Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: _BlueHeart    27/04/2014    3 recensioni
Era un dolore forte, più prepotente del mare d'inverno. Impossibile da mandar via ,e troppo faticoso da poterlo domare e restare a galla. Le onde erano alte e lei era tanto piccina. Così per non soffocare aveva imparato ad essere di pietra, come uno scoglio. E allora, il mare s'infrangeva prepotente contro di lei, bagnandola, ma senza annegarla. Almeno era ciò che credeva.
Aveva tutto in quel collegio più di quanto avesse prima.
Aveva tutto tranne la cosa più importante , la sua famiglia.
Era la sua gioia, come era giusto che fosse per una bambina di quell’età, ma non c’era più e non era colpa di nessuno.
E Brittany in pochi attimi l’aveva fatta ridere di cuore , mentre gli altri era già un anno che ci provassero, ma con scarsi risultati.
Si era spaventata.
Aveva letto qualcosa di simile a se in quegl’occhietti dolci e Santana si era spaventata a morte, sentendosi improvvisamente fragile.
E Brittany? Beh Brittany aveva soltanto una storia molto simile alla sua, troppo simile, ma questo Santana ancora non poteva saperlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti questa storia nasce da una passione sfegatata per il film 'La piccola principessa'. Adoro entrambe le versioni sia quella dell'1939 con Shirly Temple che quella del 1993 che mi ha rapito il cuore e mi ha spinto a scrivere questa storia!
L'idea mi è venuta riguardando il film per l'ennesima volta, ma non avrà molte cose in comune con il film. 
Detto questo vi lascio alla lettura e ci rivediamo alla fine del capitolo ;) 


<Era un dolore forte, più prepotente del mare d'inverno.
Impossibile da mandar via e troppo faticoso da poterlo domare e restare a galla.
Le onde erano alte e lei era tanto piccina.
Così per non soffocare aveva imparato ad essere di pietra, come uno scoglio.
E allora, il mare s'infrangeva prepotente contro di lei, bagnandola, ma senza annegarla.
Almeno era ciò che credeva.>

Era l’alba, la luce leggera del sole filtrava dalla finestra.
Aveva da poco riaperto le tende, adorava quel momento della giornata.
Il mondo era silenzioso, la gente era ancora sotto le coperte , nessun rumore ad infastidire, nessuna voce da non voler sentire, nessuno pronto ad infierire sulle ferite già aperte.
Il nulla. Ecco forse era quello che più le piaceva dell’alba, non c’era nulla.
A quell’ora l’unica cosa da guardare erano i colori del cielo che dall’oscurità della notte pian piano schiarivano e il solo suono da ascoltare era il fruscio delle foglie al vento.
Amava quel momento e amava svegliarsi a quell’ora, tanto non è che riuscisse a dormire di più.
Santana aveva sette anni, era in camicia da notte con i calzini color panna di lana che le arrivavano fin sotto il ginocchio, i capelli arruffati e il suo oggetto preferito che stringeva ogni volta che poteva fra le mani. Rigirava fra le mani quel carillon oro e blu , accordandolo di tanto in tanto per poter ascoltare la melodia di una vecchia ninna-nanna che cantava sempre con la sua abuela. Le mancava la sua nonna, le mancavano i suoi genitori e quella peste insopportabile del suo fratellone.
La sua vita non le piaceva per niente, era arrabbiata , era triste, il mondo non le parve più un posto così bello dove poter vivere. E questo ormai andava avanti da quasi un anno.
Guardava il cielo Santana e si perse nell’azzurro e nel rosa che si mescolavano quasi accarezzandosi. Una lacrima scivolò incontrollata sulla guancia e Santana fu sollevata perché sapeva che se fosse accaduto più tardi sarebbe stata male. Odiava aver l’istinto di piangere , avrebbe voluto non aver un cuore.
Ormai non si riconosceva nemmeno più, non sapeva più chi era e le andava bene così, non aveva più nessuno che la riconoscesse o la rimproverasse di non essere più la stessa. Quasi non voleva essere più quella bambina originaria di Puerto Rico.
Passò quasi un’ora alla finestra, un’ora che le serviva per ritrovare le forze e rimettere su quella corazza dura come il cemento che ormai non distingueva più da se stessa. Si faceva forza, nel modo più sbagliato nel quale potesse farlo, ma era l’unico modo che conoscesse.
E da qui, il suo caratteraccio intrattabile, il suo menefreghismo, il suo cuore di pietra.
Lo stomaco costantemente chiuso, lo sguardo impenetrabile e persino cattivo con chi non le andava a genio. Le labbra serrate il più delle volte , il sorriso sarcastico dedicato alla maggior parte dei conoscenti.
E poi ancora l’ironia a nascondere il dolore ,quella stessa ironia che il più delle volte l’aveva salvata quando le lacrime premevano troppo e lei non riusciva più a piangere , non davanti agli altri , non di fianco a chi avrebbe potuto sfruttare la sua debolezza e farla sentire ancora più piccola ed insignificante, non l’avrebbe permesso, non poteva permetterlo.
Si asciugò le lacrime e si preparò per la giornata. Indossò la sua divisa e si guardò allo specchio sistemando gli ultimi particolari.
La camicetta bianca era perfettamente stirata nei bordi della gonnellina a pieghe verde smeraldo, così come la mantellina che aveva messo sulle spalle.
Le calza rigorosamente nere e le ballerine dello stesso colore di pelle lucida.
Era pronta se non fosse per l’ultimo accessorio che non poteva mancare se non si voleva voler scatenare l’ira di Miss. Cunningham , si doveva sempre avere qualcosa fra i capelli ‘l’ordine prima di tutto’ diceva, ‘essere sciatte non vi renderà signorine rispettabili’. E così ogni mattina Santana dopo aver pettinato i capelli scuri si ritrovava a dover scegliere fra nastrini in raso, cerchietti, fermagli, fasce ed elastici in seta tutti rigorosamente verde smeraldo. Era quello il colore del Saint Luis. 
Il Saint Luis, era uno dei collegi più costosi ed importanti di tutti gli Stati Uniti d’America. Aveva i migliori insegnanti di tutto il paese ed offriva ad i suoi alunni corsi pomeridiani di ogni tipo. Aveva due sedi, una maschile e l’altra femminile. Ed in più una casa famiglia che distava pochi metri e portava lo stesso nome.
Tutte e tre le strutture erano di proprietà di Miss. Cunningham , che per di più gestiva la sede femminile e si assicurava che ogni sua regola venisse rispettata a dovere.
‘E’ una troppo tosta anche per te, Santana’ continuava a ripeterle Quinn . ‘Non puoi pensare di farla franca sempre’ aggiungeva ogni volta che Santana le chiedeva di coprirla per restare meno tempo in biblioteca il pomeriggio a studiare o quando di nascosto le passava il cibo nel piatto o costringeva a mangiarlo a qualche altra bambina. Una volta Quinn era stata costretta a coprirla durante l’ora di geometria perché lei non voleva scendere in classe ‘Non voglio e nessuno può obbligarmi , Miss. Cunningham non è mia madre!’ Aveva sbottato la piccola latina con occhi duri e Quinn aveva alzato le mani , sapendo che quando riusciva a nominare i suoi genitori era meglio non infierire. ‘Ok , ti copro, ma non uscire di qui. Dirò che sei stata male stanotte e che ti sei addormentata da poco’ poi era sparita dietro il legno laccato di bianco della porta della sua camera e Santana era scoppiata a piangere. La verità era che il giorno prima a lezione si era parlato delle persone defunte e di come nonostante tutto si debba andare avanti. Le parole di quelle ore le erano rimaste così tanto nella mente da tenerla sveglia per davvero tutta la notte. Le si era formato un nodo al petto che non riuscì facilmente a mandare via.

Dopo qualche minuto Santana era pronta, con il suo cerchietto fra i capelli ed un sorriso stampato volutamente sul volto.
Prese il libro di letteratura Inglese e uscì dalla sua camera. Scese le scale arrivando al terzo piano dove c’erano le aule dei corsi pomeridiani e gli armadietti delle ragazze divisi tra i corridoi e un grande atrio dove si riunivano quasi sempre prima delle lezioni.
Santana camminava con il mento alto , facendo ondeggiare i capelli lunghi lungo la schiena a destra e sinistra. Stringeva al petto l’unico libro che aveva in camera e osservava le ragazze camminare a gruppetti.
Non l’avrebbe ammesso, ma tra la folla cercava gli occhioni verdi della sua amichetta Quinn, l’unica ragazzina che le stesse simpatica, ma neanche questo l’avrebbe mai ammesso.
Dopo poco la individuò insieme a Rachel Berry,che come al solito parlava e parlava, Santana voleva tanto capire cosa stesse dicendo.
 La Berry invece non era proprio nelle sue grazie. Era innocua e gentile, non è che le stesse antipatica, non le aveva fatto niente, semplicemente il più delle volte non la sopportava e lei si divertiva a prenderla in giro semplicemente perché era un bersaglio facile.
Distratta dalla parlantina logorroica di Rachel e dello sguardo per lo più annoiato di Quinn , Santana finì per scontrarsi contro qualcuno e per poco non perse l’equilibrio. Si voltò infuriata mentre le voci squillanti delle sue coetanee cominciavano a fare versetti tra lo spaventato e l’esaltato. ‘Ehy che diavolo fai? Stai attenta a dove metti i piedi!’
Una bambina bionda era invece finita per terra e adesso era indietreggiata sulle ginocchia impaurita ‘scusa, scusa, scusa… io non volevo, avevo così tanti libri e non riuscivo a trovare il mio armadietto’ Santana abbassò lo sguardo su di lei ,mentre l’altra si alzò allarmata lasciando tutte le sue cose sul pavimento ‘ ti sei fatta male?’ Aveva aggiunto un secondo dopo, lasciando Santana spiazzata quando il suo sguardo incontrò finalmente quello dell’altra. Si perse in quegli occhietti dolci ed azzurri.
Azzurri come il cielo più sereno , aveva pensato Santana.
Aveva poi scosso la testa e si era chinata a raccogliere i libri dell’altra che si chinò a sua a volta ancora una volta ‘stai bene?’ Aveva chiesto Santana, meravigliandosi di essere stata proprio lei a pronunciare quelle parole. E la biondina aveva annuito , aveva poi teso la mano verso di lei credendo che l’altra le avesse ridato i libri. ‘Questi è meglio che li porti io, sono troppi per essere portati da una sola persona!’ Aveva esclamato con naturalezza Santana mentre il vociare si faceva più insistente. ‘Gra- grazie’ aveva balbetto l’altra. ‘Io sono Brittany ’ aveva aggiunto qualche secondo più tardi tendendogli la mano ‘io Santana.’ Le aveva risposto, ma la sua mano non si era allungata a stringere l’altra. Poi aveva cominciato a camminare mentre l’altra non sapendo bene perché aveva cominciato a seguirla senza chiedere spiegazioni.
‘Sei quella nuova giusto?’ Chiese in una domanda retorica l’ispanica , ricordandosi improvvisamente che quel giorno sarebbe dovuta arrivare una nuova alunna , Brittany annuì ‘Beh ritieniti fortunata il tuo armadietto è accanto al mio!’ Brittany sorrise e non sapeva bene il perché. Quella bambina dalla pelle ambrata le stava simpatica chissà forse avrebbero fatto amicizia. Brittany ci mise un po’ prima di capire come aprire l’armadietto, poi esclamò qualcosa tipo ‘E’ colpa degli orchetti cattivi, mi fanno sempre sbagliare!’ E Santana aveva riso , aveva riso per davvero come non rideva da molto , non sapeva bene se per quello che aveva detto Brittany o per il suo modo di parlare così frenetico e dolce allo stesso tempo. Aveva poi messo su un adorabile broncio che fece bloccare le risate dell’ispanica in un sussulto improvviso. Era tenera e Santana non riuscì a non pensare che fosse tremendamente dolce.
E poi il respiro le mancò e avrebbe voluto urlare, si sentì in colpa per essersi sentita allegra nel modo più sincero possibile , anche se per pochi istanti.
Così lasciò i libri fra le braccia di Brittany e  scappò su per le scale lasciando l’altra perplessa.
 Doveva piangere e doveva farlo prima di avere un attacco di panico.
Non poteva sorridere per davvero, figuriamoci ridere . Non poteva essere felice, non voleva.
Non dopo che aveva perso tutto quanto, non dopo che un anno prima aveva visto morire fra le sue braccia la sua famiglia. E lei era solo una bambina, si sentiva abbandonata , si sentiva sola e la cosa che più le faceva male e che era consapevole del fatto che non era stata colpa di nessuno e che non poteva essere arrabbiata con nessuno. Era per questo che era arrabbiata con la vita, con il destino o con chi per lui aveva deciso di portarle via le persone più importanti della sua vita.
Le era rimasto un solo un parente , Zio Fred.
L’uomo al quale era stata affidata la bambina era un grande uomo d’affari che aveva frequentato la figlia della sorella solo durante le festività di Natale o Pasqua. Era un uomo burbero, anche se buono, ma mai avrebbe messo quella bambina prima del suo lavoro e delle sue priorità. Così aveva messo Santana in collegio , sborsando il doppio della somma necessaria per farle avere una camera singola da non dover dividere con nessuno e per assicurarsi che la bambina avesse tutto ciò che le servisse. In più aveva aperto le pratiche per l’adozione, nel caso la ‘sua’ bambina fosse piaciuta a qualche famiglia. Ma non voleva che Santana fosse messa in una casa famiglia qualunque , dato che lui poteva permettersi di comprare l’intero complesso del Saint Luis se solo avesse voluto.
Aveva tutto in quel collegio più di quanto avesse prima.
Aveva tutto tranne la cosa più importante , la sua famiglia.
Era la sua gioia, come era giusto che fosse per una bambina di quell’età, ma non c’era più e non era colpa di nessuno.
E Brittany in pochi attimi l’aveva fatta ridere di cuore , mentre gli altri era già un anno che ci provassero, ma con scarsi risultati.
Si era spaventata.
Aveva letto qualcosa di simile a se in quegl’occhietti dolci e Santana si era spaventata a morte, sentendosi improvvisamente fragile.

E Brittany? Beh Brittany aveva soltanto una storia molto simile alla sua, troppo simile, ma questo Santana ancora non poteva saperlo.

Passarono due giorni ed arrivò velocemente la Domenica.
L’ispanica aveva evitato volutamente la biondina il più possibile. Non poteva credere che quell’esserino biondo riuscisse a sgretolarla così senza renderla partecipe della cosa.
Le bastava guardarla che un sorriso involontario le si dipingeva sul volto, oppure le bastava incrociare i suoi occhi per provare un senso di protezione simile a quello che provava quando suo fratello Matt la stringeva fra le sue braccia decisamente grosse rispetto al suo corpo esile.
Santana odiava la Domenica, dopo la celebrazione della messa nella cappella a cinquanta metri lontano della sede femminile , occasione per la quale si riunivano ragazzi e ragazze, era abitudine che i genitori almeno quelli che potevano , facessero visita passando quasi l’intera giornata con i loro figli.
Quel giorno era la prima domenica di avvento e i bambini avevano d’abitudine di scrivere la lettera a babbo Natale. Per questo ogni anno le domeniche di Dicembre erano sempre affollate e allegre al Saint Luis.
Non era tutte le domeniche così, non tutti i genitori venivano ogni domenica, ma a Dicembre il mondo cambiava, e così pure il Saint Luis.
Santana era seduta sullo scalino più alto della scala in marmo che portava al  grande salone e guardava con il magone le sue compagne urlare felici e divertite fra le braccia dei loro genitori. Quinn sembrava rinata i suoi occhi chiari sembravano aver acquisito una luce nuova e quasi accecante. Per Santana fu troppo. Quasi si sentiva tradita da quello sguardo felice.
Così si alzò e cominciò a camminare lungo il corridoio del primo piano. Le aule erano vuote e lei non riuscì a far altro se non a cacciare via in continuazione l’aria dai polmoni, le sembrava quasi tossica.
Le ballerine sul marmo provocavano un ticchettio leggero e piacevole, ma che in quel momento le sembrava quasi assordante. Avrebbe voluto toglierle e gettarle da qualsiasi parte, magari in testa a Quinn. Non riusciva a togliersi dalla mente i suoi occhi felici. Occhi che lei non credeva di poter riavere mai.
‘Scricciolo i tuoi occhi sono i più belli del mondo’ le ripeteva sempre la sua mamma ‘Non preoccuparti princesa, i tuoi occhi non mentono mai’.
Se solo la sua mamma avesse saputo come i suoi occhi fossero duri adesso, si sarebbe meravigliata, magari avrebbe pianto, lei amava i suoi occhi.
E Santana guardava al cielo chiedendosi se mai la sua mamma riuscisse a perdonarla per questo.
Poi i suoi passi si arrestarono , il ticchettio cessò improvvisamente e lei resto immobile e con il fiato corto sulla soglia della porta dell’aula di francese.
Brittany era con il viso fra le braccia appoggiata sul banco e singhiozzava, Dio se singhiozzava.
E improvvisamente la sua maschera crollò lasciandola spoglia e senza difese. Non si mosse, ma evidentemente non servì molto a nascondersi all’altra che di scattò alzò lo sguardo calmando velocemente i gemiti e asciugandosi freneticamente le lacrime.
‘Santana stai bene?’ Aveva chiesto tremante. Incredula l’altra avrebbe voluto chiederle del come potesse preoccuparsi di lei se singhiozzava da matti.
Aveva camminato lentamente e si era fermata di fronte alla bionda prendendo una sedia e sedendosi dall’altro lato del banco.
‘Perché piangi?’ Parlò in un sussurro e a sguardo basso , ma l’altra sentì lo stesso e sorrise debolmente ‘ non ti hanno mai detto che non si risponde alle domande con altre domande?’ Santana boccheggiò un momento chiedendosi improvvisamente perché era lì e perché si importasse di quella biondina, proprio non riusciva a capirlo eppure sapeva di non poter far niente ‘perché non sei giù?’ Aveva chiesto di nuovo Brittany questa volta guardandola negl’occhi e lei non sapeva se parlarne o meno. Aveva un dubbio una parte di lei avrebbe voluto farlo. ‘E tu… ? Non sono venuti i tuoi?’ Brittany distolse lo sguardo , mentre altre lacrime le scivolarono sul viso, scosse la testa e Santana avrebbe voluto dirgli di non piangere, non riusciva a sopportare di vedere quegl’occhi tanto freddi e tristi. ‘No, i miei non verranno, né adesso né mai. Sono volati in cielo’ aveva finito poi la frase girandosi verso la mora.
E Santana si maledisse, come aveva fatto a non capirlo vedendola lì tremante? Il respiro le si bloccò alla gola , erano morti , come erano morti i suoi genitori e lei provò dolore per l’altra e non per se stessa.
Perché proprio a lei? Un dolore tanto forte ad una bambina così dolce.
Soffre tanto quanto me? No, non è giusto non lo merita.
‘E i tuoi?’ Aveva poi chiesto Brittany e Santana parlò, velocemente , ma lo fece ‘Sono morti’ disse soltanto.
‘Sono in cielo anche loro con gli angeli?’ Brittany sorrise e lei quasi si innervosì, perché lo faceva, non c’era poi tanto da sorridere in quella situazione. ‘Io, non lo so..’ ammise poi quasi nervosa ‘erano brave persone?’ Aveva continuato la biondina, con lo sguardo di chi crede di conoscere già la risposta ‘certo che lo erano!’
Santana aveva leggermente alzato la voce quasi offesa. ‘Bene, allora sono anche loro in cielo. In paradiso e nessuno le farà mai più del male.’ Santana corrucciò la fronte cercando di seguire il suo discorso e l’altra riprese a parlare dolcemente ‘loro ci proteggono e ci guardano sempre , viaggiano sulle nuvole e sorridono quando ci vedono felici.’ Iniziò a muovere la mano come se fosse una navicella spaziale e poi prese quella dell’ispanica facendole fare lo stesso gesto ‘Si, così…’ disse sorridente. ‘Su e giù , magari si fermano alle finestre, ci accarezzano e poi volano via per non farsi vedere.’ Accarezzò la guancia di Santana come se fosse la cosa più naturale del mondo e poi fece scattar via la sua nuvola. ‘Non ci abbandonano mai e anche quando crediamo di esser soli , loro fanno di tutto per mandare qualche angelo ad abbracciarci se abbiamo paura o ad aiutarci se siamo in pericolo, ma questo non possono farlo sempre altrimenti non impariamo mai a difenderci, anche se io non sono molto brava in questo’ Santana sorrise, sorrise per davvero . Immaginò sua madre su una nuvola tutta rosa, magari quelle dell’alba che vestita di bianco si fermava alla sua finestra Mon amour non preoccuparti ci sono io con te.
‘Magari adesso che comincerà a scendere la neve cominceranno a giocarci ed è per questo che la mattina anche se è prestissimo e nessuno è ancora per strada , troviamo sempre delle impronte strane.’ Aveva poi  arricciato il naso Brittany, riflettendo su ciò che aveva appena detto.
‘Forse si sono incontrati!’ Aveva poi esclamato quasi ridente ‘incontrati?Chi?’ aveva chiesto confusa l’ispanica ‘i nostri genitori, in paradiso! E’ un posto grandissimo, ma magari a furia di fare su e giù verso il Saint Luis si saranno incontrati come noi’
Santana avrebbe voluto piangere e sfogare tutto il dolore di quel giorno e di tutti quelli precedenti. E avrebbe voluto ridere fino a farsi venire i crampi alla pancia ‘Già magari è successo veramente’ aveva cercato lo sguardo della bionda trovandolo nuovamente caldo e un po’ leggermente meno triste.
‘Se sei convinta di tutte queste cose… perché piangevi?’ Si pentì quasi subito della sua domanda, sapeva in cuor suo che nonostante il racconto il motivo erano i suoi genitori.
‘Perché mi mancano molto.’ Poi aveva alzato le spalle e aveva nascosto ancora il viso dietro i palmi delle mani, scoppiando a piangere ancora. Santana si sentì in colpa e senti il cuore stringersi nel petto.
Fece il giro del tavolo e senza pensarci due volte si chinò ad abbracciarla. Brittany ricambiò l’abbraccio con le mani che tremavano frenetiche.
‘Anche a me manca la mia famiglia…’ aveva ammesso approfittando del fatto che Brittany non potesse guardarla negl’occhi. Brittany profumava di fragola e zucchero a velo. I suoi capelli erano morbidi ed abbracciarla era piacevole e l’aveva fatta sentire bene per quei pochi minuti.
Poi si era staccata e Brittany si era alzata dalla sedia sistemandosi le pieghe della gonnellina. ‘Ti va una cioccolata calda San?’ Santava aveva respirato a fondo spingendo giù il respiro affannato e aveva ignorato gli occhi che pizzicavano e chiedevano di gettar giù un po’ di lacrime. Aveva annuito e aveva seguito la bionda fianco a fianco fino al Bar. Brittany aveva preso le due cioccolate poi le aveva chiesto di seguirla e Santana l’aveva semplicemente fatto fino al quarto piano ‘ti va di farmi compagnia, ci vediamo un film della Disney se ti va… non mi va per niente di restare sola.’ Brittany l’aveva guardata e Santana non riusciva a dirle di no. Anche se avrebbe voluto solo correre in camera e scoppiare a piangere disperatamente.
Brittany aveva sorriso e lei beh, avrebbe solo voluto poter piangere.

Brittany era arrivata nella sua vita come un uragano. L’aveva ammaliata semplicemente con il sorriso più dolce che avesse mai visto e con gli occhi più profondi che conoscesse. Adorava i suoi capelli e il suo viso, la trovava bella e si chiedeva se non fosse lei l’angelo che la sua mamma e il suo papà avevano mandato giù per lei. Ma poi l’aveva vista piangere così dolorosamente che si ritrovò a pensare a quanto quella bambina tanto dolce e tanto diversa da lei, in realtà le somigliasse più di quanto aveva già immaginato.
I giorni passavano e Brittany le sembrava l’unica cosa positiva della sua vita.
L’aveva stravolta e le aveva frantumato tutto il cemento che aveva abilmente appiccicato alla pelle.
‘Santana ti senti bene?’ Aveva chiesto Quinn un giorno in corridoio ‘Benissimo Fabray perché?’ rispose lei scocciata, acida e un po’ perplessa ‘ Sei gentile con lei… non era mai successo’Quinn fece un gesto con la testa per indicare l’altra biondina che rideva a qualcosa detta da Maya, la sua compagna di stanza.
Santana si bloccò , che Brittany riuscisse a sgretolare il suo muro, la spaventava, ma si sentiva tanto bene quando succedeva che non mise alcun freno volontario, ma che Quinn riuscisse a notarlo.
Quello si, quello la preoccupava.
Così pensò alla prima scusa che potesse propinarle ‘Tieni vicini gli amici e ancor più vicini i nemici Fabray’Quinn alzò le sopracciglia visibilmente , non riusciva a bersela ‘ Un nemico? Ma chi? La biondina dagli occhietti azzurri?’ E quasi provò gelosia quando la sua amica evidenziò con sole due semplici parole gli occhi dolci dell’altra. E questo la spaventò ancor di più.
‘Già proprio lei, è brava a cantare, a recitare è decisamente tanto dolce ed è una ballerina eccezionale’.
La bionda rise leggermente ‘Non me la bevo Lopez, puoi dire ciò che vuoi, ma solo il fatto che tu abbia utilizzato le parole dolce ed eccezionale per descriverla , la dice lunga.’
Santana sbuffò ‘andiamo è brava davvero e lo sai…’ Quinn annuì sorridente ‘certo che lo so, ma anche Rachel ha una voce da far invidia e questo lo sai anche tu… ma quell’eccezionale dalla tua bocca non è mai uscito’ Santana scosse la testa ‘Beh, è diverso’ ed era diverso per davvero. Brittany era diversa da chiunque avesse mai incontrato. Lei era diversa quando Brittany era con lei.
‘Si è diverso perché lei ti sta simpatica ed è una cosa bella… solo…’ disse alzando le spalle ‘Beh forse mi dispiace che io non sia riuscita mai a strapparti un sorriso come ha fatto lei immediatamente, insomma l’hai aiutata subito con i libri e non l’hai mai trattata male…’ Quinn rialzò le spalle poi guardò la mora dolcemente sorridendole .

Una settimana dopo.
Brittany piangeva e urlava, non voleva. Non voleva farsi toccare i capelli, non voleva che la pettinassero, non voleva dover passare un’altra giornata con i capelli bagnati per paura che Miss. Cunningham , le arruffasse i capelli e poi pretendesse di legarglieli in uno chignon.
Non voleva. Faceva freddo e i suoi capelli sembravano quelli di una cavernicola e lei non poteva ribagnarli e tenerli bagnati come qualche giorno prima.
Santana riconobbe immediatamente quella voce e quelle urla strazianti che le fecero male al petto.
Aprì la porta della sua camera per vedere cosa stesse succedendo e per sua fortuna si accorse che anche quella della bionda di fronte alla sua, leggermente più a destra, era spalancata.
Miss. Cunningham era di spalle e teneva la bambina per un polso.
‘Signorinella, lo sa che mi sta facendo perdere la pazienza? Non un’altra parola’ l’avvertì puntandole un dito. ‘Ma io non voglio! Mi lasci , mi sta facendo male’ gli occhi arrossati e i capelli arruffati. Brittany sembrava sconvolta e l’ispanica non riuscì a frenare un senso di rabbia e nausea che premeva forte alla bocca dello stomaco!
‘Bene, allora oggi niente pranzo e niente cena! Vedrai che la fame ti farà rendere conto che i capricci non servono a niente!’ Miss. Cunningham si voltò e Santana di scatto socchiuse la porta senza farla sbattere. Sentì l’altra porta far vibrare gli spessi muri del corridoio e i tacchi di Miss. Cunningham allontanarsi velocemente. Aspettò qualche secondo, fin quando non fu sicura che la direttrice fosse lontana.
Poi aprì la porta della sua camera e bussò a quella dell’altra.
Brittany aprì la porta ancora scossa. ‘Santana..’ pronunciò il suo nome in un  sussurro ‘C’è Maya?’ Le aveva chiesto guardandosi intorno ‘No, è già uscita’ Santana annuì ‘Bene, posso entrare?’ Brittany si spostò di lato e fece entrare l’altra che velocemente fece passare lo sguardo su tutte le cose delle sue due compagne.
Poi si voltò verso la bionda ‘Perché sei ridotta così? Ti ho sentito piangere e urlare circa un minuto fa’
Brittany abbassò la testa imbarazzata e si asciugò ancora una volta il viso.
‘Miss. Cunningham mi asciuga i capelli arruffandomeli per fare prima e poi pretende di legarmeli dicendo che sono brutti ed inguardabili’ Santana aprì la bocca , metabolizzando la frase dell’altra ‘ti ha detto così?’
Aveva chiesto incredula! Quando Brittany una settimana e qualche giorno prima le si era presentata, la prima cosa che notò di lei furono gli occhi azzurri e quella cascata meravigliosa di capelli biondi quasi color oro. ‘Si, ma la verità è solo che lei per far prima me li asciuga stropicciandoli!’ Santana sorrise al sentire il verbo utilizzato d’altra che pur non essendo quello giusto aveva reso l’idea perfettamente.
‘Io li voglio come me li faceva la mia mamma! Non posso portarli sempre bagnati come la settimana scorsa’ e allora collegò gli avvenimenti ‘E’ per questo che la tua treccia era bagnata, Lunedì?’ Santana ricordò come Miss . Holiday, l’insegnante di danza avesse notato questo particolare e lei aveva risposto che le fatine le avevano fatto il bagno con la rugiada. Miss. Holiday la guardò quasi offesa che la biondina le avesse raccontato una bugia, ma poi Rachel era subentrata nel discorso , straparlando del fatto che siccome un giorno sarebbe diventata una stella di Brodway, merita assoli per far pratica fin da adesso.
Le altre ragazzine la guardarono nervose e sbuffarono un paio di volte. Miss Holiday allora, presa a spiegare a Rachel che ognuna di loro meritava di esibirsi, lasciò cadere l’argomento Brittany e andò avanti con la lezione.

‘Riesco a gestirli solo da bagnati, non riesco ad asciugarli.’ Brittany abbassò la testa imbarazzata e Santana pensò che fosse adorabile con quel broncio dolce. ‘Vieni con me…’ Brittany seguì l’ispanica nel bagno.
La mora aprì il rubinetto del lavabo e regolò la temperatura dell’acqua. ‘Bagna i capelli, io li so asciugare’
Brittany sgranò gli occhi e poi scosse la testa ‘No Sannie, farai tardi a lezione’ Santana sorrise per il nomignolo che le aveva appena affibbiato l’altra ‘Non preoccuparti per me, mi coprirà Quinn. Adesso sbrigati se non vogliamo saltare anche la seconda ora!’ E così dicendo prese l’altra per mano e la invitò a bagnarsi i capelli. Brittany lo fece velocemente e poi li avvolse in un asciugamano.
Uscì dal bagno con un phon ed una spazzola. Santana sorrise era adorabile così imbarazzata e lei non riusciva a far altro che sorridere. La fece sedere di fronte alla ballerina che avevano tutte in camera ricoperta da accessori per capelli tutti rigorosamente verdi.
Liberò i capelli dell’altra dall’asciugamano e la guardò attraverso lo specchio. ‘Spazzola..’ disse allungando la mano come se dovesse fare un’operazione chirurgica. La prese dalle mani dell’altra e cominciò a spazzolarle dolcemente i capelli.
Erano belli i capelli di Brittany ed era un piacere pettinarli. ‘Phon!’ Disse qualche secondo più tardi e l’altra sorrise di rimando stando al gioco e passandoglielo. Santana cominciò ad asciugarle i capelli alternando le mani che dolcemente li accarezzavano alla spazzola che permetteva di non farli arruffare ed annodare.
Dopo un po’ di tempo che i capelli cominciarono a prendere sembianze civili Brittany parlò rompendo il silenzio e facendo sobbalzare l’altra. ‘Dove hai imparato?’ Le chiese dolcemente mentre alzava le spalle imbarazzata dal fatto che lei non lo sapesse fare.
Santana le rivolse uno sguardo preoccupato. Parlare dei suoi genitori le era troppo difficile , le faceva male al petto ripensare alla sua famiglia che solo un anno prima la rendeva la bambina più coccolata e viziata del paese. Prese un grosso respiro ed evitando volutamente lo sguardo dell’altra che era penetrante anche dallo specchio , rispose in un sussurro lieve , ma che Brittany sentì lo stesso ‘Mia madre, era una parrucchiera, ho visto farglielo fare tantissime volte’  La biondina percepì l’altra irrigidirsi e cercò di non infierire, ma Santana continuò a parlare ‘ Ma io non sono certo brava quanto lei, se solo fosse ancora qui forse sarei riuscita a diventarlo’ aveva annuito alle sue stesse parole, meravigliandosi l’attimo dopo di essere riuscita a fare una tale confessione.
Brittany non parlò più solo le sorrise quando l’altra dopo un po’ cercò il suo sguardo allo specchio.
Quando i capelli furono asciutti, Santana spense il Phon e accarezzò quella cascata d’oro ‘cos’altro faceva la tua mamma?’ Brittany sorrise e prese due ciocche ai lati della testa. ‘Qualche volta faceva due trecce e poi le legava dietro. Diceva che mi faceva sembrare un angelo’ Santana rise dolcemente rendendosi conto che anche lei riusciva a paragonarla solo ad un angelo.
Prese una ciocca e cominciò ad intrecciarla poi diede l’estremità in mano alla bionda e fece lo stesso con l’altra. Poi le prese entrambe e con un elastico le legò dietro la testa . Brittany era carinissima.
‘Allora… scegli un accessorio…’ Ma la biondina scosse energicamente la testa. ‘Non voglio mettere niente, la mia mamma non usava il verde , non so se le piacerei con il verde … non voglio che lei non mi trovi più carina’ Santana boccheggiò e poi capì perché quella bambina non portava mai niente fra i capelli color oro.
‘Brittany Miss. Cunningham è una vera strega, se tu non metterai nulla fra i capelli, lei si arrabbierà ugualmente e non è servito niente riaverti asciugato i capelli’ Brittany abbassò la testa.
‘Lo so, quando sono arrivata aveva detto che mi avrebbe concesso del tempo senza forzarmi , ma adesso vuole che io segua le sue regole. La mia mamma usava solo l’azzurro e il giallo oro diceva che erano i suoi colori preferiti’ Santana sorrise tra dolcezza e amarezza , e non potette non notare che quei colori erano i colori di Brittany e che lei ormai da più di una settimana non faceva altro che pensarli in continuazione.
‘Brittany la tua mamma doveva volerti molto bene, l’azzurro è il colore dei tuoi occhi e il giallo oro quello dei tuoi capelli.’ Brittany spalancò gli occhi azzurri in quelli scuri dell’altra che si era messa seduta sul mobile . ‘Ti amerebbe anche se avessi fra i capelli il colore che odia di più e non credo che il verde smeraldo possa essere odiato così tanto.’ Santana prese un nastrino di raso e lo legò dietro la testa dell’altra con un fiocco. Brittany si guardò allo specchio e sorrise ripensando alle parole della mora.
‘Grazie Sannie…’ si alzò dallo sgabellino ricoperto in velluto e l’abbracciò senza permettere all’altra di tirarsi indietro. Santana restò rigida per qualche secondo per poi stringere le mani che erano rimaste sospese a mezz’aria dietro la schiena dell’altra.
Quando si staccarono Santana si sentì a disagio e un po’ infastidita dal senso di benessere che era velocemente scivolato via appena l’altra aveva lasciato le sue braccia.
‘Andiamo prima di fare ancora più tardi’ Brittany prese la sua mantellina legandola con un fiocco sul petto poi uscirono dalla camera e si incamminarono per il corridoio.
Santana sfiorò più volte involontariamente le dita dell’altra e mentre per Brittany la cosa passò in osservata lei non riusciva a far a meno di pensare che avrebbe voluto stringere quella mano per farle sentire che non fosse più sola. Così velocemente ne prese il mignolo stringendolo con il suo .
Brittany si voltò e sorrise , sembrò capire quel gesto perché poco dopo osservando le loro mani esclamò dolcemente ‘Grazie… per tutto quanto!’ Poi aveva alzato di poco le loro mani per fargli capire che si riferisse a quello. ‘Qual’era il colore preferito della tua mamma?’ Santana s’irrigidì e senza volerlo strinse ancor di più il dito di Brittany l’altra se ne accorse ma non sapeva cosa fare ‘Forse il rosso , ho tanti vestiti di quel colore, ma se ti può consolare anche io preferirei avere fra i capelli l’azzurro o il giallo oro piuttosto che il verde!’
E Brittany sorrise e Santana non riuscì a fare altrimenti, anche se avrebbe solo voluto piangere per liberarsi ancora un po’ di quel peso sul cuore che non riusciva a mandar via.  


***
Eccoci arrivati alla fine del primo capitolo... beh che dire... spero che un pò vi sia piaciuto!
Vi avverto che ovviamente le nostre protagoniste cresceranno abbastanza rapidamente, ma che ci tengo molto alla storia iniziale e alle piccolette <3
Detto ciò vi dico che avrei voluto fare una bella copertina su photoshop ma sul pc di casa non ho questo programma così mi sono accontentata di un collage di immagini che possano essere pertinenti alla storia. 
Inoltre invito chiunque abbia la vena artistica e abbia voglia di disegnare o comporre manip che potrebbero riferirsi alla storia ... che se vogliono possono mandarmele ed io le pubblicherò nel capitolo dove avete preso ispirazione e nel capitolo successivo che pubblicherò.
Spero che questa storia possa piacere a qualcuno e niente... aspetto qualche commento, che sia positivo o negativo.
Adesso credo che sia meglio lasciarvi.
Un bacio grande a tutti e grazie a chiunque sia arrivato fin qua. <3
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: _BlueHeart