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Autore: Queila    26/04/2014    1 recensioni
Sono due flash con due personaggi differenti come protagonisti, ma che hanno qualcosa in comune...
buona lettura :)
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia partecipa al contest “Le metamorfosi” indetto da darllenwr
 
EFFETTO ALCOOL
 
IN VOLO
I fumi dell’alcool gli annebbiavano la mente.
Com’era finito così?
Ah, sì.
I ricordi del pomeriggio si fecero più chiari a poco a poco, ma la sua mente, sconvolta da numerosi drink ingurgitati uno di fila all’altro, li bloccò prima di ricordare perfettamente cioè che era successo.
Un altro sorso, un altro bicchiere vuoto.
Alla fine non importava il perché avesse bevuto, la cosa principale era che ora si sentiva libero, libero davvero; finalmente si era scaricato del grande masso di responsabilità e impegni che lo affliggevano giorno dopo giorno, tutti i giorni.
Prese a volare.
La città scorreva veloce sotto di lui.
Poteva vedere piccoli puntini in movimento, riconosceva i lampioni accesi delle strade che percorreva quando il sole era alto in cielo.
Ora era lui il sole.
Guardava le formiche che si muovevano sotto, era un gigante, la sensazione di essere sopra al mondo, di potere qualsiasi cosa lo inebriava e ne godeva; aveva voglia di urlare, voleva far sentire a quegli esseri piccoli che lui era più di loro, che nessuno lo poteva afferrare, perché finalmente era libero di andare lontano.
Il cielo era limpido quella notte e appena ebbe preso un respiro profondo, poté assaporare il sapore di rivalsa e di liberazione che aleggiava nell’aria, l’ossigeno aveva tutto un altro sapore lassù; volse lo sguardo verso le sue ali, dove prima c’erano le braccia.
Quella scoperta lo fece sussultare e vacillò, abbassandosi di quota, ma la sorpresa non durò a lungo: l’adrenalina che aveva in corpo era troppa per potersi distrarre.
Cominciò a sbattere le ali per riguadagnare metri d’altezza e si ritrovò di fronte la grande e luminosa luna, che lo guardava come fosse invidiosa: lei statica, immobile, lui in volo verso l’infinito.
Immerso nel nero del cielo notturno, si dimenticò tutto: il nome, il cognome, l’età e i problemi… non era nessuno e non era mai stato nessuno, la sua identità non lo raggiungeva nell’aria frizzante che attraversava in volo.
Era un sogno? Era reale?
 Sapeva solo che si era trasformato in un uccello.
Sentiva il becco e percepiva la presenza delle ali e aveva la sensazione di essere svincolato da tutti e da tutto per la prima volta in vita sua.
L’aria lo attraversava, le nuvole gli facevano il solletico e dove prima c’era una voragine che lo divorava piano piano, ora c’era un formicolio di rivincita, una sensazione che sapeva di rinascita e di vita, quella vera.
Chiuse gli occhi e continuò a librarsi in aria, pregando che quel volo durasse per sempre.
[421 parole]
 
 
INERME
Si sentiva ridicola.
Ridicola e stupida, era stata ingannata dall’unica persona di cui si fidava veramente, ora era sola, sola e con un buco nero al posto del cuore.
L’unica soluzione sembrava essere la bottiglia di vodka che aveva davanti.
Sorso dopo sorso il suo corpo si ristringeva e si sentiva diventare piccola e insignificante, proprio come quel vile fedifrago l’aveva fatta sentire poche ore prima.
Il suo cuore era stato frantumato in tanti piccoli pezzi; voleva trovare pace e l’alcool calmava piano piano quel dolore lacerante, più la sua mente non pensava, più il tavolo si faceva grande e la bottiglia vuota.
Lui con un’altra.
Il ricordo le diede lo stimolo per bere tutto di un fiato un nuovo bicchiere del liquido trasparente; la sedia si stava facendo decisamente troppo grande per il suo fondoschiena…
La stanza vorticava e con essa anche il suo stomaco.
Cosa le stava succedendo?
Voleva scomparire, voleva nascondersi una volta per tutte e non pensare alla vergogna e cui era stata sottoposta nel pomeriggio.
Voleva farsi piccola, per non essere puntata come la solita che non sa tenersi un uomo, per dimenticarsi di tutto: di se stessa, di lui, dell’altra, del mondo… voleva scomparire…
Un capogiro.
La stanza cominciò a ruotare e improvvisamente lei era minuscola, talmente insulsa da avere la sensazione di essere uno scarafaggio.
Possibile fosse solo una sensazione?
Perché allora percepiva delle piccole zampette dove prima c’erano le gambe?
Cosa le stava succedendo in realtà?
La nuova situazione non le dispiaceva in fin dei conti, era invisibile agli occhi umani, ora doveva solo aspettare, inerme, che la fine arrivasse e con essa anche la cessazione del dolore che le perforava il petto.
E sperò con tutta l’anima che succedesse il più in fretta possibile.
[293 parole]
  
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