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Autore: Shayla_the_angel    20/07/2008    1 recensioni
Orochimaru rapisce una ragazza, che si scopre essere il Raikage del villaggio di Kumo. La giovane incontrerà Tsunade per scopi diplomatici e conoscerà il misterioso Kakashi-sensei. Tra i due nascerà un sentimento molto profondo, ma Orochimaru e l'Akatsuki stanno tramando nell'ombra
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Orochimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kaminari era una ragazza che viveva in uno sperduto villaggio tra le montagne.

Per essere solo una ragazza di diciotto anni era il ninja più forte sul quale contava l’intero villaggio.

Era stata adottata dalla sua attuale famiglia, che contava solo due membri, lei e suo padre.

Forse proprio perché era stata cresciuta da un uomo, era così forte nelle tecniche ninja.

Non sapeva chi erano i suoi veri genitori.

Quella sera era rimasta a casa da sola, quando una scossa fece tremare il soffitto e, dalla libreria cadde un libro. Era un volume rilegato in una copertina gialla.

Si aprì su una pagina dal titolo: ”Il Raikage di Kumo”.

Kaminari lo prese e cominciò a leggere. Parlava di un Villaggio, nascosto a tutti, dove un uomo governava su altri che erano ninja. C’erano altri villaggi come quello. Konoha, Kiri, Suna, Oto, Taki e molti altri. In tutti i villaggi c’era un capo. Alcuni villaggi erano in lotta fra loro. Il più potente, Konoha, era stato attaccato più volte dai villaggi vicini. Una volta anche da un demone.

“Favole per i bambini” disse Kaminari lanciando il libro sulla poltrona.

“Tu sei ancora una bambina” disse un uomo.

“Chi sei?” chiese Kaminari spaventata.

“Solo un amico. Non voglio farti del male Yondaime”.

“Come mi hai chiamata?”.

“Yondaime. È così che ti chiamano tutti”.

“No, mi dispiace, ma hai sbagliato persona”.

Non si fidava di quel tipo. Era alto, con lunghi capelli neri, liscissimi e strani occhi gialli, da serpente.

“Posso sapere come ti chiami?” gli domandò.

“Il mio nome lo conoscerai con il tempo, ma adesso vieni con me”.

Kaminari si oppose, ma l’uomo fece intervenire un ragazzo che se la caricò sulle spalle e la portò via. La giovane cominciò ad urlare. Appena fuori dalla porta vide il cadavere di suo padre. Gli avevano spezzato il collo.

“Lasciatemi andare!” strillò sentendo le lacrime sfiorarle le guance.

L’uomo con i capelli neri la guardò, sorrise, poi la colpì, facendole perdere i sensi.

Quando si risvegliò era stesa a terra. Al buio. Sentiva dell’acqua gocciolare.

“Mi hanno rapito…” pensò.

Cercò di mettersi a sedere, ma le girava la testa.

“Signore, la ragazza si è svegliata” disse il ragazzo che l’aveva portata via.

“Bene. Kabuto, portala qui” ordinò l’altro uomo.

Il giovane la sollevò con estrema facilità, quindi la depose ai piedi dell’uomo.

“Yondaime, mi dispiace averti portata qui con la forza, ma non mi hai dato scelta. Spero che mi perdonerai”.

“Potrei pensarci se sapessi il tuo nome”.

“Giusto, giusto. Il mio nome è Orochimaru. Ti ho portata qui perché il tuo Villaggio ha bisogno di te”.

“Cosa?” domandò lei, interdetta.

“Noto con tristezza che non sei a conoscenza della tua eredità”.

“Purtroppo no, potresti essere così gentile da illustrarmela?”.

“Tu sei la figlia del terzo Raikage di Kumo, il Villaggio del Fulmine. Dopo la morte di tuo padre, spetta a te prendere il suo posto. Io sono il Kokage del Villaggio del Suono. I nostri due Villaggi sono alleati da anni. Ho bisogno del tuo aiuto per sferrare un attacco a Konoha, il Villaggio della Foglia, in modo da mettere finalmente la parola fine ai conflitti del nostro Paese”.

“Come faccio a sapere che tu non mi stia mentendo?”.

“Basta pensare al tuo nome. Fulmine. Chi, se non il Raikage potrebbe chiamarsi così?”.

Kaminari rimase in silenzio per alcuni secondi.

“Slegami e vedrò cosa fare”.

Kabuto la liberò e l’aiutò a rimettersi in piedi.

“Orochimaru, tu mi stai chiedendo un’alleanza, giusto?”.

“Esattamente” disse lui, annuendo.

“Prima portami al mio Villaggio. Voglio essere sicura che ciò che dici è vero”.

L’uomo obbedì. Partirono quella sera stessa. Il tempo minacciava pioggia, ma rimase stabile fino a notte fonda.

“Signore, è meglio trovare un riparo prima che diluvi” suggerì Kabuto.

Sia lui che Orochimaru viaggiavano con cappelli che nascondevano loro i visi.

“Buona idea, parla tu con un locandiere e trovaci due stanze”.

“Perché due?”.

“Non vorrai dormire in camera con due uomini” disse Orochimaru sorridendo.

“Assolutamente no. Volevo solo sapere perché voi due dormirete in stanza assieme”.

“Diciamo pure che il mio fidato assistente è responsabile della mia stessa vita. Purtroppo ho subito un incidente che mi ha paralizzato entrambe le braccia, ma troverò un rimedio. Fino a quel giorno, sono totalmente dipendente da Kabuto” disse con sincerità.

La giovane ninja annuì, quindi entrò nella locanda. Il proprietario, un uomo sulla sessantina, con radi capelli brizzolati, li accompagnò al piano di sopra e mostrò loro le stanze.

“Ci rivedremo domattina, Kaminari, buona notte” disse Orochimaru entrando nella sua stanza.

La mattina seguente, la ragazza fu svegliata dal continuo bussare alla sua porta. Aprì con sguardo assonnato.

“Chi è?” chiese con la voce ancora impastata dal sonno.

“Sono Kabuto, signorina. Il mio signore mi ha chiesto di svegliarvi e di farvi scendere. Stiamo per partire”.

“Ok, dammi due minuti e scendo”.

Kaminari arrivò al piano terra, pronta a partire.

“Perfetto, andiamo?” chiese Orochimaru calandosi il cappello sopra gli occhi. Le ferite alle sue braccia gli impedivano di muoversi con fluidità e perfino un gesto semplice appariva lento e faticoso.

I tre ripartirono. Attraversarono lande deserte, e, dopo tre giorni di cammino raggiunsero i confini di Kumo.

“Siamo quasi arrivati. Pronta a conoscere il tuo vero mondo?” chiese Orochimaru sorridendole.

Più tempo passava e meno si fidava di quell’essere viscido. Quando venne presentata al Raikage provvisorio, era insieme a Kabuto. Orochimaru preferiva non farsi vedere, per questioni di sicurezza.

“Oh, la figlia del grande Sandaime. Sono anni che vi aspettiamo. Domattina ci sarà la cerimonia. Prego, vogliate seguirmi, signorina” disse un anziano signore.

Kabuto rimase a guardarla, mentre si allontanava, poi raggiunse il suo signore.

“Tutto sta andando secondo i piani, maestro”.

“Sì. Tra poco la notizia del ritorno del Raikage si espanderà in tutto il Paese, arrivando alle orecchie di Tsunade. Quella sciocca cercherà in tutti i modi di ingraziarsi il popolo del Fulmine, ma io l’aspetterò e finalmente avrò la mia rivincita sulla Foglia!” esclamò ridendo fragorosamente.

“Godaime…c’è arrivata notizia che a Kumo è tornata la figlia del terzo Raikage!” esclamò un membro della squadra Anbu.

“Dici sul serio?” chiese Tsunade interrompendo la sua lettura.

“Sì signora. La notizia arriva da una fonte attendibile”.

“Da quanto tempo è arrivata?”.

“Da poche ore”.

“E come fai a saperlo con così poco tempo a disposizione?”.

“Abbiamo preparato uno scambio di messaggi utilizzando gli specchi. Le notizie si trasmettono in pochi minuti, soprattutto in Paesi confinanti tra loro”.

“Perfetto. Dì che voglio ricevere il Raikage il prima possibile”.

Il messaggio fu trasmesso, quindi, alcuni minuti dopo, a Kumo giunse la richiesta.

“Yondaime, il quinto Hokage di Konoha desidera ricevervi il prima possibile” disse una giovane donna a Kaminari.

“Chi è il quinto Hokage?”.

“Una donna. Sostengono che sia uno dei tre ninja leggendari. Si chiama Tsunade. È una donna giusta”.

“Perfetto. La riceverò subito dopo la mia presentazione”.

“Ma è impossibile. Non ce la farà mai ad essere qui in tempo, e voi non riuscirete ad essere a Konoha in poco tempo”.

“Scusami, mi sono fatta fraintendere. Volevo dire che partirò appena dopo la cerimonia. Non voglio che a Konoha pensino che sono una scansafatiche e poi non è educato far spostare persone più anziane”.

La ragazza rimase allibita.

“È molto giovane, ma parla con saggezza” pensò ritirandosi.

La risposta viaggiò sugli specchi, giungendo a Konoha e portando il sorriso sulle labbra di Tsunade.

“Che il Villaggio venga informato di questo avvenimento” disse.

“Avete sentito? Tra pochi giorni arriverà il Raikage!” esclamò Sakura.

“Beh? Cosa mi interessa? Sarà un vecchietto decrepito!”.

“Prima di tutto non dovresti dire così. L’ incontro tra Tsunade e il Raikage potrebbe portare la pace tra i nostri due villaggi, in più, ho saputo da fonti affidabili che il kage del fulmine è una ragazza di diciotto anni! Il più giovane della storia!”.

Sia Naruto che Sasuke la guardarono.

“Ne sei proprio sicura?” chiesero insieme.

La ragazza annuì.

“E come cavolo ha fatto a diventare kage così giovane? Deve essere un ninja fortissimo!” esclamò Naruto.

“Probabilmente, ma non è detto. A Kumo si diventa kage in linea ereditaria. Potrebbe essere molto più debole di uno dei bambini in Accademia”.

“Uffa! Chissà che noia sarà. Beh, io vado a mangiare qualcosa, venite con me?” chiese Naruto.

I due amici lo seguirono.

“Domani parto” disse Kaminari ad Orochimaru.

“Per dove?”. “Konoha.

Sono stata invitata a conoscere l’Hokage e non ho potuto rifiutare”.

“Lascia che ti accompagni. Potrebbe essere una trappola” disse Orochimaru fingendosi preoccupato.

“Si vede che stai facendo finta di preoccuparti. Non sei bravo a mentire. In ogni caso sì, puoi venire con me”.

Il giorno dopo era tutto pronto. Dopo la cerimonia che durò mezz’ora, un gruppo di ninja abbandonò il Villaggio.

Dopo una giornata intera, entrarono nel Paese del Fuoco. Dopo un altro giorno raggiunsero Konoha.

“Yondaime, siamo così contenti che abbiate accettato il nostro invito” disse Shizune accompagnando la ragazza nel tempio dell’Hokage.

I Jonin di tutto il Villaggio erano all’erta.

“Ragazzi, siate vigili. Potrebbe anche trattarsi di una trappola” disse Kakashi ai suoi allievi.

Ormai sospettavano di ogni straniero che entrava a Konoha.

“Yondaime, che piacere conoscervi. Sono il quinto Hokage. Potete chiamarmi Tsunade se preferite”.

“Tsunade, vi prego, chiamatemi pure Kaminari e datemi del tu. Sono molto più giovane di voi e non merito tutto questo rispetto”.

“Beh, mi permetterò di chiamarvi Kaminari, ma non di darvi del tu. È una visita ufficiale questa” disse sorridendo.

“Beh, sono contenta di poter vedere Konoha. È un Villaggio molto bello”.

“Sono contenta che vi piaccia. Vi ho invitata qui sia per conoscervi, ma anche per chiedervi di stipulare un’alleanza tra i nostri Villaggi. Potremmo trarne dei vantaggi”.

“Di che tipo?”.

“Beh, Konoha è un Villaggio molto grande. Potrebbe offrirvi protezione nel caso in cui veniste minacciati da altri Villaggi e poi ho notato che nessun Genin del vostro Villaggio ha partecipato allo scorso esame”.

“Oh, sì. È stato un vero peccato, anche se non ci sono molti ragazzi al Villaggio”.

“Allora, cosa ne dite? Firmiamo quest’alleanza?”.

La ragazza sorrise ed annuì. Dopo questa lunga trattativa, Kaminari si concesse una passeggiata per il Villaggio. Naturalmente i ninja non le toglievano gli occhi di dosso. Era molto interessata ad un ninja di Konoha.

“Scusatemi, voi chi siete?” chiese all’uomo.

“Mi chiamo Kakashi, signorina”.

“Non mi sembrate a vostro agio, come mai?”.

“Non sono abituato a queste formalità. Potreste darmi del tu?” chiese sorridendo.

“Certamente, se ti fa sentire meno a disagio, sono contenta di poterti aiutare”.

Parlarono a lungo, notando di avere molte cose in comune, fino a, quando, Kaminari incontrò, quasi per caso, un gruppo di ragazzini. Due maschi e una femmina.

“Loro tre sono i miei allievi. Il ragazzo biondo si chiama Naruto, l’altro ragazzo si chiama Sasuke, lei, invece è Sakura” spiegò Kakashi.

La ragazza s’immobilizzò e la guardò.

“Ragazzi. Il Raikage” disse tirando gli altri due.

Tutti e tre la guardarono.

“Ma è piccola!” esclamò il ragazzino biondo.

“Naruto! Non mancarle di rispetto!” esclamò la ragazza dandogli un colpo in testa.

Kaminari sorrise.

“Perdonatelo. È uno sciocco” si scusò Sakura.

“Almeno è sincero” disse Kaminari sorridendo.

Voleva conoscere un po’di più quei tre, quindi chiese se poteva unirsi a loro e chiacchierare un po’.

“Certamente” disse Sakura sorridendo.

Kaminari si unì al terzetto.

“Vi prego, fidatevi di questi tre ragazzi. Potreste smettere di seguirmi?” chiese Kaminari ai ninja.

“Ehm…certamente! Ai vostri ordini. Vi aspetteremo al tempio” disse il capitano, poi se ne andò.

Kakashi se ne andò con un cenno.

“Posso chiedervi una cosa?”.

“Certo, dica pure” disse Sakura.

“Datemi del tu. Quanti anni avete?”.

“Quasi tredici”.

“Ecco, io ho cinque anni in più di voi. Non mi sembra il caso di parlare con così tanta formalità”.

“Ok, ma come ti dovremmo chiamare?” chiese Naruto.

“Mi chiamo Kaminari”.

“Significa fulmine!” esclamò Naruto.

“Già. Che fantasia, vero?”.

Naruto sorrise.

“Sasuke, vero? Posso chiederti come mai sei così silenzioso?”.

“Perché non mi va di parlare”.

Passeggiarono ancora per qualche tempo, poi Kaminari tornò al tempio. A metà strada incontrò Kakashi.

“I miei allievi vi hanno fatta disperare?”.

“No. Anzi, sono molto simpatici”.

Continuarono a camminare, fino a, quando Kakashi non prese un’altra strada.

“Le nostre vie si dividono” disse.

“Vediamoci stasera, dopo cena, ok? Almeno mi potrai parlare meglio di Konoha, è un Villaggio così affascinante!”.

“Perché no. Allora a stasera”, poi se ne andò.

“Kaminari, posso parlarvi un attimo, da sole?” chiese Tsunade.

“Certamente. Siete voi la padrona di casa”.

“Ho notato che vi siete interessata a Kakashi Hatake”.

Kaminari arrossì.

“Si vede tanto?”.

“No, non preoccupatevi. Volevo ricordarvi che se non volete che lo sappiano tutti che vi vedrete stasera, potreste andare a vedere le statue degli Hokage. Da lassù il panorama è meraviglioso e potrete rimanere soli a parlare”.

Kaminari sorrise.

“Tsunade, siete gentilissima. Per fortuna ci siamo conosciute!” esclamò, poi uscì.

Quella sera, dopo cena, sentì stringersi lo stomaco.

“È un normalissimo appuntamento. Non deve per forza finire male e poi dovrete solo parlare!” si disse per farsi coraggio.

Kakashi la andò a prendere, senza farsi vedere.

“Dove andiamo?” chiese.

“Alla montagna, dove ci sono gli Hokage, va bene?”.

“Perfetto. Seguimi”.

Come aveva detto Tsunade, lì non c’era anima viva e il panorama era spettacolare. Parlarono a lungo, ma il tempo passò velocemente ed arrivò l'ora di tornare al tempio.

“Caspita. È tardissimo. Non vorrei che qualcuno si accorgesse della mia assenza. È stata una serata meravigliosa”.

Kakashi le sorrise, si tolse la maschera che gli copriva il viso, poi le diede un bacio.

“Per non farti dimenticare la serata” disse, poi se ne andò.

Kaminari andò a dormire, senza riuscire a smettere di sorridere. La mattina seguente incontrò nuovamente Naruto e i suoi amici. Sasuke era sempre muto come un pesce.

“Sasuke ti sfido. Combattiamo”.

“Perché?”.

“Almeno fai qualcosa, invece di startene lì, muto senza far niente”.

Il ragazzo la guardò ed annuì. Si sistemarono nel bosco a sud del Villaggio, quindi si prepararono.

“Solo perché sei un kage, non vuol dire che tu sia più forte di me, lo sai?”.

“Certo, ma non credo che tu mi possa battere”.

Così cominciarono a combattere. Sasuke ce la mise tutta, ma Kaminari era un’avversaria temibile.

“Dove hai imparato a batterti così?” chiese Sasuke.

“Mio padre è stato un buon maestro”.

Sasuke decise di utilizzare lo sharingan e la tecnica del mille falchi.

“Interessante. Allora tu sei l’altro Uchiha” disse Kaminari.

“Hai conosciuto mio fratello?” chiese Sasuke immobilizzandosi.

“Sì, Itachi, giusto?”.

“Esatto, ma quando lo avresti conosciuto?”.

 “Alcuni anni fa. È piuttosto strano”.

“Perché?”.

“Mettiamola pure in questi termini, se tu e lui siete gli ultimi Uchiha rimasti, mi chiedo come mai lui si sia messo a parlare di Madara Uchiha”.

“Chi?” chiese Sasuke smettendo di pensare a qualunque altra cosa.

“Un tizio strano. Ai tempi si diceva che fosse uno dei fondatori del villaggio, ma non ci credo. Dovrebbe avere almeno un centinaio di anni, se fosse vero”.

“Dove si trova?”.

“Non lo so. O almeno, quando tuo fratello ne parlava doveva trovarsi qui in zona. Mi ricordo che disse circa così. Madara è troppo vicino alla Foglia. Non voglio che si venga a sapere della sua esistenza, Sasuke potrebbe cercarlo. O una cosa del genere”.

Sasuke si sedette a terra.

“Non è possibile…non sono morti tutti” pensò nascondendo la testa tra le braccia incrociate poggiate sulle ginocchia.

“Sasuke…” disse Sakura avvicinandosi.

“Lasciamoli da soli. Mi sa che hanno un po’di cose da chiarire”disse Naruto afferrandola per le spalle.

I due ragazzi se ne andarono.

“Sasuke, va tutto bene?” chiese Kaminari.

Il ragazzo annuì, senza alzare la testa. Probabilmente stava piangendo.

“Non volevo rattristarti” disse la ragazza sedendosi vicino a lui.

“Non preoccuparti…non fa niente” disse sollevando lo sguardo. Aveva le guance rigate dalle lacrime.

“Avevo dieci anni, quando mio fratello sterminò il clan. Uccise i nostri genitori davanti a me. Senza avere la minima pietà. Ho vissuto da solo per tutto questo tempo e adesso scopro che non sono rimasto solo io. Sono due anni che mi alleno nella speranza di uccidere mio fratello, ma ho sempre avuto paura. Ucciso lui, non avrei avuto più nessuno”.

“Sasuke…mi dispiace tanto”.

“Voglio trovare Madara. Non mi ricordo chi sia, ma lo troverò e scoprirò la verità”.

“Voglio aiutarti”.

“Ma che bel quadretto! Il Raikage e il mio giovane amico Sasuke”.

Era Orochimaru.

“Orochimaru! Cosa ci fai qui? Appena lo verranno a sapere gli altri ti uccideranno!” esclamò Sasuke rimettendosi in piedi.

“Gli altri non lo sapranno se vi uccido prima che possiate dare l’allarme” rispose l’uomo sorridendo.

“Cosa? Perché dovresti ucciderci?” chiese Kaminari.

“Oh, già. Il Villaggio del Suono non ha alleati. Secondo te perché non mi sono fatto vedere nei giorni di permanenza a Kumo? Io sono un nemico di tutti i Villaggi. Sei stata una preda facile da far cadere in inganno. Grazie per avermi condotto a Konoha senza fare fatica”.

Kabuto apparve al suo fianco.

“Falli fuori, ma non fare troppo in fretta. Voglio vederli soffrire” ordinò.

Kabuto si scagliò su Kaminari, ma Sasuke si frappose tra i due.

“Scappa e dai l’allarme”.

“No! Non posso lasciarti qui! Kabuto ti ucciderà”.

“Resisterò, non preoccuparti, ma sbrigati”.

Kaminari annuì e fuggì.

“Che eroe…però sei rimasto da solo. Mi sa che la tua amica non arriverà a destinazione” disse Orochimaru facendosi aiutare nell’evocazione del suo serpente gigante.

“Kaminari! Scappa!” gridò Sasuke colpendo Kabuto e mettendosi a correre, cercando di raggiungere la ragazza.

La giovane corse più velocemente possibile, vedendo, con la coda dell’occhio, l’enorme serpente.

“Non devo farmi prendere. Non devo morire…devo avvisare qualcuno. Devo chiamare Tsunade!” pensò.

Uscì dal bosco e si diresse verso Konoha.

“Dove credi di andare?” chiese Kabuto prendendola tra le braccia.

“Lasciami immediatamente!”.

“Altrimenti?” chiese lui in tono di sfida.

Kaminari non attese nemmeno un secondo. Conficcò i denti nell’avambraccio del giovane, poi ricominciò a correre.

“Maledetta. Giuro che ti ucciderò con le mie mani!”, quindi la inseguì.

Nel frattempo, Sasuke, era stato acciuffato dal serpente che lo teneva stretto tra le sue spire.

“Potrei stritolarti, fino a farti schizzare fuori gli occhi dalle orbite…lo sai?” chiese il serpente.

“Temo che il tuo padrone te la farebbe pagare cara. Io porto il suo marchio!”.

Kaminari riuscì ad intravedere le prime case, quindi utilizzò tutte le sue forze per raggiungere la meta. Kabuto non si diede per vinto, si lanciò e l’afferrò per le caviglie, facendola cadere a terra.

“Non te ne andrai così facilmente”.

In lontananza apparve Kakashi. Kabuto lo vide e si dileguò.

“Kaminari, va tutto bene?” chiese l’uomo vedendo la ragazza stesa a terra.

“Orochimaru, è nel bosco. Sasuke è laggiù. Ha evocato un serpente enorme…” disse chiudendo gli occhi.

Kakashi annuì e andò verso il bosco.

“Non puoi andarci da solo. Orochimaru ti ucciderebbe” disse Kaminari.

“Se non ci vado, Sasuke potrebbe morire”.

“Vengo con te”.

“No, sei ferita e stanca. Vai al tempio e avvisa tutti. Riuscirò a trattenere quel mostro per qualche minuto”.

“Non morire” disse la ragazza, arrossendo.

Si alzò e riprese a correre verso Konoha. Kakashi sorrise e andò verso il bosco.

“Kaminari…cosa succede?” chiesero Naruto e Sakura.

La ragazza cadde in ginocchio e cominciò a piangere.

“Sasuke e Kakashi sono nel bosco. Orochimaru ha evocato un serpente. Moriranno entrambi!”.

Sakura sbiancò improvvisamente.

“Naruto, vai ad avvisare Tsunade, Kaminari, tu vieni con me. Ho bisogno del tuo aiuto per avvisare tutto il Villaggio”.

Non c’era un secondo da perdere. La vita di due ninja era appesa ad un filo di lana.

“Pensi che Kakashi se la possa cavare da solo?” disse Naruto.

“Non credo. Hai visto Kabuto e cos’è in grado di fare. Se si impegnasse riuscirebbe ad uccidere anche Kakashi” rispose Tsunade.

“Maestro Asuma! Aiuto!” disse Sakura raggiungendolo.

“Sakura, cosa succede?”.

“Orochimaru è nel bosco. Kakashi è in pericolo!”.

“Cosa? Kakashi?”.

“Sì, anche Sasuke. L’Hokage e la squadra Anbu sono già là, ma credo serva tutto l’aiuto possibile”.

“Giusto, io vado a chiamare gli altri Jonin, tu cerca di non far scatenare il panico tra i ragazzi. Non dire a nessuno quello che sta succedendo”.

“Ma si faranno domande vedendo tutti i ninja più forti allontanarsi da Konoha”.

“Tu cerca di mantenere il controllo della situazione”.

Tutti erano stati avvisati.

“Sakura, io devo tornare laggiù”.

“No, potresti morire”.

“Devo andare. È una questione personale. Orochimaru deve pagare per quello che mi ha fatto e poi so che avranno bisogno di me”.

“È per il maestro Kakashi, vero?” chiese Sakura.

Kaminari arrossì notevolmente.

“Non ho nulla da obbiettare. Non è un brutto uomo, e poi credo che gli servirebbe un po’di compagnia, ma non avete troppi anni di differenza?”.

“Beh, sono otto anni, ma siamo uguali. E la cosa sembra non dargli fastidio”.

“Perché? Si è già dichiarato?”.

“No, ma, insomma…siamo già usciti, ieri sera…in ogni caso non mi sembra il momento di parlare di questo. Io vado. Ti prego, non mi seguire. Non voglio metterti in pericolo”.

Sakura annuì, quindi, non appena Kaminari si allontanò, corse a chiamare gli altri Chunin.

“Hinata, Neji. Radunate le vostre squadre. Dobbiamo andare nel bosco a sud”.

“Cos’è successo?” chiese Neji.

“È una cosa lunga da spiegare. Sappi che si tratta di Orochimaru. Sbrigatevi!” disse, poi corse ad avvisare anche Ino.

Nel frattempo, nel bosco, Kakashi aveva raggiunto Orochimaru.

“Bene. Il famoso copia ninja Kakashi. Credo che qualcuno voglia vederti” disse l’uomo inclinando la testa e sorridendo.

Da dietro un albero lì vicino apparve Itachi.

“Itachi Uchiha? Come mai in compagnia di Orochimaru?” chiese Kakashi cercando di mantenere il suo sangue freddo.

Naruto cercò di raggiungere il tempio di Tsunade nel minor tempo possibile, ma c’era troppa gente in giro per il Villaggio. Corse come mai aveva fatto. Raggiunse il tempio dell’Hokage dopo alcuni minuti.

“Tsunade!! C’è Orochimaru nel bosco a sud! Ha bloccato Kakashi e Sasuke!” gridò riprendendo fiato.

“Ne sei sicuro?” chiese la donna alzandosi di scatto da dietro la scrivania.

“Sì. Kaminari era con Sasuke, ma è riuscita a fuggire e ad avvisare me e Sakura!”.

I membri della squadra Anbu non si fecero dare ordini. Partirono quasi immediatamente, decisi a fermare Orochimaru per sempre.

“Io vado con loro. Tu vai ad avvisare Asuma e gli altri”.

“Vengo con voi. Ad avvisare gli altri ci stanno già pensando le ragazze”.

“Sapendo che Orochimaru sarebbe arrivato a Konoha, ho deciso di aggregarmi. Noi due, insieme siamo in grado di distruggere la Foglia una volta per tutte” disse sorridendo.

In quel momento arrivò Kabuto.

“Signor Orochimaru, la ragazza, il Raikage. Sta tornando indietro” disse.

“Perfetto. Tre in una volta sola!” rispose lui ridendo.

Kakashi si girò.

“Kaminari! Torna indietro!” disse.

La ragazza lo abbracciò.

“Non me ne andrò. Sappilo”.

“Oh, che carini! Vi conoscete da ventiquattro ore e siete già innamorati. Adoro distruggere le coppiette!” esclamò Orochimaru.

Itachi, stufo di quel continuo chiacchierare si mise di fronte a Kakashi.

“Credo che vi ricordiate dei miei occhi, o mi sbaglio”.

“Kaminari, non guardarlo negli occhi”.

“Perché?” chiese la ragazza, ma ormai era troppo tardi.

L’arte illusoria Tsukuyomi di Itachi consisteva nel penetrare nella mente dell’avversario e di poter controllare il tempo, in modo da farne ciò che desiderava. Kaminari si guardò intorno. Era circondata da copie di Itachi.

“Dove diavolo mi hai portata?” chiese spaventata.

“Questo, Raikage, è il mondo dello Tsukuyomi. Qui sono io a controllare il tempo. Da adesso, fino a quando non lo deciderò io, siete nelle mie mani” disse colpendola con il Kunai che teneva in mano.

Per la ragazza sembrò che il tempo non passasse mai. Nella realtà, invece, trascorse appena un istante. Kaminari crollò a terra, non riuscendo a rimanere in piedi. Si portò le mani al petto e sputò un grumo di sangue a terra. Itachi l’aveva quasi uccisa.

“Temo che la ragazza sia meno coriacea di quanto pensassi. Peccato. Ora tocca a voi Kakashi” disse.

“Non è ancora detto!” esclamò Sasuke liberandosi dalle spire del serpente.

“No, Sasuke! Itachi è troppo forte anche per te!”.

“Non ti preoccupare. Io posso contare sullo Sharingan originale. Kaminari potrebbe anche morire se non sarà curata subito” disse Sasuke.

Kakashi guardò la ragazza.

“Kakashi, non ti preoccupare. Io sto bene. Piuttosto, quanto ci metteranno gli altri ad arrivare?” chiese.

“Non lo so. Dovrebbero essere già qui”.

Kabuto si avvicinò.

“Mi sa che la ragazzina non durerà a lungo signore. Cosa vuole farne?”.

“Portamela qui. Voglio essere l’ultimo che vedrà prima di morire” disse Orochimaru. (N.D. A. Frase ispirata da un episodio di Inuyasha ^__^)

Kakashi cercò di opporsi, ma alle sue spalle intravide Kisame, il compagno di Itachi.

“Prego, sarebbe così gentile da alzarsi?” chiese sfiorandolo appena con la sua spada.

“Maledetti. Se gli altri non si sbrigano, siamo morti” pensò alzandosi in piedi.

Kaminari cercò di resistere, ma era troppo debole, quindi finì di fianco ad Orochimaru, volente o nolente. Kakashi affrontò sia Kabuto che Kisame, contemporaneamente.

“Kabuto, noto con gioia che la tua barriera resiste persino alla cara Tsunade!” esclamò Orochimaru soddisfatto osservando la scena.

“Che cosa? Una barriera?” chiese Kakashi.

“Certo. Non penserai mica che lasci venire qua tutti i tuoi amici per farmi rovinare i piani”.

Kaminari, intanto, sentiva le forze abbandonarla. Le ferite inferte da Itachi l’avevano indebolita.

“O la situazione migliora, altrimenti morirò qui…” pensò.

Il suo sguardo cadde su un kunai lì vicino. Allungò una mano per afferrarlo e lo conficcò in una gamba all’uomo. Orochimaru gridò dal dolore, così che sia Kabuto che Itachi si voltarono nella sua direzione.

“Kisame, ci conviene andarcene. Stanno per arrivare tutti” disse Itachi, poi svanì.

Kakashi cercò di contrattaccare, ma Kabuto, preso dal panico lo colpì a tradimento, in pieno petto.

Kakashi stramazzò al suolo.

“Kakashi!” strillò Kaminari rimettendosi in piedi, fregandosene del dolore e del sangue che perdeva dalle ferite.

Orochimaru la colpì ai reni con un calcio, facendola rotolare vicino al Jonin.

“Kakashi!” disse Sasuke avvicinandosi.

“Sasuke! Raikage! Kakashi! State bene?” era la voce di Asuma.

Kabuto, vedendoli, si avvicinò ad Orochimaru, poi se ne andarono.

“Kakashi, ti prego. Rispondimi” supplicò Kaminari sentendo le lacrime scenderle lungo le guance e le forze abbandonarla.

L’uomo emise solo un lungo respiro.

“Lasciatemi passare. Forse posso ancora fare qualcosa!” esclamò Tsunade.

La notizia che Kakashi era ferito, si sparse per tutto il gruppo. Molti, anche se preoccupati, fecero ritorno a Konoha. Rimasero nel bosco solo Gai, Asuma, Kurenai, Naruto, Sakura, Sasuke, Tsunade e Kaminari.

“Ragazzi, portatela da Shizune. Ha bisogno di cure e di riposo” disse l’Hokage.

“No. Io rimango qui”.

“Kaminari, ti prego ascoltami. Anche se rimanessi qui, la situazione non cambierebbe. Ti farò avere tutte le notizie, ma vai al tempio. Nelle tue condizioni devi assolutamente riposare. Itachi è stato crudele con te” disse Sasuke.

La ragazza annuì, quindi cercò di rimettersi in piedi, ma le ferite le avevano fatto perdere molto sangue e non era in grado di camminare. Naruto la prese tra le braccia e, insieme a Sakura, la portò in ospedale. Quando si risvegliò, era ormai sera. Il primo pensiero andò a Kakashi. Si mise a sedere e vide Sasuke seduto vicino al letto.

“Hai avuto la febbre fino a un’ora fa”.

“Come stai?” chiese la giovane.

“Io bene”.

“Kakashi?”.

“Ha riportato delle brutte ferite, ma Tsunade dice che si riprenderà. Avrà solo qualche cicatrice in più” rispose sorridendo.

Kaminari scoppiò a piangere.

“Cos’ho detto?” domandò il ragazzo, preoccupato.

“Nulla. È solo che temevo morisse” rispose lei asciugandosi le lacrime.

Sasuke le tese una mano.

“Vieni. Ti porto da lui”.

La lasciò davanti ad una porta.

“Non preoccuparti. Nessuno verrà a disturbarvi” disse aprendole la porta.

Dentro la stanza era in semi oscurità. Il letto era illuminato dalla tenue luce della luna che entrava da una vetrata in fondo alla stanza.

“Kakashi…” disse lei avvicinandosi piano.

“Kaminari…temevo non venissi più a trovarmi” rispose.

Aveva il torace fasciato in candide bende. I capelli gli ricadevano ribelli davanti agli occhi. “Mi hai fatto prendere un bello spavento” disse la ragazza scostandogli i capelli dal viso.

Lui la guardò.

“Ti avevo detto di andartene, ma non mi hai dato ascolto”.

“Invece avrei dovuto. Sono stata solo d’impiccio. Per colpa mia Kabuto ti ha colpito”.

“Non è stata colpa tua, anzi. È stato solo merito tuo se Kabuto ha perso la concentrazione necessaria per mantenere alzata la barriera” rispose accarezzandole una guancia.

Rimasero così, fino a quando le prime luci dell’alba illuminarono meglio la stanzetta.

“Ora è meglio che tu vada. Probabilmente Shizune vorrà vederti per medicarti le ferite”.

Kaminari sorrise e lo baciò.

“Per non farti dimenticare ieri”.

“Guarda, a non farmelo dimenticare ci penseranno le cicatrici!”.

 “Domattina ripartirò. Kumo ha bisogno di qualcuno che lo sostenga” gli disse, prima di uscire.

“Ti prego, rimani qui”.

“Non posso. Sono il Raikage. Ho dei doveri nei confronti della mia gente”.

Kakashi annuì. Il giorno dopo, come promesso, Kaminari ripartì, seguita dai suoi ninja. Portò con sé alcuni doni da parte di tutto il Villaggio. Un nastro per i capelli da parte di Sakura, un meraviglioso ciondolo da parte di Tsunade e un piccolo anello.

“Ogni volta che lo guarderai, ricordati di me” le aveva detto Kakashi prima di farla partire. “Tornerò presto” pensò sorridendo.


   
 
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