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Autore: YleLarry1D    26/04/2014    3 recensioni
Il corpo di Rhetta venne ritrovato senza vita, appeso al soffitto, con dei lacci di scarpe poche ore dopo. La lettera venne consegnata ai genitori del ragazzo, che si svegliò tre anni dopo.
Il corpo di Zayn venne ritrovato senza vita con tre pallottole nel petto, il tre aprile del 2014.
Lasciò una lettera con solo una frase scritta: “Cara mamma e caro papà, devo perdonare Rhetta.”

Non plagiate.
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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– Uccidilo Rhetta.–
Le sue mani si intrufolarono tra i suoi capelli neri scombinati. Con gli occhi chiusi con la forza, iniziò a tirarli leggermente, non voleva più sentirla.
– Senza pietà, fallo.–
La sua bocca si spalancò ed emise un urlo ovattato, sempre con gli occhi strizzati e le mani nei folti capelli. Con il respiro affannato si guardò intorno, ed iniziò a correre tra i grandi alberi verdi, senza avere una meta.
– Sangue, uccidi.–
Si gettò con le ginocchia sull’erba fresca, e cinse il suo corpo con le sue braccia esili. I suoi capelli neri come la pece svolazzavano di qua e di la grazie al venticello fresco, e le sue guance pallide vennero subito bagnate, bagnate dalle gocce amare provenienti dai suoi occhi blu, blu come la notte.
 

 
**

 
 
Qualcosa di strano, invadeva i suoi sensi.
Si svegliò dentro un lettino d’ospedale, tra le lenzuola bianche e candide che ricoprivano il materasso.  Gli occhi squadravano qualsiasi cosa le si posava di fronte. L’aria fredda della mattina la investi, appena poggiò i piedi nudi sulle mattonelle del pavimento.
“Che cosa è successo?” Domandò, c’era una donna seduta comodamente lungo una sedia.
“Oh, ben svegliata Rhetta.” Salutò la donna, con un mezzo sorriso sulle labbra. “Ti abbiamo trovata senza sensi in una stradina qui vicino.” Spiegò, mentre si alzava per recarsi dal medico.
Spalancò la bocca, guardando l’orologio bianco appeso sul muro giallastro. Erano le quattro di pomeriggio.
“Da quanto tempo mi trovo qui dentro?” Esclamò, entrando in panico.
“Due giorni.” Sospirò, grattandosi la fronte. “Avrai sbattuto la testa, vado a chiamare il medico così ti…”
“No!” Urlò Rhetta, mentre si aggiustava velocemente i capelli da un lato. “Sto bene, io esco.”
La donna cercò di replicare, ma cedette poco dopo, grazie alle suppliche della ragazza. Raccolse le sue converse rovinate, ed indosso la felpa che indossava i giorni passati prima di svenire. Si guardò attentamente nello specchio del bagno, notando le sue occhiaie molto segnate sulla pelle candida.
Salutò e ringraziò l’infermiera ed uscì, assaporando quell’aria cristallina del pomeriggio, accompagnata dal calore tiepido del sole d’estate.
Cercò cautamente all’interno delle sue tasche e trovò le chiavi di casa, con uno strano portachiavi rosso accanto. Camminava a passo lento, visto che non aveva abbastanza forze per muoversi o per fare grandi sforzi.
– Rhetta. –
Di nuovo, di nuovo lei.
Respirò rumorosamente, e infilò le chiavi all’interno della serratura. Girò, e la porta si aprì normalmente. Cercò di ignorarla, e di non darle la meglio. Ora non toccava che aspettare, e sentire attentamente la televisione. Rhetta non era consapevole di ciò che faceva sotto il suo controllo.
Posò tranquillamente la su borsa sul divano che occupava il centro del soggiorno, accese la TV e digitò il canale che le interessava. Avrebbe aspettato il telegiornale delle quattro e mezzo.
Si adagiò lungo tutta la superficie del divano e osservò attentamente l’oggetto elettronico che si trovava di fronte a lei. Non trasmettevano niente di interessante a parte qualche pubblicità stupida.
“Interrompiamo il seguente programma per diversi motivi molto importanti.”
Una voce squillante e acuta sovrastò la pubblicità che stavano trasmettendo, era una donna sulla cinquantina con un microfono nero tra le mani. Il suo cuore perse qualche battito ed alzò un po’ di più il volume, per sentire bene ogni particolare annunciato.
“E’ stato trovato un ragazzo di circa venti anni in un cassonetto della spazzatura, con il viso incenerito e nessun documento nelle tasche dei pantaloni o della camicia a quadri che indossava. Nessuno ha capito qualcosa su questo ragazzo, ne nome e ne provenienza. Se qualcuno che conoscete di circa venti anni è scomparso, recatevi alla polizia. Vi chiediamo di stare molto attenti quando girate per la città, adesso stanno indagando per trovare l’assassino. Buona serata.”
Si portò una mano alla bocca, e fissò la figura di quella donna che scompariva sempre più velocemente. L’aveva fatto di nuovo; l’aveva costretta ancora una volta.
I suoi profondi occhi blu, scrutarono attentamente le mani con le unghie colorate di viola chiaro. Sui palmi chiari, si potevano osservare dei chiari segni di bruciatura. Il suo stomaco fece tre salti e per poco la sua mascella non toccava il pavimento ricoperto dal tappeto.
“Cazzo!” Urlò, guardando senza motivo il soffitto. “Cazzo, cazzo, ti odio!” Ringhiò, mentre le sue nocche si facevano ogni secondo più bianche.
 

 
**


 
Rhetta aveva bisogno di riprendersi e pensare a qualcos’altro, a qualcosa di positivo. Così, secondo la sua teoria accurata, sarebbe scomparsa nel nulla anche lei. La sua portatrice di mali e di dolore.
Le suola delle sue vans strisciavano lungo i piccoli sassolini che ricoprivano la strada grigia, e nei suoi auricolari risuonava dolcemente ‘The a team’ di Ed Sheeran, il suo cantante preferito.
Il parco era ormai di fronte ai suoi occhi astuti, il verde per lei era un colore così allegro e pulito da farle dimenticare ciò che compieva. Trovò una panchina, dove si accomodò sotto i raggi potenti del sole, che faceva sembrare tutto più allegro.
Sfilò dolcemente le cuffiette dalle sue orecchie, riponendole nella borsetta bianca che portava sempre in spalla. Prese un libro dalla copertina azzurra ed il titolo nero. Non si poteva capire di che libro si trattasse, ma le piaceva, si capiva dalla sua espressione rilassata.
“Posso?”
Una voce roca e gentile le arrivò alle orecchie.
Un ragazzo con il ciuffo nero alzato, i tatuaggi che fuoriuscivano dalla maglietta e gli occhi magnetici. La ragazza dai capelli neri, non fece altro che guardarli in tutta la loro bellezza mentre lui aspettava una risposta, con un piccolo sorriso beffardo sul volto.
“S-si è libero.”  Balbettò, facendosi un poco più lontana per fargli più spazio.
Sorrise di nuovo, facendo fuoriuscire una dentatura limpida e candida.
“Proprio una bella giornata oggi.” Parlò tranquillo il ragazzo, mentre guardava con il volto rivolto all’insù il cielo azzurro.
“Già.”
“Qual è il tuo nome?” Domandò, mentre si grattava timidamente il braccio colmo di tatuaggi.
“Rhetta, tu?” Rispose tranquilla, socchiudendo gli occhi per la troppa luce arrivata in quest’ultimi.
“Zayn.”
Sorrise, facendo risuonare nell’aria calda solamente la dolce melodia degli uccelli che svolazzavano tranquillamente senza avere nessuna meta. Un silenzio imbarazzante li travolse, e Rhetta rincominciò a leggere molto interessata.
“Molto dopo mezzanotte.” Esclamò lui, sorpreso. “E’ il mio libro preferito.”
“Anche il mio.” Sorrise, guardando per l’ennesima volta i suoi magnifici occhi. “E’ la terza volta che lo rileggo.”
“Io l’avrò letto una decina di volte.” Ridacchiò Zayn. Un odore di dopobarba invase le narici di Rhetta, che rimase incantata dalla delicatezza del ragazzo al suo fianco.
Con un mezzo sorriso sulle labbra si guardò il polso, facendo brillare uno scintillante orologio nero.
“Si è fatto tardi, devo andare.” Parlò lui, alzandosi piano dalla panchina. “Mi ha fatto piacere parlare con te.”
“Anche a me.” Sussurrò, mentre chiudeva il libro che teneva poggiato sulle sue gambe.
Che ne dici di andare a prendere un gelato, domani?” Domandò con aria un po’ timida. Si strofinava in continuazione il braccio, e ogni tanto guardava le sue scarpe.
“Si, va bene.”
“Alle undici di mattina qui, allo stesso posto.” Concluse, abbassandosi gli occhiali da sole e facendo un piccolo occhiolino a Rhetta, alla quale si colorarono le guance di rosso.
Guardò la sua figura allontanarsi sempre di più dalla sua vista, e le sue labbra si allargarono in un grande sorriso, facendo spuntare due splendide fossette ai suoi lati. Alzò il viso per vedere il cielo azzurro sopra la sua testa. Qualche nuvola si rincorreva tranquillamente ed ogni tanto qualche uccellino passava, provocando una dolce sinfonia.
– Sarà il prossimo. –

 
**


 
Un raggio di sole attraversava la finestra e il rumore delle macchine che sfrecciavano erano un bel modo per rilassarsi dentro le lenzuola del letto, secondo Rhetta. Si stiracchiò dolcemente, toccando il muro con il palmo della sua mano destra. Poggiò i piedi nudi sul tappeto accanto al letto ed indossò una vestaglia, visto che sentiva un leggero freddo. Guardò l’orologio, erano le dieci e mezza.
Era in un enorme ritardo per l’appuntamento con il ragazzo che aveva incontrato il giorno precedente, Zayn. Sbarrò gli occhi e saltò in piedi, afferrando un vestito giallo canarino e le ballerine bianche. Indossò tutto di fretta, mentre si strofinava lungo la dentatura lo spazzolino.
Afferrò la spazzola, lisciò i suoi lunghi capelli neri e si guardò attentamente allo specchio. Vedeva una semplice ragazza acqua e sapone, con gli occhi stanchi. Magari troppe imperfezioni, secondo lei.
Prese una borsetta bianca e ci infilò il necessario. Guardò l’orologio appeso al muro della cucina, segnava le undici meno cinque. Sospirò e si chiuse la porta alle spalle, camminando a passo veloce verso la panchina, quella dove stava leggendo il giorno passato.
Alzò il naso all’insù, notando la splendida giornata che l’accompagnava. Il sole era meno caldo, ma l’aria tiepida le dava un senso di pace e di tranquillità.
“Scusami davvero, ho fatto tardi.”
Un ragazzo con indosso una camicia aperta fino al petto, i numerosi tatuaggi che fuoriuscivano ed un odore di menta, la stava aspettando accomodato sulla panchina.
“Non preoccuparti.” Sorrise, squadrando dall’alto verso il basso la ragazza, che si imbarazzò prima del previsto. “Andiamo? C’è una gelateria qui vicino.”
– Il bene regnerà sempre sul male, ma chi l’ha mai detto? –
I suoi occhi si spalancarono, facendo dilatare sempre di più le piccole pupille nere. Si portò la mano sulla fronte, cercando di mantenere la calma. Non poteva rovinare tutto, non questa volta. Voleva distruggerla, farla finire una volte per tutte.
“S-si.” Balbettò, mentre un orrido mal di testa la stava travolgendo sempre di più.
“Stai bene, Rhetta?” Domandò, poggiando una mano sulla sua spalla.
“Si, un leggero mal di testa.” Concluse, sorridendo falsamente al ragazzo che aveva di fronte.
Sapeva che non sarebbe finita bene, sapeva che doveva abbandonarlo in più presto possibile per non farlo soffrire, soffrire per ciò che gli avrebbe fatto.
– Il gioco è finito, Rhetta mia cara Rhetta. –
 

**

 

“E’ stata proprio una bella uscita.” Esclamò Zayn, ancora con un po’ di panna attaccata sul naso. Avevano mangiato il gelato delle ore prima, ma Rhetta trovava divertente vederlo con quella panna sul naso.
“Già, mi sono divertita molto.” Sospirò lei, attorcigliando una ciocca di capelli tra le sue piccole dita. Aveva paura di ciò che sarebbe potuto succedere.
“Che ne dici di un altro appuntamento, magari stasera?” Domandò con voce più roca e bassa, facendo diminuire la distanza tra i loro corpi. Rhetta fissò quegli occhi di cui si innamorò dal primo incontro, così magnetici da far mozzare il fiato.
“Credo che non ci arriverai.”
Si portò una mano alla bocca, accorgendosi poco dopo di ciò che aveva detto; o meglio, ciò che lei le aveva fatto dire.
“Cosa?” Rise lui, spostandosi dolcemente il ciuffo più indietro.
“Non f.. non ci arriverai a stasera, e nemmeno a domani.”
I suoi occhi le pizzicavano sempre di più, e le mani le tremavano in un modo incredibile. Le succedeva sempre, troppo spesso per i suoi gusti.
“Sei in vena di scherzi?” Parlò ironicamente lui, con il sorriso dipinto sul volto.
Sentì uno strano vuoto allo stomaco, vedendo quello splendido sorriso spuntare ovunque. Sapeva che ben presto, non ci sarebbe stato più, sarebbe scomparso, finendo nell’abisso più profondo.
Rhetta si guardò velocemente intorno, e si avvicinò pericolosamente al corpo di Zayn, facendoli quasi combaciare. I suoi occhioni blu esprimevano tutt’altro.
Dai suoi occhi fuoriuscirono delle lacrime così amare, da farla disgustare ancora una volta per ciò che le faceva fare inconsapevolmente.
“Perdonami.”

 
«Caro Zayn…
Mi trovo all’interno di questa cella con un senso si solitudine dentro al cuore. Batte e continua a battere come un piccolo tamburo; ma quanto vorrei non sentirlo più. Smettila di emettere tutta la tua tristezza attraverso degli stupidi battiti, cuore. Non so nemmeno da dove ho rubato questa penna qui dentro. Per non parlare del foglio a quadretti. Oltrepassiamo. Mi ritrovo sul materasso duro di questa cella grigia a scriverti una semplice lettera, una lettera d’addio.
Ah come mi sono sentita male quando il tuo splendido sorriso mi si posava di fronte. Conoscevo il tuo destino, sapevo la tua fine; volevo lasciarti  stare e farti continuare la tua vita, ma lei mi ha costretta.
Nella mia vita non sono mai riuscita ad essere me stessa,  per colpa sua. Isolata, giudicata e maltrattata, solo per colpa sua.
Una fottuta voce nella mia testa. E bene si, mi starai prendendo per una pazza. Ma non ti sto mentendo, mio caro Zayn. C’è una voce dentro alla mia testa, che mi costringe a fare tutto ciò che vuole lei. In questo caso, uccidere tutte le persone a me care così da farmi rimanere sola, fino ad arrivare ad una morte più speciale, la mia. Quanto ho sofferto grazie a lei, notti passate in bianco sentendo la sua voce ricca di cattiveria rimbombarmi dentro la mente. Una mente di una semplice adolescente.
Ti chiedo scusa, scusa per tutto il male che ti ha causato lei e per il male che ti ho causato io, per non averti allontanato all’istante da me. Sono così felice che tu non sia morto, sono felice che ti abbia trovato solamente un semplice il coma.
Ti risveglierai Zayn, e troverai tutte le persone a te care che ti abbracceranno e baceranno. Ti auguro una vita serena e ricca di cose belle e felicità. Ti auguro tutto il bene del mondo, Zayn.
Non mi vedrai più. Non mi trasferirò, non cambierò città o casa; andrò in un posto migliore. In un posto dove il mio male scomparirà per sempre, lasciandomi libera di camminare tra le splendide nuvole del cielo azzurro. Indosso delle scarpe nere che ci hanno consegnato i guardiani in questo posto di pazzi. Fortunatamente, hanno dei lacci. I lacci, sono altamente sufficienti per provocarsi del male, per uccidersi e trovare una luce conosciuta da pochi qui, una luce candida e ricca di pace.
Ti dico addio Zayn. Non so quando ti risveglierai dal coma, magari tra due giorni, una settimana, un mese oppure anni. Ma questa lettera, ti verrà sicuramente consegnata. La troveranno sullo sgabello di legno che si trova all’interno della mia piccola cella.
Ti saluto, Zayn.
 
Ciao Zayn, perdonami.»
 
 


Il corpo di Rhetta venne ritrovato senza vita appeso al soffitto, con dei lacci di scarpe poche ore dopo. La lettera venne consegnata ai genitori del ragazzo, che si svegliò tre anni dopo.
Il corpo di Zayn venne ritrovato senza vita, con tre pallottole nel petto, il tre aprile del 2014.
Lasciò una lettera con solo una frase scritta: Cara mamma e caro papà, devo perdonare Rhetta.”







 
spazio autrice.
eccomi con una OneShot triste. **
Che ne dite, vi piace? io la amo da matti.
Chiedo gentilmente di non plagiare.
Bene, lasciate una recensione.
Baci Yle.♥


 
  
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