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Autore: Shayla_the_angel    20/07/2008    2 recensioni
Naruto trova una bambina gravemente ferita. E' ancora troppo piccola per fare parte di una squadra, ma la bambina dimostrerà di possedere dei poteri straordinari e sarà in grado di conquistare l'affetto del maestro Kakashi, ma qualcuno è in agguato, pronto a strappare la bambina dall'affetto del suo custode
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pioggia sul Villaggio. Pioggia malvagia. Pioggia che porta odore di sangue e di morte. Pioggia che non porta ristoro. Pioggia gelida, nonostante sia primavera. Pioggia. Solo pioggia. Tutto il Villaggio era fermo.

Erano anni che non pioveva così. Non c’erano bambini per strada a giocare, non c’erano donne a fare la spesa giornaliera. Non c’era nessuno. Tutti erano chiusi nelle loro case, sperando che la pioggia smettesse di cadere. Sulle montagne, alle spalle del Villaggio, si stava tenendo uno scontro mortale.

Lui era malvagio e carico d’odio. Lei aveva avuto la sfortuna di incontrarlo. Probabilmente non avrebbe mai più visto il sole. Lui l’avrebbe uccisa.

La bambina era ancora piccola. Non se lo meritava. Per fortuna o per miracolo scivolò su un sasso e rotolò lungo il fianco della montagna, reso scivoloso dall’acqua. Cadde in mezzo alla strada. Riportò gravi ferite da quella caduta. Lui l’osservò dall’alto. Non valeva la pena di seguirla.

La sua ira si era placata.

Osservò il cielo plumbeo che si rifletteva nel grigio dei suoi occhi.

“Forse non avrei dovuto…” pensò poco prima di allontanarsi con passo stanco.

Un ragazzino la trovò. Perdeva molto sangue, doveva essere visitata in fretta da un medico o non sarebbe sopravvissuta. Il ragazzino la lasciò lì e cominciò a correre. Andò ad avvisare qualche adulto, in modo che la piccola fosse curata. Ad un tratto smise di piovere e spuntò il sole.

“Strano, fino a poco fa…” pensò la bambina, ma le ferite erano profonde e perse i sensi.

 La trovarono così, stesa a terra, in mezzo al suo stesso sangue. La portarono via, la curarono e la protessero fino a, quando non si svegliò.

“Siamo stati molto in pensiero per te” disse una donna dal bel viso.

La bambina non la conosceva. Non ricordava nulla, né di se stessa, né di quello che era successo dopo la sua caduta.

“Dove mi trovo?” chiese con voce sottile.

“Ti trovi a Konoha, il Villaggio della Foglia. Ti hanno trovata in mezzo alla strada. Probabilmente sei caduta dalle montagne che ci proteggono” rispose la donna.

“Già, è probabile” annuì la bambina con voce piatta.

Un’altra domanda le sorse quasi spontanea. Chi era quella donna?

“Il mio nome è Tsunade. Sono stata io a curarti” rispose la donna.

“Grazie mille, Tsunade. Sai chi sono io?” le chiese.

“No, tu non te lo ricordi?”.

La bambina scosse la testa.

“No”.

“Potrei chiamarti Mizu. Significa acqua. Visto che sei arrivata qui insieme all’acqua, mi sembra un nome adatto”.

“Va bene. Uno vale l’altro” annuì la bambina.

Un ragazzino fece capolino dalla porta.

“Naruto. Entra pure” disse Tsunade sorridendo.

Il ragazzino dimostrava sì e no tredici anni.

“Lui ti ha trovata ed è venuto ad avvisarmi. Se non ci fosse stato lui, non ci saremmo accorti in tempo di te” spiegò Tsunade.

Mizu sorrise a Naruto che ricambiò.

“Hai riportato delle ferite molto gravi. Alcune non te le sei fatte cadendo, però. Chi è stato a ridurti così?” chiese Tsunade tornando seria.

“Io…mi ricordo un giovane, bello, dagli occhi tristi. Era tanto arrabbiato. Ci siamo incontrati nel bosco. Lui aveva le mani sporche di sangue. Aveva fatto male ad una donna e ad un bambino. Appena mi vide iniziò ad inseguirmi. Mi ha fatto male, con un piccolo kunai. Ha continuato a colpirmi, fino a quando non sono scivolata su un sasso. Dopo è diventato tutto buio”.

“Naruto, vai da Kakashi e ripeti la descrizione dell’uomo. Forse è ancora nei paraggi. Chiedigli anche di andare sulle montagne e di trovare i cadaveri. Potrebbe aver lasciato qualche indizio” disse Tsunade.

Il ragazzino uscì di corsa.

“Hai fatto molto per noi. Se troveremo quell’uomo sarai al sicuro. Adesso riposa. Le tue ferite non guariranno in breve tempo, quindi sarai mia ospite fino alla tua completa guarigione”.

“Grazie” disse Mizu poggiando la testa sul cuscino candido.

“Hokage, ho trovato i corpi. Appartengono alla moglie e al figlio minore del fabbro. Sono appena tornato da casa sua” disse Kakashi.

“Dobbiamo avvisare tutti i Jonin e i membri della squadra Anbu. Voglio che troviate quell’uomo. Deve pagare per quello che ha fatto”.

“Mi scusi, posso sapere quanti anni ha la bambina?”.

“Perché?”.

“Per curiosità”.

“Non ne dimostra più di otto. Forse è ancora più piccola. Non lo so. Non ricorda nulla”.

Kakashi annuì, poi se ne andò. Dopo una decina di giorni, le ferite riportate da Mizu guarirono quasi completamente.

“Iruka, ho un favore da chiederti. So che l’anno è già iniziato, ma vorrei che accettassi Mizu nella tua classe” chiese Tsunade.

“Certamente. Non voglio che rimanga da sola. Non preoccupatevi”.

Purtroppo dell’uomo misterioso non c’era traccia. Mizu iniziò a frequentare l’Accademia. Era la migliore della classe, nonostante fosse già la fine dell’anno.

“La bambina non parla con nessuno, tranne che con Naruto e Sakura. Con gli adulti parla solo con Kakashi. Non so cosa fare per farla inserire nel gruppo, però c’è da dire una cosa. Non ho mai visto una bambina così brava e capace dopo Itachi Uchiha. Potrebbe già diplomarsi” disse Iruka.

“Come? Diplomarsi? Ma ha sì e no otto anni”.

“Lo so, ma non posso negare l’evidenza. È la migliore della classe. Penso che riuscirebbe a combattere senza problemi contro uno dei ragazzi più grandi. Potrebbe anche vincere”.

“Non ci credo! Le farò sfidare Ino. Sono sicuro che non riuscirà a batterla” disse Asuma.

“Perfetto. Iruka, se la bambina riuscirà a battere un membro di ogni squadra, allora potrà diplomarsi” disse Tsunade.

Gli sfidanti scelti per la piccola Mizu furono: Ino per la squadra di Asuma, Sakura per quella di Kakashi, Hinata per la squadra di Kurenai e Tenten per la squadra di Gai. Gli scontri si tennero la mattina seguente.

“State scherzando? Io dovrei affrontare quella bambina? Poveretta, non avrà possibilità!” esclamò Ino osservando Mizu che stava giocherellando con un sassolino.

“Vogliamo vedere se è abbastanza forte da diplomarsi” disse Asuma.

Ino e la bambina scesero in campo. Il combattimento ebbe inizio. Con enorme stupore da parte di tutti, Mizu riuscì a mettere K.O. la povera Ino.

“Bene, Sakura, tocca a te” disse Kakashi.

Anche per lei, la sorte non fu differente. Mizu si muoveva con una rapidità fuori dal comune, usava tecniche degne dei ninja più esperti. Dopo Sakura fu la volta di Hinata e di Tenten, ma nessuna delle ragazze riuscì a sconfiggerla.

“Iruka, credo che questa bambina sia pronta a diplomarsi. Potrebbe anche far parte di una squadra. Chi la vuole?”.

“Noi” disse Kakashi.

“Mi sembra giusto, anche perché è stato Naruto a soccorrerla per primo. Perfetto, Kakashi, spetterà a te il compito di allenarla” disse Tsunade, poi se ne andò.

“Caspita! Dici sul serio?” chiese Naruto.

“Te lo giuro! Ci ha battute tutte e quattro, senza nemmeno battere ciglio!”.

“Perfetto, vuol dire che la sfiderò, per vedere se è più forte anche di me!” esclamò Naruto.

“Se vuoi possiamo combattere subito” disse Mizu apparendogli alle spalle.

I due si affrontarono. Naruto si trovò quasi subito in difficoltà.

“Possiede delle tecniche straordinarie. È velocissima ad evocare il chakra. Non sono alla sua altezza” pensò il ragazzo.

Infatti, la bambina riuscì a sconfiggerlo.

“Solo una persona in questo Villaggio si era rivelata così promettente, eppure ha deluso tutti” disse Kakashi.

“Ti riferisci ad Itachi?” chiese Sakura senza farsi sentire da Sasuke.

L’uomo annuì.

“Maestro Kakashi, quando potrò allenarmi con voi?” chiese Mizu.

“Solo dopo il diploma, in altre parole tra due giorni. Devi pazientare” rispose lui sorridendole.

Era la prima volta che si trovava a dover trattare con bambini così piccoli.

“Sakura, quando avrò anche io il coprifronte, me lo posso mettere come te lo metti tu?” chiese.

La ragazza le sorrise.

“Certo, t’insegnerò a legartelo bene, in modo che non ti cada”.

Mizu sorrise.

“Eppure ieri sera non parlava così. Chissà come mai” pensò Naruto osservandola.

“Naruto”.

“Sì?”.

“Mi insegni la tecnica suprema della moltiplicazione del corpo?”.

Naruto rimase spiazzato.

“Ehm, sei sicura? È difficile da imparare!”.

“Vuol dire che mi impegnerò. Mi piace il modo in cui combatti”.

Naruto arrossì.

“Va bene, te lo insegnerò, ma prima andiamo a mangiare!”.

Kakashi li guardò andare via. I suoi tre allievi e quella bambina.

“Strano, vero?” chiese Kurenai, apparendo alle sue spalle.

“Già. Non mi sembra vero di dovermi occupare di una bambina. Speravo di potermelo risparmiare, invece…”.

“Sei tu che l’hai voluta in squadra”.

“Lo so. Ha delle capacità straordinarie e voglio vedere fino a quanto è capace di usarle”.

Kurenai sorrise.

“Ti ci vedo bene a curare una bambina, lo sai?”.

“Che cosa vorresti dire?” chiese, ma la donna se n’era già andata.

“Kakashi, la bambina non può rimanere in ospedale a vita. C’è bisogno di qualcuno che si occupi di lei, almeno fino a quando non sarà più grande” disse Tsunade.

“Non chiedetemelo. Non posso tenere una bambina con me. Non sono adatto a fare il genitore!” esclamò Kakashi.

“Lo so, ma con chi potrebbe stare se non con te? Sei l’unico adulto con cui parla, oltre a me. Si fida di te”.

“Ma…non sono abituato a stare con dei bambini attorno!”.

“Kakashi, non deludermi” disse Tsunade.

“Te l’avevo detto che ti vedo bene a curare una bambina!” esclamò Kurenai.

“Spiritosa. Perché non la tieni tu? Sei una donna, è nella tua natura curare i bambini!”.

“Peccato che la piccola voglia stare con te, o con uno dei tuoi allievi, ma non possiamo certo affidarla ad un ragazzino di dodici anni”.

“Su con la vita, Kakashi. Hai la possibilità di crescere un ninja dalle capacità uniche” disse Gai.

“Certo, certo. Avrei voluto vedere te, nella mia situazione”.

Asuma sorrise. Quel pomeriggio, Kakashi comunicò la notizia alla piccola Mizu.

“Davvero? Che bello! Che bello!” esclamò la piccola attaccandosi alla mano del maestro.

Kakashi non potè fare a meno di sorridere.

“Eccoci qui. Non è grande come casa, ma ci accontenteremo, vero?” chiese.

“Certo. A me piace la tua casa. Mi piace tanto” esclamò la bambina sorridendo.

Il giovane maestro sistemò un materasso a terra, vicino al letto.

“Per stasera tu dormirai nel letto, mentre io mi accontenterò del materasso, poi vedremo, va bene?”.

“Sì, sì. Per stasera va così!” disse la bambina saltellando.

 La sera scese in fretta. Mizu si addormentò in poco tempo, mentre Kakashi lesse un po’, per distrarsi. Ad un tratto, come dal nulla, iniziarono a risuonare tuoni e a lampeggiare fulmini. Iniziò a piovere a dirotto, come qualche giorno prima. Kakashi chiuse gli occhi, deciso ad addormentarsi prima dell’acquazzone. Proprio mentre stava per assopirsi, sentì qualcosa di caldo al suo fianco.

“Mizu, che succede?” chiese accarezzando la testa della bambina.

“Io ho paura…il temporale si è portato via la mia mamma e il mio papà” disse piangendo.

“Quando?”.

“Quella sera, quando sono arrivata qua”.

“Te lo ricordi, quindi?”

 “Non tanto bene. Mi ricordo che stavamo a casa, poi abbiamo sentito un forte rumore e il mio papà ci ha fatte scappare. È uscito anche lui di casa, ma poi ha iniziato a piovere. C’era qualcuno che ci inseguiva, il mio papà e la mia mamma hanno iniziato a correre più in fretta, per terra c’era tanta acqua e quella cosa che ci seguiva è arrivata più vicina. La mia mamma ha gridato e mi ha presa in braccio. Quella cosa è riuscita a colpire il mio papà che è caduto e non si è più alzato. La mamma è scivolata sull’acqua e ha picchiato la testa. La terra si è colorata di rosso e anche la mamma è rimasta sdraiata. Io sono scappata e quella cosa ha smesso di seguirmi. La mia mamma e il mio papà sono morti…non li rivedrò più” disse la bambina.

Kakashi si mise a sedere e la guardò.

“Vieni qui” disse tendendole le braccia.

Mizu lo abbracciò stretto e pianse. Kakashi non sapeva che fare. La strinse e lasciò che si sfogasse. La bambina si addormentò dopo un po’di tempo. La mattina seguente, l’uomo la lasciò dormire, mentre lui decise di uscire.

“La bambina mi ha raccontato cosa le è successo l’altra sera, prima di cadere fino a qui” disse a Tsunade.

“Racconta pure” aggiunse lei.

Kakashi le disse tutto.

“Manderò qualcuno a vedere se un Villaggio vicino è stato attaccato. Scopriremo da dove viene”.

Ad un suo segno, alcuni membri della squadra speciale si mossero e partirono.

“Kakashi, com’è andata?”.

“Pensavo peggio. Insomma, l’ho messa a letto, poi, appena ha iniziato a piovere, è scoppiata a piangere e mi ha raccontato tutto”.

“Avrei voluto vederti. Tu, con una bambina!” esclamò la donna sorridendo

 “Ora è meglio che vada. Mizu deve andare all’Accademia, per il diploma e poi deve allenarsi con me”.

“Certo, certo. Vedo che stai diventando un uomo molto premuroso!” scherzò Tsunade, guardandolo andare via.

“Buon giorno!” disse Mizu guardando Kakashi, seduta sul letto.

“Ciao. Come va?”.

“Benino. È comodo il tuo letto” disse osservando il materasso.

“Preparati. Devi andare in Accademia, per il diploma. Da oggi avrai un coprifronte tutto tuo!” esclamò sorridendo.

La bambina saltò giù dal letto e andò a lavarsi.

“Che cosa mangiano i bambini a colazione?” si chiese entrando in cucina e osservando le poche cose che poteva offrire.

“Mizu, di solito cosa mangi al mattino?” chiese.

“La mia mamma mi faceva il latte. Però non ho tanta fame”.

“Ma devi mangiare. Quando ero piccolo, mi dicevano sempre che mangiare alla mattina fa bene. La regola vale anche per te” rispose.

Mizu iniziò a ridere.

“Hai fatto una faccia buffa!” esclamò.

Kakashi sorrise.

 “Caspita! È tardi! Devi sbrigarti se non vuoi arrivare tardi! Su, su” disse.

Mizu uscì di corsa.

“Me la prometti una cosa?” chiese.

“Dimmi pure. Se posso accontentarti”.

“Mi vieni a prendere a scuola? Per favore”.

“Va bene. Ci vediamo più tardi”.

L’allenamento con Naruto, Sakura e Sasuke, si tenne regolarmente.

“Maestro Kakashi, com’è andata con la bambina?” chiese Sakura.

“Bene, bene. È stata una cosa strana, ma è andata bene. Ora, se non volete rimanere sepolti fino al collo, siete pregati di seguire quello che vi dico. Ho nascosto tre minuscoli campanelli nel bosco. Ci sono trappole, animali selvatici e false piste. Dovete trovare i campanelli entro mezzogiorno”.

“Ma sono le undici!” esclamò Naruto.

“Lo so. Ora andate”.

L’ora passò in fretta. Solo Sakura riuscì ad arrivare.

“Maestro Kakashi! C’è stato un problema. C’è qualcosa nella foresta. Non è né un animale né una trappola. Temo si tratti di qualcosa di più pericoloso!”.

Kakashi corse nella foresta.

“Potrebbe essere quella cosa che ha inseguito Mizu fino a qui” pensò l’uomo guardandosi intorno.

Trovò Naruto steso a terra.

“Naruto…va tutto bene?” chiese.

“In parte. Mi fa male la testa”.

 “Cos’è successo?”.

“Io e Sasuke ci siamo incontrati qui, ma qualcosa mi ha colpito alle spalle e sono svenuto! Che idiota!” esclamò alzandosi in piedi.

“Sasuke è in pericolo” disse mettendosi a correre.

Naruto e Sakura lo seguirono.

“Cos’è quella cosa nel bosco?” chiese la ragazza preoccupata.

“La stessa cosa che ha inseguito Mizu e che ha ucciso i suoi genitori. Dobbiamo trovare Sasuke, prima che sia tardi”.

Trovarono il ragazzo in una radura. Aveva una brutta ferita alla testa.

“Sasuke, apri gli occhi” disse Kakashi.

Il giovane lo guardò.

“Maestro…un mostro mi ha attaccato. Non sono riuscito a difendermi” disse con voce debole.

“Non preoccuparti. Adesso ti porto da Tsunade. Lei ti guarirà” disse.

Sia Sakura che Naruto rimasero con Sasuke.

“Ragazzi, mi dispiace avervi messi in pericolo”.

“Maestro, non è colpa tua. Tu non potevi saperlo che quella cosa si aggirava per il bosco” disse Sakura.

“Ora devo andare. Verrò a trovarvi più tardi” disse.

La cerimonia per il diploma era già iniziata. Mizu se ne stava seduta nell’attesa del suo coprifronte. Kakashi sorrise nel vederla, finalmente, tranquilla. Non appena ebbe ricevuto l’oggetto tanto agognato, corse verso il suo nuovo maestro.

“Hai visto che bello?” chiese mostrandogli la fascia con il simbolo di Konoha.

 “Molto bello. Anzi, bellissimo” rispose Kakashi.

Ad un tratto, il cielo si oscurò di colpo.

“Non sarà un altro temporale” disse Iruka.

“Ne dubito. Non c’è l’odore della pioggia” disse Kakashi.

Dall’alto apparve una gigantesca creatura alata. Appena toccò terra si trasformò in un uomo. Aveva uno strano sguardo. I suoi occhi grigi emanavano tristezza. Attorno a lui aleggiava un’aria greve e maligna. Con una velocità disumana si lanciò sulla piccola Mizu e l’afferrò.

“Mostro, lasciala” disse Kakashi.

“No. Lei appartiene a me. Sono giorni che la cerco. Deve morire”.

Mizu iniziò a piangere.

“Shi. Lo sai che questo è il tuo destino” disse l’uomo.

“Lei si chiama Mizu” disse Kakashi.

Nessuno osava fare un passo. La bambina era in pericolo.

“Carino come nome, ma poco appropriato. Questa bambina è nata per uccidere o per essere uccisa. Non ha scelta. Questo è il suo destino”.

“Lasciala andare o te la vedrai con me” disse.

“Sinceramente potresti scagliarmi contro tutti i ninja di questo Villaggio, ma non otterresti nulla. Non hai scelta. La bambina deve essere eliminata”.

Il maestro si lanciò all’attacco. L’uomo creò una sorta di gabbia di chakra dove rinchiuse la bambina, poi si dedicò allo scontro con Kakashi.

“Non hai nessuna speranza contro di me. Morirai se continui a volermi attaccare. La mia pazienza ha dei limiti”.

“Vattene, allora. Quella bambina non ha fatto nulla di male a nessuno. Non lascerò che un pazzo come te le faccia del male!”.

L’uomo rise.

“Sei patetico. Se ti fai trascinare così tanto dalle emozioni, mi chiedo come farai a vincere. I tuoi pensieri sono rivolti alla bambina, non a me!” esclamò, colpendolo con una forza inaudita. Iruka cercò di intervenire.

“Non ti conviene. Stai lì fermo e non ti accadrà nulla”.

“Kakashi! Aiutami!” gridò la bambina piangendo.

L’uomo cercò di rialzarsi. Provò una fitta lancinante al braccio destro. Il colpo ricevuto glielo aveva fratturato.

“Maledizione. Non riesco ad usare le tecniche” pensò.

“A proposito, non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Hi. Sono uno spirito del fuoco” disse.

“Sinceramente preferisco chiamarti Baka” esclamò Gai.

Kakashi lo guardò.

“Kakashi, amico mio. Vedo che questo tizio ti ha ridotto male. Ti aiuto io, ok?” chiese Gai aiutando l’amico ad alzarsi.

“Gai, grazie mille” disse.

“I ringraziamenti lasciali per dopo. Adesso abbiamo un pazzo da eliminare”.

Il combattimento fu arduo. Kakashi ce la mise tutta, anche se, con un braccio rotto, riuscì a fare ben poco. Hi cadde a terra. Usò le ultime forze rimaste per utilizzare una tecnica suicida. Accumulò chakra a sufficienza per implodere e creare un’onda d’urto che rase al suolo alcuni edifici lì vicini. Si levò una nube nera, che impedì a chiunque di vedere cosa fosse successo. Quando, finalmente, la nebbia si diradò, lo spettacolo che si parò davanti a tutti, era terribile. Sia Kakashi, che Gai erano a terra, tramortiti. La piccola Mizu era rimasta vittima dell’esplosione.

Kakashi aprì gli occhi. Faticò ad alzarsi, ma ci riuscì. Vide il corpo della bambina. In quel momento iniziò a piovere. Si avvicinò carponi alla piccola e la strinse tra le braccia, noncurante delle fitte date dalla frattura. La notizia del combattimento si era sparsa lentamente, quindi, quando arrivarono tutti, quello che videro fu solo la fine. Sakura, Sasuke e Naruto videro Kakashi avvicinarsi alla bambina. La ragazza si prese il viso tra le mani e pianse. Naruto la strinse in un abbraccio e pensò alla bambina. Iruka andò da Kakashi.

“Andiamo via da qui” disse.

L’uomo lo guardò.

“Non sono riuscito a proteggerla…lei è morta a causa mia…” disse a bassa voce.

“No. È stata colpa di quell’uomo. Tu hai fatto tutto il possibile” disse Iruka aiutandolo ad alzarsi.

Gai riprese conoscenza e, non appena capii cos’era successo, si avvicinò all’amico. I tre uomini, insieme, si allontanarono da quel posto. La folla che si era formata, si aprì al loro passaggio. La commemorazione per la bambina si tenne il giorno seguente.

Sakura le aveva legato il coprifronte proprio come lo teneva lei.

“Te lo avevo promesso” pensò.

Kakashi rimase lì per tutto il giorno, sotto la pioggia scrosciante.

“Kakashi, dovresti andare a casa. Rischi di prenderti un accidente con questo tempo” disse Kurenai.

“Ancora un po’. Poi tornerò a casa” disse lui, senza prestarle attenzione.

La donna annuì, poi se ne andò. Quando Kakashi fece ritorno a casa vide il materasso a terra. Lì c’era un piccolo foglietto. Lo aprì e lo lesse.

“Sei strano quando dormi! Lo so che ti sembrerà strano che io, una bambina di appena otto anni, ti possa scrivere una lettera simile, ma è così. La creatura che m’inseguiva, l’altra sera, si chiama Hi. È mio fratello. Vuole uccidermi perché crede che io abbia sterminato la mia famiglia. Non m’importa di morire, è destino di ogni essere vivente. Sono felice di averti conosciuto Kakashi. Mizu”.

L’uomo sorrise nel leggere quella lettera.

“Mi mancherai” pensò.

   
 
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