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Autore: EllY_cup    27/04/2014    0 recensioni
Età rinascimentale in Olanda.
Quella primavera tutto il regno splendeva, dalle praterie in fiore agli affari economici. Sophia d'Orange non era la classica principessa che ci si aspetta di conoscere e lo capirà bene Thomas, secondogenito del sovrano di Francia, costretto a fare visita alla corte per correggere la sua cattiva condotta.
I due si erano già conosciuti, ma un incidente li aveva fatti dividere. Si ricorderanno?
E i loro cuori? Sophie capirà di chi deve essere veramente innamorata?
Amori, chiacchiere e balli a corte vi attendono.
*Questa storia non è basata su fatti realmente accaduti*
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Rinascimento, Periodo Tudor/Inghilterra
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Salve a tutti, non ho saputo resistere.
Avete il diritto di sapere cosa accade dopo e poi questo è il mio capitolo preferito. Non voglio anticiparvi niente, vi dico solo che qui conoscerete Sophie.
Buona lettura cari e spero recensiate in molti.

EllY**

 
 

UNO

 
 
La dolce e indifesa principessa d’Olanda crebbe sino a diventare una ragazza troppo matura per la sua età, ma giusta come il padre.
In questi diciassette anni Sophie aveva imparato a combattere, ora poteva colpire un bersaglio con una freccia ad occhi chiusi, si poteva difendere dai malfattori usando la spada, tutte cose che richiedevano forza di volontà e coraggio. LEI però era solo una ragazza, l’unica a maneggiare un’arma con la gonna. La madre era contraria a questo suo lato quindi Sophie imparò anche a cucire, a seguire l’etichetta ed a distinguere i vari tipi di fiori.
Nessuno sapeva in realtà cosa piacesse veramente fare alla principessa: fuggire.
Fuggire dal castello per qualche ora insieme al suo cavallo, adorava come il vento le scompigliasse i capelli e facesse svolazzare il mantello, ma soprattutto adorava il paesaggio che l’accompagnava, facendola sentire, libera, protetta, a casa.
Quel giorno era riuscita a evitare tutti i suoi doveri per colpa di una lettere dalla Provenza che fece riunire i sovrani ed i consiglieri nella sala principale.
Così, attraverso dei passaggi segreti, riuscì a non farsi vedere dagli occhi curiosi che c’erano a corte e si recò alle stalle dove preparò Achille il suo possente cavallo morello.
Appena fu pronto la ragazza montò in sella e si tirò sopra il capo il cappuccio del mantello per non farsi riconoscere.
Era quasi arrivata ai cancelli quando qualcuno l’affiancò a cavallo.
“Non vorrei irritarvi vostra grazia, ma ho ordine di seguirvi” disse la figura misteriosa alla sua destra.
Aäron desidero andare da sola” rispose Sophie senza guardare l’amico che conobbe molti anni prima, il primo giorno che dopo la sua interminabile malattia era riuscita ad uscire in giardino. Il bambino timido era divenuto un ragazzo ventenne a capo delle guardie reali, come il padre d'altronde che aveva salvato la famiglia reale da un’ imboscata.
“Sophie sai bene che devo seguirti” disse amichevolmente lui.
“Stammi dietro allora” detto questo Sophie scoccò le labbra e fece una lieve pressione sulla pancia del cavallo che partì al galoppo. Il cappuccio si tolse quasi subito ed i capelli si liberarono nell’aria riflettendo il loro colore ramato.
Si piegò in avanti per tagliare il vento in modo che Achille, il suo grosso cavallo, potesse aumentare la velocità. La ghiaia della strada sparì, Sophie si lasciò alle spalle il castello mentre le vaste praterie verdi  la chiamavano.
Il respiro di Achille si fece più corto, i movimenti più veloci e per quanto possente fosse, alla terra non sembrava pesare in quanto corresse leggero senza buttare tutto il peso sull’erba verde.
Sophie capiva il cavallo e lui capiva lei, si era creato un certo rapporto fra loro di simpatia, entrambi erano assetati di velocità e di libertà.
Le vaste coltivazioni di tulipani si mostrarono davanti alla principessa la quale decise di tornare sulla strada per non rovinare il lavoro dei contadini. Adorava i fiori, i loro colori sgargianti le mettevano allegria e se capitava, durante le sue fughe, di imbattersi in un cespuglio di margherite non perdeva l’occasione di crearsi una deliziosa coroncina, o a decorare la criniera di Achille. Era per questo che la sua stagione preferita era la Primavera.
All’orizzonte Sophie vide con piacere il mare, era arrivata alla scogliera, segno che il castello era lontano. Rallentò il galoppo del cavallo fino a farlo diventare un trotto, un passo e infine si fermò a qualche metro dal bordo scivoloso. Entrambi avevano il fiatone, Achille respirava forte riempiendo bene i polmoni e buttando fuori, rumorosamente, l’aria dalle narici.
La ragazza si guardò indietro, all’inizio pensò che l’amico non l’avesse seguita, ma non fece in tempo a realizzarlo che una macchia bianca e nera si stava avvicinando velocemente a lei.
Il nero dei capelli di Aäron era riconoscibile ovunque, così marcato e vivo che avrebbe fatto invidia all’inchiostro proveniente dalle Indie. Il manto del suo cavallo era invece grigio come i fiori di un ciliegio in primavera.
Arrivò accanto a Sophie piegato in due dalla fatica. La ragazza rise piano e aspettò che l’amico riprendesse le forze prima di parlare.
“Che razza di capo delle guardie sei se non riesci a stare dietro ad una povera fanciulla indifesa?!”
“Per diamine! La fanciulla indifesa possiede il cavallo più veloce di tutto il continente..” esclamò indicando Achille. Sophie accarezzò il collo sudato dell’animale e gli sussurrò qualche parola dolce. Aäron rimase a guardarla con un piccolo sorriso sul volto.
“Andiamo, vi porto in un posto dove potete riposarvi..”
“Potete?” chiese il ragazzo.
“Certo tu e i nostri cavalli, sai anche Achille ha bisogno di riprendere le forze” risero piano, poi Sophie fece ripartire il cavallo al passo verso il bosco.
“Niente tiara oggi?”
“No, sono stata assolta dai miei doveri e per quanto non mi dispiaccia indossarla, non volevo portarla con me, non volevo farmi riconoscere” infatti Sophie quella mattina aveva ordinato alla serva di lasciare i capelli sciolti, ma di raccogliere i ciuffi che le ricadevano spesso sul viso. Lo donna quindi le aveva raccolto le ciocche ribelli in due piccole trecce che aveva tirato indietro come ornamento sul capo e per abbellirle ci aveva infilato un nastro dello stesso colore rosa cipria dell’abito.
“Comunque si ti dona quell’acconciatura, fa sembrare il tuo volto più rilassato”
“Grazie Aäron, come ben sai sono allegra in questi giorni, l’inverno si è ritirato e i boccioli cominciano ad aprirsi in magnifici fiori colorati”
“Dimenticavo la tua devozione per i colori ed il sole”.
I ragazzi si fermarono sotto un salice piangente che faceva cadere i suoi rami in un piccolo stagno azzurro. Sophie scese da cavallo ignorando l’aiuto offerto dall’amico e dopo aver steso una coperta,precedentemente legata alla sella, si sedette.
Per quanto ribelle o stravagante potesse sembrare la principessa, non dimenticava gli insegnamenti ricevuti e mentre Aäron si sdraiò sul telo, lei rimase in posizione eretta con le mani unite in grembo.
“Come fai a fuggire di nascosto dal castello e trovare questi luoghi?” chiese il ragazzo puntando i suoi magnifici occhi verdi su Sophie.
“Io e Achille siamo curiosi tutto qui” le labbra fine dell’amico si aprirono in un sorriso. Intrecciò le braccia dietro alla testa e appoggiò la massa di capelli mossi nerissimi su di esse. I suoi capelli non erano lunghi, arrivavano solo alla mascella squadrata, ma erano molti, così tanti che si passava spesso una mano tra di essi per liberare la fronte alta.
“Dovrei accompagnarti più spesso allora, così ho una scusa per non girare a vuoto  per il castello sotto gli occhi di madri che vogliono maritare le figlie”
“Oh si, ho sentito che a corte sei molto richiesto e anche delle dicerie sulla duchessa De Marie” disse Sophie stuzzicando l’amico, il quale sbuffò  con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurrissimo e senza nuvole.
“Le ho sentite anche io, tutte frottole amica mia, per ora non penso minimamente di chiedere la mano a nessuna di quelle arpie in cerca di qualche privilegio in più”
“Non essere così duro, ormai è ora, non penserai di vivere la tua vita solo per il tuo impiego reale, cerca l’amore Aäron..”
Aäron si alzò e si avvicinò all’amica con sguardo serio.
“L’amore, appunto! E’ quello che cerco e non lo troverò in nessuna di quelle ragazze!”
“Ma come fai a dirlo se neanche ci provi. La duchessa di Flour! Sì perfetto, è una ragazza gentilissima e con ottimi insegnamenti e..”
“Oh al diavolo! E’ follemente innamorata del mio secondo da molto ormai” gli occhi verdi erano fissi su quelli di Sophie e un piccolo e timido sorriso spuntò sul suo volto facendo scaldare il cuore alla ragazza.
“ Ora comprendo il tuo comportamento testardo! C’è un’ altra fanciulla che occupa i tuoi pensieri!” affermò lei sorridendo, il ragazzo spalancò gli occhi facendo trasparire una leggera sfumatura azzurra attorno alla pupilla.
“Io non ho detto nulla..”
“Non è servito, i tuoi occhi esprimono tutto. Ebbene, chi è? Ti prego non la contessa Patrick perché non riesco a tollerarla” Aäron rise vedendo il viso contrariato dell’amica.
“No, non è lei, anche se devo ammettere che riesce a far intendere benissimo alle persone cosa desidera, una volta mi ha costretto a seguirla in un corridoio deserto e..”
“Non dirmi una parola di più, conosco benissimo la sua cattiva reputazione per la sua immoralità, solo … non avrai approfittato del suo comportamento poco cristiano vero?”
“No, te lo assicuro. Come hai detto tu il mio cuore appartiene ad un’atra, non avrei mai potuto” Sophie tirò un sospiro di sollievo, voleva molto bene ad Aäron e desiderava che trovasse una donna che lo rendesse felice.
“Me lo dirai mai a chi appartiene?”
“Forse..” si limitò a dire il ragazzo prendendo la mano fredda di Sophie. Entrambi guardarono verso il basso, il pollice della grande mano calda del ragazzo accarezzava il dorso di quella delicata si Sophie.
“Non farei mai nulla che ti rechi dispiaceri o rabbia Sophie” sussurrò Aäron.
“A me preme che tu sia felice, te lo meriti, puoi sposare chiunque tu voglia, basta che non ti dimentichi di me..”
“Non potrei mai dimenticarmi della mia futura regina”.
Aäron si portò la mano di Sophie sino alle labbra che la baciarono delicatamente. La ragazza si sentì avvampare e non riuscendo a sostenere lo sguardo dell’amico si rivolse ai cavalli che pascolavano. Il ragazzo lasciò andare la mano di lei e una nota di delusione trasparì dai suoi occhi.
“Forse dovremo rientrare..” disse piano Sophie.
“Sì, dovremmo..” rispose il ragazzo guardando a terra.
 
Aäron piegava la coperta mentre Sophie tirava le selle dei cavalli. Sì girò verso lo stagno e non poté distogliere lo sguardo dall’amico che si legava la cintura con la spada alla vita. Era proprio un ragazzo, o meglio un uomo affascinante.
Nei confronti di Sophie aveva sempre dimostrato simpatia, era bello e la mente della ragazza a volte riusciva a farle immaginare i muscoli delle spalle o delle braccia, delineati dagli indumenti, tutte cose poco caste a cui non doveva badare.
“Cos’hai?” chiese l’amico sorridendo notando due occhi nocciola su di lui.
“Nulla, stavo guardando quanto ci mettessi a indossare quella cintura!” mentì lei.
A quindici anni Sophie si era invaghita di Aäron , ma dopo vari eventi cercò di dimenticarselo, anche se non le era passata del tutto. Lei era destinata a più di un semplice comandante, sua madre ambiva a principi, futuri re, primogeniti di famiglie molto nobili. L’attrazione però era evidente, per quanto lei cercasse di nasconderla, certe volte aveva pensato che le sarebbe piaciuto baciarlo, con foga facendo passare la sua mano fra i suoi capelli. Tutti pensieri che la faceva arrossire ogni volta, quindi cercava di evitarli anche se bastavano quei due occhi verdi a farla perdere in un abisso.
Quando finalmente il ragazzo fu pronto tornarono sulla strada e galopparono veloci verso il castello.
Appena misero piede nella grande reggia, dopo aver sistemato i cavalli, una guardia gli andò in contro.
“Vostra Grazia” disse inchinandosi “Comandante” affermò verso Aäron “I sovrani desiderano parlarvi”. I due si guardarono interrogativi, anche se entrambi avevano timore di venire ripresi per essere fuggiti per qualche ora.
Entrarono nella sala del trono, dove i reali li attendevano. L’uomo che portava la corona dorata sul capo era sereno,  i capelli corti, una volta neri, erano ormai scoloriti dalla vecchiaia. Gli anni passati a corte l’avevano inoltre ingrassato di qualche kilo, ma era rimasto il re giusto e buono di sempre.
Al contrario la regina aveva lo sguardo severo, gli occhi azzurri correvano tra i due giovani velocemente, facendo accelerare il cuore a Sophie.
“Eccovi qui!” esclamò Guglielmo alzandosi dal trono. I due ragazzi fecero una breve reverenza.
“Vi ho fatti chiamare per comunicarvi delle novità..” si avvicinò ai giovani e continuò “Oggi è arrivata una lettera dalla Provenza che ci informava che i parenti di Rose sarebbero arrivati prima della data prevista..arriveranno quindi domani” finì di dire il re sorridendo.
“Questa notizia che vi è stata comunicata vi coinvolgerà entrambi” disse la regina ancora seduta sul trono.
“Come, Vostra Maestà?” chiese educatamente Aäron curioso.
 “Voi Aäron dovrete prendervi cura dei giovani cugini di Sophie e del loro ospite, ma questo non dovrebbe essere un compito nuovo per voi” disse il re appoggiando una mano sulla spalla del giovane che annuì “Sarà un onore  Vostra Maestà” rispose serio Aäron.
“Bene potete andare grazie” disse Rose rivolta al giovane comandante il quale si inchinò, lanciò un’occhiata rassicurante a Sophie e uscì dalla stanza.
“Sophie cara tu avrai un compito semplice.. non potrai uscire dai cancelli per qualche tempo..” disse il padre tutto d’un fiato.
“Vi state prendendo gioco di me padre?Vero?” chiese Sophie piano.
“No nient’affatto..” rispose la regina.
“E..e posso saperne il motivo?”
I sovrani si guardarono a lungo lasciando Sophie sconvolta, poi la regina si alzò e affiancò il re. I capelli color mogano erano raccolti e l’elegante corona era stata incastrata nell’acconciatura, l’abito blu notte faceva splendere l’azzurro degli occhi e tutta la bellezza di Rose.
“Mia cara, ai tuoi cugini si unirà un altro giovane uomo..” la madre esitò la sua voce era ferma, ma entrambi i genitori erano curiosi della reazione della figlia, che non arrivò. Sophie non capiva, cosa aveva fatto di così grave? Come potevano farle una cosa tanto crudele.
“Non capisco, cosa centra con il fatto che non posso cavalcare?”
“Non potrai uscire in sua presenza, il motivo non te lo possiamo dire” disse il padre dolcemente.
“Ma se Aäron mi accompagnasse?”
“Sophie..” cominciò la madre.
“Se non lui un’altra guardia, per favore non posso, non potete farmi rinunciare a ciò che mi rende felice!” disse la ragazza sull’orlo di una crisi di pianto.
I sovrani si scambiarono altri sguardi, entrambi sembravano veramente dispiaciuti di togliere questo alla figlia, più il re che la regina.
“Sophie, sei una principessa e fuggire dal castello da sola ti è sempre stato negato, ma tu hai comunque disubbidito a ogni regola. Prendila come lezione, non uscirai con Achille, finché il principe sarà al castello” disse la madre fredda, o almeno ci provò.
“Madre vi supplico, non potete..”
“Basta così cara” disse il re.
“Aspettate..principe? Avete detto principe?” le lacrime rigavano ormai il volto di Sophie, ma voleva capire il vero motivo, i suoi genitori non erano persone che facevano questo genere di cose senza una valida ragione.
“Sì, ma non diremo di più..ora vai a prepararti per la cena..” rispose Rose non riuscendo a guardare in faccia la figlia. Sophie si guardò attorno, persa. Si asciugò una guancia con il palmo della mano, tornò in posizione eretta e si voltò in direzione della porta. Appena toccò la maniglia si fermò.
“Non lo faccio con cattiveria, ma spero capiate che non rispetterò la vostra regola inutile e senza fondamenta!” affermò Sophie con voce tremante prima di uscire dalla sala.
 
  
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