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Autore: Misdom    27/04/2014    3 recensioni
[The Kane Chronicles]
In un cimitero di Brooklyn, Anubi, Dio egizio dell'Oltretomba, si accorge che qualcosa è cambiato, in lui, come se qualcosa (o qualcuno) avesse risvegliato la sua parte mortale, trascinandolo in uno stato di confusione. Quali sono i pensieri di Anubi, e quali nei riguardi di Sadie? Cosa succede, nel frattempo, nella lotta di Sadie e Carter contro Apophis?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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La morte è fredda. A volte non riesci ad evitare di constatarne l’ovvietà.
Eppure, questa è la sua vita: vivere nella morte, in mezzo alle anime di tanti corpi privati del loro contenuto spirituale. Anubi non ci fa caso, è nato per quello, e dopo cinquemila anni senza conoscere altre realtà se n’è abituato. La morte non gli fa effetto, ovviamente. È un dio, il dio dell’Oltretomba, come potrebbe questa fargli effetto?
Cammina sulle lapidi. Legge i nomi, scorrendoli velocemente uno a uno. No, non li conosce; tutti hanno scelto di credere in qualcos’altro, ormai, e nella loro vita dopo la morte non hanno incontrato il dio egizio. Nessuno crede più agli dei egizi, non più. Eppure lui esiste. Esiste, e si sente vivo.
La sua immortalità è sempre stata la stessa: caratterizzata dal non potersi muovere se non in zone di morte, una noia continua frammentata dalla divisione di Ka e Ba. Anubi sa che la sua non-esistenza è tanto futile quanto importante. È importante per il ruolo che svolge nell’Oltretomba – chi potrebbe farlo se non lui? –, ma anche futile. Si sentiva vuoto. Cos’era, lui, se non un dio? Cosa sarebbe stato, se gli avessero tolto la sua carica? Un involucro vuoto. Perché, ormai, il suo ruolo nell’Oltretomba non solo era parte di lui, ma era lui. Non era nessun’altro.
Già, era. Fino a quando un’irritante biondina dalle ciocche colorate aveva sfondato la sua parte impassibile, irrompendo come un uragano in un paese vuoto e desolato, facendo vorticare ciò che era in lui. Allora anche gli dei provano emozioni, aveva pensato. Anche gli dei possono vivere.
Si mette le mani in tasca, dando un calcio ad un sasso trovato sull’erba che cresce intorno alle tombe. Questo vola lontano, tanto che non si sente il rumore di dove atterra. Scuote la testa. Non deve pensare a lei in quel modo. Non può permettersi di farlo. Semplicemente, non può.
Eppure è così difficile sbarazzarsi dei propri sentimenti, soprattutto quando sono i primi che provi dopo un bel po’ di tempo. È come se la barriera impenetrabile si fosse rotta in lui. Ma Anubi sa che non può.
Eppure… è ancora vivido il ricordo di qualche mese prima, il bacio che gli ha rubato proprio in quel cimitero di Londra. Era stato il suo silenzioso regalo di compleanno, anche se, più che un regalo a lei, l’aveva fatto a se stesso. Non si era mai sentito così: sentiva dovere baciarla, toccarle le dita, tranquillizzarla – e sì che era già una ragazzina forte, coraggiosa e determinata. E così, sorprendendo anche se stesso, le aveva dato un leggero bacio sulle labbra, scomparendo l’attimo dopo.
Si siede a terra. Non dovrebbe ripensarci. Che gli sta succedendo? È un dio, non un mortale qualunque, non deve osare aggrapparsi a solo una di quelle vane speranze che crepitano in lui come fuochi fatui. Non sa nemmeno lui cosa vuole veramente. Sadie? È lei che ha svegliato la sua parte mortale senza chiedere il permesso. Ma non… non capisce, semplicemente, il perché.
Sta diventando umano? L’unica certezza che ha è che… no, non ha certezze.
Sadie è il motivo o la causa di quella voglia, a cui lui non osa dare nome, di diventare mortale? Sì, ci aveva pensato. Rinunciare all’immortalità. Sconvolgere tutto. Una cosa così impossibile e pazza, da essere totalmente bella come prospettiva. Una prospettiva così caldo e accogliente, e nello stesso tempo così letale. Eppure era impossibile. E che può fare? L’unico motivo per diventare mortale è lei – Sadie, che forse non lo voleva neppure. Si mette la testa fra le mani, confuso. Da quando ha incominciato a ragionare da umano?
Cerca di svuotare la mente, invano. L’immagine del suo viso, della sua coraggiosa cocciutaggine, dei suo occhi accesi, lo colmano di speranze inutili. Tiene lo sguardo basso, cercando di ragionare freddamente, ma non ci riesce, e stare immobile stranamente non lo aiuta. Una parte remota in lui spera vivamente che qualche anima si presenti al cimitero, per liberarlo dai suoi pensieri – come se bastasse.
È ancora vivida l’immagine di loro due al ballo del liceo di Sadie. Anche se lui era venuto lì per avvertirla, e quel ballo volteggiante sulla pista non era che un modo come un altro per farle arrivare l’informazione – un ballo interrotto dall’arrivo del suo bisnonno Shu. Era comunque riuscito a farle capire che, forse, c’era un “noi”, per quanto stravagante. Era sicuro di aver arrossito, la prima volta dopo millenni: le emozioni avevano preso il sopravvento, e si sentiva come se il suo cuore si fosse liberato dalla morsa dell’immortalità per battere sempre più forte, come quello di un umano.
E poi gli dei gli avevano vietato di vederla.
E lei ora era in missione per combattere e sconfiggere Apophis, che voleva inghiottire il sole, per impedire che il caos prenda il sopravvento sul Maat.
Non dovrebbe essere normale, per un dio, provare tutto ciò che prova in quel momento Anubi – confusione, odio, amore, mischiati in una miscela come sentimenti esplosivi - ma lui, per quanto non ci fosse abituato, non vuole spegnerli, non osa. Anche se potrebbe.
D’ un tratto si alza in piedi, allarmato da una familiare sensazione. Qualcuno è morto; qualche Ba è giunto nell’Oltretomba. Fa comparire facilmente la porta della Duat, lasciandosi per un attimo alle spalle Sadie, quasi felice di avere un’altra distrazione, e la attraversa, con la sua solita grazia.
Cammina nella Duat, richiamato dalle anime. Più si avvicina ai Ba, più riesce a identificarli: sono due. Cammina con indifferenza, perché la morte non lo riguarda personalmente, e ci è abituato. Intravede in lontananza Lord Osiride, e poi i Ba, le anime delle persone che hanno incontrato la morte da poco.
Sono… sono due ragazzi.
Una consapevolezza raggela subito Anubi sul posto. Guarda con occhi spalancati la scena che gli si presenta davanti. No, non può essere. Non… Non così.
Sadie lo guarda, impassibile, formulando con le labbra le parole “non ce l’abbiamo fatta”.
Anubi cade in ginocchio, guardando davanti a sé. Non prova più niente.



°Angolo personale°
Grazie mille a chi ha letto questa mia primissima One Shot. Se siete arrivati fin qui, vuol dire che non avevate molto da fare... e che quindi potreste *fa gli occhi dolci* lasciare una recensioncina, anche se piccola piccola. E' la prima cosa che posto, quindi siate clementi; ma accetto volentieri anche critiche, che non possono che farmi migliorare. Grazie a tutti!
-Misdom
  
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