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Autore: spencer_    27/04/2014    5 recensioni
[dalla storia..]
«Quando troverai quell'SI mandalo a fanculo anche da parte mia» disse prima di allontanarsi per tornare in casa.
«Athena?» La richiamò.
«Si?» si girò verso di lui.
«Ti amo» disse sorridendo.
Athena sorrise spontaneamente. Era indecisa se tornare per la sua strada o andare da lui. Una frazione di secondo dopo si era già avviata verso il ragazzo.
«Spencer, sei la più grande contraddizione vivente. Prima mi allontani, poi mi avvicini. Mi lasci credere che è finita e poi mi dici che mi ami –si avvicinò ancora di più a lui— come devo fare con te?» gli chiese sorridendo. «Sei il peggior fidanzato di questo mondo, sappilo» aggiunse prima di baciarlo.
«Forse è per questo che mi ami» disse tra un bacio e l'altro.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 6
Segreti

 

 

Il modo più sicuro per far sapere a tutti una cosa è di bisbigliarla
nell'orecchio di un amico scongiurandolo di non parlarne con nessuno.

Vittorio Buttafava




«Io non ne sarei così sicuro» rise mentre gli scompigliava i capelli. «Vai o perderai l'aereo. Mi troverai sempre qui, a convincere mia madre a mettere i centro tavola bianchi.».
Spencer sorrise. Si sentiva molto più leggero. La giornata aveva preso una svolta diversa e ne era felice.
«Ricordati che hai un matrimonio, quindi cerca di fare in fretta» disse prima che il fratello uscisse per accompagnare Spencer in aeroporto.
 
Spencer scese dell'aereo. L'aria viziata d'omicidio lo colpì in pieno viso. Sarebbe stata una settimana interessante. Prese il primo taxi disponibile e lasciò l’indirizzo all’autista, per raggiungere il più velocemente possibile la sua squadra. Si guardò attorno; la figura di Morgan si distingueva tra tutte le altre.
«Ragazzo? Ma tu non eri in vacanza in Texas?» chiese Morgan dopo aver riconosciuto la figura dell'amico. Era sul luogo del delitto con Aaron mentre Rossi ed Emily erano dal medico legale e JJ cercava di chiamare i parenti delle vittime.
«Esatto ero - disse - ma ora sono qui, e mi sento una persona del tutto sollevata»
«Hai bevuto?» chiese Hotch dopo essersi tolto i guanti. «Come fai a sentirti sollevato dopo quattro ore di vacanza?» chiese Derek meravigliato.
«Sono state le quattro ore più intense della mia vita - disse - ma vi racconterò più tardi».
«Dici che l'hanno fatto?» chiese sottovoce Morgan ad Hotch beccandosi un colpetto dal capo.
«Ragazzi smettetela - disse Reid - non è successo nulla del genere».
«Sarà, come premio ti abbiamo riservato quindici anni di diari della prima vittima, sono in ufficio, JJ li sta mettendo in ordine cronologico» disse Aaron entrando in macchina.
«Datemi un'ora e vi farò sapere quello che la nostra vittima aveva nella mente» rispose Spencer per poi salire su uno dei suv neri, diretto in centrale.
 
«Qual'è la cosa di cui ti sei liberato, Reid? Non ce l'hai più detta!» disse JJ dandogli una tazza di caffè per poi sedersi di fianco a lui. «'Mi sono liberato' testuali parole» lo prese in giro Morgan.
Reid sorseggiò la bevanda calda per poi riappoggiarla. Non aveva proprio voglia di parlare con loro di tutte le cose che succedevano nella sua vita privata ma, dopotutto, erano la sua famiglia. «Sicuri di volerlo sapere?» chiese poi per esserne veramente sicuro.
«Giuro che se è qualche scoperta scientifica ti caccio già dall'aereo!» esclamò Morgan da qualche sedile più avanti.
«Oh no – rispose Spencer ridacchiando - nono»
«Allora cosa?» chiese curiosa JJ.
«Beh - disse imbarazzato - ho scoperto di avere al mio fianco una persona a cui non importa niente del mio lavoro».
«Sposala» fu la prima reazione di JJ prima di ridere.
«Aspetta, in che senso che non le interessa? Ad Athena non fa né caldo né freddo?» chiese Emily mentre Morgan decideva se ridere o dire una delle sue solite pessime battute.
«Già - rispose ridendo - lasciatemi perdere adesso, vi prego».
Morgan scoppiò in una fragorosa risata. «Amico, il gioco è appena iniziato!»
«Ohw quanto mi volete bene? - chiese in modo ironico - le ho detto di amarla».
«Ragazzo, in che guaio ti sei cacciato? Da qui al matrimonio il passo è breve!» lo rimproverò Rossi mentre JJ e Emily parlottavano tra loro.
«Veramente simpatici» disse Spencer affondando il volto tra le pagine del libro che si era portato in viaggio.
«Starai in Texas da lei questa settimana?» chiese Aaron togliendo le parole di bocca a JJ.
«Probabilmente, ma non ne sono sicuro» rispose alzando le spalle.
«Perché? Non c'è il matrimonio del fratello?» chiese JJ
«Si, ma non so se sono invitato» mormorò per poi tornare a dedicare la sua attenzione al libro.
Tutti scoppiarono a ridere. «Sempre il solito piccolo Reid» commentò Emily.
Spencer si appoggiò con la testa all'oblò dell'aereo e guardò l'orizzonte, sorridendo leggermente.
 
Athena stava cercando di ripassare Seneca nella sua stanza ma a quanto pare i quesiti non volevano entrarle in testa. Mancavano pochi giorni al matrimonio di Justin. Non sapeva se fosse più agitata lei - per il fatto che Spencer le avesse detto di amarla - o suo fratello che avrebbe fatto il passo più importante della sua vita. Spencer sarebbe stato al matrimonio e quindi di conseguenza avrebbe dovuto presentarlo alla famiglia, ancora peggio, come fidanzato. Forse era stata una pessima idea chiamarlo. Gli mancava da morire ma allo stesso tempo aveva paura ad averlo lì in quei giorni. Voleva morire e sprofondò il viso nel libro.
«Athena - la chiamò sua madre - forse dovresti provarti nuovamente il vestito»
«Non credo di essere ingrassata a distanza di un giorno!» rispose sbuffando.
«Dai tesoro, fai contenta la tua mamma» disse Susanne ridacchiando.
«Cosa vuoi? Devo studiare!» continuò a lamentarsi uscendo dalla camera.
«Dai amore mettiti in salotto, arrivo subito».
Athena uscì dalla stanza per andare in salotto portandosi il libro dietro. Leggeva e camminava allo stesso tempo, tanto conosceva quella casa talmente bene che l'avrebbe potuta fare al contrario a occhi chiusi.
«Non ti hanno mai detto che bisogna guardare dove si cammina?» chiese una voce dietro di lei.
Athena si girò di scatto. «Non ti hanno mai detto che non si disturba una studentessa in periodo d'esami?» chiese sorridendo.
«Se vuoi me ne vado» disse cominciando ad avviarsi verso la porta.
«Torna indietro e baciami, stupido» disse ridendo.
Rise di gusto e - avvolgendole la vita con un braccio - l'attirò a se. «Mi sei mancata».
«Anche tu» sussurrò alzandosi in punta di piedi. «Questa volta non ti permetterò di andar via tanto facilmente» appoggiò la fronte contro la sua.
«Arriverai ad odiarmi» disse, lasciandole un tenero bacio sulle labbra.
«Ti credo sulla parola» sussurrò legando le braccia dietro il suo collo. «Quando sei arrivato?»
«Ehm - guardò l'orologio - dieci minuti fa».
«Sei stanco? Com'è andato il viaggio?»
«Abbastanza - rispose - ma volevo essere qui al più presto».
«Vieni, andiamo in camera mia» disse avviandosi per la camera. Una volta entrata si buttò a peso morto sul letto dove c'era una raccolta di libri, quaderni e appunti. Li avrebbe sistemati prima o poi, ma in quel momento voleva solo bearsi del fatto che il suo ragazzo fosse accanto a lei.
«Ci credo che poi non riesci a studiare, con tutto questo disordine» disse. Si sedette accanto a lei.
«Zitto. Sono stati i sei giorni più terribili di tutta la mia vita» disse dopo essersi buttata un cuscino in faccia.
«Me ne vuoi parlare?». Da bravo profiler quale che era, sapeva esattamente che quando una persona era così sotto pressione tutto quello che voleva era avere qualcuno con cui parlare e sfogarsi.
«Mia madre e i preparativi. E lo studio. E' già tanto che mi hanno lasciato il tempo per respirare» disse riordinando i libri sulla scrivania.
«Ohw - disse - e non vorresti un po’ di coccole?».
«Prometti che non te ne andrai?» chiese fermandosi al centro della stanza.
«Non posso prometterti che non me ne andrò – disse aprendo le braccia - per ora sono qui, con te».
Athena si fiondò tra le braccia di Spencer. «Lo sai che Penelope ti vuole uccidere, vero?» chiese ridacchiando.
«Lo so, e sono convinto che sarai tu a mandarmi nella tana del lupo».
«Prima o poi dovrai tornare a Quantico in ufficio! --rise per poi staccarsi da lui-- vieni, voglio portarti in un posto.»
«Lo so - rispose - dove?»
«Se te lo dicessi poi ti dovrei uccidere!» rispose trascinandolo fuori di casa.
Reid rise di gusto seguendo Athena tra i corridoio della casa. Lo teneva stretto per mano, per paura di lasciarlo andare un’altra volta. Uscirono nel giardino sul retro e lo attraversarono fino a raggiungere le scuderie.
«Ti presento la mia infanzia» disse ridacchiando Athena mentre entrava dentro.
«E voi chi siete?» chiese Spencer avvicinandosi piano.
«Loro sono: Black, Baylor, Taylor, Laky, Gurghy, Strike, Juliett e fuori ci sono Melly e Laila» continuò presentando i cavalli che erano dentro i box. Spencer sorrise divertito mentre spostava continuamente lo sguardo velocemente. Aiutato da Athena cominciò ad accarezzare I cavalli.
«Hai mai cavalcato?» chiese entrando nel box di Baylor.
«Non credo - cominciò - sarebbe una buona idea». Spencer non era mai andato matto per le attività sportive, nonostante corresse dietro ai delinquenti. E soprattutto non andava matto per gli animali. La squadra chiamava questo fenomeno “Effetto Reid”. Tutti i quadrupedi lo respingevano inspiegabilmente e più stava alla larga, meglio era.
«Oh, andiamo! Con il lavoro che fai hai paura di cavalcare?» lo prese in giro prendendo la sella per sellare Baylor.
«Potrei salire con te» propose lui stringendo le labbra.
«Non hai comunque risposto alla mia domanda» puntualizzò prendendo le briglie del cavallo per portarlo fuori.
«Beh vedi non ti ho mai parlato dell’effetto Reid – disse lui cominciando a spiegare velocemente quello che s’intendeva – Forse avrei meno paura se facciamo così".
Athena salì sopra il cavallo e si girò verso Spencer. «Dai, sali» gli sorrise tendendogli una mano.
Goffamente Reid salì grazie al suo aiuto. Avvolse le braccia attorno alla sua vita e Athena colpi il fianco di Baylor.
«Lui è una specie di nipotino per me --rise-- sua madre, Alice, è stata la mia cavalla. Ho imparato a cavalcare con lei» incominciò mentre si allontanavano sempre di più.
Reid si limitò ad ascoltarla. Gli mancava ascoltare la sia voce. Per tutta la durata del caso, aveva pensato che fosse meglio non distrarsi e lasciare che lei si preparasse per il matrimonio.
«I miei fratelli mi hanno cresciuta come un maschiaccio. So cavalcare, usare un arma e riesco a battere Mike nella lotta, ma solo perché sono più agile di lui --rise pensando alle scommesse vinte grazie al fratello-- e riesco a tener testa a Justin nella corsa» continuò pensando alla reazione del ragazzo riguardo all'affermazione che sapeva sparare.
«È stato tuo padre ad insegnarti?» chiese. Nella sua voce non c'era alcuna sfumatura di sorpresa.
«Mi portava in giardino e mi diceva che più lattine facevo cadere più cioccolato potevo mangiare» rispose Athena ridacchiando.
Raid rise. «Mi sembra una cosa logica» commentò poi.
«Diciamo che ero la sua ultima speranza --rise-- e la tua infanzia?» chiese soffermandosi sull'ultima parte. Non sapeva se chiederglielo o no ma era da troppo tempo che voleva saperlo.
«Mi dividevo tra mia madre, la scuola e le migliaia di libri che avevo da leggere» rispose lui alzando le spalle. Non aveva avuto un’infanzia come quella che qualsiasi altro bambino merita di avere.
«Che avevi da leggere o che volevi leggere?» si girò per vederlo in viso cercando di non ridere.
«Per la maggior parte delle volte era mia madre a darmi libri da leggere – rispose Spencer guardandosi attorno per ammirare la campagna che li circondava - e quando finivo mi interrogava».
«E a te piaceva?» chiese lei curiosa.
«Molto, infatti sono molto legato a mia madre» rispose lui sorridendo.
Athena sorrise. «Io non posso dire lo stesso di mia madre, sono molto più legata a mio padre. Mia madre aveva un idea per me... che non si adatta» sussurrò.
«E cioè?» chiese incuriosito.
«Voleva che rimanessi qui, che diventassi maestra e... cose così. Che non me ne andassi, che non viaggiassi. Voleva e vuole che io sia la classica ragazza Texana» Athena alzò gli occhi al cielo.
«Un buon futuro» mormorò lui osservando attentamente il linguaggio del suo corpo, cambiato drasticamente dopo aver cominciato a parlare della madre.
«Già, per gli estranei è così --commentò-- perché hai scelto di fare filosofia?»
«Mi mancava quella laurea» disse per sdrammatizzare la situazione e magari strapparle un sorriso.
«Vorrei poter dire anch'io una cosa del genere. Anzi, a dirla tutta io odio filosofia...» ammise sospirando.
«Potevi sempre scegliere un'altro corso di laurea» commentò lui passandosi la lingua tra le labbra.
Athena sorrise amaramente. «Hai mai studiato il caso Wells? L'uccisione di tredici ragazzine in Texas?»
«È stato uno dei primi casi che abbiamo studiato all'accademia - rispose, corrugando la fronte - stuprate, strangolate e poi sotterrate».
«Alle elementari avevo una amica del cuore. Facevano tutto insieme dal mangiare al parlare --ridacchiò-- di chiamava Sandy Lucher» iniziò a raccontare.
Reid ricordava quel nome. Era l'ottava vittima. Avevano sperato di trovarla viva, dato che il corpo non era stato trovato nel giorno prestabilito. Il killer aveva cambiato il suo modus operandi.
«Ero con lei quando l'hanno rapita --disse con un sussurro-- voleva fare filosofia all'università» concluse.
Non gli aveva mai detto niente. Era stata testimone di un rapimento, quello della sua migliore amica, eppure con lui non ne aveva mai fatto parola.
Rimase ad ascoltare il respiro mozzato dai singhiozzi, prima di avvolgerla tra le braccia.
«Rapiva ragazze bionde con gli occhi chiari. Quante probabilità c'erano che rapisse me al posto di Sandy?» chiese stringendo le briglie nelle mani.
«Avevi un cinquanta per cento di probabilità. Potevi essere presa tu, come no» disse, sapendo di non essere la persona più adatta per rassicurare qualcuno.
«Lo sai anche te che mi avrebbe potuto prendere la volta dopo» mormorò Athena asciugandosi gli angoli degli occhi.
«Non l'ha potuto fare. Tutti i bambini erano stati tenuti a casa il giorno in cui ha rapito la sua ultima vittima». Ricordava ancora il nome. Susan Taylor, stessa fisionomia, stesso modus operandi. Era scappata dalle mani dei genitori che fissavano una vetrina. Era grazie alle telecamere della via se erano riusciti a trovarlo, arrivare al suo rifugio in tempo ed arrestarlo, riportando Susan a casa.
«Ho preso il suo sogno e l'ho reso mio» tagliò corto. Non sapeva perché lo aveva fatto ma pensava fosse il minimo.
«Ti stai incolpando per la sua morte?» chiese Spencer mordendosi il labbro inferiore.
«Non fare il profiler con me» lo accusò Athena.
«Non sto facendo il profiler con te - rispose - sto cercando di farti stare meglio».
«Rossi ti ha preceduto» mormorò abbassando la testa.
Reid alzò la testa dalla sua spalla. Come un flash, un ricordo si fece largo nella sua mente.
 
«Per oggi abbiamo finito ragazzi» disse l'agente speciale David Rossi agli allievi. Spencer era sempre l'ultimo ad andarsene. Stava per avvicinarsi all'insegnante quando il cellulare di quest'ultimo prese a squillare. «Parla David Rossi - disse - oh Athena» e se ne andò, lasciando Spencer da solo e con un sacco di domande.
 
«I miei mi hanno mandata dallo psicologo per tre anni, poi mi sono trasferita in Virginia. Dicevano che con casi come quelli i 'superstiti' dovevano seguire un corso di dieci anni. Sarei impazzita se fossi rimasta.»
«E ti hanno assegnata a Rossi» mormorò lui respirando profondamente.
«Ha cercato di capirlo per mesi, poi ci rinunciò. Credo di essere stata l'unica ad avergli mai tenuto testa.»
«Mi ricordo di te - disse in un sussurro - ti ha portata ad una lezione».
«Che cosa?» domandò Athena fermando definitivamente Baylor per poi voltarsi verso di lui. Per quanto si sforzasse di ricordare, non rimembrava il momento e il luogo in cui le loro vite si erano incrociate per la prima volta.
«Ha parlato di testimoni, sopravvissuti e famiglie - rispose - tu eri una testimone».
«Non mi ricordo di te --sussurrò-- tutti mi hanno studiata, ecco perché non voglio conoscerli i tuoi colleghi» ammise.
Era ovvio che non si ricordasse di lui. Nessuno si ricorda di uno sconosciuto visto molto tempo prima. «Loro sono gli unici che non ti faranno il profilo. È un patto che abbiamo fatto tra colleghi. Di loro ti puoi fidare.»
«Sarà comunque la loro prima impressione. Sono quella che ha subito quello che ha subito» rispose iniziando a sentire il mal di testa.
Reid la strinse al suo petto. «Finché ci sarò io, finché ci sarà Penelope, finché ci saranno i miei colleghi non ti accadrà più nulla». Athena fece ripartire il cavallo con un colpetto sul fianco e cavalcarono senza proferir parola.
«Siamo arrivati» gli comunicò. Erano arrivati nel esatto punto in cui gli antichi giuravano di toccare il cielo. Era il punto più alto della montagna e sotto di loro in lontananza si poteva vedere il fiume e quasi l'intero paese, la divisione dei terreni e le mandrie. L'avevano scoperto lei e il fratello quando una volta si erano persi a cavallo. Era il loro rifugio segreto. Spencer scese e poi allungò una mano per aiutarla.
«Spero tu non soffra di vertigini» rise mentre andava a legare il cavallo attorno ad uno steccato che aveva fatto col fratello.
«Le vertigini non sono nel mio curriculum» rispose voltandosi verso di lei.
«Grazie a dio, tutta questa fatica sarebbe andata persa» rise raggiungendolo. «Qui sopra neanche la CIA potrebbe raggiungerci»
«Ohm - rispose Reid - isolarmi era quello che mi serviva». Non c'era sarcasmo od ironia nella sua voce. Aveva davvero voglia di prendere le distanze per un paio di giorni.
«Ci venivo sempre da piccola. Il sentiero non è segnato sulle mappe quindi non mi hanno mai trovata» rispose Athena sorridendo.
Reid appoggiò entrambe le mani sulla sua vita e l'avvicinò a se. «Quindi nessuno può trovarci».
«Neanche volendo» disse avvicinando il suo viso a quello di lui. Gli sorrise prima di lasciarli un bacio sulle labbra. Approfondirono prima che lei si scostasse e prese una coperta dalla bisaccia appesa alla sella. La stese e Spencer si sedette sorridendo. Aprì la sua cartelletta prendendo il libro che aveva fin dall’inizio e quello di filosofia.
«Qui potrai studiare tranquilla» mormorò passandole il libro per poi mettersi a leggere il suo. Athena lo guardò sconvolta. Sorrise e poi si mise a studiare.
 
 
«E' pronto il pranzo» urlò Mike dal corridoio. I due erano appena tornati dalla cavalcata ed erano stesi sul letto. Athena aveva gli occhi chiusi e stava per addormentarsi. In quel periodo non riusciva a dormire per i troppi pensieri e impegni.
«Athena?». La voce di Spencer era leggera; non avrebbe voluto farla alzare. Vedeva nei suoi occhi la stanchezza per lo stress dello studio, del matrimonio e tanto altro.
«Nella mia mente sono già in cucina» disse ridacchiando ma tenendo lo stesso gli occhi chiusi.
«Nella tua mente hai anche la pancia piena? Perché la mia non lo è affatto» disse lui ridacchiando..
«Rovini sempre tutto» disse aprendo gli occhi ed alzandosi dal letto. «Ah, se mia madre ti chiede dei centrotavola di' che sei un maschio e non puoi giudicare» disse puntandogli contro il dito.
Spencer rise e uscì dal letto per infilarsi dei vestiti puliti. «Dai, andiamo» disse lui prendendola per mano.
Nella sala da pranzo c'erano Kate e Justin che litigavano sul perché uno dovesse scrivere le promesse e non copiarle da un sito «E' la tua unica occasione per dirmi quanto mi ami!» diceva lei.
«Posso farlo tutti i giorni dell'anno! Lo sai che sono una frana con le cose da donna!» controbatteva lui.
Athena si girò verso Reid. «Le famiglie normali litigano su dove bisogna sedersi, noi su chi deve scrivere cosa» rise tornando a guardare la scena. «Piccioncini, calma. Darò io una mano a Justin con la promessa» disse sedendosi al suo posto. «Ma deve farlo lui!» protestò. “Ci rinuncio” pensò lei.
Era la prima volta che Spencer Reid si trovava davanti ad una situazione simile. «Posso aiutarvi» disse.
Athena mimò con le labbra di lasciar perdere ma lui non l'ascoltò. La madre entrò in salotto con il cibo da mettere in tavola. «Oh, voi due! Smettetela! State per sposarvi!» disse la madre iniziando a fare i piatti.
«Ti amo col respiro, i sorrisi, le lacrime dell'intera mia vita! E, se Dio vuole, ancor meglio t'amerò dopo la morte - disse Spencer, citando uno degli autori che aveva letto tempo prima - è di Elizabeth Browning».
Athena cercò di non ridere.«Se non lo fermate andrà avanti fino a sera» disse volgendosi a guardarli. Kate rimase un attimo in silenzio. «Tu conosci a memoria le citazioni della Browning?» chiese meravigliata.
«Ho una memoria eidetica e fin da quando ero piccolo mia madre mi ha fatto leggere molto» rispose. Si dimenticava spesso che a volte poteva lasciare sbalordite le persone.
«Ora capisco perché Athena ti ha tenuto nascosto così a lungo --esclamò-- ma come mai hai scelto una che non si ricorda neanche cos'ha fatto tre secondi prima?» commentò Mike battendo una mano sulla spalla della sorella.
Kate sorrise «Sorprendente».
Athena fulminò il fratello. «Se vuoi che ti uccida, basta dirlo!» e gli diede in dietro la pacca sulla spalla.
«Quanto amore» commentò Justin fingendosi commosso.
Spencer si trattenne dal ridere; se lo sguardo avesse potuto uccidere, Mike sarebbe polverizzato. «Grazie» di limitò a rispondere a Kate, sorridendole.
«Davvero, uno con tre lauree e due dottorati perché dovrebbe scegliere mia sorella?» ricalcò il carico mentre la sorella fermò la mano a mezz'aria. «Ti ricordo che so dove sono i fucili e che corro più veloce di te.» C'era aria di guerra in casa.
«Non farci caso, loro due sono nati per litigare» disse la madre a Spencer.
Reid annuì. «Mi era stato riferito».
«E' stato difficile lasciare Las Vegas e dover continuamente viaggiare per lavoro?» chiese la madre, Susanne, curiosa. La figlia le aveva detto lo stretto necessario e lei moriva dalla voglia di conoscerlo. Il padre di lei cercava di mettere a tacere i due figli che si stavano guardando in cagnesco.
«Non più di tanto - disse Spencer corrugando leggermente la fronte - mi piace il mio lavoro e i miei colleghi sono delle persone davvero speciali. Torno a Las Vegas per andare a trovare i miei genitori ogni tanto»
«Quando Athena ha lasciato il Texas mi sono sentita come se mi fossi persa, lo ammetto. Era strano non vederla in giro per casa ed ero rimasta l'unica donna in casa contro tre uomini, ti lascio immaginare!» Susanne non sapeva fino a che punto era arrivata la loro relazione ma sembravano davvero innamorati.
Gli sarebbe piaciuto parlare di sua madre, davvero. L'unica cosa che lo tratteneva dal farlo non è il fatto che la donna fosse schizofrenica, ma che non potesse far altro che suscitare pena. E - conoscendo sua madre - quella era l'ultima cosa che voleva. «Anche mia madre si sentiva così, ma c'ha fatto l'abitudine»  disse lui sorridendo leggermente.
«Athena non ci ha ancora preso la mano, vero?» chiese dopo un poco guardando la figlia. Era intenta a pizzicare le guance del fratello solo per disturbarlo. Aveva due rapporti completamente diversi con i due fratelli ma ad entrambi voleva un bene dell'anima.
«Non credo ci farà mai l'abitudine - rispose - il mio lavoro è imprevedibile. In qualsiasi momento potrei dover partire». Ed era vero. Ricorda benissimo come fosse il rapporto tra Hotch e sua moglie, Haley.
«E' una ragazza testarda, ti darà molto filo da torcere» l'avvertì ridacchiando. «Ma se per te non è un problema allora siamo a posto. Lei si arrabbia subito ma poi le passa, è una ragazza lunatica» aggiunse.
«Già» rispose. Nonostante Athena fosse stata piuttosto chiara sul fatto che non voleva che qualcuno le facesse il profilo, Spencer si era lasciato andare, facendo prevalere il suo lato da profiler.
«Cavallo. Io e te. Ora.» disse Mike dopo l'ennesima frecciatina della sorella. Erano soliti a risolvere le cose in modo pratico. «No, non siete più bambini! Risolvete la cosa qui e alla svelta» cercò di dire ma i due figli erano già usciti di casa.
«Che vuol dire?» chiese subito Reid, andando verso Susanne che si era già portata sulla porta di casa.
«Vuol dire che si sfideranno a cavallo, lo fanno spesso. Uno dei due decide la specialità e chi vince prende la ragione su tutto. Faranno una corsa a cavallo e il primo che arriverà potrà stuzzicare l'altro senza ripercussioni» gli spiegò brevemente.
Spencer era leggermente agitato. «E lo fanno spesso?» chiese.
 «Quasi ogni giorno» rispose mentre guardava i due figli sellare i cavalli.
«Oh..» disse. Si portò accanto alla madre di Athena che andava verso le scuderie. I due stavano già salendo a cavallo quando arrivarono davanti le porte. Né Spencer né Susanne dissero una parola; i due ragazzi partirono alla velocità della luce.
Athena aveva un netto vantaggio contro Mike ma sapeva benissimo che in curva lui l'avrebbe superata. “Mamma mi ucciderà” pensò poco prima di tirare dritto invece che curvare, cosa che avrebbe dovuto fare se non voleva schiantarsi contro gli alberi. Spencer perse trent'anni di vita. Athena tirò le briglie verso destra un attimo prima che fosse troppo tardi, così da sorpassare di nuovo il fratello che aveva rallentato per la curva. Susanne stava già per andare in contro alla figlia per ucciderla.
Se non fosse stato per il fatto che gli aveva detto di cavalcare da quando era nata, Spencer Reid era più che sicuro che sarebbe andata a sbattere contro gli alberi. Tirò un sospiro di sollievo e poi guardò verso Susanne. Se pensava che solo lo sguardo di Athena potesse uccidere, beh.. si sbagliava di grosso.
Athena fece il giro e tornò per prima. Aveva vinto. «Mai mettersi contro di me» disse Athena contro il fratello mentre scendeva dal cavallo.
«Tutta fortuna» rispose lui per poi abbracciarla. Susanne partì in quarta mentre Justin prendeva i due cavalli per rimetterli nel box. Era meglio stare lontani dalla lite che stava per scoppiare.
«Athena Elsa Williams, rifai quella cosa un'altra volta e sei morta!» esclamò la madre raggiungendola a gran passi. «
Athena, dea della strategia militare e delle arti della guerra, dell'intelligenza e dell'astuzia. Sei tu che mi hai chiamato così, non posso farci nulla» rispose facendo spallucce.
Per un attimo Spencer rivide se stesso. Sorrise leggermente, aspettando che Susanne finisse la ramanzina contro i figli.
Athena subì la solita sgridata ma ormai c'era abituata. Raggiunse Spencer sulla soglia di casa. «Perché quel sorriso compiaciuto?» chiese dandogli un leggero colpo sulla pancia.
Reid si scostò leggermente, evitando il contatto tra la mano di Athena e il suo ventre. «Perché per un attimo, sembravi me» mormorò sorridendo.
Athena scoppiò a ridere. «Dici per il fatto della dea Athena? Oh, uso sempre quella scusa» disse facendo spallucce.
Spencer avvolse il suo corpo tra le braccia e le baciò i capelli. «Mi hai fatto perdere trent'anni di vita, volevo solo lo sapessi». Si scostò da lei e rientrò in casa.
Athena sorrise e lo rincorse. «Come se io non ne perdessi ogni volta che non mi chiami e lo fa Garcia! Credo che mi siano rimaste poche settimane» disse ridendo.
«E io non ho trent'anni, quindi mi hai praticamente ucciso»
«E perché non ne avresti?» chiese piazzandosi davanti a lui.
«L'hai organizzato tu il mio compleanno o sbaglio?». Non poteva scordarsi la festa a sorpresa che aveva trovato appena messo piede in casa.
«Non era un compleanno vero e proprio! Sono solo venuta a casa tua prima del previsto... e senza di te» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«E la torta che mi sono trovato dentro al frigorifero? A meno che io non sia sonnambulo, non l'ho messa».
«Oh, andiamo! Non si può festeggiare senza torta!» ridacchiò lei.
«Allora lo ammetti!» esclamò.
«Sei un profiler o no? --chiese ridendo-- pensavi davvero fosse stata Garcia?»
Reid cominciò a ridere. «Quindi sai con esattezza che ancora non ho trent'anni».
«Quella curva non valeva trent'anni --disse pensandoci sopra-- anzi, era normale» concluse facendo spallucce per poi buttarsi sul divano.
«Per te, forse» disse lui prendendo un respiro profondo..
«Era bella, vero?» chiese inarcando un sopracciglio. Le era venuta maledettamente bene.
Spencer si accorse dello sguardo assassino di Susanne.
«Per ogni persona che studia fisica una curva come quella non poteva che essere perfetta – rispose Spencer - per noi era tremendamente pericolosa»
«Quindi per te era perfetta» concluse Athena alzandosi per lasciarli un bacio a stampo sulle labbra.
«Ma qui non stiamo studiando fisica!» le ricordò la madre tornando in cucina.
«Ha ragione, Athena» sussurrò Spencer, prima di prendere posto attorno al tavolo per il pranzo.
«Ad essere sincera io non ho fame, il primo mi è bastato --mormorò mentre anche i suoi fratelli tornavano a posto-- vado... a studiare» concluse per poi tornarsene in camera.
«Fa sempre così, non ti preoccupare» disse Kate come se nulla fosse.
Spencer era nella camera di Athena. Aveva appena infilato l'abito che avrebbe indossato il giorno del matrimonio. Sentii la porta aprirsi e si volto, lasciando apparire un'Athena arrossita e sorridente.
«Sei davvero.. wow» mormorò Spencer sbalordito. «E' troppo strano vederti vestito elegante» continuò sedendosi sul letto. Spencer stava per ribattere quando il telefono di lui iniziò a squillare. Athena rispose, dato che era di fianco a lei mentre Spencer andò in bagno a cambiarsi.
«Penelope?» disse Athena dopo aver riconosciuto il numero sullo schermo.
«Athena?» domandò Garcia balbettando. Non si aspettava che rispondesse lei.
«Spencer si sta cambiando --disse-- c'è un nuovo caso, vero?» chiese sapendo già la risposta.
«Athena, chi è?» chiese Spencer dall'altra stanza.
«Esatto - rispose Garcia - mi dispiace così tanto, Athena».
«Tranquilla, sembrava così strano non aver ricevuto ancora nessuna chiamata» disse ridacchiando. «Puoi dirmi qualcosa o devo lanciarli il telefono?»
«Mi dispiace, tesoro, ma non lanciare il telefono di Spencer - rispose Penelope - non troveremo mai un modello simile e lui vuole solo quello»
Athena scoppiò a ridere. «Tu parli del telefono ma prova a vivere con lui più di un giorno e poi mi farai sapere! Lui e le sue fisse» commentò avvicinandosi alla porta del bagno per bussare.
«Oh ragazza mia, lo conosco fin troppo bene» disse prima che la voce di Spencer la raggiungesse.







“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Eccoci! Per la felicità di molti abbiamo aggiornato anche questa settiana e speriamo che il capitolo che avete appena finito di leggere vi sia piaciuto.
Ci stiamo addentrando nella storia. Ci è piaciuto molto scrivere anche dei vari casi, anche se non andiamo molto nello specifico dato che non ne abbiamo
propriamente le competenze. Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati. 
Vi lasciamo i nostri account di efp:
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Alla prossima, 
much love ♥

“L’oracolo chiude”
   
 
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