Giornata
diversa dal solito
Quella
mattina, Maurizio, dopo aver studiato per tutta la notte con le tazzine di caffè
a portata di mano, buttò giù dal letto la sorella alle cinque
precise.
La
fece vestire in fretta con la sua tuta, uscire in giardino, per poi spiegarle
pazientemente il suo sport preferito.
“Dai,
forza! Impegnati di più! Ricorda che i miei amici non devono sospettare niente”,
la incoraggiò, in piedi con le mani ai fianchi.
“Uffa...
e piantala! Anche se sto morendo di sonno, mi sto impegnando, non vedi? Stai
zitto!” gli fece notare.
“E
io che dovrei dire? Almeno tu hai riposato…” replicò.
“A
proposito, sei ben preparato per l'interrogazione? Eh?” ricordò, dopo aver fatto
un piegamento.
“Certo,
potrei ripetertela a occhi chiusi... mi stupisco di me stesso,
sai?”.
“Benissimo!
Sei nel mio corpo, ovvio che ti riesce. E se poi mi fai prendere un voto
decente, penso che ti darò anche un bacio!” esclamò, senza pensarci troppo.
La
guardò stralunato.
“Ehi…
non è da te dire certe cose, che succede?!” si stupì.
“Boh,
non lo so. Sarà l'influenza positiva del tuo corpo! Non sto facendo alcuno
sforzo…” rispose, incurvando le labbra in un dolce
sorriso.
L'ora
era giunta.
Entrambi
decisero di andare a scuola a piedi, perché Lavinia non voleva che prendessero
il motorino. Perciò uscirono in anticipo, con il sole che faceva capolino dalle
nuvole.
Quando
arrivarono di fronte alla scuola, si fermarono per ripetere ancora una volta ciò
che avrebbero dovuto fare l'uno nei panni dell'altra e si separarono con un
semplice saluto.
Maurizio
si comportò come gli aveva detto Lavinia: quando la professoressa entrò in
classe, alzò la mano, chiese di essere interrogata e cercò di rispondere a tutte
le domande che gli venivano poste.
“Professoressa,
come sono andata?” chiese timoroso alla fine dell’ora, avvicinandosi alla
cattedra mentre la professoressa appuntava qualcosa sul
registro.
“Bene!
Su qualche domanda ti sei confusa un po’, ma si vede che hai studiato. Ti metto
otto e mezzo come nella scorsa interrogazione. Nel compito hai preso un nove
più, quindi il voto finale sarà nove”, precisò, sistemandosi gli occhiali sul
naso.
“La
ringrazio!” esclamò sorpreso, sorridendo e tornando a
posto.
Non
sapeva ancora che andare bene in un'interrogazione desse questa soddisfazione.
Promise a se stesso di impegnarsi sempre di più.
In
III B, intanto, Lavinia seguiva con interesse e con molta attenzione la
spiegazione, perché sapeva che un giorno le sarebbe servita. Così facendo, però,
rischiò di farsi scoprire, poiché nella ricreazione gli amici di Maurizio le
chiesero il motivo di tanto coinvolgimento.
“Ecco...”
esordì, incerta. “Ragazzi... davvero, non so che mi prende, forse inizia a
piacermi lo studio!” disse, tentando di essere comunque credibile nei panni del
fratello.
“Sicuro
di stare bene?!” chiese uno, per esprimere la perplessità di
tutti.
Lavinia
si morse il labbro inferiore, ma si riprese subito, esibendo un sorriso di
circostanza.
“Sì
che sto bene, non preoccupatevi. Anche perché questo non sostituirà mai la mia
passione per il calcio!”.
“A
proposito di calcio: questa sera abbiamo solo un'ora di allenamento, perché poi
ci sarà una partita. I nostri avversari hanno chiesto la rivincita e noi abbiamo
accettato”, la avvertì un altro degli amici del fratello.
A
quelle parole quasi sbiancò.
“Perché
quella faccia, capitano? Non sei d’accordo?”.
“N-no,
non è questo, io credevo... credevo che oggi avremo fatto soltanto allenamento…”
mormorò, chinando il capo. Non poteva dire loro che forse non era capace di
gestire un’intera partita, che non c’era stato tempo materiale affinché il vero
Maurizio la istruisse su ogni aspetto.
“C'è
qualche problema?”.
“Certo
che oggi sei strano…”.
“Sai
che non puoi assolutamente mancare!”.
“Sì...
sì, certo. Lo so, va tutto bene, davvero!” rispose a tutti, fingendo
sicurezza.
Urgeva
uscire dalla classe e avvisarlo. Con la scusa del bagno, fortunatamente, Lavinia
riuscì a svignarsela.
Continua…