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Autore: xingchan    27/04/2014    1 recensioni
Quei ragazzi non erano come tutti gli altri.
Costretti ad affrontare minacce, tumulti interiori e pericoli d'ogni sorta, compresero quanto sia orribile il mondo.
Ma anche quanto può essere straordinario, nonostante tutto.
LingXLan Fan, con accenni ad altri pairing.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greed, Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Capitolo dieci



Durante quelle ore, Ling poté appurare che trascorrere del tempo con Lan Fan era incredibilmente piacevole. Poteva capire però perché molti la evitavano, giudicandola poco propensa al dialogo: la ragazza aveva un modo tutto suo di catalogare le amicizie, basandosi per lo più sulle passioni che potevano accomunarla con gli altri e sull’espansività cui poteva attingere per aprirsi un po’ di più al mondo. Ad esempio, Riza e Winry erano delle ottime amiche, gente che racchiudeva in sé quella carica mista fra interessi e vivacità che a Lan Fan piacevano tanto. Ecco perché non aveva avuto molte difficoltà a relazionarsi con loro.
Tutt’altro discorso valeva invece per il sesso opposto: era timida con qualunque ragazzo, soprattutto con coloro che le dimostravano simpatia, come i ragazzi amici di Riza. Quando la vedevano ognuno reagiva in maniera diversa, ma comunque mantenevano quell’aria socievole e scherzosa, comportandosi con lei in modo esemplare, anche se per loro Riza incarnava più un ruolo di sorella che di amica.
Con Ling però è stato diverso: inizialmente riluttante, l’aveva accettato nella sua personalissima cerchia di conoscenti di buon grado, finendo alla tacita conclusione che avesse preso una sorta di infatuazione controllata. Ling non era soltanto una delle persone più spontanee che conobbe, ma dava l’idea di una strana miscela di forza e debolezza insieme. Con lui si sentiva al sicuro, al tempo stesso percepiva che potesse crollare sotto il peso delle sue emozioni da un momento all’altro. Sorrideva facilmente, scherzava facilmente, si meravigliava facilmente; e Lan Fan ipotizzò che potesse anche arrabbiarsi facilmente. Congettura parzialmente vera, la sua, se non fosse per Greed e per la situazione perennemente in stallo, quasi pericolosa, all’interno delle sue mura domestiche.
All’inizio dell’appuntamento avevano faticato molto ad intraprendere e mandare avanti un discorso che valesse la pena di ragionare, però man mano che l’agio si fece discretamente spazio fra di loro, non ebbero più così tanta titubanza. Cominciarono a sorridere finché le risate divennero così violente da avere la necessità di piegarsi in due, suscitando la curiosità delle persone e i loro conseguenti sorrisi; e quando si sedettero ad un tavolo con una fetta di torta sacher ciascuno la conversazione assunse toni molto più ponderati. Fra una cucchiaiata e l’altra, e fra i complimenti senza fine di Ling al pasticciere che ovviamente non poteva sentirlo, le loro parole si inoltrarono nella rete di privacy vicendevolmente, sebbene le maglie di Lan Fan fossero molto strette e bisognava allentarle.
“Hai altri fratelli oltre Greed?”
“Sì, una sorellina. E tu ne hai?”
“No,” disse lei incupendosi “avrei dovuto averne, ma… così non è stato…”
Aveva difficoltà a parlare di quel fratello o quella sorella che sarebbe nato o nata se i suoi genitori, in particolare sua madre, non fossero morti.
“Che vuoi dire?” Incurante di quello che avrebbe comportato alla ragazza, Ling aveva quasi smania di voler sapere di più. Ma quell’espressione tesa e leggermente addolorata dipinta sul suo volto, che quasi sembrava parlare da sé esprimendo amarezza, attenuava il motivo d’imbarazzo ed aumentava la sicurezza che da lui Lan Fan avrebbe ricevuto solo comprensione.
“Non ho più genitori,” sussurrò, come se fosse un dettaglio di cui vergognarsi “sono…morti entrambi mentre mia madre aspettava il suo secondo figlio, mio fratello. O mia sorella, chi lo sa?!” Rabbrividì a causa della sua stessa amara ironia, come se avesse freddo o paura di qualcosa.
Il ragazzo, trattenendosi dal domandarle cosa le stesse succedendo, successivamente si rese conto di aver toccato un tasto dolente, e troppo riservato per poterlo esporre. Infatti, Lan Fan non parlava mai a nessuno di queste cose a cuor leggero. “Scusami, non lo sapevo.” Lan Fan scosse il capo. “Ma se ti può consolare, anche Greed e io non abbiamo più una madre. E abbiamo perso anche una matrigna, la mamma di May.” Sfoggiò un sorriso rassicurante e solidale al tempo stesso, gettando gli occhi sul suo piatto ormai vuoto per specchiarvisi. A lui non pesava tanto non avere una madre che si prendesse cura di lui, che gioisse per un voto alto o che gli sistemasse i vestiti pronti per essere indossati, quanto per la tensione che abitava in casa Yao per via della catena di negozi. Non fosse per le scariche elettriche che suo padre e Greed puntualmente s’inviavano la sua sarebbe stata una vita quasi perfetta. Numerose volte si era fermato a chiedersi come sarebbe stata la loro vita se ci fosse stata una figura materna ad affiancare le loro vite, ma inevitabilmente finiva per accantonare quella che per loro era soltanto immaginazione per far spazio alla realtà che era costretto a vivere, anche perché con circostanze simili c’era poco su cui fantasticare e molto da mettere in pratica.
Discorsero ancora per qualche minuto, quando l’orologio batté le dieci e mezza ed il cellulare di Lan Fan squillò. Era suo nonno, e le chiedeva quando sarebbe tornata a casa. Lei gli disse che sarebbe rincasata entro una mezz’ora, e opportunamente Ling le propose di passeggiare ancora un po’ prima di separarsi.
 
***
 
Il sole stava calando troppo lentamente.
Era questo che pensava Riza mentre guardava la finestra seduta a gambe incrociate con Black Hayate accucciato nell’incavo fra le ginocchia. Aveva passato una bella giornata a scuola; aveva perfino preso due voti eccellenti in materie convenzionalmente difficoltose. Però, una volta fuori da scuola, si immerse nuovamente nella solitudine di quella villetta vuota e spettrale che troppo spesso lei chiamava casa, quando paradossalmente si sentiva più protetta con i suoi amici intorno che con il padre Berthold.
Il cane uggiolò per pochi secondi, intuendo che la sua padrona era di umore decisamente rabbuiato. Strusciò piano il musetto contro il suo petto, finché non scese dal letto sfuggendo al suo abbraccio dirigendosi scodinzolante verso la scrivania.
“Cosa c’è, piccolo?”
Non ebbe modo di finire la domanda posta ad Hayate che il telefono cellulare squillò; a Riza sembrò essere insistente, e voleva fiondarsi verso di esso, ma l’intorpidimento delle gambe la rallentò. Lesse il nome della persona che la stava chiamando, sentendo un leggero sollievo.
Roy.
Forse a conti fatti il sole si sarebbe affrettato. Sorrise.
“Pronto?”
“Congratulazioni, signorina Hawkeye!” esultò il ragazzo dall’altra parte. “Ha vinto uno splendido soggiorno a Manhattan per una settimana!”
“Magari!” fece lei ridendo.
“Hai ragione, è una balla” ammise Roy riprendendo un registro più confidenziale. “Però ho un biglietto in più per il cinema. Ti piace Bruce Willis?”
“Mi stai chiedendo di venire con te?”
“Sì, a vedere un film d’azione, pieno di inseguimenti ed esplosioni.” disse. Hayate abbaiò in segno di approvazione, sebbene sapesse che la sua padrona non avrebbe potuto portato con sé in un luogo chiuso come un cinema.
Riza stava beatamente sorridendo mentre ascoltava il giovane Mustang, con un lieve rossore spruzzato sulle guance. L’aveva invitata altre volte, era vero, ma aveva la vaga impressione che ultimamente il tempo trascorso con Roy sembrava deliberatamente dilatato. Anche se quegli atteggiamenti parlavano chiaro, la ragazza si era imposta di rimanere con i piedi ben piantati in terra. Che fosse per sua natura o per timore di rimanere delusa dal suo stesso amico più caro non riusciva a capirlo.
“Beh, hai deciso? Il film inizia fra un’ora e mezza.”
Il tono impaziente la destò di colpo dalle sue mezze dilucidazioni mentali per dargli la sua risposta affermativa.
“Molto bene. Verrò a prenderti!”
Dopo aver salutato la ragazza terminò la conversazione. Vide il cane farle feste saltellando qua e là ed il tramonto imminente che si stagliava in un cielo terso di nuvole innocue.
Quelle ore sarebbero volate, come solitamente succede quando si è in compagnia. Ma Riza non diede tanto peso al tempo che sarebbe scivolato più velocemente. Era troppo indaffarata nel prepararsi. Non tanto per sembrare più carina agli occhi di Roy, ma per tentare di trascorrere la sua adolescenza come giusto che fosse. Lui l’aveva compreso più di chiunque altro, probabilmente fin dal loro primo incontro, ecco perché faceva di tutto per farla uscire da quella gabbia.
Grazie, Roy.
 
***
 
“Ripetimi il motivo per cui non dovrei stare a casa, stasera.”
Perché lo sai. Smettila, May…”
La bambina ridacchiò maliziosamente osservando le gote di Greed arrossarsi un poco. Il fratello l’aveva trascinata in giro per le vie illuminate di Londra: lo faceva un po’ per se stesso per non sentire troppo l’istigante presenza di Lust, un po’ per May per non farle sentire certe oscenità anzitempo, anche se vedeva con i suoi occhi che i ragazzini oggigiorno sono più svegli rispetto a quelli di venti o trent’anni fa. May sapeva benissimo il motivo per cui Greed aveva deciso di portarla con sé, come ormai succedeva da un po’ di tempo, ma si divertiva a vederlo a disagio nel spiegarle che di sopra suo padre e la megera stavano facendo quello che quando c’era May Greed nominava “tu-sai-cosa”.
“Dai, che ti costa?” lo stuzzicò la sorellina divertendosi un mondo, spingendolo con entrambe le mani mentre camminavano. Xiao Mei sbadigliò pesantemente, uno di una lunga serie, e ascoltava senza alcuna attenzione le scaramucce dei due.
“Ti ho detto di no!” urlò Greed ormai paonazzo. “Ti ho portata via per non farti udire niente, siccome non si curano che c’era una bambina in casa, e tu cerchi di mettermi in imbarazzo!”
May tacque per un po’, stando ben accorta a non ridere troppo forte. Non pensava che Greed si sentisse a disagio trattando di questi discorsi. Spesso lo sentiva discorrere di queste cose con Ling in modo del tutto disinibito. Forse era con lei che non voleva parlarne, e non fu affatto reticente a fargli una tale domanda.
“È perché sono ancora piccola che non vuoi parlare di amore con me?”
Il maggiore si fermò di colpo, ma riprese il cammino come se niente fosse. “Anche” ribatté soltanto.
Non era solo quella la ragione. Avrebbe dovuto specificare che quello fra Lust e Wu non era propriamente amore. Forse l'amore vero neanche esisteva per Greed. Per un tipo sognatore come May però, sarebbe stato come un affronto alla sua inguaribile speranza di vivere sul serio un amore come quelli portati sul palcoscenico. Segretamente gli faceva pena pensare che i continui film sentimentali trasmessi nella fervida immaginazione di sua sorella nelle peggiori delle ipotesi sarebbero rimasti nella sua testa senza mai concretizzarsi. Da buon fratello maggiore comunque non si sarebbe fatto da parte se qualche ragazzino si fosse messo a ronzarle attorno. Certo, non avrebbe mostrato apertamente quel pizzico di gelosia tipico dei fratelloni nei confronti delle proprie sorelline, ma avrebbe tenuto sotto assedio chiunque si mettesse a farle spudoratamente la corte. Chiunque che non fosse affidabile almeno per il novantasette per cento.
Ma poteva stare tranquillo. May non aveva occhi che per i fratelli Elric, anche se prediligeva Alphonse; inoltre sapeva difendersi magnificamente a dispetto della sua età e della sua conseguente statura. Se avesse dovuto affrontare un malintenzionato, che fosse malintenzionato in tutti i sensi, non c’era nulla di cui preoccuparsi.
La piccola di casa Yao era un’ottima combattente. Dovette frequentare un veloce corso di autodifesa per una particina in cui doveva vestire i panni di una ninja, ma quelle poche ore avevano fatto di lei una vera e propria guerriera. Anche se lei amava definirsi una principessa, come tutte le bambine, una buona attrice e una splendida sorella.
“Greed?”
“Che vuoi?”
“Possiamo mangiare qualcosa?”
Il giovane la osservò di sbieco per un po’, entrando nel primo locale che trovò nei paraggi. Faceva sempre così quando era profondamente annoiato, e ad alcuni sarebbe parso piuttosto irritante non scegliere il posto in cui passare la serata. Ma a May e Xiao Mei questo tipo di avventure piacevano, soprattutto perché non sapevano mai dove Greed capitava, se in un semplice fast food, in un ristorante thailandese o in una pasticceria.
Fu proprio in quest’ultima che entrarono, e per May e la sua piccola amica non ci fu nulla di più eccezionale di un dolce per allargare a dismisura la loro contentezza. Anche a Greed non dispiacque ordinare una tazza di cioccolato al peperoncino per proseguire al meglio la serata.
Il locale era affollato; non c’era sedia o tavolo che fossero vacanti, e nell’aria si sentiva un odore di zucchero e caffè sprigionatosi già da parecchie ore. Alla confusione moderata di voci dei clienti si aggiungeva il rumore di macchine da tè e spray di panna che venivano servite quasi senza interruzione alcuna; il fragore di qualche tazza accidentalmente precipitata a terra e il battere di tastiere di qualche PC portatile di altrettanti ragazzi.
Greed osservò impassibile tutto questo; nel frattempo le sue due accompagnatrici divoravano con entusiasmo le loro fette di torta alle more.
“Come vanno le prove di Macbeth?”
“In questo periodo meglio. Il signor Dominic ci ha incitati a proseguire, siccome erano giorni che eravamo sempre al primo atto.”
“Beh, non ci vuole molto tempo a fare un paio di scene per bene se sapete le parti a memoria, no?”
“Non era quello il problema” l’avvisò May. “Molti di noi avevano la luna storta, chi per un motivo, chi per un altro. Però fortunatamente il maestro ha fatto capire che è arrivata l’ora di muoverci!” disse con un sorriso, ricordando come Dominic li aveva spronati in maniera molto poco ortodossa.
“Scommetto che Dominic vi ha trattati con il pugno di ferro, già lo so…” sostenne convinto Greed.
“Questo discorso non vale per me” replicò la bambina gonfiando le guance, offesa.
“Ok, ok.”
L’espressione quasi comica di May si tramutò in tristezza. Non era dovuta al fatto che il fratello l’avesse appena data per scansafatiche con tutti gli altri attori, né per quell’arrendevolezza che aveva manifestato per darle ragione e non farla imbufalire.
Piuttosto, era causata dall’inutilità di tutti quegli sforzi. Con la messa in scena dell’opera, avrebbe divertito un mucchio di persone, certo, ma nessuno a lei caro si sarebbe preso la briga di annullare i propri impegni per andare alla sua rappresentazione. Ling avrebbe avuto il suo corso di dao e di svariate tecniche marziali, senza contare che quando non aveva scuola sbrigava una marea di faccende domestiche, perciò non da biasimare, mentre suo padre continuava a giurarle di essere presente senza mai adempiere alla promessa.
Si vergognava da morire a chiederlo a Greed. Non che non fosse riuscita a domandarglielo, quanto per la considerazione dura che il fratello più grande aveva su certe questioni. Forse avrebbe giudicato la cosa come troppo sentimentale e avrebbe rifiutato malamente come quando era inesorabilmente irritato, finendo per schivare qualsivoglia anima vivente che gli passasse accanto per almeno due o tre giorni. E questo May non lo voleva. Sebbene Wu le volesse un mare di bene, per varie ragioni, di cui molte interessavano Lust in prima persona, non passava mai del tempo con lei. Greed e Ling erano gli unici che avevano per lei un affetto privilegiato, i soli a reputarla come vera componente della loro famiglia.
Ora era del tutto sereno. Avrebbe potuto. Perché no?
“Senti, Greed…”
“Sì?”
“Ecco… È probabile che non verrà nessuno a vedermi, e…”
“Ci vengo io... Forse.” la prevenne il ragazzo. Il suo istinto gli aveva suggerito chiaramente di non darle false speranze, di lasciare aperta la probabilità di una risposta negativa. “Ma solo la prima recita. Dimmi solo quando sarà.”
“Oh, Greed!” Felicissima, May si protese per saltargli al collo, noncurante della freddezza che il fratello ostentava. Greed aveva un caratteraccio quando ci si metteva, ma quando si dimostrava così altruista May lo reputava adorabile e non aveva paura di rivolgersi a lui con parole simili. Certo, lo faceva infuriare quando gli sottolineava quanto fosse buono in realtà, ma per una come May, che non si faceva alcuno scrupolo nell’esternare ad alta voce quello che pensava importava poco.
Nel frattempo, Greed si ritrovò avvinghiato dalle sue spire con Xiao Mei attaccata alla sua faccia che gli impediva di respirare.
“Oggi vuole stritolarmi un sacco di gente; ma che hanno tutti?bofonchiò dopo essersi staccato la panda dal volto e cercando di divincolarsi dalla tenace stretta della sorella.
Nonostante Wu avesse con May un atteggiamento diverso da quello che adottava con lui, non si era mai degnato di rimandare neanche un impegno per le recite di sua figlia. Addirittura, Greed ricordò che una volta il padre le confessò di avere problemi con la distribuzione dei turni del personale dei suoi negozi. Ma poi le difficoltà furono superate in soli due giorni prima della rappresentazione della figlia, passando quella sera in compagnia di Lust del tutto dimentico della parola data.
La bambina ovviamente rimase all’oscuro di tutto. Greed aveva tenuto la bocca cucita con lei per non deturpare quell’indispensabile affiatamento, quel che ne restava, che aveva con il suo unico genitore. Il giovane si confidò soltanto con Ling, il quale, sconcertato per quell’episodio, aveva cominciato a riempire May di attenzioni triple per compensare le delusioni ricevute. Il fatto fu poi seppellito, ma solo per essere soppiantato da altri aneddoti di genere analogo.
E dal canto suo, May aveva pian piano imparato a non aspettarsi chissà cosa da Wu. Preferiva stare con i suoi fratelli, finché si era attaccata in modo considerevole ai suoi amici, finendo talvolta per cacciarsi in qualche guaio, comunque di entità poco preoccupanti, e per dar filo da torcere ad alcuni malcapitati, come Ed e Al. Le sue turbolenze persistenti nei confronti dei fratelli Elric erano proprio dovute alle mancanze del padre, alle sue bugie, al suo comportamento disingannante. Forse la colpa non era da attribuire a lui medesimo; forse anche lui si affannava a riempire il vuoto che le sue mogli hanno lasciato. Ma invece di dedicarsi almeno un po’ a May, il che lo avrebbe fatto prendere due piccioni con una fava, aveva ricercato la compagnia di una donna equivoca che non perdeva occasione di infastidire i suoi ragazzi, in particolar modo Greed.
Lei, intanto, si era seduta, e scambiava lucide occhiate con Xiao Mei che sorseggiava la spremuta d’arancia sospirando di piacere.
Prima che May potesse rendersi conto del suo sguardo fisso su di lei, il ragazzo prese a guardarsi intorno con la sua solita aria menefreghista.
 
 
 
 
NDA
Per compensare il ritardo ho pensato di postare un capitolo un po’ più lungo dei miei standard.
Scusate gli errori. :)
 
   
 
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