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Autore: _haribooinlove    27/04/2014    32 recensioni
-ciao, sono Harry-
Afferrai la sua mano un po’ seccata. –Lily-
-tanto piacere, Lily- sorrise.
-il piacere è tutto tuo..- borbottai.
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-mi sposo!- annunciò May di botto.
-oh mio dio. E’ magnifico..- sussurrai -e me lo fai vedere o no il tuo futuro marito?- chiesi divertita.
-si chiama Harry Styles-
Un momento.. Harry Styles?
Risi.
-che buffo.. quando ero piccola il mio vicino di casa si chiamava Harry Styles. Era una vera rottura.. Eravamo ‘amici’ però poi tutto d’un tratto traslocò, da quel giorno non lo vidi mai più-
May sorrise, però non facendo molto caso alle mie parole. –ti faccio vedere una sua foto-
Mi porse il suo cellulare e ammirai lo sfondo.
(...)
-May non capisci, lui è Harry, il mio vicino di casa rompiscatole!-
Restammo qualche secondo in silenzio, lei perplessa ed io con la bocca aperta che fissavo Harry.
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Cioè, avevo capito bene? Una lunghissima settimana in compagnia (forzata) di testa di cespuglio?!
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-Mi hai stufato Lily!-
Rimasi atrofizzata, rovinata da quelle quattro parole che mi erosero dentro.
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Mi prese la testa nelle mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi, non sapendo che fu in quel momento che cambiai tutte le certezze che avevo su di lui.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non penso che Harry abbia più voglia di vedermi, tantomeno di parlarmi. Ma come si può fare? Devo lottare per il mio amore, prendere a calci qualcuno per ottenere ciò che voglio, anche se mi sembra che ora quella presa a calci sono solo io.
Mia madre mi diceva sempre “sii forte, sii rumorosa, sii coraggiosa”, era un po' il suo motto, in realtà lo disse per la prima volta quando incontrò mio padre. Per lei era una sfida, una sfida che bisognava vincere in modo altezzoso. Mio padre era un tipo molto difficile, un po' come Harry. Sempre sulle sue, lunatico, fanatico del baseball.
Mi portava sempre con lui alle partite, ogni match comprava un cappellino con l'icona della sua squadra del cuore. Non mi sono mai piaciuti quei brutti cappelli, per non parlare poi di quella orribile visiera che avevano! Lui mi costringeva ad  indossarli e, stranamente, io lo facevo sempre. Forse per paura di farlo arrabbiare, non ne ho idea. Però ho sempre cercato di non deluderlo, mai, nemmeno una volta. Ero troppo legata a lui, era il mio eroe e mia madre la mia eroina. Per quel poco che mi hanno detto sulla vita, sull'amore e su me stessa, ho cercato e cerco ancora ora di assorbire ogni singola parola, tutto ciò che mi resta. Perchè è solo quello che mi rimane dei miei genitori: i ricordi.
Quanto vorrei che fossero qui con me. Mi darebbero un consiglio, mi aiuterebbero ad andare avanti. Forse mia madre mi ricorderebbe di che donna forte sono e mio padre mi farebbe  indossare i suoi calzini fortunati per tre notti.
Meglio scacciare dalla mente questi fiochi pensieri, altrimenti entro di nuovo in depressione. Ah già, non sapete tutta la mia storia.
L'anno in cui sono morti i miei io l'ho passato chiusa in casa. Uscivo solo per fare la spesa. Tutti potevano pensare che fossi morta anch'io, e molti o facevano. Una mia vecchia amica, dopo essermi ripresa, m'incontrò al cinema e quando mi vide sbiancò. “ma tu non eri nella tomba?” mi chiese scioccata.
Non potevo darle torto. Mi ero fatta la tomba a casa, ero diventata scheletrica. La cosa divertente era che ciò che compravo lo rinchiudevo in cucina finchè non emanava un odore stomachevole.
Andai avanti così per un anno. Poi, un giorno, svenii. L'anoressia era normale per me ormai, ma il mio organismo non reggeva più e perciò si ribellò. Fui ricoverata in ospedale ed è lì che incontrai per la prima volta Haven.
Anche lei ancora ragazza a quel tempo faceva la volontaria in ospedale, per pagarsi il campus universitario, e mi aiutò a rimettermi.
Era l'unica che mi parlava, che era davvero vicina a me. Sembrava quasi comprendere cosa provavo. E' stata la mia ancora di salvezza, senza di lei forse starei ancora in ospedale.
Quando iniziai a stare e lei accumulò un po' di soldi, ci comprammo degli appartamenti a New York e iniziammo a lavorare.
Veniva ogni sera da me, guardavamo film o mi faceva leggere i suoi primi articoli. Era felice che mi stessi rimettendo, ed io ero felice che lei fosse accanto a me.
E’ una vera amica, non so dove sarei adesso se lei non ci fosse stata.

Controllai l’orologio: otto meno cinque.
Ed io sono ancora in autostrada.
E se rinunciassi? Se lo lasciassi andare, come lui ha fatto con me tanto tempo fa? Stoppassi l’autista, gli facessi fare retromarcia. Forse asciugherei la mia lacrima di coccodrillo e la macchia scomparirà.
-fermati- ordinai al fattorino, senza pensarci –accosta qui, per favore-
Lui, un po’ confuso, mise le quattro frecce e accostò sul ciglio della strada. Si girò e mi guardò. –tutto bene? Non eri in ritardo?-
Scossi la testa, mi veniva da piangere –e se non mi volesse più?-
Il fattorino guardò le macchine passare e poi sorrise amaramente, strizzando gli occhi per il sole –se non lo raggiungi non lo scoprirai mai-
Sospirai e risi, però non ero affatto felice.
-non ti conosco nemmeno- disse –ma so cosa stai provando-
-oh- ribattei –fidati, non lo sai-
-no, fidati tu. Quando sono partito da Maui a Honolulu ho dovuto lasciare la mia ragazza. Per un po’ di tempo ci siamo sentiti, ma non potevamo continuare così. Abbiamo perso i contatti, io però non l’ho mai dimenticata. Tre anni dopo la rincontrai, camminava dall’altra parte della strada col suo fidanzato. Erano così felici, mano nella mano, ed io ero con una scatola di pizza in mano con la bocca spalancata e la mano in sospeso a qualche centimetro dal campanello di una porta- imitò la scena per rallegrare la situazione –una voce dentro di me diceva di correrle dietro e baciarla, avevo ben tre minuti a disposizione, prima che lei e l’imbecille al suo fianco svoltassero l’angolo-
Capii già come andò a finire la storia.
-non fare il mio stesso errore- mi consigliò –frattura e slogatura non sono la stessa cosa-
Guardai l’orizzonte oltre la strada, ormai buio. Frattura e slogatura non sono la stessa cosa.
A nove anni ebbi una slogatura, non una frattura.
-parti!- annunciai dando al ragazzo uno scappellotto sulla spalla, per incitarlo ad essere più svelto –veloce! Metti in moto!-
Ripartimmo in direzione del resort.
-però- esclamò il fattorino, per contrastare il vento che veniva contro di noi- che ragazza indecisa-
-già!- ammisi –dovresti vedermi a lavoro! Ma, chissà perché, alla fine vinco tutte le cause-
 
Nove. Un’altra ora è passata, e il mio sedere penso che sia diventato una gigantesca rientranza per tutte le buche che abbiamo preso.
-quanto manca?- chiesi.
-siamo quasi arrivati-
 
Nove e venti.
No, non eravamo quasi arrivati.
-quanto manca?- domandai stizzita, ancora una volta.
-manca una curva e ci siamo- disse, mortificato.
Svoltò a sinistra e riconobbi l’entrata dell’hotel.
Mi catapultai giù dal motorino e corsi verso il cancello aperto, ancora con il casco in testa.
-ehi! Il mio casco!- urlò il ragazzo. Non notava che ero un po’ impegnata al momento?
Sorpassai i giardini dei bungalow e arrivai fino la piscina, dove giravano turisti e camerieri con cocktail in mano.
-dove si trova il matrimonio di Harry Styles e May Turner?- domandai a una cameriera.
-è…- esito –in…in spiaggia credo. Ma…- non la feci finire di parlare.
Il tragitto fino alla spiaggia era parecchio lungo. Avrei dovuto superare tre blocchi di bungalow. Meglio iniziare a correre.
Scansavo persone e camerieri, fino a quando vidi un golf Cart parcheggiato proprio all’entrata del campo da golf. Non ci pensai due volte. 
Fortunatamente le chiavi erano nel veicolo. Accesi e partii.
Appena arrivai in prossimità della spiaggia saltai giù dalla macchina e raggiunsi il padiglione allestito per il matrimonio.
C’era un lungo tappeto di fiori sulla riva, con dei veli bianchi che ornavano l’andatura e delle sedie agghindate di fiori. L’altare era bianco e la seta svolazzava per la leggera brezza. Vidi gli ultimi invitati dirigersi verso un tendone bianco, di seta probabilmente, dal quale proveniva un profumino davvero allettante. Quella tenda dovrebbe essere lo spazio ricevimenti.
Corsi verso due ragazza sulla trentina, probabilmente colleghe della sposa, e le fermai.
-scusatemi!- esclamai –dove sono gli sposi?-
Le due si guardarono complici e poi risero allegramente, come se avessero Paperino che balla l’hula di fronte a loro.
-probabilmente no…- borbottai allontanandomi. Non volevo perdere tempo con delle ochette sbronze.
Arrancai, stanca e sudata, fino all’entrata della grande tenda. Oltre al filo rosso di velluto riuscivo a vedere tavoli e buffet. Ma non c’era nessuno dentro.
Cercai disperatamente Harry con lo sguardo, ma purtroppo non vidi niente. Vedevo gruppetti di ragazzi camminare sconcertati sulla sabbia, come se fosse successo qualcosa d’insolito. Cosa stava succedendo? Forse Harry e May, dopo la cerimonia, sono scappati mano nella mano nella loro stanza a fare yuppi-yuppi, o probabilmente sono andati a fare un bagno e uno squalo si è mangiato la ragazza, quello si che sarebbe fantastico!
Fatto sta che le poche persone che erano rimaste sulla spiaggia si mettevano le mani nei capelli, scuotevano la testa o si preparavano per andare via.
Provai a chiamare Haven. Uno, due, tre squilli. Nulla. Non rispondeva. Tentai con Liam e Louis, lo stesso.
C’è stato uno sterminio da parte degli alieni?
Feci il giro della spiaggia, ormai deserta, e poi decisi che non potevo più fare nulla.
Andai verso la piscina e decisi di prendermi un drink: è la cosa migliore da fare quando si è così confusi.
Ordinai una vodka e mi sedetti su uno dei divanetti. Presi il cellulare e feci scorrere la lista dei contatti fino al numero di Harry. Dovevo chiamarlo? Sì, devo chiamarlo.
Senza pensarci due volte feci partire la chiamata e mi portai il cellulare all’orecchio…
-ciao!-
Sobbalzai –oh mio dio, Harry! Scusami, i-io…-
-stai parlando con la mia segreteria telefonica! Se non rispondo vuol dire che ho di meglio da fare, lasciami un messaggio in segreteria dopo il bip o riprova più tardi!-
La voce registrata del ragazzo mi penetrò nelle orecchie. Era dalla sera prima che non lo vedevo né sentivo e la sua voce mi manca di già.
Non posso lasciarlo andare così.
Iniziavo a sudare e gli occhi diventarono rossi in pochi secondi. Una profondissima sensazione di angoscia mi divorò. Mi sentivo persa, sono persa senza di lui.
Iniziai a piangere, mi cadde a terra il bicchiere di vodka, frantumandosi in mille pezzi, ma ci feci minimamente caso.
L’ho perso, l’ho perso per sempre e non posso fare niente per riprenderlo.
Tra i singhiozzi ricomposi il numero. Sempre la segreteria.
-RISPONDIMI!- spolmonai alla cornetta, accasciandomi sulle gambe –rispondimi, per favore-
-se urli contro il cellulare non penso che ti risponderà- osservò una voce alle mie spalle.
Mi girai di soprassalto e trasalii quando vidi il signor Benson fermo davanti a me con un bicchiere di champagne in mano.
-cosa…- mugugnai piangente –cosa c-ci fa qui?-
Lui fece spallucce –ospite per una sera. E tu, signorina Dixon, cosa ci fai con le lacrime agli occhi?-
-sono distrutta- sussurrai con un filo di voce –io mi arrendo-
-per quale battaglia stai combattendo?- domandò, sedendosi al mio fianco.
-l’amore- risposi in lacrime –quello impossibile, non corrisposto-
-c’è differenza- spiegò lui –tra l’amore impossibile e quello non corrisposto. L’amore impossibile è quello più romantico, il più bello. Tipo quello di Romeo e Giulietta…-
-le faccio notare che sono entrambi morti avvelenati-
-ma sono morti insieme. Invece quello non corrisposto non è amore- sospirò, come uno che la sa lunga –quante cose devi ancora imparare sulla vita. Ora, asciuga le tue lacrime. Se, come dici tu, questo amore non è corrisposto non è consentito piangere. Non si piange per chi non merita le nostre lacrime. Ricordatelo Lily Dixon-
Tirò fuori dalla sua tasca un fazzolettino di tessuto e mi asciugò le guance, con fare paterno –torna a casa…-
Deglutii –è stato lei a dirmi, tempo fa, che non è mai tardi per ricominciare-
-se ricominciare comporta soffrire fino a ridursi senza forze non si deve ricominciare. Ciò che è fatto è fatto, ciò che è perso è perso-
Ero abbattuta, piangente, rossa in viso, stremata e consapevole che lui aveva completamente ragione, Ciò che è fatto è fatto, ciò che è perso è perso. Ed io l’ho perso, l’ho perso per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
Un anno dopo
 
 
-ci vediamo lunedì, Lily. Ricordati della presentazione-
-certo Mark- risposi seccata –ho mai saltato una presentazione?-
Lui fece finta di pensarci su e poi sorrise –no, mai. Buon weekend-
Uscii dall’edificio e mi ricordai che non avevo fatto ancora la spesa. Non posso mangiare ancora pane duro e pomodoro per un’altra sera! Il mio corpo non lo accetterebbe.
Controllai distrattamente l’orario al cellulare, mentre percorrevo la 57esima strada, e mi resi conto di avere una chiamata persa: Haven.
Era da circa una settimana che non la sentivo. Dopo il suo matrimonio di Louis, circa otto mesi fa, si è trasferita con lui a Boston, dove vive anche Liam. E’ da quel giorno che non vedo lei, Louis e Liam. Niall lo vedo un po’ più spesso perché vive a Brooklyn e, quando il lavoro ce lo permette, andiamo volentieri in qualche pub insieme a mangiare qualcosa. Naturalmente con noi c’è anche Candy, ufficialmente fidanzata con l’irlandese e sua futura sposa.
Con Zayn non è altrettanto facile vederci, anzi, impossibile. Perrie l’ha convinto a trasferirsi da lei, a Londra nella lontana Inghilterra, e ora è diventato un conosciuto professore nell’università delle Belle Arti.
Lui non è potuto venire al matrimonio di Haven e Louis, per motivi di lavoro, perciò è dalla folle e lontana avventura alle Hawaii, che preferisco non ricordare, che non lo vedo.
Ci sentiamo ogni mese, però.
Con May ho perso i contatti ed anche con lui, ma ormai non mi fa più effetto. Ho superato anche questo, finalmente. Ci sono riuscita ed ora sono felicemente single. Posso incontrare altri ragazzi, posso divertirmi e non soffrire. Non piango da sei mesi ormai, l’ultima volta l’ho fatto è stato per la gioia quando Mark Russell mi ha concesso finalmente quella famosa promozione che aspettavo da due anni. Pare che si sia sensibilizzato da quando è diventato papà. Indovinate un po’ il nome di sua figlia? Ursula. Una piccola Mark Russell, scommetto che se avrà una sorella si chiamerà Crudelia.
Entrai nel primo market che intercettai e iniziai a scorrere tra gli scaffali per prendere ciò che mi serviva. Sapete cosa amo più dei supermercati? Il reparto dolciumi. Vedersi davanti agli occhi pacchi di caramelle gommose è il paradiso.
Dopo aver preso il latte e altre cose mi avviai alla ricerca del mio scaffale preferito, che trovai dopo numerosi giri.
-finalmente!- mormorai ammaliata.
Dove sono? Dove sono le mie Haribo? Feci scorrere lo sguardo, ma non le trovavo, fino a quando non posai gli occhi su un pacco di orsetti di gomma colorati e riconobbi subito la meravigliosa scritta “Haribo”! Mi s’illuminarono gli occhi, era l’ultimo pacco ed era mio. Allungai il braccio per agguantarlo, ma un’altra mano imperterrita si posò sulla mia, cercando ti prendere la confezione.
Eh no! Sono miei!
Alzai gli occhi e…
-Lily?-
Un pugno allo stomaco, anzi no. Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male. Una freccia di cupido, si. Una di quelle maledette frecce mi si ficcò proprio nel petto.
Incontrai quegli occhi cristallini, che mi fissavano sconvolti quasi quanto me.
Labbra carnose e rosee, leggera barbetta, iridi verdi, capelli arruffati, bandana in testa. Non è possibile.
-Harry Styles…- sussurrai. Non lo dissi a lui, lo dissi a me stessa. Voglio autoconvincermi che sia vero, che sia proprio lui.
-sei tu- mi disse –sei Lily-
Deglutii. Mi tremavano le mani, e lui se ne accorse, perché mi guardò più intensamente.
Fece scivolare la sua mano nella mia, non pensando più al pacco di caramelle.
-sono io- confermai balbettando –sei così…tu-
Feci posare lo sguardo sul suo anulare sinistro e mi si fermò il battito quando vidi che non portava fede.
Notò che guardavo la sua mano e ridacchiò, capendo ciò che stavo cercando di constatare. Ritornò subito serio e si concentrò di nuovo su di me.
-dove sei andata a finire?- mi chiese.
-ti ho cercato- ammisi –però poi qualcuno saggio mi ha detto che ciò che è fatto è fatto, ciò che è perso è perso. Tu ti sei sposato e…- mi fermò.
-sposato? Io non mi sono sposato, Lily!-
-certo che si!- protestai –io ero tornata alle Hawaii per te. Non te l’ha detto nessuno questo? Era troppo tardi, però. Le nozze erano finite-
Lui avvampò e strinse la presa alla mia mano, quasi si vergognasse –io non ho sposato May. L’ho lasciata sull’altare. Sono partito per New York per cercare te-
Sbiancai. Ora comprendo perché erano tutti perplessi alle nozze. Perché non c’era nessuno nella sala ricevimenti.
-io pensato che tu l’avessi sposata- sussurrai con voce spezzata.
Fece per dire qualcosa, ma si morse il labbro.
Raddrizzò la schiena e mi sussurrò all’orecchio: -qualcuno, un giorno, mi ha detto che non è mai tardi per ricominciare-
I suoi ricci mi solleticarono il collo, ma non mi diede fastidio. Il suo alito profumato mi fece drizzare i peli.
No, non l’avevo rimosso.
Si allontanò e mi porse la mano. Con una smorfia l’afferrai.
-ciao- disse con il suo tono sexy –sono Harry-
Trattenni un sorriso –Lily-
-molto piacere, Lily- prese le caramelle che ci stavamo disputando e aprì il pacco –ti va un' Haribo? Qualcosa mi dice che ti piacciono queste caramelle-
-molto gentile, mi andrebbe volentieri- feci per prenderne una, ma lui infilò la mano nella busta e me la porse.
-arancia- disse sornione –spero ti piaccia questo gusto-
-si…- sussurrai maliziosa –guarda caso è il mio gusto preferito-



YUPPI-YUPPI!!
Ok, lo so cosa state pensando: sono una cogliona. Il 26 marzo è stata l'ultima volta che ho aggiornato e oggi è il 27 aprile! Un mese e un giorno. 
Cazzo, ragazze. Non so veramente come farmi perdonare! Ora vi spiego cos'è successo: sono stata una settimana a Milano con la scuola e 
non potevo portarmi il pc lì, un'altra settimana è volata via in Egitto con la mia famiglia. Per le altre due settimane non so cosa dirvi, non avevo ispirazione,
ero sempre impegnata! Mi scuso veramente, veramente moltissimo, sono mortificata. Vi giuro! Mi sono arrivati molti messaggi, sia qui che su twitter, di ragazze che 
seguono la storia che mi hanno chiesto quando avrei aggiornato. Lo so che è orribile aspettare così tanto, anche io lo odio, ma è stato un mese un po' incasinato! 
Perciò scusatemi ancora!
Allora, penso che la storia sia finita. Insomma, manca solo l'epilogo, (che m'impegnerò per scriverlo da domani). 
Io spero vivamente che questa fanfiction su come non bisogna mai perdere le speranze vi sia piaciuta. Penso che la morale della mia storia sia incentrata sopratutto sul
proverbio "tutto accade quando meno te l'aspetti". Quindi ragazze non smettete mai di credere nei vostri sogni e non perdetevi mai d'animo, MAI.

Vi dico questo perchè, anche io, all'inizio della mia permanenza in efp mi perdevo sempre d'animo, perchè la mia prima storia non è stata molto cliccata (ma meglio così perchè era scritta male). 
Lily, Haven e tutti gli altri mi mancheranno terribilmente, come mi mancheranno le vostre sbalorditive recensioni! Siete veramente favolose, e questo ve lo dico dal primo capitolo! <3
Spero vivamente che vi sia piaciuto come ho fatto finire la storia, spero che non pensate che sia "scontato" o qualcosa del genere. Comunque, in teoria, la storia non è ancora finita. *manca l'epilogo*
Cooomunque...io stavo pensando a qualcosina, pervò vorrei prima il vostro insuperabile parere: vi piacerebbe un sequel di "Ancora tu!" ?
Avevo questa folle idea (ancora lontana) ma non sono ancora molto sicura. Voi che mi dite?

Però, possiamo dire "tutto bene quel che finisce bene", no? Haven e Louis si sono sposati, Niall e Candy sono prossimi al matrimonio e Zayn e Perrie vivono felici e contenti a Londra. Liam...beh, lui non è stato altrettanto fortunato ma non si sa mai! Come dico sempre: tutto può accadere!
Lily e Harry...loro hanno ricominciato, e prevedo cielo sereno per i prossimi tempi. Cosa non può succedere in un supermercato tentando di acquistare un pacco di Haribo, vero? Quasi quasi domani ci provo anche io! Non si sa mai!
May sembra quasi come scomparsa...

Ci vediamo prestissimissimo con l'epilogo! 
Un Bacione xx



 
   
 
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