chiave sarà il caso che tu ti dia una mossa.-

Viso a viso con il padre di Akane, Ranma ebbe il tempo di notare il minaccioso tic al baffo, solitamente inconfondibile sintomo di una trasformazione a lui poco gradita. Non sentendosela di affrontare nuovamente la versione Oni del suo “forse quasi futuro suocero”, decise che era giunta l'ora di darsi da fare e levare le tende.

-Eh eh eh! E va bene, ho capito, Soun. Vado, vado subito!-

Le ultime parole che sentì prima di svoltare l'angolo e ritrovarsi in corridoio lo fecero sussultare di nuovo.

La voce era ancora quella calda e dolce di Kasumi. -Pensa Ranma, devi solo pensare...-

-È una parola! Io non sono nella testa di Akane!- Sbuffò alzando le spalle. -A proposito...chissà dove si è andata a cacciare?-

In effetti non aveva più visto la sua fidanzata da quando era uscita con la chiave in mano. Era in casa? Era riuscita? Scrollò il capo. Cercando di concentrarsi nuovamente sul significato delle parole di Kasumi, si rese conto di aver già salito, del tutto inconsciamente, i primi due gradini della scala che portava al secondo piano. Quello delle camere da letto. Quello della stanza di Akane.

 

* * *

 

-Ma certo!- Sorrise schioccando le dita come folgorato da un'illuminazione geniale. -La sua stanza!- Per quale ragazza non sarebbe un luogo segreto e speciale? Eccessivamente animato da tale convinzione, Ranma si precipitò quindi in direzione dell'ultima camera in fondo al corridoio.

In un attimo afferrò la maniglia e spalancò la porta, il sorriso di chi ha già la vittoria in tasca.

-Stai a vedere che sembrava una ricerca tanto difficile e invece...- E invece dovette ingoiare amaramente l'ultima parola e constatare, strabuzzando gli occhi, che la sua fantastica intuizione era stata tutto fuorché originale.

-Ma...ma cosa diavolo è successo qui?- Si chiese stupito e con la mascella che quasi toccava terra.

La bella cameretta, sempre pulita ed ordinata, era ora solo un pallido ricordo. Le lenzuola sgualcite, i cuscini per aria, i cassetti aperti, il loro contenuto ancora a terra. Non c'era cosa che non fosse stata toccata, spostata, scoperta. E questo inaspettatamente lo fece tremare di rabbia. Chi diavolo si era permesso di violare in modo tanto sfacciato la camera di Akane?

L'anta ancora aperta dell'armadio e un fastidioso quanto persistente gridolino estasiato al suo interno gli fornirono la risposta su un piatto d'argento.

-Happosai! Dovevo immaginarlo!- Inveì scoprendo il nascondiglio del suo maestro.

Accoccolato all'interno del primo cassetto, quello della biancheria intima, l'anziano pervertito sembrava avere tutta l'intenzione di affogare in quel mare di stoffe leggere, segrete e profumate di fiori. -Cuoricini miei!- Delirava ammaliato. -Non abbiate paura. Ora che vi ho finalmente scoperti, il vostro paparino non vi abbandonerà mai più...eheheh!-

-Ma non ti vergogni, vecchio maniaco?-

-Si può sapere cosa vuoi, Ranma?- Scattò su a sedere Happosai, serissimo, le braccia conserte, un reggiseno ancora in testa.

-Dì un po', sei tu l'autore di questo disastro?-

-Come osi rivolgerti con questo tono al tuo maestro? Se tu mi avessi dato ascolto fin dall'inizio, ora non saremmo in questa situazione, lo sai benissimo!- Oh, sì. Sapeva perfettamente di aver preso sottogamba l'intera vicenda. E proprio per questo saltò su tutte le furie.

-E mi spieghi questo cosa c'entra con il fatto che ti sei rinchiuso nel cassetto di Akane?-

-Uh? Ma mi sembra evidente, no? È una caccia al tesoro e io ho trovato il mio, non sono stato bravo? E poi il fine giustifica i mezzi, non lo sai pivello? Ahahah!-

-Piantala, pervertito che non sei altro! E smettila di strusciarti quelle cose sul viso!- Provò quindi ad attaccarlo ma inutilmente. Un agile balzello sul suo capo e il maestro si era già sposato sulla scrivania. -Ranma?-

-Eh?-

-Si chiamano mutandine! Forza, ripeti con me: mu-tan-di-ne! Non è difficile!-

-Grrrr...hai proprio deciso di farmi arrabbiare, eh?- Paonazzo in volto per l'indesiderata lezione sul lessico del perfetto depravato, Ranma si avventò su di lui, iniziando a rincorrerlo per tutta la stanza.

-Stai fermo, vecchiaccio!-

-Io ti sto solo dando una lezione, sei tu che non lo hai ancora capito!-

-Sei solo un pagliaccio con tendenze viziose!-

-E va bene, ho capito. Ti sei arrabbiato perché temi voglia tenere tutto con me! Ma ti sbagli. So essere anche una persona generosa, sai? E per dimostrarti che dico la verità, tieni! E non essere troppo avido: una mutandina oggi, un intero caveau di zuccherini domani! Eheheh!-

-Sgrunt! Ma che razza di insegnamento è?-

-E non la stringere troppo, altrimenti poi ti toccherà stirarla e dubito tu ne sia capace!-

-Ma di che diavolo parl....Arrrgh! Maledetto vecchio!- Il fumo che gli usciva dalle orecchie, Ranma iniziò a correre avanti e indietro per la stanza, quasi quello slip che stringeva nel pugno non ne volesse sapere di staccarsi dal palmo della mano. -Io non ho fatto niente! Io non c'entro niente! Non è come sembra...!- Strillava come un'aquila. E si tranquillizzò soltanto quando, riposto lo scottante oggetto nel cassetto e chiuse le ante dell'armadio alle sue spalle, si fermò un secondo a riprendere fiato.

-La sai una cosa? Sei una delusione grandissima, Ranma.-

-Tu...tu...decrepito maiale...-

-Eppure anche tu sei qui e quindi abbiamo avuto la stessa idea, Ranma. Però ne hai di strada da fare prima di diventare un grande estimatore come me...eheheh!-

-Non ti permettere, maledetto! Io non sono come te!-

-Ma che brutta cera, ragazzo! Dovresti fare come il sottoscritto e imparare a goderti la vita, ahahah!-

-Te la do io la vita, vieni subito qui!-

Afferrato parte del suo prezioso bottino, però, Happosai non gli diede alcuna soddisfazione ed evitando agilmente il suo attacco, si diede a ciò che indubbiamente gli riusciva meglio.

La fuga per tetti. -Non credo proprio, ciao ciao!-

-Non mi sfuggirai per sempre, vecchiaccio!- Gli gridò dietro Ranma, sbracciandosi furioso dal davanzale della finestra. Quindi voltandosi di nuovo, inspirò profondamente. Era meglio sparire e di corsa. Se qualcuno, non sia mai Akane stessa, lo avesse trovato lì, sarebbe stato di certo accusato di essere l'autore di quel caos. *Almeno è chiaro che la chiave non si trova qui.* Concluse amareggiato, prima di prendere anche lui la comoda via della finestra e sparire con un balzo fra le fronde dell'albero.

 

* * *

 

Nascosto e accucciato su un grosso ramo, le mani fra i capelli, pensava.

-E adesso che faccio? Dove vado?- O almeno ci provava.

Più pensava, meno agiva e meno agiva più iniziava a sentirsi depresso.

Un crack alle sue spalle lo fece voltare immediatamente. -Problemi, Ran-chan?-

-A sei tu, Ukyo...che ci fai qui?-

-Ehi, non con troppo entusiasmo, mi raccomando!- Gli strappò un sorriso. -Sapevo che ti avrei trovato ancora nei paraggi.- Sorrise quindi anche lei, come a dirgli “io sì che ti conosco bene”. -C'è forse qualcosa che non va?-

-Eh? E perché scusa? Cosa te lo fa pensare?-

-Beh...per esempio il fatto che stai prendendo a capocciate il tronco di questa povera pianta da almeno cinque minuti?-

Ranma deglutì imbarazzato. Lei lo aveva visto. Apparentemente, però, non c'era rimprovero nella voce della sua amica di sempre, probabilmente divertita alla vista della sua fronte arrossata.

E per un attimo si vergognò di aver pensato male di lei. Ukyo non era come Shampoo, era una persona onesta e trasparente, non si sarebbe mai approfittata della situazione e forse, lo avrebbe persino aiutato. Accidenti, doveva essere messo proprio male per arrivare a pensare una cosa del genere! Sbuffò.

Ma poi decise per una volta di calare, almeno parzialmente, la maschera da “supereroe che non ha bisogno di nessuno”. -Il fatto è che...non so proprio dove andare a cercare.- Disse tutto di un fiato distogliendo lo sguardo.

-Parli della chiave, giusto?- Sedendosi accanto a lui, Ranma non poté fare a meno di percepire un insopportabile carico di mestizia in quella domanda solo apparentemente innocente.

-Già...- E per un po' non fu in grado di dire altro. Forse non era stata una buona idea aprirsi con la sua amica d'infanzia il cui affetto per lui si era dimostrato più volte tutt'altro che disinteressato.

D'un tratto la bella cuoca ruppe il silenzio. -Ti interessa proprio tanto trovarla?-

E voltandosi di scatto verso di lei, per un attimo Ranma si ritrovò a sgranare gli occhi. Non tanto per la domanda che gli aveva posto o per Ukyo in sé per sé. Ma per quell'atmosfera che si era venuta a creare, i colori, i profumi, il vento fra i capelli di lei. Se solo si fosse sforzato un po' di più, di certo avrebbe colto il segnale che il suo cuore gli stava inviando.

E invece rispose precipitoso con un'altra domanda. -Tu dove la nasconderesti?-

-Davvero lo vuoi sapere?-

-Sì, certo...- La incoraggiò sadico e fintamente ingenuo. Gli dispiaceva averla coinvolta in quel modo, ma aveva davvero bisogno che qualcuno gli desse uno spunto.

-Mmm, lo sai che non ci avevo mai pensato? Non è per niente facile...-

-E dai Ucchan, fai uno sforzo!-

-Beh, naturalmente penso che la nasconderei in un posto speciale...-

-Tipo?-

-Beh, ecco, io...ma insomma, ti sembrano domande da farsi ad una fanciulla??- Sbottò la delicata donzella, quasi urlando e nascondendo pudicamente il rossore del volto con le mani.

-Ma che ho detto, scusa?-

-Niente, niente! Lascia stare!-

-E dai, confessa, Ucchan, dove nasconderesti questa chiave...?- Si avvicinò di più a lei con fare eccessivamente carino. E sì, stava facendo decisamente lo spaccone e ne era perfettamente cosciente. Se Akane lo avesse visto così vicino a Ukyo probabilmente l'avrebbe freddato con un colpo alla fronte, stile mattatoio. Ma era necessario. *Il fine giustifica i mezzi...* Si ripeté le parole del maestro, mentre cercava di convincere con gli occhi l'amica a confidarsi.

Di fronte a lui, la bella cuoca, romantica e sognatrice come poche altre persone al mondo, lo fissava paralizzata dall'emozione.

-Io...io la...-

-Sì?-

-...la nasconderei in un okonomiyaki speciale, preparato con le mie mani, ingredienti freschissimi e con sopra scritto il nome di...- Ma il borbottio di uno stomaco vuoto interruppe la sua confessione bruscamente.

-Un okonomiyaki hai detto?- Perplesso e imbarazzato Ranma si portò entrambe le mani all'addome. Ora che ci pensava non aveva nemmeno pranzato e al solo sentir pronunciare il nome della specialità dell'amica d'infanzia, gli era venuta l'acquolina in bocca. Già, la specialità della piccola Ukyo. Quegli okonomiyaki che quando era bambino aveva confessato al padre, furbo ricattatore, gli piacevano più della cuoca stessa. E purtroppo per Ukyo, le cose crescendo non erano affatto cambiate.

-Non dirmi che ti è venuta fame?-

-Eh...eheheh! Sai com'è...ma che ore sono?- Provò a schermirsi cambiando argomento.

-Saranno le quattro ormai e...e ora dove vai, Ran-chan?-

Sceso dall'albero con un agile balzo, Ranma la salutò impaziente, senza nemmeno voltarsi.

-Perdonami, Ukyo, ma devo proprio scappare adesso, grazie comunque!-

-Oh accidenti! Non ti ho nemmeno detto che nome ci avrei scritto sopra...- Sospirò rassegnata la ragazza, ingenuamente convinta che ci fosse ancora bisogno di ribadire un concetto ormai fin troppo chiaro.

 

* * *

 

-Accidenti, ho perso tantissimo tempo!- Si rimproverò Ranma correndo su e giù per il giardino e cercando tra i cespugli, sotto ai massi e persino nel celebre laghetto, che tante volte lo aveva visto protagonista di indesiderate e quanto mai violente rinfrescate. Ma niente.

Della chiave nemmeno l'ombra.

*Un posto speciale...un posto speciale...* Si ripeteva come un mantra ricordando le parole tutto sommato preziose di Ukyo e Kasumi. Giunto nei pressi del dojo, si bloccò interdetto.

La palestra di casa Tendo costituiva a tutti gli effetti un luogo chiave del suo fidanzamento con Akane. Nel dojo avevano “amichevolmente” combattuto pochi minuti dopo il suo arrivo in quella casa, quando Akane ancora lo credeva una donna. Sempre lì si erano quasi baciati poco tempo dopo, per non parlare del matrimonio fallito e dell'assai più piacevole incontro/scontro di quella mattina. Al solo pensiero di quella pelle morbida sotto le sue dita e a quel bacio, così caldo e rassicurante, per un attimo non sentì più il cuore battergli nel petto. Inebriato di ricordi, sorrise sicuro, spalancando la porta della palestra. Senza nemmeno notare che qualcuno nel frattempo l'aveva risistemata.

-Dovessi scardinare tutto il pavimento...uh?- Ma una lunga spada sotto al mento lo zittì.

-Ranma Saotome, sospettavo che il tuo scarso intuito, nonché mancanza di originalità, ti avrebbero condotto fin qui, ma ti illudi se speri che ti permetterò di mettere sottosopra questo sacro tempio d'amore da me appena risistemato e sapientemente ristrutturato...-

-Levati di mezzo, Kuno. È solo una palestra e soprattutto non è casa tua!-

-Nemmeno la tua, se è per questo, pidocchio! E così sei curioso, eh? Come darti torto! E va bene, ti concederò il privilegio di dare un'occhiata alla sorpresa che ho preparato per la mia futura sposa. Nulla è mai troppo per la mia dolce Akane...- E così dicendo, l'erede della nobile famiglia dei Kuno si fece da parte, permettendogli l'accesso a quella che una volta era stato un luogo di allenamento.

-Ma...per tutti i Kami! Che diamine è successo qua dentro?-

-Non trattenere la tua ammirazione, ti prego. Il design di interni è sempre stato il mio forte...-

-Ma è..è...-

-Sì, lo so, non ci sono parole. Non c'è cosa che il mio talento e il mio denaro non possano fare.-

-Ma...ma è semplicemente orribile! Hai un pessimo gusto, lo sai? Ahahah!-

Scoppiò in una fragorosa risata il giovane Saotome di fronte a quella molteplicità di colori, candele profumate, palloncini, palle da discoteca, enormi elefanti di giada, fiori finti e una riproduzione in scala 1:1 e in marmo rosa del Portogallo del giovane Aristocrat.

-Come osi rivolgerti a me con questo tono di superiorità, ignobile moscerino? La tua ignoranza in materia di decorazioni ed estetica è un insulto continuo alle bellezze del mondo. Quando la dolce Akane vedrà la sorpresa che ho preparato per lei rimarrà semplicemente estasiata.-

-Secondo me invece le prenderà un colpo!-

-Che cosa hai detto? Ripetilo se hai il coraggio!-

-Senti piuttosto, che diavolo stai facendo qua dentro e perché avresti ridotto la palestra in una mostra permanente del Kitsch?-

-Ah! La durezza del tuo comprendonio e carenza di sensibilità sono sempre affascinanti, Saotome. Saresti una cavia interessante da analizzare.- A gambe incrociate, gli occhi socchiusi, il Senpai si mise quindi seduto al centro della grande stanza. -Te l'ho detto. Sto aspettando che il fiore dell'amore sbocci nel cuore di quest'uomo, così perfetto eppure così incompleto senza la sua regina accanto...-

-Bah. Se lo dici tu. E la chiave, scusa?- Chiese a bruciapelo mentre con noncuranza continuava la sua ricerca sbirciando sotto ai tavoli e tra i festoni.

-La chiave non è che un simbolo, ultimo degli stolti. Sarà lei stessa a portarmela qui, smaniosa com'era di avere una scusa per rompere quell'inutile sceneggiata che è stata il fidanzamento con te.

Povera piccola, dolce Akane. Se solo penso a quante notti avrà inzuppato il suo cuscino di lacrime, pregandomi con la mente e con il cuore di farmi avanti e dissipare una volta per tutte le grigie nubi che fino ad ora hanno avvolto la sua candida esistenza...ma ancora qualche ora e finalmente avrà la felicità che merita!-

-Sì sogna, sogna pure con comodo, Kuno!-

-E questa notte, dopo aver celebrato come tradizione vuole il nostro fidanzamento in compagnia di amici e parenti, saranno lenzuola di seta scarlatte le uniche testimoni di una fusione di anime e corpi senza precedenti.-

-Senti un po'...non è che il tè che hai bevuto era per caso drogato?-

-Ahahah! La tua sfacciataggine nel voler celare il tuo morboso ed insulso interesse per la mia futura consorte è talmente evidente da farmi quasi pena, Saotome. Eppure la prima volta che si siamo incontrati hai detto che potevo anche tenermela. Ti sei persino preso l'ardire di riferirti a lei chiamandola “pollastrella”...o hai forse osato dimenticarlo?-

E va bene, era un megalomane arricchito che credeva tutti ai suoi piedi, ma evidentemente, tutto si poteva dire di Kuno tranne che non avesse buona memoria. Ranma si bloccò all'istante, ancora arrampicato sul muro, intento a ricercare la preziosa chiave dietro l'altarino della palestra. No che non l'aveva dimenticato il suo primo incontro con il fantomatico “tuono blu”, già precedentemente “meteora”, dell'istituto superiore Furinkan. Era accaduto il primo giorno di scuola quando, pur trovandola una ragazza molto carina e dalla forza bruta quanto interessante, di certo non nutriva ancora per Akane il sentimento e l'attrazione che l'avrebbe trasformata nel giro di poco tempo nella sua principale ragione di vita.

All'epoca gli era sembrata la cosa più giusta da dire in sua difesa a quello squinternato di Tatewaki , soprattutto per un nuovo arrivato come lui. Mentre ora...

Sorrise divertito. Era stato proprio un idiota. Ma quand'è che si era accorto di essere attratto da lei? Quando era successo? Doveva ammettere di non averci mai pensato e tuttavia, improvvisamente, un fugace pensiero gli illuminò il volto.

-Se solo ci ripenso, mi ribolle il sangue nelle vene, Saotome. Quello fu un affronto che a ben vedere andrebbe punito in maniera esemplare.- Continuava il Senpai come se nulla fosse. -Ma sarò magnanimo e ti concederò ancora un giorno di tempo. Non desidero insozzare questo luogo puro e di attesa e poi...- Alzandosi in piedi, Kuno decise che era giunta l'ora di congedare lo sgradito ospite. Ci rimase molto male, quindi, quando, voltandosi, si accorse di essere rimasto solo.

 

* * *

 

Il parco...

Il parco.

Il parco!

 

Era l'unica parola che la sua mente riusciva a formulare in quel momento, mentre sfrecciava alla velocità della luce, l'espressione entusiasta di chi sta per afferrare la felicità a piene mani. Certo, il parco era un luogo abbastanza grande, ma non si sarebbe perso d'animo. Se solo lui si fosse ricordato il dove e il quando aveva sentito per la prima volta il proprio cuore battere più forte per il suo maschiaccio, di certo è lì che avrebbe nascosto la chiave del proprio cuore. E ne era certo, Akane doveva aver pensato altrettanto. E poi si sa, le donne fanno più caso a certe cose!

Ma perché proprio il parco? Non lo sapeva di preciso, ma qualcosa gli suggeriva di seguire il suo istinto e basta. In fondo era stato proprio quello il luogo in cui per la prima volta, anche se per errore, le aveva confessato di amarla. Oh beh, all'epoca intendeva fare uno scherzo a Nabiki, è vero, e quando aveva scoperto di aver stretto tra le braccia, con una forza ed un ardore che mai si sarebbe immaginato di avere, la ragazza di cui era in realtà perdutamente innamorato, si era trasformato in una perfetta copia di se stesso. Ma di sale.

*Che figura...* Scosse il capo mentre correva, ripensando imbarazzato a quel momento tanto fastidiosamente emozionante. Poi però lei aveva sorriso di fronte a quel mazzo di rose scarlatte, comprate per un'altra, e gli aveva regalato il più bel pomeriggio della sua vita.

Il loro primo, unico, vero appuntamento. Per sbaglio.

Sì -si disse convinto- la chiave doveva essere assolutamente lì, da qualche parte.

*Ma dove?* Si grattò il capo, un filino scoraggiato, mentre riprendeva fiato all'ingresso del parco cittadino.

-Non importa, la troverò, Akane. Stanne certa!- E fece per muovere il primo passo in direzione del grande viale alberato, quando rischiò il soffocamento immediato.

-Amole, finalmente ti ho tlovato!! Ma dove stai andando? Il mio listolante è nell'altla dilezione...-

-Sh...Shampoo! Che accidenti ci fai tu qui?- *Ci mancava anche l'altra matta, ora!*

-Che c'è, Lanma? Non sei contento di vedelmi?- Lo stuzzicò lei, mentre, avvinghiata a lui, con l'indice gli disegnava cuoricini sul petto.

-N...no, non è questo, è che...-

-Ho capito, sei ancola alla licelca di quella chiave inutile. Ti piacelebbe sapele dove si tlova, velo?-

-Eh? Tu lo sai forse? Se lo sai, devi dirmelo, Shampoo!- Le chiese con fin troppa foga liberandosi dall'abbraccio killer di lei.

-Non così in fletta, Lanma...- Lo sfidò la cinesina incrociando le braccia al petto e mettendo in mostra la sensuale figura.

-Va bene, ho capito!- Sbuffò. -Cosa vuoi in cambio?-

-Pelchè la celchi? Non dilmi che ti intelessa così tanto il cuole di lagazza violenta?-

-Eh? Beh, ecco...-

-Allola?-

-Ma cosa vai a pensare, Shampoo? Io con quel maschiaccio violento e privo di sex appeal? Ma non scherziamo!- Si fece schifo. Mentire gli riusciva sempre troppo bene, anche e soprattutto se Akane non era presente. -Mi conosci, no? Adoro le sfide e non intendo perdere questa per nessun motivo!-

-Oh, amole! Lo sapevo che non avevi occhi che pel me! E va bene, la tua Shampoo ti aiutelà volentieli!-

-Davvero?-

-Palola di amazzone...- Fece l'occhiolino.

-Allora? Dov'è? Dov'è?-

-Non essele impaziente, pelò! Te lo dilò solo se tu mi filmi questa...-

-E che accidenti è?-

-Una plomessa sclitta. Io ti aiuto a tlovale quella chiave, ma tu stasela devi uscile con me, plendele o lasciale!-

-Prendo, prendo!- Si affrettò il ragazzo disperato non appena sentì l'orologio del parco battere le sei. Tanto bugia più, bugia meno...

-Ecco, tieni, hai avuto quello che volevi, no? E ora dimmi, dove si trova questa dannata chiave?-

-Allola, ascoltami bene, Lanma...- E accostandosi all'orecchio di lui, la ragazza gli fornì precise indicazioni per concludere con successo la caccia al tesoro.

 

* * *

 

-A più taldi, Lanma! Mi falò bella solo pel te!- Lo salutò a lungo la cinesina mentre si allontanava sulla sua bicicletta, il prezioso contratto stretto al petto. -Ciao, ciao!-

-Ciao, ciao!- Le rispose il ragazzo sorridendo come un automa.

Akane aveva ragione. Era davvero un cretino.

Come gli era saltato in mente di firmare quel pezzo di carta? Prevedeva grossi guai...

Ma non era il momento di pensarci, doveva sbrigarsi a trovare quella chiave e subito! Senza indugiare oltre entrò nel parco dirigendosi di corsa verso la radura delle rose, luogo scelto da Akane, almeno a detta di Shampoo, come nascondiglio per la preziosa chiave.

-Dovessi potare tutti i cespugli con i denti...- Ma per l'ennesima volta le parole gli morirono in gola. Giunto in prossimità della romantica e profumata radura, un grugnito di rabbia repressa ed improvvisa paura, gli uscì dal petto.

-No...non è possibile!-

Con un pugno colpì il tronco di un povero albero. Doveva sfogarsi, doveva capire e probabilmente accettare il fatto che qualcuno fosse giunto lì prima di lui. Con lo sguardo tremante si ritrovò a fissare quella che una volta era stata una cornice naturale probabilmente perfetta per qualsiasi appuntamento d'amore. E ora? Buche a terra, alberi divelti, petali calpestati. In pratica non era più una radura, bensì uno spiazzo tanto grande da poterci costruire un campo da calcio.

-E ora...che faccio?- Cadde in ginocchio, lo sguardo vitreo e disperato. Incredibile come un solo istante possa farci precipitare nel più terribile degli incubi ad occhi aperti.

Aveva perso. Lui, il suo odioso gemello, era arrivato prima, ne era certo. Era l'unica persona che non aveva incontrato, che aveva osservato riflettere attentamente in soggiorno e che probabilmente era giunto alla giusta conclusione ben prima di lui.

Di lui che si era abbassato a cercare nell'intimità di Akane come un Happosai qualsiasi, a illudere la romantica innocenza della migliore amica per estorcergli qualche informazione che potesse compensare la sua mancanza di sensibilità ed acume, a deridere il Senpai per le sue strampalate idee niente affatto dissimili dalle sue e infine a vendersi come un oggetto alla migliore e sensuale offerente incontrata per strada.

Forse era giusto che fosse andata così.

Akane non meritava di stare con uno come lui.

Eppure questo pensiero, semplice e finalmente sincero, non gli diede alcun sollievo. Anzi. Al solo pensarla d'ora in avanti stretta tra le braccia del suo perfetto alter ego, affondò le unghie nel terreno con odio. -È finita...- Bisbigliò disperato.

-...è finita...- Gli confermò anche il vento ribadendo il concetto come un'insopportabile eco.

Ma incurante dell'insolito fenomeno fisico, Ranma continuò a maledirsi. -Perché non ci ho pensato prima?- E anche stavolta il vento gli rispose con un lamento.

-Perché mi perdo sempre?- Ma del tutto diverso.

-Perché mi perd...eh?- Fece per ripetere il ragazzo quando si accorse che qualcosa non tornava.

-Come si può essere tanto sfortunati?- Ancora quella voce e non era la sua.

Lamentosa. Afflitta. Incredibilmente depressa e deprimente. Sembrava provenire da sottoterra. E poteva appartenere solo ad una persona.

Alzandosi di scatto in piedi, Ranma si diresse fino al bordo della buca più grande.

-Ma che diavolo...- Come aveva fatto a non notarla prima? Altro che buca! Quello era un cratere di dimensioni spaventose! E al centro di esso, steso a terra e ridotto uno straccio sporco di terra, c'era lui. L'eterno disperso. Pallido, smagrito e più triste che mai. Un residuo di rosa a un solo petalo ancora stretta tra le mani.

Come aveva potuto dimenticarsi di lui? Sorrise tirando più di un sospiro di sollievo.

-Povero me...- Delirava invece il poveretto senza più forze.

-Ryoga, si può sapere cosa stai facendo laggiù?-

-Oh, sei tu Ranma...adesso ho anche le visioni...perché la tua immagine deve tormentarmi anche nel momento dell'estremo saluto, perché?- Continuò a lamentarsi debolmente dal fondo della fossa che si era scavato da solo.

-Ma tu guarda che idiota...- Lo osservava Ranma accucciato con il mento appoggiato su una mano. -E come al solito mi toccherà perdere tempo per tirarti fuori dai guai!- E in un attimo lo raggiunse per caricarselo sulle spalle.

-Che destino crudele. Neanche a Hokkaido posso trovare finalmente la pace che merito!-

-Ma quale Hokkaido e Hokkaido, stupido suino! Neanche fossi partito due giorni fa!-

-Stai dicendo che non siamo a Hokkaido? Non sei un orribile parto della mia mente sofferente?-

-Certo che no, Ryoga! E comunque bel ringraziamento per chi ti sta portando in salvo. Per tua informazione siamo nel parco di Nerima e guarda che hai combinato!-

Lasciandosi alle spalle quel luogo di distruzione ed esplosioni d'ira, Ranma fece rapidamente due considerazioni. Con tutte quelle buche se ci fosse stata una chiave sarebbe saltata fuori. E quindi Shampoo gli aveva mentito. Sai che novità? Ma ancora una volta lui c'era cascato con tutte le scarpe.

-Non ho chiesto il tuo aiuto, lasciami andare, Ranma!-

-E stai buono un attimo!- Lo rimproverò l'altro, scaricandolo sul tetto di una casa, al sicuro da ogni sospetto. -Insomma, dì un po', Ryoga, avevi voglia di darti al giardinaggio o di farti arrestare per devastazione del suolo pubblico?-

-Sempre gentile, eh? Ma che ne vuoi sapere tu dei tormenti di un uomo...-

-E sentiamo, tu saresti un grande esperto? Non fai altro che perderti!-

-È proprio quello il mio tormento più grande, Ranma, possibile che tu non capisca proprio niente?- Si sfogò il compagno delle medie, evidentemente stanco e provato.

-Pensavo ti piacesse viaggiare, visitare nuovi luoghi, conoscere persone...-

-Che fai, mi prendi in giro? Sai benissimo che il destino mi ha reso un viaggiatore incapace di ritrovare la via di casa ed è tutta colpa tua!-

-E io che c'entro, scusa?-

-Ah, ma certo. Fa pure come se non lo sapessi. Non avevo nemmeno tredici anni quanto mi hai costretto a partire e poi a seguirti fino in Cina per onorare l'impegno del nostro scontro che tu, codardo, come sempre hai disertato. Per tre anni non ho fatto che perdermi e trascorrere notti al freddo e al gelo, solo e chissà dove. Tutte le mie sventure hanno avuto origine da te, Ranma. Il mio continuo peregrinare, la mia maledizione e ora....anche Akane. Ti ho già detto che tu non la meriti?-

-Un milione di volte.- *E dopo una giornata come questa comincio anche a temere che tu abbia ragione, maledetto suino...* -Ma cosa c'entra lei adesso?-

Ryoga sospirò. Sembrava in procinto di rivelargli chissà che cosa.

-Sapevo che non avrei mai trovato la chiave del suo cuore, non ho mai avuto nemmeno la pretesa di ambire a tanto. Potrei partire altre mille volte alla ricerca di me stesso e del coraggio di dichiararle definitivamente quello che provo per lei, ma so che ogni volta il destino beffardo mi ricondurrà qui e sarà sempre troppo presto per me, per dirle quello che provo e per essere certo di non subire un rifiuto.-

A bocca aperta Ranma lo ascoltava rapito. Mai Ryoga si era aperto tanto con lui.

-Questa volta però era una ricerca diversa, una sfida, avevo un obiettivo concreto da scovare ed ero certo di potercela fare. Ero certo di batterti una volta per tutte! Per questo quando poco fa ho pensato di essermi perso di nuovo, ho avuto la sensazione che tutto fosse finito. Per sempre.-

-Capisco cosa intendi...- Gli scappò detto.

-Davvero? Io non credo, Ranma. Come puoi essere tanto ipocrita e crudele da dirmi una cosa del genere? Proprio tu che gli strumenti per ritrovare quella chiave ed essere felice li hai sempre avuti a portata di mano? Ah! Mi fai ridere...- Lo rimproverò aspramente.

Mentre osservava il sole iniziare la sua discesa oltre l'orizzonte, Ranma optò per il silenzio. Davvero non se la sentiva di replicare ad osservazioni tanto giuste quanto crudeli.

Ma poi ebbe un'idea. -Senti, visto che sei in vena di confidenze, Ryoga, mi spieghi...quand'è che ti sei accorto di...beh, sì, insomma...di esserti innamorato del maschiaccio?-

-Non osare parlare di Akane in questi termini! E poi non sono affari che ti riguardano, Ranma.-

*Sempre il solito osso duro!* Ma stavolta non si sarebbe arreso.

-Ho capito...non te lo ricordi. Non c'è mica niente di cui vergognarsi, sai?-

-Eh? Ma come ti permetti? Certo che me lo ricordo, razza di stupido!-

-E allora?-

-Ah! Non credevo che il tuo ossessivo interesse per il pettegolezzo fosse tanto peggiorato. Sei peggio di una donnicciola...-

-Sgrunt! Ho detto “allora”?- Lo incitò l'altro con meno calma di prima.

-E va bene, visto che ci tieni tanto, te lo dirò.- E la sua espressione sottilmente divertita si fece nuovamente seria ed ispirata. -Anche se sotto forma di P-chan, non dimenticherò mai quella sera, la prima volta che mi sono intrufolato per sbaglio in casa Tendo e lei mi ha scoperto. Ero bagnato, ferito, ma lei non ha avuto paura. Mi ha preso, sorriso e stretto a sé...-

 

-...-

A quelle parole Ranma era impallidito.

 

Neanche se ne era accorto, ma il cuore aveva preso a battergli furiosamente nel petto, come se cercasse di pompare più sangue possibile al cervello e farglielo adoperare in modo corretto.

E finalmente, dopo qualche istante, ecco un ricordo. Vago. Lontano. Suo.

*Mi raccomando, tieniti stretta a me...* Quel ricordo.

Capelli ancora lunghi, mossi dal vento fra le fronde degli alberi, il calore di un abbraccio, l'imbarazzo di un cuore decisamente troppo rumoroso ed emozionato. No aspetta.

Due cuori. Il suo e quello di...

*Akane!*

-E quella è stata la prima volta in cui ho sentito qualcosa di speciale per lei. Improvvisamente non ero più solo, qualcuno finalmente mi amava e non sai quante volte ho desiderato...-

-C...cosa...?-

-Poter ricambiare il calore della sua stretta con braccia umane e sussurrarle fra i capelli...Ak...ahia!- Un comignolo in testa impedì all'eterno disperso di narrare oltre le sue bollenti fantasie.

-Ehi non prenderci gusto! Non ti ho chiesto di entrare nei particolari, maiale!-

-Fermati, bastardo! Dove accidenti vai, adesso?-

-A recuperare quella chiave, P-chan! Tu piuttosto cerca di non perderti di nuovo!- Lo canzonò Ranma, iniziando a saltare di tetto in tetto, per poi scattare lungo i vicoli, dietro le case, in equilibrio sulla famosa rete...

Nulla poteva più fermarlo. Se solo ci avesse pensato prima. Se solo si fosse preso da subito la briga di vedere le cose da un'altra prospettiva, ovvero la sua e quella del suo stesso cuore, forse a quest'ora avrebbe conquistato già da un pezzo quello ben più importante e prezioso di lei.

Un ultimo salto e scavalcò agilmente il cancello chiuso dell'istituto.

Gli ultimi cento metri di corsa non respirò nemmeno.

Se fosse giunto troppo tardi, non se lo sarebbe mai perdonato.

 

* * *

Buongiorno e buon sabato a tutti! Ed eccoci alla fine anche di questo lungo, lunghissimo capitolo. Come avrete capito siamo agli sgoccioli, ma ancora non so se il prossimo sarà l'ultimo o il penultimo capitolo. Avrei voluto persino raccontarvi di più in questo aggiornamento, ma poi mi sono accorta di aver già scritto troppo....abbiate pietà e perdonatemi :(

Come sempre e con tanto affetto vi ringrazio infinitamente per essere giunti anche stavolta fino alla fine del capitolo e spero tanto sia stato di vostro gradimento :D

Piccolo indovinello. Avete capito a quale momento si riferisce Ranma e dove si sta dirigendo? Sì, vero? Baci baci a todos! :D  

  
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