Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: blackswam    26/04/2014    7 recensioni
Un bambino. Una madre single. Un padre di cui non si sa l'identità.
Una storia piena di vicende, avventure, amore e passione senza fine.
LeonxVioletta - MarcoxFrancesca - BrodwayxCamilla- LeonxCamilla- DiegoxLudmilla.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allo stupore non c'è mai fine.


Buio, oscurità, solitudine.
L'aria era silenziosa, tutti gli oggetti che rendevano vera la vita non esistevano, viveva nel nulla.
Ombre sfocate abbandonavano la sua visuale.
Ridevano felici e spensierati quasi non si accorgessero della sua esistenza.
Quasi non si accorgessero delle sue lacrime, del cuore che ormai aveva smetto di battere,
delle sue insicurezze sgretolate in briciole.
Un bambino correva allegro nella sua direzione. Aveva le braccia aperte con l'intento di abbracciare qualcuno.
Come distinto si abbassa verso quel bambino volendosi far abbracciare,
ma non poteva immaginare che quest'ultimo gli sarebbe passato attraverso.
Correva verso le braccia di un uomo.
La figura non era sfocata e il viso dell'uomo era distinto, mentre una donna era al suo fianco.
Il viso non era chiaro, ma vedere quella scena l'aveva commiserata.
Correva a per di fiato, voleva raggiungerli, riprenderli con se ma...





Il rumore di una tazza che cade e si frantuma ai piedi del tavolino la desta dal suo sogno/incubo.
Con molta fatica apre lentamente gli occhi, strofinandoli con il dorso della mano. Si trovava in cucina, visto che la sera precedente era troppo stanca per fare le scale della propria camera, e dopo aversi fatto una camomilla si era appisolata sul tavolo.
Curiosa si avvicina alla causa del rumore trovando Camilla, che disperatamente stava cercando di recuperare tutti i pezzi.
Era stanca e numerose occhiaie disegnavano il suo viso, segno che non dormiva da giorni. Violetta raccoglie gli ultimi pezzi di vetro, aiutando la stessa Camilla ad alzarsi da terra.
Aveva gli occhi rossi, le guance bagnate dal troppo pianto, doveva aver smesso due minuti fa quando aveva sentita la tazza cadere.
Tremava come una foglia, poteva percepire la sua paura e il dolore come se lo provasse nella sua pelle. Infondo lei c'era passata, da sola nessuno con cui affidarsi. Ovviamente per sua scelta, si reputava abbastanza matura da prendersi cura di se stessa e della creatura che aveva in grembo. Lei c'era riuscita, aveva formato la proprio famiglia, ma sapeva che per Camilla non sarebbe stato affatto così. Entrambe era caratterialmente diverse.
Camilla era una ragazza bisognosa di affetto, lei adorava gli abbracci, le carezze, sentirsi amata, sentirsi dire parole romantiche, anche un semplice "ti voglio bene". Spesso quando erano all'università Violetta si lasciava abbracciare dall'amica sapendo quanto lei ci teneva. Secondo lei l'amore bisognava dimostrarlo anche attraverso i gesti. La solita scusa per rubarle il secondo abbraccio.
Violetta non era mai stata una persona affettuosa, anzi tutt'altro. Con il tempo, però, l'amore per il figlioletto era riuscita a cambiarla trasformandola in un pezzetto di pane.
Quest'ultima sorregge Camilla con entrambe le mani e la fa sedere sulla sedia di legno. Le versa un bicchiere d'acqua nel bicchiere offrendoglielo cercando di farla calmare, riuscendoci momentaneamente.
- Adesso che ti sei calmata puoi dirmi che ti è successo?
Violetta preoccupata cerca di comprendere la situazione. Accarezza la sua guancia trasmettendole tutto il suo calore e la sua presenza. Il quel momento Camilla voleva dare libero sfogo alle sue lacrime, ma ormai si erano prosciugate e c'è ne voleva di tempo per ricaricarle.
- Camilla cos'è che ti preoccupa costantemente? Non sono stupida sai, ho notato che sono notti che non dormi. Sai che questo non fa bene per il bambino? Non mangi nemmeno di giorno, si può sapere che stai combinando?
Violetta era adirata. Poteva capire perfettamente la sua situazione, ma non comprendeva questo piangersi addosso. Non lo tollerava assolutamente. Lei, una ragazza così piena di vita deve abbassarsi a miseri livelli. Doveva essere superiore, lottare perciò in cui credere.
- Io non sono come te.
Buttò acida Camilla. Voleva tanto bene alla sua migliore amica, però non poteva permettersi di giudicarla così.
- Tu sai che la mia vita non è perfetta, non lo è mai stata. Per colpa dei miei genitori avevo difficoltà a creare rapporti con gli altri e quando ho conosciuto te mi è sembrato tutto così surreale.
Tu eri la sorella che non avevo mai avuto, eri l'unica che accettavi i miei gesti d'affetto senza esserne disgustata e senza rifiutarla.
Quando tu te ne sei andata il mondo mi era caduto letteralmente addosso fin quando non ho conosciuto Brodway, ma quando anche lui mi ha abbandonato il mio cuore non è riuscito a reggere e adesso i miei voglio farmi sposare un uomo che non amo.
Domani* dovrei incontrarlo.
Violetta la comprendeva e come se la comprendeva, ma non riusciva ancora a dare un senso logico alle sue azioni. Voleva farle capire che lei l'avrebbe aiutata, sia in famiglia che con la gravidanza, infondo lei era la persona più indicata.
- Camilla ti capisco e comprendo la situazione che stai vivendo. Tu mi reputi una persona forte, coraggiosa, ma non sono aggettivi perfetti per descrivere me stessa.
Vivere da sola mi spaventava molto, e spesso nella mia mente passava anche l'idea di arrendermi e chiedere aiuto, ma avevo fatto una promessa a me stessa.
Non avrei creato dispiacere, preoccupazione di nessun genere, a nessuno. Dovevo essere una donna che riusciva a cavarsela, alla pari con un uomo insomma.
La speranza non mi ha mai abbandonato ed ora eccomi a crescere un figlio di tre anni.
Camilla era rimasta ad osservarla per tutto il suo discorso. Aveva notato il sorriso dolce mentre parlava del suo bambino. Poteva percepire il suo amore verso quella creatura.
- Tu gli vuoi molto bene, vero?
Violetta sorrise quasi ironica e anche sbalordita.
- E mio figlio come farei a non volergliene. Solo un pazzo non amerebbe il proprio figlio.
Camilla sorrise come non faceva da giorni. Quella casa era parecchio accogliente. Si aveva fatto la scelta giusta a chiedere aiuto a Violetta.
- Violetta senti... ma quando si partorisce... ecco... fa male?
Violetta si lascia ad una sonora risata senza però fare troppo rumore altrimenti avrebbe svegliato l'intero vicinato.
- Non proprio, ma successivamente quando avrai tra le mani il tuo bambino la contentezza supera anche il dolore.
- Ha Ha, lo sapevo farà male. No basta, non voglio più partorire. Abortisco.
- Camilla non fare la scema e poi che male fa un po di dolore.
- Basta ho deciso, da domani ritornerà una semplice donna di ventinove anni.
Violetta era rimasta sottoshock. La sua amica quando ci metteva sapeva davvero essere idiota. Però nessuno poteva frenare le risate che arrivarono attimi dopo. Non avrebbe mai abortito, neanche sotto tortura, ormai quella creatura faceva parte del suo stesso essere.




****




Leon, rimasto ormai solo, si lascia cadere sul letto esausto.
Finalmente si era tolto un grande peso dal cuore, il senso di colpa lo tormentava da anni e non riuscire a condividere questo segreto con nessuno lo uccideva. Però una cosa non gli era ben chiara. Perchè Ludmilla si era fatta viva solo adesso? Non aveva idee nella sua mente troppo occupata da altri pensieri bellamente interrotti dal suonare della porta.
- Signorino Leon sua madre è arrivata.
Leon sbuffa annoiato. Odiava quando la madre veniva a trovarlo. Lo trattava ancora come un bambino e non la smetteva di organizzargli appuntamenti ogni santo giorno. Adesso gli era venuta in mente la geniale idea di un matrimonio combinato. Era riuscita a fargli pronunciare quel si solo sotto tortura. Sarà sicuramente venuta per lo stesso e ovvio motivo. Parlargli della sua futura compagna.
Come suo solito era seduta sulla comoda poltrona, con la sua solita area severa e composta. Era una donna estremamente permalosa e sapeva essere anche abbastanza acida, ma quando la conosci bene è un pezzetto di pane.
- Buongiorno madre, voleva vedermi?
Dopo l'ennesimo inchino Leon si accomoda sulla sua solita sedia.
Queste usanze ricordavano gli anni passati, come un tempo si usava fare con i principi e le principesse, ma la madre era una donna all'antica e per lei queste usanze come i valori erano tutto.
- Certamente figliolo. Saprai il motivo per cui sono venuta qui.
Brutta strega pensi che non lo sappia?
Leon accavalla le gambe appoggiando le mani incrociate su di esse.
- Non saprei, forse una visita di cortesia?
La donna nega con il capo. Tra le mani portava un fascicolo che poggia sul tavolo davanti al ragazzo.
- Questa sarà la ragazza che dovrai sposare. E di nobile famiglia e i suo genitori sono miei vecchi amici.
Leon, infondo incuriosito, apre il fascicolo restando fermo a guardare la foto della ragazza.
- E' molto carina e abbiamo la stessa età.
- Ha ventinove anni, ha terminato l'università a pieni voti quindi una donna molto intelligente. E' brillante in tutto quello che fa, ma soltanto un problemino. E' incinta.
Leon ne era sconvolto. Non solo doveva sposare una donna che non amava, ma doveva pure crescere il bambino di qualcun'altro?
Lancia il fascicolo sul tavolo alzato stizzito e adirato.
- Mi rifiuto. Non voglio fare da padre ad un marmocchio che non ha nemmeno il mio stesso sangue.
- Non puoi rifiutare. Ormai l'accordo è stato fatto e tra poche ore vi incontrerete.
- Come puoi farmi questo madre? Sposare una donna che non amo, persino incinta di un altro uomo.
- Tutto al tempo caro. Magari inizierai ad amarla come la creatura che ha in grembo. Per me fanno già parte delle nostra famiglia. Ti prego, non mi disubbidire. Mi resti soltanto tu al mondo e desidero il meglio per te, ricordalo.
Leon odiava quando usava la carta della povera vittima, ma come sempre ci cadeva. Sbuffa indispettito.
- Come si chiama costei?
- Camilla... Camilla Torres.



Domani= Dovevano circa essere l'una di notte quindi domani è intesto come oggi, quindi quella stessa giornata.




Nota autrice: Non ho molto da dire soltanto grazie per aver letto. Voglio soprattutto ringraziare chi segue la storia, chi l'ha messa nei preferiti e chi recensisce. Mi rendete una ragazza fortunata.
Dedico questo capitolo a tutti voi, siete la mia forza e la mia fonte di ispirazione.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: blackswam