Kaminari
era una ragazza che viveva in uno sperduto villaggio
tra le montagne.
Per
essere solo una ragazza di diciotto anni era il ninja più
forte sul quale contava l’intero villaggio.
Era
stata adottata dalla sua attuale famiglia, che contava solo
due membri, lei e suo padre.
Forse
proprio perché era stata cresciuta da un uomo, era
così
forte nelle tecniche ninja.
Non
sapeva chi erano i suoi veri genitori.
Quella
sera era rimasta a casa da sola, quando una scossa fece
tremare il soffitto e, dalla libreria cadde un libro. Era un volume
rilegato in
una copertina gialla.
Si
aprì su una pagina dal titolo: ”Il
Raikage di Kumo”.
Kaminari
lo prese e cominciò a leggere. Parlava di un Villaggio,
nascosto a tutti, dove un uomo governava su altri che erano ninja.
C’erano
altri villaggi come quello. Konoha, Kiri, Suna, Oto, Taki e molti
altri. In
tutti i villaggi c’era un capo. Alcuni villaggi erano in
lotta fra loro. Il più
potente, Konoha, era stato attaccato più volte dai villaggi
vicini. Una volta
anche da un demone.
“Favole
per i bambini” disse Kaminari lanciando il libro sulla
poltrona.
“Tu
sei ancora una bambina” disse un uomo.
“Chi
sei?” chiese Kaminari spaventata.
“Solo
un amico. Non voglio farti del male Yondaime”.
“Come
mi hai chiamata?”.
“Yondaime.
È così che ti chiamano tutti”.
“No,
mi dispiace, ma hai sbagliato persona”.
Non
si fidava di quel tipo. Era alto, con lunghi capelli neri,
liscissimi e strani occhi gialli, da serpente.
“Posso
sapere come ti chiami?” gli domandò.
“Il
mio nome lo conoscerai con il tempo, ma adesso vieni con
me”.
Kaminari
si oppose, ma l’uomo fece intervenire un ragazzo che se
la caricò sulle spalle e la portò via. La giovane
cominciò ad urlare. Appena
fuori dalla porta vide il cadavere di suo padre. Gli avevano spezzato
il collo.
“Lasciatemi
andare!” strillò sentendo le lacrime sfiorarle le
guance.
L’uomo
con i capelli neri la guardò, sorrise, poi la
colpì,
facendole perdere i sensi.
Quando
si risvegliò era stesa a terra. Al buio. Sentiva
dell’acqua gocciolare.
“Mi
hanno rapito…”
pensò.
Cercò
di mettersi a sedere, ma le girava la testa.
“Signore,
la ragazza si è svegliata” disse il ragazzo che
l’aveva portata via.
“Bene.
Kabuto, portala qui” ordinò l’altro uomo.
Il
giovane la sollevò con estrema facilità, quindi
la depose ai
piedi dell’uomo.
“Yondaime,
mi dispiace averti portata qui con la forza, ma non
mi hai dato scelta. Spero che mi perdonerai”.
“Potrei
pensarci se sapessi il tuo nome”.
“Giusto,
giusto. Il mio nome è Orochimaru. Ti ho portata qui
perché il tuo Villaggio ha bisogno di te”.
“Cosa?”
domandò lei, interdetta.
“Noto
con tristezza che non sei a conoscenza della tua
eredità”.
“Purtroppo
no, potresti essere così gentile da
illustrarmela?”.
“Tu
sei la figlia del terzo Raikage di Kumo, il Villaggio del
Fulmine. Dopo la morte di tuo padre, spetta a te prendere il suo posto.
Io sono
il Kokage del Villaggio del Suono. I nostri due Villaggi sono alleati
da anni.
Ho bisogno del tuo aiuto per sferrare un attacco a Konoha, il Villaggio
della
Foglia, in modo da mettere finalmente la parola fine ai conflitti del
nostro
Paese”.
“Come
faccio a sapere che tu non mi stia mentendo?”.
“Basta
pensare al tuo nome. Fulmine. Chi, se non il Raikage
potrebbe chiamarsi così?”.
Kaminari
rimase in silenzio per alcuni secondi.
“Slegami
e vedrò cosa fare”.
Kabuto
la liberò e l’aiutò a rimettersi in
piedi.
“Orochimaru,
tu mi stai chiedendo un’alleanza, giusto?”.
“Esattamente”
disse lui, annuendo.
“Prima
portami al mio Villaggio. Voglio essere sicura che ciò
che dici è vero”.
L’uomo
obbedì. Partirono quella sera stessa. Il tempo minacciava
pioggia, ma rimase stabile fino a notte fonda.
“Signore,
è meglio trovare un riparo prima che diluvi”
suggerì
Kabuto.
Sia
lui che Orochimaru viaggiavano con cappelli che nascondevano
loro i visi.
“Buona
idea, parla tu con un locandiere e trovaci due stanze”.
“Perché
due?”.
“Non
vorrai dormire in camera con due uomini” disse Orochimaru
sorridendo.
“Assolutamente
no. Volevo solo sapere perché voi due dormirete
in stanza assieme”.
“Diciamo
pure che il mio fidato assistente è responsabile della
mia stessa vita. Purtroppo ho subito un incidente che mi ha paralizzato
entrambe le braccia, ma troverò un rimedio. Fino a quel
giorno, sono totalmente
dipendente da Kabuto” disse con sincerità.
La
giovane ninja annuì, quindi entrò nella locanda.
Il
proprietario, un uomo sulla sessantina, con radi capelli brizzolati, li
accompagnò al piano di sopra e mostrò loro le
stanze.
“Ci
rivedremo domattina, Kaminari, buona notte” disse Orochimaru
entrando nella sua stanza.
La
mattina seguente, la ragazza fu svegliata dal continuo
bussare alla sua porta. Aprì con sguardo assonnato.
“Chi
è?” chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
“Sono
Kabuto, signorina. Il mio signore mi ha chiesto di
svegliarvi e di farvi scendere. Stiamo per partire”.
“Ok,
dammi due minuti e scendo”.
Kaminari
arrivò al piano terra, pronta a partire.
“Perfetto,
andiamo?” chiese Orochimaru calandosi il cappello
sopra gli occhi. Le ferite alle sue braccia gli impedivano di muoversi
con
fluidità e perfino un gesto semplice appariva lento e
faticoso.
I
tre ripartirono. Attraversarono lande deserte, e, dopo tre
giorni di cammino raggiunsero i confini di Kumo.
“Siamo
quasi arrivati. Pronta a conoscere il tuo vero mondo?” chiese
Orochimaru sorridendole.
Più
tempo passava e meno si fidava di quell’essere viscido.
Quando venne presentata al Raikage provvisorio, era insieme a Kabuto.
Orochimaru preferiva non farsi vedere, per questioni di sicurezza.
“Oh,
la figlia del grande Sandaime. Sono anni che vi aspettiamo.
Domattina ci sarà la cerimonia. Prego, vogliate seguirmi,
signorina” disse un
anziano signore.
Kabuto
rimase a guardarla, mentre si allontanava, poi raggiunse
il suo signore.
“Tutto
sta andando secondo i piani, maestro”.
“Sì.
Tra poco la notizia del ritorno del Raikage si espanderà in
tutto il Paese, arrivando alle orecchie di Tsunade. Quella sciocca
cercherà in
tutti i modi di ingraziarsi il popolo del Fulmine, ma io
l’aspetterò e
finalmente avrò la mia rivincita sulla Foglia!”
esclamò ridendo fragorosamente.
“Godaime…c’è
arrivata notizia che a Kumo è tornata la figlia del
terzo Raikage!” esclamò un membro della squadra
Anbu.
“Dici
sul serio?” chiese Tsunade interrompendo la sua lettura.
“Sì
signora. La notizia arriva da una fonte attendibile”.
“Da
quanto tempo è arrivata?”.
“Da
poche ore”.
“E
come fai a saperlo con così poco tempo a
disposizione?”.
“Abbiamo
preparato uno scambio di messaggi utilizzando gli
specchi. Le notizie si trasmettono in pochi minuti, soprattutto in
Paesi
confinanti tra loro”.
“Perfetto.
Dì che voglio ricevere il Raikage il prima
possibile”.
Il
messaggio fu trasmesso, quindi, alcuni minuti dopo, a Kumo
giunse la richiesta.
“Yondaime,
il quinto Hokage di Konoha desidera ricevervi il
prima possibile” disse una giovane donna a Kaminari.
“Chi
è il quinto Hokage?”.
“Una
donna. Sostengono che sia uno dei tre ninja leggendari. Si
chiama Tsunade. È una donna giusta”.
“Perfetto.
La riceverò subito dopo la mia presentazione”.
“Ma
è impossibile. Non ce la farà mai ad essere qui
in tempo, e
voi non riuscirete ad essere a Konoha in poco tempo”.
“Scusami,
mi sono fatta fraintendere. Volevo dire che partirò
appena dopo la cerimonia. Non voglio che a Konoha pensino che sono una
scansafatiche e poi non è educato far spostare persone
più anziane”.
La
ragazza rimase allibita.
“È
molto giovane, ma parla con saggezza”
pensò
ritirandosi.
La
risposta viaggiò sugli specchi, giungendo a Konoha e
portando
il sorriso sulle labbra di Tsunade.
“Che
il Villaggio venga informato di questo avvenimento” disse.
“Avete
sentito? Tra pochi giorni arriverà il Raikage!”
esclamò
Sakura.
“Beh?
Cosa mi interessa? Sarà un vecchietto decrepito!”.
“Prima
di tutto non dovresti dire così. L’ incontro tra
Tsunade
e il Raikage potrebbe portare la pace tra i nostri due villaggi, in
più, ho
saputo da fonti affidabili che il kage del fulmine è una
ragazza di diciotto
anni! Il più giovane della storia!”.
Sia
Naruto che Sasuke la guardarono.
“Ne
sei proprio sicura?” chiesero insieme.
La
ragazza annuì.
“E
come cavolo ha fatto a diventare kage così giovane? Deve
essere un ninja fortissimo!” esclamò Naruto.
“Probabilmente,
ma non è detto. A Kumo si diventa kage in linea
ereditaria. Potrebbe essere molto più debole di uno dei
bambini in Accademia”.
“Uffa!
Chissà che noia sarà. Beh, io vado a mangiare
qualcosa,
venite con me?” chiese Naruto.
I
due amici lo seguirono.
“Domani
parto” disse Kaminari ad Orochimaru.
“Per
dove?”. “Konoha.
Sono
stata invitata a conoscere l’Hokage e non ho potuto
rifiutare”.
“Lascia
che ti accompagni. Potrebbe essere una trappola” disse
Orochimaru fingendosi preoccupato.
“Si
vede che stai facendo finta di preoccuparti. Non sei bravo a
mentire. In ogni caso sì, puoi venire con me”.
Il
giorno dopo era tutto pronto. Dopo la cerimonia che durò
mezz’ora, un gruppo di ninja abbandonò il
Villaggio.
Dopo
una giornata intera, entrarono nel Paese del Fuoco. Dopo un
altro giorno raggiunsero Konoha.
“Yondaime,
siamo così contenti che abbiate accettato il nostro
invito” disse Shizune accompagnando la ragazza nel tempio
dell’Hokage.
I
Jonin di tutto il Villaggio erano all’erta.
“Ragazzi,
siate vigili. Potrebbe anche trattarsi di una
trappola” disse Kakashi ai suoi allievi.
Ormai
sospettavano di ogni straniero che entrava a Konoha.
“Yondaime,
che piacere conoscervi. Sono il quinto Hokage. Potete
chiamarmi Tsunade se preferite”.
“Tsunade,
vi prego, chiamatemi pure Kaminari e datemi del tu.
Sono molto più giovane di voi e non merito tutto questo
rispetto”.
“Beh,
mi permetterò di chiamarvi Kaminari, ma non di darvi del
tu. È una visita ufficiale questa” disse
sorridendo.
“Beh,
sono contenta di poter vedere Konoha. È un Villaggio molto
bello”.
“Sono
contenta che vi piaccia. Vi ho invitata qui sia per
conoscervi, ma anche per chiedervi di stipulare un’alleanza
tra i nostri
Villaggi. Potremmo trarne dei vantaggi”.
“Di
che tipo?”.
“Beh,
Konoha è un Villaggio molto grande. Potrebbe offrirvi
protezione nel caso in cui veniste minacciati da altri Villaggi e poi
ho notato
che nessun Genin del vostro Villaggio ha partecipato allo scorso
esame”.
“Oh,
sì. È stato un vero peccato, anche se non ci sono
molti
ragazzi al Villaggio”.
“Allora,
cosa ne dite? Firmiamo quest’alleanza?”.
La
ragazza sorrise ed annuì. Dopo questa lunga trattativa,
Kaminari si concesse una passeggiata per il Villaggio. Naturalmente i
ninja non
le toglievano gli occhi di dosso. Era molto interessata ad un ninja di
Konoha.
“Scusatemi,
voi chi siete?” chiese all’uomo.
“Mi
chiamo Kakashi, signorina”.
“Non
mi sembrate a vostro agio, come mai?”.
“Non
sono abituato a queste formalità. Potreste darmi del
tu?”
chiese sorridendo.
“Certamente,
se ti fa sentire meno a disagio, sono contenta di
poterti aiutare”.
Parlarono
a lungo, notando di avere molte cose in comune, fino
a, quando, Kaminari incontrò, quasi per caso, un gruppo di
ragazzini. Due maschi
e una femmina.
“Loro
tre sono i miei allievi. Il ragazzo biondo si chiama
Naruto, l’altro ragazzo si chiama Sasuke, lei, invece
è Sakura” spiegò Kakashi.
La
ragazza s’immobilizzò e la guardò.
“Ragazzi.
Il Raikage” disse tirando gli altri due.
Tutti
e tre la guardarono.
“Ma
è piccola!” esclamò il ragazzino biondo.
“Naruto!
Non mancarle di rispetto!” esclamò la ragazza
dandogli
un colpo in testa.
Kaminari
sorrise.
“Perdonatelo.
È uno sciocco” si scusò Sakura.
“Almeno
è sincero” disse Kaminari sorridendo.
Voleva
conoscere un po’di più quei tre, quindi chiese se
poteva
unirsi a loro e chiacchierare un po’.
“Certamente”
disse Sakura sorridendo.
Kaminari
si unì al terzetto.
“Vi
prego, fidatevi di questi tre ragazzi. Potreste smettere di
seguirmi?” chiese Kaminari ai ninja.
“Ehm…certamente!
Ai vostri ordini. Vi aspetteremo al tempio” disse
il capitano, poi se ne andò.
Kakashi
se ne andò con un cenno.
“Posso
chiedervi una cosa?”.
“Certo,
dica pure” disse Sakura.
“Datemi
del tu. Quanti anni avete?”.
“Quasi
tredici”.
“Ecco,
io ho cinque anni in più di voi. Non mi sembra il caso di
parlare con così tanta formalità”.
“Ok,
ma come ti dovremmo chiamare?” chiese Naruto.
“Mi
chiamo Kaminari”.
“Significa
fulmine!” esclamò Naruto.
“Già.
Che fantasia, vero?”.
Naruto
sorrise.
“Sasuke,
vero? Posso chiederti come mai sei così
silenzioso?”.
“Perché
non mi va di parlare”.
Passeggiarono
ancora per qualche tempo, poi Kaminari tornò al
tempio. A metà strada incontrò Kakashi.
“I
miei allievi vi hanno fatta disperare?”.
“No.
Anzi, sono molto simpatici”.
Continuarono
a camminare, fino a, quando Kakashi non prese
un’altra strada.
“Le
nostre vie si dividono” disse.
“Vediamoci
stasera, dopo cena, ok? Almeno mi potrai parlare
meglio di Konoha, è un Villaggio così
affascinante!”.
“Perché
no. Allora a stasera”, poi se ne andò.
“Kaminari,
posso parlarvi un attimo, da sole?” chiese Tsunade.
“Certamente.
Siete voi la padrona di casa”.
“Ho
notato che vi siete interessata a Kakashi Hatake”.
Kaminari
arrossì.
“Si
vede tanto?”.
“No,
non preoccupatevi. Volevo ricordarvi che se non volete che
lo sappiano tutti che vi vedrete stasera, potreste andare a vedere le
statue
degli Hokage. Da lassù il panorama è meraviglioso
e potrete rimanere soli a
parlare”.
Kaminari
sorrise.
“Tsunade,
siete gentilissima. Per fortuna ci siamo conosciute!”
esclamò,
poi uscì.
Quella
sera, dopo cena, sentì stringersi lo stomaco.
“È
un normalissimo appuntamento. Non deve per forza finire male
e poi dovrete solo parlare!” si disse per farsi coraggio.
Kakashi
la andò a prendere, senza farsi vedere.
“Dove
andiamo?” chiese.
“Alla
montagna, dove ci sono gli Hokage, va bene?”.
“Perfetto.
Seguimi”.
Come
aveva detto Tsunade, lì non c’era anima viva e il
panorama
era spettacolare. Parlarono a lungo, ma il tempo passò
velocemente ed arrivò
l'ora di tornare al tempio.
“Caspita.
È tardissimo. Non vorrei che qualcuno si accorgesse
della mia assenza. È stata una serata
meravigliosa”.
Kakashi
le sorrise, si tolse la maschera che gli copriva il
viso, poi le diede un bacio.
“Per
non farti dimenticare la serata” disse, poi se ne
andò.
Kaminari
andò a dormire, senza riuscire a smettere di sorridere.
La mattina seguente incontrò nuovamente Naruto e i suoi
amici. Sasuke era
sempre muto come un pesce.
“Sasuke
ti sfido. Combattiamo”.
“Perché?”.
“Almeno
fai qualcosa, invece di startene lì, muto senza far
niente”.
Il
ragazzo la guardò ed annuì. Si sistemarono nel
bosco a sud
del Villaggio, quindi si prepararono.
“Solo
perché sei un kage, non vuol dire che tu sia più
forte di
me, lo sai?”.
“Certo,
ma non credo che tu mi possa battere”.
Così
cominciarono a combattere. Sasuke ce la mise tutta, ma
Kaminari era un’avversaria temibile.
“Dove
hai imparato a batterti così?” chiese Sasuke.
“Mio
padre è stato un buon maestro”.
Sasuke
decise di utilizzare lo sharingan e la tecnica del mille
falchi.
“Interessante.
Allora tu sei l’altro Uchiha” disse Kaminari.
“Hai
conosciuto mio fratello?” chiese Sasuke immobilizzandosi.
“Sì,
Itachi, giusto?”.
“Esatto,
ma quando lo avresti conosciuto?”.
“Alcuni anni fa.
È
piuttosto strano”.
“Perché?”.
“Mettiamola
pure in questi termini, se tu e lui siete gli ultimi
Uchiha rimasti, mi chiedo come mai lui si sia messo a parlare di Madara
Uchiha”.
“Chi?”
chiese Sasuke smettendo di pensare a qualunque altra
cosa.
“Un
tizio strano. Ai tempi si diceva che fosse uno dei fondatori
del villaggio, ma non ci credo. Dovrebbe avere almeno un centinaio di
anni, se
fosse vero”.
“Dove
si trova?”.
“Non
lo so. O almeno, quando tuo fratello ne parlava doveva
trovarsi qui in zona. Mi ricordo che disse circa così.
Madara è troppo vicino
alla Foglia. Non voglio che si venga a sapere della sua esistenza,
Sasuke
potrebbe cercarlo. O una cosa del genere”.
Sasuke
si sedette a terra.
“Non
è possibile…non sono morti tutti”
pensò
nascondendo la testa tra le braccia incrociate poggiate sulle ginocchia.
“Sasuke…”
disse Sakura avvicinandosi.
“Lasciamoli
da soli. Mi sa che hanno un po’di cose da
chiarire”disse Naruto afferrandola per le spalle.
I
due ragazzi se ne andarono.
“Sasuke,
va tutto bene?” chiese Kaminari.
Il
ragazzo annuì, senza alzare la testa. Probabilmente stava
piangendo.
“Non
volevo rattristarti” disse la ragazza sedendosi vicino a
lui.
“Non
preoccuparti…non fa niente” disse sollevando lo
sguardo.
Aveva le guance rigate dalle lacrime.
“Avevo
dieci anni, quando mio fratello sterminò il clan. Uccise
i nostri genitori davanti a me. Senza avere la minima pietà.
Ho vissuto da solo
per tutto questo tempo e adesso scopro che non sono rimasto solo io.
Sono due
anni che mi alleno nella speranza di uccidere mio fratello, ma ho
sempre avuto
paura. Ucciso lui, non avrei avuto più nessuno”.
“Sasuke…mi
dispiace tanto”.
“Voglio
trovare Madara. Non mi ricordo chi sia, ma lo troverò e
scoprirò la verità”.
“Voglio
aiutarti”.
“Ma
che bel quadretto! Il Raikage e il mio giovane amico
Sasuke”.
Era
Orochimaru.
“Orochimaru!
Cosa ci fai qui? Appena lo verranno a sapere gli
altri ti uccideranno!” esclamò Sasuke rimettendosi
in piedi.
“Gli
altri non lo sapranno se vi uccido prima che possiate dare
l’allarme” rispose l’uomo sorridendo.
“Cosa?
Perché dovresti ucciderci?” chiese Kaminari.
“Oh,
già. Il Villaggio del Suono non ha alleati. Secondo te
perché non mi sono fatto vedere nei giorni di permanenza a
Kumo? Io sono un
nemico di tutti i Villaggi. Sei stata una preda facile da far cadere in
inganno. Grazie per avermi condotto a Konoha senza fare
fatica”.
Kabuto
apparve al suo fianco.
“Falli
fuori, ma non fare troppo in fretta. Voglio vederli
soffrire” ordinò.
Kabuto
si scagliò su Kaminari, ma Sasuke si frappose tra i due.
“Scappa
e dai l’allarme”.
“No!
Non posso lasciarti qui! Kabuto ti ucciderà”.
“Resisterò,
non preoccuparti, ma sbrigati”.
Kaminari
annuì e fuggì.
“Che
eroe…però sei rimasto da solo. Mi sa che la tua
amica non
arriverà a destinazione” disse Orochimaru
facendosi aiutare nell’evocazione del
suo serpente gigante.
“Kaminari!
Scappa!” gridò Sasuke colpendo Kabuto e mettendosi
a
correre, cercando di raggiungere la ragazza.
La
giovane corse più velocemente possibile, vedendo, con la
coda
dell’occhio, l’enorme serpente.
“Non
devo farmi prendere. Non devo morire…devo avvisare
qualcuno. Devo chiamare Tsunade!”
pensò.
Uscì
dal bosco e si diresse verso Konoha.
“Dove
credi di andare?” chiese Kabuto prendendola tra le
braccia.
“Lasciami
immediatamente!”.
“Altrimenti?”
chiese lui in tono di sfida.
Kaminari
non attese nemmeno un secondo. Conficcò i denti
nell’avambraccio del giovane, poi ricominciò a
correre.
“Maledetta.
Giuro che ti ucciderò con le mie mani!”, quindi la
inseguì.
Nel
frattempo, Sasuke, era stato acciuffato dal serpente che lo
teneva stretto tra le sue spire.
“Potrei
stritolarti, fino a farti schizzare fuori gli occhi
dalle orbite…lo sai?” chiese il serpente.
“Temo
che il tuo padrone te la farebbe pagare cara. Io porto il
suo marchio!”.
Kaminari
riuscì ad intravedere le prime case, quindi
utilizzò
tutte le sue forze per raggiungere la meta. Kabuto non si diede per
vinto, si
lanciò e l’afferrò per le caviglie,
facendola cadere a terra.
“Non
te ne andrai così facilmente”.
In
lontananza apparve Kakashi. Kabuto lo vide e si dileguò.
“Kaminari,
va tutto bene?” chiese l’uomo vedendo la ragazza
stesa a terra.
“Orochimaru,
è nel bosco. Sasuke è laggiù. Ha
evocato un
serpente enorme…” disse chiudendo gli occhi.
Kakashi
annuì e andò verso il bosco.
“Non
puoi andarci da solo. Orochimaru ti ucciderebbe” disse
Kaminari.
“Se
non ci vado, Sasuke potrebbe morire”.
“Vengo
con te”.
“No,
sei ferita e stanca. Vai al tempio e avvisa tutti. Riuscirò
a trattenere quel mostro per qualche minuto”.
“Non
morire” disse la ragazza, arrossendo.
Si
alzò e riprese a correre verso Konoha. Kakashi sorrise e
andò
verso il bosco.
“Kaminari…cosa
succede?” chiesero Naruto e Sakura.
La
ragazza cadde in ginocchio e cominciò a piangere.
“Sasuke
e Kakashi sono nel bosco. Orochimaru ha evocato un serpente.
Moriranno entrambi!”.
Sakura
sbiancò improvvisamente.
“Naruto,
vai ad avvisare Tsunade, Kaminari, tu vieni con me. Ho
bisogno del tuo aiuto per avvisare tutto il Villaggio”.
Non
c’era un secondo da perdere. La vita di due ninja era appesa
ad un filo di lana.
“Pensi
che Kakashi se la possa cavare da solo?” disse Naruto.
“Non
credo. Hai visto Kabuto e cos’è in grado di fare.
Se si
impegnasse riuscirebbe ad uccidere anche Kakashi” rispose
Tsunade.
“Maestro
Asuma! Aiuto!” disse Sakura raggiungendolo.
“Sakura,
cosa succede?”.
“Orochimaru
è nel bosco. Kakashi è in pericolo!”.
“Cosa?
Kakashi?”.
“Sì,
anche Sasuke. L’Hokage e la squadra Anbu sono già
là, ma
credo serva tutto l’aiuto possibile”.
“Giusto,
io vado a chiamare gli altri Jonin, tu cerca di non far
scatenare il panico tra i ragazzi. Non dire a nessuno quello che sta
succedendo”.
“Ma
si faranno domande vedendo tutti i ninja più forti
allontanarsi da Konoha”.
“Tu
cerca di mantenere il controllo della situazione”.
Tutti
erano stati avvisati.
“Sakura,
io devo tornare laggiù”.
“No,
potresti morire”.
“Devo
andare. È una questione personale. Orochimaru deve pagare
per quello che mi ha fatto e poi so che avranno bisogno di
me”.
“È
per il maestro Kakashi, vero?” chiese Sakura.
Kaminari
arrossì notevolmente.
“Non
ho nulla da obbiettare. Non è un brutto uomo, e poi credo
che gli servirebbe un po’di compagnia, ma non avete troppi
anni di
differenza?”.
“Beh,
sono otto anni, ma siamo uguali. E la cosa sembra non
dargli fastidio”.
“Perché?
Si è già dichiarato?”.
“No,
ma, insomma…siamo già usciti, ieri
sera…in ogni caso non mi
sembra il momento di parlare di questo. Io vado. Ti prego, non mi
seguire. Non
voglio metterti in pericolo”.
Sakura
annuì, quindi, non appena Kaminari si allontanò,
corse a
chiamare gli altri Chunin.
“Hinata,
Neji. Radunate le vostre squadre. Dobbiamo andare nel
bosco a sud”.
“Cos’è
successo?” chiese Neji.
“È
una cosa lunga da spiegare. Sappi che si tratta di
Orochimaru. Sbrigatevi!” disse, poi corse ad avvisare anche
Ino.
Nel
frattempo, nel bosco, Kakashi aveva raggiunto Orochimaru.
“Bene.
Il famoso copia ninja Kakashi. Credo che qualcuno voglia
vederti” disse l’uomo inclinando la testa e
sorridendo.
Da
dietro un albero lì vicino apparve Itachi.
“Itachi
Uchiha? Come mai in compagnia di Orochimaru?” chiese
Kakashi cercando di mantenere il suo sangue freddo.
Naruto
cercò di raggiungere il tempio di Tsunade nel minor tempo
possibile, ma c’era troppa gente in giro per il Villaggio.
Corse come mai aveva
fatto. Raggiunse il tempio dell’Hokage dopo alcuni minuti.
“Tsunade!!
C’è Orochimaru nel bosco a sud! Ha bloccato
Kakashi e
Sasuke!” gridò riprendendo fiato.
“Ne
sei sicuro?” chiese la donna alzandosi di scatto da dietro
la scrivania.
“Sì.
Kaminari era con Sasuke, ma è riuscita a fuggire e ad
avvisare me e Sakura!”.
I
membri della squadra Anbu non si fecero dare ordini. Partirono
quasi immediatamente, decisi a fermare Orochimaru per sempre.
“Io
vado con loro. Tu vai ad avvisare Asuma e gli altri”.
“Vengo
con voi. Ad avvisare gli altri ci stanno già pensando le
ragazze”.
“Sapendo
che Orochimaru sarebbe arrivato a Konoha, ho deciso di
aggregarmi. Noi due, insieme siamo in grado di distruggere la Foglia
una volta
per tutte” disse sorridendo.
In
quel momento arrivò Kabuto.
“Signor
Orochimaru, la ragazza, il Raikage. Sta tornando
indietro” disse.
“Perfetto.
Tre in una volta sola!” rispose lui ridendo.
Kakashi
si girò.
“Kaminari!
Torna indietro!” disse.
La
ragazza lo abbracciò.
“Non
me ne andrò. Sappilo”.
“Oh,
che carini! Vi conoscete da ventiquattro ore e siete già
innamorati. Adoro distruggere le coppiette!”
esclamò Orochimaru.
Itachi,
stufo di quel continuo chiacchierare si mise di fronte a
Kakashi.
“Credo
che vi ricordiate dei miei occhi, o mi sbaglio”.
“Kaminari,
non guardarlo negli occhi”.
“Perché?”
chiese la ragazza, ma ormai era troppo tardi.
L’arte
illusoria Tsukuyomi di Itachi consisteva nel penetrare
nella mente dell’avversario e di poter controllare il tempo,
in modo da farne
ciò che desiderava. Kaminari si guardò intorno.
Era circondata da copie di
Itachi.
“Dove
diavolo mi hai portata?” chiese spaventata.
“Questo,
Raikage, è il mondo dello Tsukuyomi. Qui sono io a
controllare il tempo. Da adesso, fino a quando non lo
deciderò io, siete nelle
mie mani” disse colpendola con il Kunai che teneva in mano.
Per
la ragazza sembrò che il tempo non passasse mai. Nella
realtà, invece, trascorse appena un istante. Kaminari
crollò a terra, non
riuscendo a rimanere in piedi. Si portò le mani al petto e
sputò un grumo di
sangue a terra. Itachi l’aveva quasi uccisa.
“Temo
che la ragazza sia meno coriacea di quanto pensassi.
Peccato. Ora tocca a voi Kakashi” disse.
“Non
è ancora detto!” esclamò Sasuke
liberandosi dalle spire del
serpente.
“No,
Sasuke! Itachi è troppo forte anche per te!”.
“Non
ti preoccupare. Io posso contare sullo Sharingan originale.
Kaminari potrebbe anche morire se non sarà curata
subito” disse Sasuke.
Kakashi
guardò la ragazza.
“Kakashi,
non ti preoccupare. Io sto bene. Piuttosto, quanto ci
metteranno gli altri ad arrivare?” chiese.
“Non
lo so. Dovrebbero essere già qui”.
Kabuto
si avvicinò.
“Mi
sa che la ragazzina non durerà a lungo signore. Cosa vuole
farne?”.
“Portamela
qui. Voglio essere l’ultimo che vedrà prima di
morire” disse Orochimaru. (N.D.
A. Frase ispirata da un episodio di Inuyasha ^__^)
Kakashi
cercò di opporsi, ma alle sue spalle intravide Kisame,
il compagno di Itachi.
“Prego,
sarebbe così gentile da alzarsi?” chiese
sfiorandolo
appena con la sua spada.
“Maledetti.
Se gli altri non si sbrigano, siamo morti”
pensò
alzandosi in piedi.
Kaminari
cercò di resistere, ma era troppo debole, quindi
finì
di fianco ad Orochimaru, volente o nolente. Kakashi affrontò
sia Kabuto che
Kisame, contemporaneamente.
“Kabuto,
noto con gioia che la tua barriera resiste persino alla
cara Tsunade!” esclamò Orochimaru soddisfatto
osservando la scena.
“Che
cosa? Una barriera?” chiese Kakashi.
“Certo.
Non penserai mica che lasci venire qua tutti i tuoi amici
per farmi rovinare i piani”.
Kaminari,
intanto, sentiva le forze abbandonarla. Le ferite
inferte da Itachi l’avevano indebolita.
“O
la situazione migliora, altrimenti morirò
qui…”
pensò.
Il
suo sguardo cadde su un kunai lì vicino. Allungò
una mano per
afferrarlo e lo conficcò in una gamba all’uomo.
Orochimaru gridò dal dolore,
così che sia Kabuto che Itachi si voltarono nella sua
direzione.
“Kisame,
ci conviene andarcene. Stanno per arrivare tutti” disse
Itachi, poi svanì.
Kakashi
cercò di contrattaccare, ma Kabuto, preso dal panico lo
colpì a tradimento, in pieno petto.
Kakashi
stramazzò al suolo.
“Kakashi!”
strillò Kaminari rimettendosi in piedi, fregandosene
del dolore e del sangue che perdeva dalle ferite.
Orochimaru
la colpì ai reni con un calcio, facendola rotolare
vicino al Jonin.
“Kakashi!”
disse Sasuke avvicinandosi.
“Sasuke!
Raikage! Kakashi! State bene?” era la voce di Asuma.
Kabuto,
vedendoli, si avvicinò ad Orochimaru, poi se ne
andarono.
“Kakashi,
ti prego. Rispondimi” supplicò Kaminari sentendo
le
lacrime scenderle lungo le guance e le forze abbandonarla.
L’uomo
emise solo un lungo respiro.
“Lasciatemi
passare. Forse posso ancora fare qualcosa!”
esclamò
Tsunade.
La
notizia che Kakashi era ferito, si sparse per tutto il
gruppo. Molti, anche se preoccupati, fecero ritorno a Konoha. Rimasero
nel
bosco solo Gai, Asuma, Kurenai, Naruto, Sakura, Sasuke, Tsunade e
Kaminari.
“Ragazzi,
portatela da Shizune. Ha bisogno di cure e di riposo” disse
l’Hokage.
“No.
Io rimango qui”.
“Kaminari,
ti prego ascoltami. Anche se rimanessi qui, la
situazione non cambierebbe. Ti farò avere tutte le notizie,
ma vai al tempio.
Nelle tue condizioni devi assolutamente riposare. Itachi è
stato crudele con
te” disse Sasuke.
La
ragazza annuì, quindi cercò di rimettersi in
piedi, ma le
ferite le avevano fatto perdere molto sangue e non era in grado di
camminare.
Naruto la prese tra le braccia e, insieme a Sakura, la portò
in ospedale.
Quando si risvegliò, era ormai sera. Il primo pensiero
andò a Kakashi. Si mise
a sedere e vide Sasuke seduto vicino al letto.
“Hai
avuto la febbre fino a un’ora fa”.
“Come
stai?” chiese la giovane.
“Io
bene”.
“Kakashi?”.
“Ha
riportato delle brutte ferite, ma Tsunade dice che si
riprenderà. Avrà solo qualche cicatrice in
più” rispose sorridendo.
Kaminari
scoppiò a piangere.
“Cos’ho
detto?” domandò il ragazzo, preoccupato.
“Nulla.
È solo che temevo morisse” rispose lei
asciugandosi le
lacrime.
Sasuke
le tese una mano.
“Vieni.
Ti porto da lui”.
La
lasciò davanti ad una porta.
“Non
preoccuparti. Nessuno verrà a disturbarvi” disse
aprendole
la porta.
Dentro
la stanza era in semi oscurità. Il letto era illuminato
dalla tenue luce della luna che entrava da una vetrata in fondo alla
stanza.
“Kakashi…”
disse lei avvicinandosi piano.
“Kaminari…temevo
non venissi più a trovarmi” rispose.
Aveva
il torace fasciato in candide bende. I capelli gli
ricadevano ribelli davanti agli occhi. “Mi hai fatto prendere
un bello
spavento” disse la ragazza scostandogli i capelli dal viso.
Lui
la guardò.
“Ti
avevo detto di andartene, ma non mi hai dato ascolto”.
“Invece
avrei dovuto. Sono stata solo d’impiccio. Per colpa mia
Kabuto ti ha colpito”.
“Non
è stata colpa tua, anzi. È stato solo merito tuo
se Kabuto
ha perso la concentrazione necessaria per mantenere alzata la
barriera” rispose
accarezzandole una guancia.
Rimasero
così, fino a quando le prime luci dell’alba
illuminarono
meglio la stanzetta.
“Ora
è meglio che tu vada. Probabilmente Shizune vorrà
vederti
per medicarti le ferite”.
Kaminari
sorrise e lo baciò.
“Per
non farti dimenticare ieri”.
“Guarda,
a non farmelo dimenticare ci penseranno le cicatrici!”.
“Domattina
ripartirò.
Kumo ha bisogno di qualcuno che lo sostenga” gli disse, prima
di uscire.
“Ti
prego, rimani qui”.
“Non
posso. Sono il Raikage. Ho dei doveri nei confronti della
mia gente”.
Kakashi
annuì. Il giorno dopo, come promesso, Kaminari
ripartì,
seguita dai suoi ninja. Portò con sé alcuni doni
da parte di tutto il
Villaggio. Un nastro per i capelli da parte di Sakura, un meraviglioso
ciondolo
da parte di Tsunade e un piccolo anello.
“Ogni
volta che lo guarderai, ricordati di me” le aveva detto
Kakashi prima di farla partire. “Tornerò
presto” pensò sorridendo.