Premessa: eccomi ancora
qui.... la seconda dedica è
indirizzata alla mia mamma. Immagino che stiate
pensando...ma sinceramente non me ne importa più di tanto, sarò
franca. Sento davvero il
bisogno di ringraziare quella stupenda donna che mi ha donato la vita, mi
ha cresciuta sacrificandosi in più occasioni, come continua a fare anche
adesso, ma soprattutto che mi ha permesso di diventare ciò che
sono. Grazie mammy, per
tutte le storie delle tue avventure in Francia che mi facevano sognare, ma
anche per tutti i racconti divertenti o meno sulle cose che ti erano
capitate da giovane e nella vita! Grazie per avermi
sempre ascoltata, grazie per essere stata l’unica a non prendermi in giro
quando inviai la mia prima letterina d’amore in terza
elementare. Grazie per essere
sempre stata al mio fianco, dai pomeriggi passati sdraiate sul letto a
vedere MacGuyver alla vacanza estiva al mare quando presi la febbre e tu
passasti una settimana intera a leggermi il libro delle favole de
LaFontaine. Grazie per non
arrabbiarti mai troppo quando in casa non faccio niente, e anche quando
litighiamo, sempre per cose stupide. Grazie per avermi
sempre sostenuta, e sempre spronata a dare il meglio e ad andare sempre
avanti a testa alta per affrontare le avversità, e non scappare mai
davanti ad un problema. Grazie per tutte le
volte che mi dici che mi vuoi bene, e grazie per tutte le volte che mi
sopporti quando io te lo dico in
continuazione. Grazie perchè mi
porti sempre nel tuo cuore e nei tuoi pensieri, e grazie perchè non credi
mai che le mie idee siano stupide. Grazie perchè mi
difendi sempre, anche se magari in alcune occasioni ho anche
torto. Grazie perchè mi
consoli e perchè mi fai ridere, giocando con me come quando ero
bambina. Grazie perchè con te
posso essere la vera me stessa, posso essere immatura, testarda,
capricciosa, buona, gentile e polemica quanto
voglio. Grazie perchè anche
se c’è un programma che ti piace alla tv, alla fine vediamo sempre quello
che voglio io! Grazie perchè sei
dolce, affettuosa, premurosa, terribilmente ansiosa e iperprotettiva,
simpatica, bella anche se non ci credi, intelligente, scorbutica al punto
giusto. Grazie perchè mi
sopporti, e grazie, infine, per essere la mia
mamma. In realtà, non potevo
avere fortuna più grande nella vita. Chiara. 2) Una timida luce
illuminava da dietro le nuvole il silenzioso paesaggio
inglese. Erano le sette del
mattino e la vita degli orfani della Wammy House stava per riprendere dopo
il lungo sonno notturno. Sami, distesa sul
letto disfatto aprì prima l’occhietto sinistro, poi lentamente anche
l’altro e infine sollevò il capo, terminando il risveglio con un sonoro
sbadiglio. “Scuola….”, pensò
ancora confusa, e si alzò dal letto diretta in
bagno. Dopo essersi
preparata a puntino, con aria un pochino più illuminata di prima, uscì
dalla stanza per andare a far colazione. Pochi passi ancora e si ricordò
di dover andare a svegliare Mello…si era abituato bene il signorino….ma in
fondo le faceva piacere essere utile! Destarsi era uno dei
momenti migliori della giornata, perché solo la luce del mattino poteva
strapparla dall’oscurità dei suoi incubi, che la perseguitavano ogni
notte. Tutte le volte, appena chiudeva gli occhi, era di nuovo lì, faceva
freddo, c’era acqua ovunque. Lei cercava di muoversi, di nuotare, e a
fatica si portava davanti una porta. Sapeva che per salvarsi l’unico modo
era aprirla, e tentava, invano. Sempre giungeva alle sue orecchie un suono
spaventoso che proveniva dall’acqua tumultuosa che si era lasciata alla
spalle, e sempre nella sua mente si faceva largo la consapevolezza che non
ce l’avrebbe fatta, che sarebbe morta se qualcuno da fuori non avesse
aperto quella maledetta porta. Però mai nessuno arrivava, e così lei era
costretta ogni notte a rivivere queste orrende sensazioni e a svegliarsi
poi di soprassalto, ed infine a riaddormentarsi per destarsi al
mattino. Sovrapensiero arrivò
davanti alla camera di Mello e, nascondendo le sue brutte riflessioni in
un angolo piccolo e lontano della sua mente, si preparò a fare uno dei
suoi migliori sorrisi e così bussò due volte.
*** Tonk, tonk. Bussano
alla porta. “………….! Noooooooooooooooooooooooooooooooooooo! Ho sonno!!!
Voglio dormire! Ma chi cavolo è??? Nooooo….. Scuola! Devo andare a scuola!
I compiti! Non li ho fatti….noooo devo copiarli da qualcuno…pure
oggi!.....non mi va….che palle….”, pensò tutto insieme Mello, svegliato
bruscamente. TONK
TONK! “Ho capito!! Adesso
arrivo, un attimo!” disse, disperato da quel rumore assordante che gli
fracassava i timpani ogni mattina. Si alzò lentamente e aprì la porta
ancora in desabillèe. “Ma che splendida
visione mattiniera! Mello in pigiamino bianco a pinguini azzurri che
salutano felici! Forza sbrigati a prepararti che è tardi!”, gli parlò la
ragazza davanti a lui. “Ma chi è questa?”,
pensò, “ah no aspetta…è Sami! Madò quanto so’ rincoglionito la mattina….”,
e invece disse: “Ecco dammi un attimo che sono
pronto”. Fece uscire la
ragazza dalla stanza, in fondo lui era un uomo e lei una donna e non stava
bene che si cambiasse con lei nello stesso ambiente!, e si
preparò. Uscendo, la ritrovò
nel punto in cui l’aveva lasciata, ancora
sorridente. “Preso
tutto?” Mello si guardò.
Scarpe, calzini, mutande, pantaloncini, maglietta, collan…. DOV’ERA LA
COLLANINA???? Inchiodando fece
immediatamente dietro-front e rientrò di corsa nella sua
stanza. Eccola! Era sul
comodino accanto al letto, per fortuna! Teneva molto a quel
monile, era l’unica cosa che faceva sopravvivere in lui quel solo sfocato
ricordo di sua madre. Era un’immagine lontana, un profilo che si
avvicinava, delle dita che lo sfioravano, un bacio sulla fronte, affetto e
calore materno. Non aveva mai più
provato nella vita emozioni così intense. Si infilò il filo
d’oro al collo e uscì dalla stanza, per raggiungere Sami che lo aspettava
poco più indietro. Fortuna che c’era lei a ricordargli le
cose! Insieme si diressero
in sala mensa per ‘colazionare’ (verbo coniato da Sami…a volte si chiedeva
come facesse ad essere la più intelligente tra le ragazze
dell’orfanotrofio, terza dopo lui e Near…), spalancarono le porte
dell’ingresso principale e andarono al corridoio self service. Mello si
accontentò di caffè e brioches, mentre Sami si riempì come al solito il
vassoio di latte e cornettini con la nutella, che Mello fissò
avido….sarebbe riuscito a soffiarle tutto quel
cioccolato! La ragazza partì
quindi in quarta e, prima che potesse fermarla, era arrivata al tavolino
occultato di Near. Sconsolato e con addosso la sensazione di non decidere
più niente da solo, Mello la raggiunse, sicuro che l’altro non li avrebbe
neanche ascoltati, e fu decisamente colto all’improvviso quando invece lo
vide scansarsi per far loro posto. Strano.
*** “Ding”. Un suono
sordo ed unico della sveglia bastò a destare Near. Sembrava dormisse con
un occhio aperto e vigile per ogni evenienza! Il suo primo pensiero
fu semplicemente l’impulso da dare ai muscoli necessario a farlo alzare
dal letto. In pochi minuti fu pronto, così approfittò del tempo in avanzo
per giocare un po’ col suo puzzle preferito, rivolgendo un unico fugace
sguardo al paesaggio, che si intonava bene al suo stato
d’animo. Silenzio. Costante
silenzio. A volte pensava che
sarebbe diventato pazzo, tutto era così uguale, ogni giorno, tutto così
immobile. Ogni mattina, la
stessa stanza, lo stesso letto, lo stesso panorama, lo stesso
puzzle. Il
silenzio. Near decise di
alzarsi, sarebbe andato a fare colazione,
adesso. Solitario si diresse
alla sala mensa, gli altri orfani lo sfioravano senza avvicinarsi troppo,
senza permettersi troppo. Nessuno lo conosceva e nessuno sapeva se la cosa
gli avrebbe fatto piacere o avrebbe scatenato la sua ira, per quanto essa
non si fosse mai palesata. Aprì le porte
scorrevoli ed entrò nella sala. Un po’ di pane
bianco, un succo di frutta ed era a posto. Col vassoio si recò
diretto verso il suo solito posto, un banchetto distante da tutti e da
tutto, ben nascosto dietro una colonna, dove gli era permesso osservare ma
non essere osservato. Sedutosi, infine,
stava per portarsi il bicchiere alle labbra quando avvertì una presenza,
anzi due, e alzò gli occhi. Oh no. E ora che
volevano quei due scocciatori? “Buongiorno! Da oggi
in poi faremo colazione insieme!” . La voce allegra di Sami gli tolse ogni
ragionevole dubbio e fu costretto a spostare un po’ il suo vassoio per
fare posto. Mello parve sorpreso
dal suo gesto, ma in fondo a Near non andava di litigare ed è per questo
che non si era opposto. E comunque era un
modo per rompere il silenzio che scandiva i suoi ritmi, era qualcosa di
diverso, ma soprattutto quei due gli coprivano la vista del paesaggio
esterno. Non soffriva quel prato, la rugiada al mattino, la brughiera che
separava la Wammy House dal resto del mondo civilizzato. Prigione. Si
sentiva in prigione, ma al tempo stesso non se ne sarebbe mai andato da
lì, lo sapeva bene. Chissà se i suoi sentimenti sarebbero mai
cambiati. Elly_Mello: Ciao! Grazie per la tua recensione!
Tadam! Scusami se non ho aggiornato prima, ma il mio computer è andato in
panne per un po'... ç_ç ... XD Sono davvero felicissima che la
fanfiction ti piaccia, e spero che anche questo capitolo ti farà lo stesso
effetto! Fammi sapere...un bacio! Akki Miellita: Ziettaaaa! Uhuhuh ora posso
chiamarti così...sei maggioraaaaa!! Continua a recensire...o la tua vita
sarà in pericolo ihihih... ti voglio bene tesorooooo!! (oh ma che fantasia
‘sto nick, eh...) bacibaci dalla tua Akki
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