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Autore: KaterinaVipera    26/04/2014    3 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Non può averlo detto veramente. Non ci credo!

Continuava a ripetere sempre la stessa cosa. Non poteva credere che dicesse sul serio. Eppure l'aveva sentito con le sue orecchie.

''Appena questa noiosissima storia sarà finita, farò ritorno ad Asgard e qui non ci rimetterò mai più piede.''

L'aveva detto. Aveva pronunciato seriamente quelle parole, che in quel momento la ferivano come lame affilate, bloccandole il respiro nella gola.

Ha mentito. Ha mentito sin dall'inizio. E io sono cascata nella sua rete di menzogne come una stupida.

Si era nascosta dietro il grosso faggio rosso, cercando di far ritornare il suo battito cardiaco normale. In quel momento le rimaneva difficile respirare, come se l'aria intorno a lei si fosse dissolta. Il suo petto si alzava e abbassava veloce e non dava segno di decelerare. Inconsapevolmente si era fermata sotto lo stesso albero, che muto spettatore, li aveva visti nei loro fugaci e clandestini incontri, desiderosi solo di tagliare tutto il mondo fuori alla disperata ricerca di un luogo tutto loro. Ripensò a lui, alle sue parole dette a bassa voce, mentre facevano l'amore, sussurrate tra un respiro e l'altro. Le sue mani, fredde e roventi di passione. I suoi sguardi, le sue labbra. E tutto divenne un ricordo dannato, maledetto e angosciato. Era solo finzione. Lei era solo un passatempo per lui, nulla di più.

[Your touch used to be so kind. Your touch used to give me life. I've waited all this time, I've wasted so much time.] [Il tuo tocco era così gentile, il tuo tocco mi dava la vita, ho aspettato tutto questo tempo, ho sprecato così tanto tempo.]1

Si sedette a terra con le gambe incrociate provando a calmarsi perché il mondo iniziò a girarle sotto i piedi come una trottola; provò ad rialzarsi dopo pochi minuti ma dovette desistere, si sentiva senza forze. Appoggiò la testa al tronco dell'albero riempendo i polmoni di aria; il risultato? Dette di stomaco.

Dopo aver vomitato si sentì un po' meglio e pulendosi la bocca con il dorso della mano, si alzò per allontanarsi.

Era intenzionata a scappare via. Non importava se non le era permesso e se tutto il perimetro era recintato e sorvegliato, ci avrebbe provato e ci sarebbe riuscita. Non poteva sopportare di restare lì un minuto di più.

Prima di andare via, però, doveva prendere una cosa.

Ritornò indietro, dove di solito gli agenti lasciavano le auto. Ispezionò ogni singola vettura con fare disinvolto, in modo da non destare sospetti, in cerca di un telefono.

Ne trovò uno al quarto tentativo. Due agenti erano scesi per dirigersi dentro la base e avevano lasciato gli sportelli aperti con dentro i propri oggetti personali.

Prese il telefono e scappò via.

Corse, corse tanto. Corse fin quando non si trovò la strada sbarrata dal muro. Alzò il capo e vide che era troppo alto per poterlo scavalcare e non c'era neanche modo di arrampicarsi. Il muro era troppo liscio affinché trovasse delle sporgenze.

Batté una mano contro la superficie con stizza, respirando a fondo e cercando un modo per evadere.

Controllò intorno a se per vedere se ci fosse qualche appiglio che le consentisse di oltrepassare la recinzione.

Non lontano da dove si era fermata, c'era un albero la cui chioma sfiorava a malapena l'estremità del muro.

Senza ragionarci sopra, afferrò il telefono con i denti e iniziò la rampicata. Le lacrime le impedivano di vedere bene e la nausea era tornata più forte di prima; si fece forza continuando a salire sempre più in alto, fino ad arrivare al ramo sporgente che aveva visto da terra.

Una volta in cima, si mise a sedere sul tronco con le gambe sospese nel vuoto; dette uno sguardo a terra e fu attraversata da un brivido di panico. Inconsapevolmente aveva fatto una cosa che di solito non le sarebbe mai passato per la testa: arrampicarsi in alto. E lei era davvero molto in alto. Guardò in basso per qualche istante, poi spostò gli occhi sulla distanza che intercorreva tra la fine del ramo e il muro. Oltre l'altezza doveva pure considerare la distanza, di circa un metro, e la resistenza del suo appoggio. Prese le misure.

Ma che diavolo sto facendo? Devo saltare e basta!

Saltò dal ramo per rifinire aggrappata all'estremità della parete, con i piedi ciondoloni. Stava sudando freddo, se fosse caduta in maniera sbagliata si sarebbe sicuramente rotta qualcosa e le sarebbe toccato rimanere lì alla base e questo non se lo poteva permettere. Per questo strinse più forte che poté le mani alla sommità del muro e puntando i piedi alla parete, si dette la spinta che le serviva per mettersi a sedere a cavallo della recinzione. Nel spostarsi si scorticò un ginocchio e si graffiò un gomito ma neanche se ne accorse, troppo impegnata a fuggire via; e poi non era certo il dolore fisico che la faceva star male. Spostò le gambe dall'altra parte e guardando per un attimo in terra e pregando che non si rompesse niente, si gettò di sotto.

Quando toccò terra ruzzolò su se stessa per tre volte prima di fermarsi. Si era ricordata dei consigli che le avevano dato i suoi maestri per cadere senza rischiare di farsi male e fu proprio grazie a quei consigli che risultò indenne.

Il cuore le batteva forte a causa della scarica di adrenalina e le gambe le tremavano per via del salto, della paura e dall'agitazione. Cercando di stare in piedi, vacillando un pochino, si allontanò prima che qualcuno desse l'allarme, dato che era stata sicuramente ripresa da almeno una o due videocamere di sorveglianza.

La sua folle corsa continuò, più veloce di prima.

Ripercorse il tragitto che aveva fatto all'andata a bordo dei SUV, senza avvicinarsi troppo alla strada per non essere vista.

Non sapeva dire con certezza per quanto tempo corse, ma alla fine fu costretta a fermarsi stremata. Voleva riprendere un po' di energie, ma il rumore di una macchina la mise in allerta e si nascose dietro un cespuglio verde e rigoglioso. Quando si fu accertata che non sarebbe passata più nessuna vettura, riprese a spostarsi camminando velocemente. Ogni tanto tirava in su col naso e si asciugava le guance ancora bagnate dal pianto.

Si bloccò quando vide, in lontananza, un cartello posto sul ciglio della strada. Quando gli fu vicina lesse quello che c'era scritto e il suo morale si risollevò di poco e per poco tempo.

                                                     ''Welcome to Charleston''

Era un buon segno. Era riuscita a raggiungere il limitare della città e poteva chiamare aiuto per farsi portare via.

Prese in mano il telefono, componendo a memoria un numero.

Primo squillo. Secondo squillo. Terzo squillo.

Stava perdendo le speranze.

“Pronto?” disse una voce maschile assonnata dall'altro lato della linea. Molto probabilmente Jake era disteso pigramente sul divano tra il sonno e la veglia, e la suoneria del telefono lo aveva ridestato all'improvviso grazie anche alla suoneria che partiva all'improvviso, spaccando i timpani.

La gioia di sentire la sua voce le fece venire le lacrime agli occhi.

“Jake, sono io!” esclamò con la gola secca e un groppo attanagliato alle sue corde vocali.

“CAT?!” era sorpreso, stupito ed incredulo di sentirla.

“Si. Ti prego vienimi a prendere.” aveva la voce tremula.

“Ma dove sei? Che cosa ti è successo? Pensavamo tu fossi scappata! O che ti avessero rapita!!” il ragazzo era confuso e non riusciva a focalizzare bene la situazione attuale. “Stai bene? Sei ferita? Dov'eri finita? Che fine avevi fatto si può sapere?”

“Si, sto bene. Adesso, però, non fare domande. Sono al confine di Charlston, in Virginia. Ti prego vieni a prendermi.” adesso stava singhiozzando.

“Perchè sei in Virginia?”

“Io non volevo venirci, mi hanno costretta. Ti prego, vieni.”

“Oddio, ti hanno rapita? Non ti hanno fatto del male, vero? Chiama SUBITO la polizia!” Jake era ancora scioccato e non riusciva a rendersi conto di quanto stava capitando. Era balzato dal divano e stava camminando nervosamente per tutta casa con una mano sopra la fronte incredulo di stare parlando con la sua amica.

“Non mi hanno proprio rapita e comunque non la posso chiamare la polizia. È una storia molto lunga. Però, ti prego, vieni. Vieni a prendermi e portarmi via di qua.” lo supplicò disperata.

“D'accordo. Parto subito. Tu però rimani ferma dove sei. Ti richiamo io appena varco il confine.” era così preoccupato. Non sapeva dove fosse finita e quella chiamata lo aveva allertato.

Senza che nessuno gli dicesse niente, si era già immaginato che c'entrava di mezzo quel bell'imbusto del Dio. Altrimenti perché non voleva che chiamasse la polizia? Semplice. Perché la polizia non poteva fare niente per fermare un Dio.

Chissà in quali casini l'avrà cacciata quel maledetto! Tanto lo so che c'entra lui, anche se Cat non mi ha voluto dire nulla.

Appena ebbe riattaccato, montò in macchina senza dire niente alla sorella che, per sua fortuna, in quel momento era all'università e partì per la Virginia.

Nel frattempo Cat si era appoggiata al palo del cartello, col telefono in mano, guardando ogni pochino l'ora. Si sentiva la testa vuota, il cuore colmo di disperazione e dolore, il petto schiacciato da un peso invisibile e, quasi, assassino. Avrebbe voluto che Jake fosse stato subito lì per portarla via. Non si sarebbe dovuta lasciar convincere ad andare via all'improvviso; avrebbe dovuto avvisare qualcuno a tutti i costi ma lei aveva avuto fiducia e aveva sperato. Come al solito, si era fatta mettere nei guai. E adesso, che ne sarebbe stato di lei? Aveva imboccato una strada senza ritorno. Quella strada non l'aveva imboccata scappando, ora se ne rendeva conto, ma quel giorno di un paio di mesi prima decidendo di andare con loro, o peggio, lo aveva fatto quando si era legata ad un Dio bugiardo e meschino.

[Falling in the black, slipping through the cracks, falling to the depths, can I ever go back?] [Sto cadendo nel nero, scivolando tra le screpolature, cadendo nella profondità, potrò mai tornare indietro?]1

Erano appena passate due ore, quando in lontananza udì il rumore di alcune auto che venivano verso di lei. Appena riconobbe il rumore dei motori dei grossi fuori strada che avevano in dotazione gli agenti dello SHIELD, si precipitò nel folto del bosco. Si nascose dietro ad un cespuglio, sperando che non l'avessero vista. Ringraziò mentalmente il suo amico. Jake era un meccanico e fu lui ad insegnarle tutto sui motori, durante i lunghi pomeriggi passati insieme negli ultimi due anni. Se aveva riconosciuto quelli degli agenti, che probabilmente la stavano già cercando per riportare indietro, lo doveva a lui.

Grazie Jake.. a proposito....

Prese in mano il telefono, conscia del fatto che ormai avevano capito della sua fuga e che non le rimaneva molto tempo prima che la trovassero, richiamò il suo amico.

“Jake, dove sei?” chiese a bassa voce, come se qualcuno la potesse sentire e guardandosi intorno come un animale braccato e senza via di fuga.

“Ho appena sorpassato Savannah. Mi ci vorrà ancora un bel po' prima di arrivare da te. Dimmi, piuttosto, dove sei tu di preciso? E si può sapere che ti è successo? Tutti noi credevamo che fossi scappata.”

“Sono stata talmente stupida a fidarmi di loro, mi hanno costretta a scappare e mi hanno portata in una base militare in mezzo al bosco, poco fuori Charlston. Ma sopratutto non dovevo fidarmi di lui.” disse con la voce incrinata.

“Si tratta di quel Dio, non è vero?” Jake aveva sempre detto che non le avrebbe portato niente di buono, e adesso, purtroppo, ne aveva le prove.

“Si.” fu tutto quello che riuscì a dire.

“Non ti preoccupare, adesso. Vengo a prenderti io. Tu stai calma okay?” il tono della sua voce si era fatto dolce, per lei si sarebbe fatto sempre dolce.

“Ti prego Jake, non riattaccare. Non voglio restare da sola.”

“Va bene, restiamo in linea.” non voleva lasciarla sola e impaurita. Si sarebbe preso cura di lei. “Ehi Cat, sei sempre sul limite della città?”

“No, mi sono dovuta nascondere nella boscaglia.”

“Cerca di recarti in centro, lì ti troverò meglio.”

“Ma così mi troveranno anche loro.” disse con un filo di voce.

“Chi sono questi ''loro''? E si può sapere che cosa ti hanno fatto?”

“Sono dello SHIELD. Mi avevano detto di andare con loro perché ero in pericolo.” mentre parlava si stava incamminando verso la città, dando retta al suggerimento del suo amico. Dopo aver fatto una pausa e aver preso un bel respiro, si decise a raccontarli la verità.

“Non sono stati loro a farmi qualcosa.”

Ci fu un attimo di pausa. Caterina si immaginò Jake che cercava di mantenere i nervi saldi, stringendo le mani intorno al volante.

“E' stato lui?” domandò freddo e duro, sapendo già la risposta.

“Mhmh.” non riusciva ad andare avanti. Era così penoso che non riusciva a parlarne.

“Che cosa ti ha fatto?” adesso la sua voce era dura.

“Lui... io...” un rumore dietro di lei catturò la sua attenzione. Si voltò ma non vide nulla.

Forse è solo la mia mente che mi gioca brutti scherzi.

“Io sono..” ancora quel rumore, come di passi pesanti che spezzano ramoscelli e foglie. Questa volta era sicura di aver sentito bene. Si bloccò paralizzata dalla paura. Che l'avessero trovata?

Si voltò, trovandosi faccia a faccia con una creatura alta il doppio di lei, possente e dalla carnagione violacea, orrenda.

Provò a scappare via, correndo a più non posso tra gli alberi e i rovi, ferendosi gambe, braccia e viso per diversi metri prima di venire afferrata da un paio di mostri che sbucati da dietro dei tronchi, la stavano aspettando. Tenendola ferma, attesero che la creatura viola le si avvicinasse.

Le sue urla ruppero il silenzio del bosco.

“Aaaaaaaaah! Lasciatemi! Jake!!” urlò con quanto fiato aveva in gola dimenandosi per cercare di liberarsi dalla loro presa. Quella creatura gigantesca le si stava avvicinando e tentò con tutte le sue forze di fuggire, provando a graffiare, a tirare calci e scivolare via da quelle viscide mani, o meglio, zampe. Li guardò per un attimo e li riconobbe. Occhi gialli, il colore della pelle tra il viola e il grigio, muso allungato e denti sporgenti ed emettevano un verso raccapricciante. Non potevano che essere loro. Non potevano che essere Chitauri.

“Che succede Cat?” la voce del ragazzo le arrivava lontana, il telefono le era cascato ai piedi quando l'avevano afferrata e adesso era sepolto sotto un mucchio di foglie.

L'essere viola, una volta di fronte alla fanciulla che si dimenava come una dannata, disse qualcosa in una lingua sconosciuta e sghignazzò divertito.

“Chi c'è lì con te?”

“S..o C..ta..ri! So.. qui p.. me!”

Le interferenze resero impossibile per Jake, capire cosa stesse dicendo Caterina. Provò a farsi dire chi fossero, ma all'improvviso non udì più niente. Chiamò e richiamò l'amica, ma ormai non gli rispondeva più.

Prima che la ragazza potesse dare altre indicazioni su chi fossero quegli esseri, le venne gettata una polvere nera sul viso che le fece perdere immediatamente i sensi.













- Angolo dell'autrice-

NOTE
1 Falling inside the black, Skillet;
RINGRAZIAMENTI
Chiccardj, hikikomori97, Joe King, Rack12345, Yuki_KuranSnape18 per aver messo la storia tra le preferite, ne sono davvero MOLTO MOLTO onorata.
Jani1996 per averla messa tra le ricordate, grazie mille.
Anastasia_Snape, esi_chan, Keyla99, Lady of the sea, LullabyJane, marilu396, mizu7, Rack12345, TomFeltonMyObsession per aver messo la FF alle seguite. Vi voglio ringraziare nuovamente tutte/i (non so se ci sono anche dei maschietti, booooh XD).. siete fantastici, daverro ;-)
Un bacio carino e coccoloso a tutti :-*

KV

 

  
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