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Autore: scrittriceaspirante    27/04/2014    4 recensioni
[Opera Lirica]
I ricordi di Mario Cavaradossi poco prima della morte...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ormai non aveva più speranze.
A breve il suo cuore avrebbe cessato di battere.
Solo un folle avrebbe rifiutato la benedizione di un prete come ultimo desiderio e preferito scrivere le ultime parole alla sua amata. Mario era sempre stato un folle, era un pittore, un personaggio estroso, un Voltairerriano, un amico della Santissima Repubblica Romana.
La follia era la sua essenza e, come tale, non poteva mutarla.
Adesso era seduto alla scrivania, con la piuma d'oca tra mani e il calore di una candela, che le scriveva frasi sconnesse, prive di senso, folli mentre il guardiano già osservava l'anello che egli gli aveva donato affinchè gli facesse scrivere qualcosa. Mario, dopo essersi passato una mano tra i capelli, si alzò di scatto e uscì fuori dalla cella.
Era inutile scriverle perchè tutto gli stava tornando alla memoria, vivido e impresso.
Un vento impercettibile muoveva gli alberi intorno alla casa nascosta nelle pianure laziali.
Una timida Luna illuminava la volta celeste, mostrando agli occhi di Mario Cavaradossi, pittore, le stelle che si stagliavano nel blu.
E lucevan le stelle... ​
Seduto alla scrivania, Mario osservava di tanto in tanto il cielo, in attesa della sua donna, Floria Tosca.
E olezzava la terra, stridea l'uscio dell'orto e un passo sfiorava la rena, entrava ella fragrante...​
Tosca aveva aperto la porta che immetteva alla casetta, Mario era scattato in piedi.
Gli occhi brucianti di desiderio, avanzò con passo lento: finalmente il loro momento era arrivato.
Mi cadea tra le braccia...​
Tosca gli gettò le braccia al collo, stringendolo a sè. Mario la poteva sentire fremere al contatto con il suo petto vigoroso.
Era un segno, essa non aspettava altro.
Oh! Dolci baci, o languide carezze, mentr'io fremente le belle forme disciogliea dai veli... ​
Mario le costellò la bocca di mille baci, dapprima lievi e romantici, poi passionali e focosi, mentre con mani esperte le carezzava il corpo.
Con gesto sapiente le abbassò una spallina del vestito candido, dal taglio imperiale ottocentesco, e le scoprì le spalle nude e delicate; l'altra spallina cadde quasi di conseguenza.
Il vestito le scese morbido dal corpo, ripiegandosi su se stesso ai piedi della sua Floria Tosca.
Floria, così vulnerabile alla sua vista, non indugiò oltre e quasi per impedirgli di osservarla più del dovuto, si avvicinò a lui e lo baciò, quasi facendogli perdere la cognizione del tempo.
La Luna, in posizione strategica, con un sapiente gioco di ombre, permetteva ai due amanti di vedere tutto ma allo stesso tempo di non vedere nulla.
Un letto era lì vicino, e senza che le loro menti comandassero alcunchè, si ritrovarono stesi, vicini l'uno all'altro.
Fuori era fresco, ma l'amore che gli bruciava nell'anima gli infiammava le membra, senza fargli rendere conto della temperatura esterna.
Le mani si cercavano smaniose, i respiri si facevano affannosi e gli occhi, tremanti, si studiavano.
Traboccavano d'amore, traboccavano di desiderio e sembravano quasi non esser mai sazi.
Si abbandonarono l'uno nelle braccia dell'altra.
Solo ora che stava per morire, e che quella stessa Luna lo osservava impotente poco prima della sua ora, si rendeva conto di quanto quel amore lo avesse condizionato.
Sarebbe morto per esso!
Svanì per sempre il sogno mio d'amore.
L'ora è fuggita, e muoio disperato! E muoio disperato!​​
E non ho amato mai tanto la vita!
Tanto la vita... ​​
  
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