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Autore: Kruaxi    27/04/2014    1 recensioni
[Spazio 1999]
[Spazio 1999]Per molti della mia età, me compreso, Spazio 1999 è stata la prima serie TV ad introdurci nel meraviglioso universo dello sci-fi televisivo. 'Star Trek' era ancora sconosciuto nell'Italia del 1976, con solo due canali RAI e la tv in bianco e nero. Riguardandola oggi è una serie sempre affascinante, ma scientificamente non ha il minimo senso, quando non affoga nel ridicolo. Vorrei provare a spiegare quello che, chissà, gli autori si son dimenticati di dire...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo scomparve del tutto oltre quel piccolo ingresso.

Incerti, gli alphani rimasero per lunghi secondi in silenzio.

-Beh, non possiamo certo rifiutare un invito così caloroso...

Bergman si diresse verso il pertugio ma trovò Koenig sulla sua strada: -Victor, sei pazzo ? Dove vorresti andare... Non c'é la minima sicurezza di non ritrovarsi in trappola.

-John, hai tutte le ragioni ma non vedo alternative. Dobbiamo entrare e dobbiamo scoprire chi è quell'uomo e cosa sta facendo qui.

La voce dello scienziato era ferma e sicura; Koenig realizzò velocemente come, per quanto pericolosa, quella fosse l'unica azione possibile.

-Carter, carica quella bomba su di una buggy e dirigiti verso l'aquila, poi decolla e portati a distanza di sicurezza.

-Comandante, non se ne parla ! Voi avete bisogno di me, io...

-E' un ordine, Carter ! Devi prima di tutto ristabilire i contatti con la base e riferirgli cosa sta succedendo: se entriamo tutti li dentro e poi, effettivamente, fosse una trappola...

Il pilota sembrò riflettere un attimo, poi prese la valigia dalle mani dell'ingegnere Ilyushin e si allontanò di malavoglia.

La voce del russo tornò a farsi sentire dalle radio: -Ehi, compagni, entrate o no ? Niente paura, non ce ne è alcun motivo.

Bergman era già oltre la soglia quando Koenig riuscì a dare un primo sguardo all'interno dell'impossibile struttura. Ilyushin li segui a ruota. Per ultime le due dottoresse. L'esobiologa era molto titubante ma comunque decisa a fare il proprio dovere.

Si ritrovarono in un lungo corridoio dalle pareti metalliche, anonimo, fievolmente illuminato, che scendeva dolcemente sotto la superficie. Seguirono a distanza il loro ospite finché, dopo poche decine di metri, si trovarono dentro una grande stanza.

-Potete togliervi il casco: qui c'é un ambiente totalmente compatibile con la vostra sopravvivenza.

Nessuno diede retta alla richiesta del misterioso individuo, pur se gli strumenti delle tute confermarono immediatamente l'affermazione.

-No ? Ok compagni, fate come vi pare, io mi metto comodo...

Così detto si slaccio la sicura dell'elmetto e lo sollevo con le mani. Con orrore videro lo scafandro accasciarsi a terra, vuoto. Il casco rilasciò un forte rumore metallico toccando terra, ulteriore prova della presenza di un'atmosfera.

Comunque... quello che pensavano fosse un uomo, in realtà non era tale.

 

John aveva estratto la pistola laser e si guardava intorno mentre Bergman, chino sullo scafandro vuoto, sussurrava: -Affascinante...

Anche Ilyushin aveva estratto l'arma e, d'istinto, faceva scudo alle donne della spedizione.

Finalmente Koenig iniziò a mettere a fuoco l'ambiente e ne rimase ulteriormente perplesso: una semplice stanza rettangolare, non più di una sessantina di metri quadrati, con nude pareti scavate nella roccia e qualcosa di simile ad una lampada sul soffitto. Una porta si chiuse dietro di loro, lasciandoli prigionieri.

-Noi ci siamo fidati di te !- Urlò Bergman alla radio, -non mi sembra tu stia ripagando la nostra fiducia... Chi sei ?

-Tranquillo professore, non ho davvero nessuna intenzione di farle del male.

La voce del russo tornò a farsi sentire nel sistema di comunicazione: -Chiedo scusa se ho dovuto simulare una presenza corporea, ma era l'unico modo per convincervi ad entrare.

-Bene, ora siamo qui !- Disse Koenig, -e per dimostrarti che vogliamo ancora fidarci...

In un lampo il comandante alzò la visiera del proprio casco. Per una frazione di secondo trattenne il respiro, tranne accorgersi che c'éra effettivamente aria respirabile ed una giusta temperatura in quella nuda stanza.

Tutti seguirono il suo esempio.

-Adesso vogliamo risposte, signor... ?

-Ivan, semplicemente Ivan. Banale per un russo, vero ?

Bergman si fece nuovamente sentire: -Ivan... lei ci ha portato qui, immagino avrà da dirci qualcosa, da darci delle spiegazioni...

Preceduto da qualcosa di simile ad uno schiarimento di voce, il russo tornò a parlare. Questa volta il suono era nell'ambiente, non più alla radio.

-Amici miei, vi ho portato qui per spiegarvi alcune cose... le poche che conosco perlomeno...

Koenig interruppe il discorso: -Intanto si faccia vedere, dov'é nascosto ? Adesso anche lei deve aver fiducia in noi.

-Oh... mi piacerebbe farmi vedere, se avessi un corpo... Ma sono più di vent'anni che ho rinunciato a quel dubbio privilegio. Comunque, se vi fa piacere...

Dal nulla apparve qualcosa di vagamente simile ad un vecchio televisore; l'immagine tremava, rivelando la sua natura di ologramma, ma sul cinescopio apparve un volto giovane e luminoso, dall'aspetto gioviale e piacevole.

-Ero così... più o meno... magari potrei ricordarmi un po' meglio di quanto fossi effettivamente, ma credo sia comunque funzionale alla nostra conversazione...

-Basta perdere tempo !- Koenig si ritrovò, suo malgrado, avvolto dall'ira: -Sappiamo... qualcosa di questa installazione, ma è davvero molto poco. Lei ci sta ulteriormente confondendo le idee.

-Non vedo il perché di tutta questa fretta,- la voce sembrò mutare tono, -non mi risulta ci siano emergenze in corso... cos'é cambiato negli ultimi giorni ?

-Noi... noi vogliamo soltanto delle risposte...- La voce di Bergman sembrava essere quasi supplicante, -siamo persi nello Spazio, lontani da casa e vogliamo capire se esiste la possibilità di tornare sulla Terra...

La voce rimase muta per molti secondi, finché: -Compagni, so cosa è successo il 13 settembre del 1999 e vi ho seguito in tutte le vostre vicissitudini ma, mi spiace, non c'é davvero niente che possiamo fare, nei voi ne io.

-Stai mentendo !- Ilyushin mostrò i pugni chiusi verso il soffitto, -qui c'é qualcosa che fa viaggiare la Luna nello Spazio, qui ci sono strumenti che ci hanno permesso di sopravvivere al distacco ed a tutto il resto... tu DEVI sapere come si guida questa... 'nave spaziale' !

-Sei dell'Ossezia, vero ? L'accento è inconfondibile.

-Per l'amor di Dio, non cambiare discorso !- L'ingegnere stringeva i denti per la rabbia: -E tu sei senza dubbio un bastardo moscovita, ma non abbiamo tempo per il Samovar o per scolarci una bottiglia di Vodka...

-Alla faccia degli stereotipi: e la matrioska dove la metti ?

Le parole beffarde del loro interlocutore ebbero uno strano effetto su Ilyushin, che si appoggiò ad una parete e si fece, lentamente, scivolare verso il pavimento, impotente.

-Ivan, per favore, ci spieghi cosa stiamo facendo qui.

Bergman aveva fermato con un gesto una replica rabbiosa da parte del comandante, e si stava rivolgendo alla voce con estrema calma.

-La Luna, compagni, la Luna aspetta da miliardi di anni che gli esseri umani capiscano la vera essenza del loro satellite e... tutto quel che siete riusciti a fare è stato andare vicini a distruggerla.

   
 
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