Pioggia sul Villaggio. Pioggia
malvagia. Pioggia che porta odore di sangue e di morte. Pioggia che non
porta
ristoro. Pioggia gelida, nonostante sia primavera. Pioggia. Solo
pioggia. Tutto
il Villaggio era fermo.
Erano anni che non pioveva
così. Non c’erano bambini per strada a giocare,
non c’erano donne a fare la
spesa giornaliera. Non c’era nessuno. Tutti erano chiusi
nelle loro case,
sperando che la pioggia smettesse di cadere. Sulle montagne, alle
spalle del
Villaggio, si stava tenendo uno scontro mortale.
Lui era malvagio e carico
d’odio. Lei aveva avuto la sfortuna di incontrarlo.
Probabilmente non avrebbe
mai più visto il sole. Lui l’avrebbe uccisa.
La bambina era ancora
piccola. Non se lo meritava. Per fortuna o per miracolo
scivolò su un sasso e
rotolò lungo il fianco della montagna, reso scivoloso
dall’acqua. Cadde in
mezzo alla strada. Riportò gravi ferite da quella caduta.
Lui l’osservò
dall’alto. Non valeva la pena di seguirla.
La sua ira si era placata.
Osservò il cielo
plumbeo
che si rifletteva nel grigio dei suoi occhi.
“Forse non avrei
dovuto…” pensò poco prima
di
allontanarsi con passo stanco.
Un ragazzino la
trovò.
Perdeva molto sangue, doveva essere visitata in fretta da un medico o
non
sarebbe sopravvissuta. Il ragazzino la lasciò lì
e cominciò a correre. Andò ad
avvisare qualche adulto, in modo che la piccola fosse curata. Ad un
tratto smise
di piovere e spuntò il sole.
“Strano, fino a poco
fa…” pensò la bambina,
ma le
ferite erano profonde e perse i sensi.
La
trovarono così, stesa a terra, in mezzo al
suo stesso sangue. La portarono via, la curarono e la protessero fino
a, quando
non si svegliò.
“Siamo stati molto
in
pensiero per te” disse una donna dal bel viso.
La bambina non la
conosceva. Non ricordava nulla, né di se stessa,
né di quello che era successo
dopo la sua caduta.
“Dove mi
trovo?” chiese con
voce sottile.
“Ti trovi a Konoha,
il
Villaggio della Foglia. Ti hanno trovata in mezzo alla strada.
Probabilmente
sei caduta dalle montagne che ci proteggono” rispose la donna.
“Già,
è probabile” annuì la
bambina con voce piatta.
Un’altra domanda le
sorse
quasi spontanea. Chi era quella donna?
“Il mio nome
è Tsunade.
Sono stata io a curarti” rispose la donna.
“Grazie mille,
Tsunade. Sai
chi sono io?” le chiese.
“No, tu non te lo
ricordi?”.
La bambina scosse la testa.
“No”.
“Potrei chiamarti
Mizu.
Significa acqua. Visto che sei arrivata qui insieme
all’acqua, mi sembra un
nome adatto”.
“Va bene. Uno vale
l’altro”
annuì la bambina.
Un ragazzino fece capolino
dalla porta.
“Naruto. Entra
pure” disse
Tsunade sorridendo.
Il ragazzino dimostrava
sì
e no tredici anni.
“Lui ti ha trovata
ed è
venuto ad avvisarmi. Se non ci fosse stato lui, non ci saremmo accorti
in tempo
di te” spiegò Tsunade.
Mizu sorrise a Naruto che
ricambiò.
“Hai riportato delle
ferite
molto gravi. Alcune non te le sei fatte cadendo, però. Chi
è stato a ridurti
così?” chiese Tsunade tornando seria.
“Io…mi
ricordo un giovane,
bello, dagli occhi tristi. Era tanto arrabbiato. Ci siamo incontrati
nel bosco.
Lui aveva le mani sporche di sangue. Aveva fatto male ad una donna e ad
un
bambino. Appena mi vide iniziò ad inseguirmi. Mi ha fatto
male, con un piccolo
kunai. Ha continuato a colpirmi, fino a quando non sono scivolata su un
sasso.
Dopo è diventato tutto buio”.
“Naruto, vai da
Kakashi e
ripeti la descrizione dell’uomo. Forse è ancora
nei paraggi. Chiedigli anche di
andare sulle montagne e di trovare i cadaveri. Potrebbe aver lasciato
qualche
indizio” disse Tsunade.
Il ragazzino uscì
di corsa.
“Hai fatto molto per
noi.
Se troveremo quell’uomo sarai al sicuro. Adesso riposa. Le
tue ferite non
guariranno in breve tempo, quindi sarai mia ospite fino alla tua
completa
guarigione”.
“Grazie”
disse Mizu
poggiando la testa sul cuscino candido.
“Hokage, ho trovato
i
corpi. Appartengono alla moglie e al figlio minore del fabbro. Sono
appena
tornato da casa sua” disse Kakashi.
“Dobbiamo avvisare
tutti i
Jonin e i membri della squadra Anbu. Voglio che troviate
quell’uomo. Deve pagare
per quello che ha fatto”.
“Mi scusi, posso
sapere
quanti anni ha la bambina?”.
“Perché?”.
“Per
curiosità”.
“Non ne dimostra
più di
otto. Forse è ancora più piccola. Non lo so. Non
ricorda nulla”.
Kakashi annuì, poi
se ne
andò. Dopo una decina di giorni, le ferite riportate da Mizu
guarirono quasi
completamente.
“Iruka, ho un favore
da
chiederti. So che l’anno è già
iniziato, ma vorrei che accettassi Mizu nella
tua classe” chiese Tsunade.
“Certamente. Non
voglio che
rimanga da sola. Non preoccupatevi”.
Purtroppo dell’uomo
misterioso non c’era traccia. Mizu iniziò a
frequentare l’Accademia. Era la
migliore della classe, nonostante fosse già la fine
dell’anno.
“La bambina non
parla con
nessuno, tranne che con Naruto e Sakura. Con gli adulti parla solo con
Kakashi.
Non so cosa fare per farla inserire nel gruppo, però
c’è da dire una cosa. Non
ho mai visto una bambina così brava e capace dopo Itachi
Uchiha. Potrebbe già
diplomarsi” disse Iruka.
“Come? Diplomarsi?
Ma ha sì
e no otto anni”.
“Lo so, ma non posso
negare
l’evidenza. È la migliore della classe. Penso che
riuscirebbe a combattere
senza problemi contro uno dei ragazzi più grandi. Potrebbe
anche vincere”.
“Non ci credo! Le
farò
sfidare Ino. Sono sicuro che non riuscirà a
batterla” disse Asuma.
“Perfetto. Iruka, se
la
bambina riuscirà a battere un membro di ogni squadra, allora
potrà diplomarsi”
disse Tsunade.
Gli sfidanti scelti per la
piccola Mizu furono: Ino per la squadra di Asuma, Sakura per quella di
Kakashi,
Hinata per la squadra di Kurenai e Tenten per la squadra di Gai. Gli
scontri si
tennero la mattina seguente.
“State scherzando?
Io dovrei
affrontare quella bambina? Poveretta, non avrà
possibilità!” esclamò Ino
osservando Mizu che stava giocherellando con un sassolino.
“Vogliamo vedere se
è
abbastanza forte da diplomarsi” disse Asuma.
Ino e la bambina scesero in
campo. Il combattimento ebbe inizio. Con enorme stupore da parte di
tutti, Mizu
riuscì a mettere K.O. la povera Ino.
“Bene, Sakura, tocca
a te”
disse Kakashi.
Anche per lei, la sorte non
fu differente. Mizu si muoveva con una rapidità fuori dal
comune, usava
tecniche degne dei ninja più esperti. Dopo Sakura fu la
volta di Hinata e di
Tenten, ma nessuna delle ragazze riuscì a sconfiggerla.
“Iruka, credo che
questa
bambina sia pronta a diplomarsi. Potrebbe anche far parte di una
squadra. Chi
la vuole?”.
“Noi”
disse Kakashi.
“Mi sembra giusto,
anche
perché è stato Naruto a soccorrerla per primo.
Perfetto, Kakashi, spetterà a te
il compito di allenarla” disse Tsunade, poi se ne
andò.
“Caspita! Dici sul
serio?”
chiese Naruto.
“Te lo giuro! Ci ha
battute
tutte e quattro, senza nemmeno battere ciglio!”.
“Perfetto, vuol dire
che la
sfiderò, per vedere se è più forte
anche di me!” esclamò Naruto.
“Se vuoi possiamo
combattere subito” disse Mizu apparendogli alle spalle.
I due si affrontarono.
Naruto si trovò quasi subito in difficoltà.
“Possiede delle
tecniche
straordinarie. È velocissima ad evocare il chakra. Non sono
alla sua altezza” pensò il ragazzo.
Infatti, la bambina
riuscì
a sconfiggerlo.
“Solo una persona in
questo
Villaggio si era rivelata così promettente, eppure ha deluso
tutti” disse
Kakashi.
“Ti riferisci ad
Itachi?” chiese
Sakura senza farsi sentire da Sasuke.
L’uomo
annuì.
“Maestro Kakashi,
quando
potrò allenarmi con voi?” chiese Mizu.
“Solo dopo il
diploma, in
altre parole tra due giorni. Devi pazientare” rispose lui
sorridendole.
Era la prima volta che si
trovava a dover trattare con bambini così piccoli.
“Sakura, quando
avrò anche
io il coprifronte, me lo posso mettere come te lo metti tu?”
chiese.
La ragazza le sorrise.
“Certo,
t’insegnerò a
legartelo bene, in modo che non ti cada”.
Mizu sorrise.
“Eppure ieri sera
non
parlava così. Chissà come mai”
pensò Naruto osservandola.
“Naruto”.
“Sì?”.
“Mi insegni la
tecnica
suprema della moltiplicazione del corpo?”.
Naruto rimase spiazzato.
“Ehm, sei sicura?
È
difficile da imparare!”.
“Vuol dire che mi
impegnerò. Mi piace il modo in cui combatti”.
Naruto arrossì.
“Va bene, te lo
insegnerò,
ma prima andiamo a mangiare!”.
Kakashi li guardò
andare
via. I suoi tre allievi e quella bambina.
“Strano,
vero?” chiese Kurenai,
apparendo alle sue spalle.
“Già. Non
mi sembra vero di
dovermi occupare di una bambina. Speravo di potermelo risparmiare,
invece…”.
“Sei tu che
l’hai voluta in
squadra”.
“Lo so. Ha delle
capacità
straordinarie e voglio vedere fino a quanto è capace di
usarle”.
Kurenai sorrise.
“Ti ci vedo bene a
curare
una bambina, lo sai?”.
“Che cosa vorresti
dire?” chiese,
ma la donna se n’era già andata.
“Kakashi, la bambina
non
può rimanere in ospedale a vita. C’è
bisogno di qualcuno che si occupi di lei,
almeno fino a quando non sarà più
grande” disse Tsunade.
“Non chiedetemelo.
Non
posso tenere una bambina con me. Non sono adatto a fare il
genitore!” esclamò
Kakashi.
“Lo so, ma con chi
potrebbe
stare se non con te? Sei l’unico adulto con cui parla, oltre
a me. Si fida di
te”.
“Ma…non
sono abituato a stare
con dei bambini attorno!”.
“Kakashi, non
deludermi” disse
Tsunade.
“Te
l’avevo detto che ti
vedo bene a curare una bambina!” esclamò Kurenai.
“Spiritosa.
Perché non la
tieni tu? Sei una donna, è nella tua natura curare i
bambini!”.
“Peccato che la
piccola
voglia stare con te, o con uno dei tuoi allievi, ma non possiamo certo
affidarla ad un ragazzino di dodici anni”.
“Su con la vita,
Kakashi.
Hai la possibilità di crescere un ninja dalle
capacità uniche” disse Gai.
“Certo, certo. Avrei
voluto
vedere te, nella mia situazione”.
Asuma sorrise. Quel
pomeriggio, Kakashi comunicò la notizia alla piccola Mizu.
“Davvero? Che bello!
Che
bello!” esclamò la piccola attaccandosi alla mano
del maestro.
Kakashi non potè
fare a
meno di sorridere.
“Eccoci qui. Non
è grande
come casa, ma ci accontenteremo, vero?” chiese.
“Certo. A me piace
la tua
casa. Mi piace tanto” esclamò la bambina
sorridendo.
Il giovane maestro
sistemò
un materasso a terra, vicino al letto.
“Per stasera tu
dormirai
nel letto, mentre io mi accontenterò del materasso, poi
vedremo, va bene?”.
“Sì,
sì. Per stasera va
così!” disse la bambina saltellando.
La
sera scese in fretta. Mizu si addormentò in
poco tempo, mentre Kakashi lesse un po’, per distrarsi. Ad un
tratto, come dal
nulla, iniziarono a risuonare tuoni e a lampeggiare fulmini.
Iniziò a piovere a
dirotto, come qualche giorno prima. Kakashi chiuse gli occhi, deciso ad
addormentarsi prima dell’acquazzone. Proprio mentre stava per
assopirsi, sentì
qualcosa di caldo al suo fianco.
“Mizu, che
succede?” chiese
accarezzando la testa della bambina.
“Io ho
paura…il temporale
si è portato via la mia mamma e il mio
papà” disse piangendo.
“Quando?”.
“Quella sera, quando
sono
arrivata qua”.
“Te lo ricordi,
quindi?”
“Non
tanto bene. Mi ricordo che stavamo a
casa, poi abbiamo sentito un forte rumore e il mio papà ci
ha fatte scappare. È
uscito anche lui di casa, ma poi ha iniziato a piovere. C’era
qualcuno che ci
inseguiva, il mio papà e la mia mamma hanno iniziato a
correre più in fretta,
per terra c’era tanta acqua e quella cosa che ci seguiva
è arrivata più vicina.
La mia mamma ha gridato e mi ha presa in braccio. Quella cosa
è riuscita a
colpire il mio papà che è caduto e non si
è più alzato. La mamma è scivolata
sull’acqua e ha picchiato la testa. La terra si è
colorata di rosso e anche la
mamma è rimasta sdraiata. Io sono scappata e quella cosa ha
smesso di seguirmi.
La mia mamma e il mio papà sono morti…non li
rivedrò più” disse la bambina.
Kakashi si mise a sedere e
la guardò.
“Vieni
qui” disse
tendendole le braccia.
Mizu lo abbracciò
stretto e
pianse. Kakashi non sapeva che fare. La strinse e lasciò che
si sfogasse. La
bambina si addormentò dopo un po’di tempo. La
mattina seguente, l’uomo la
lasciò dormire, mentre lui decise di uscire.
“La bambina mi ha
raccontato cosa le è successo l’altra sera, prima
di cadere fino a qui” disse a
Tsunade.
“Racconta
pure” aggiunse
lei.
Kakashi le disse tutto.
“Manderò
qualcuno a vedere
se un Villaggio vicino è stato attaccato. Scopriremo da dove
viene”.
Ad un suo segno, alcuni
membri della squadra speciale si mossero e partirono.
“Kakashi,
com’è andata?”.
“Pensavo peggio.
Insomma,
l’ho messa a letto, poi, appena ha iniziato a piovere,
è scoppiata a piangere e
mi ha raccontato tutto”.
“Avrei voluto
vederti. Tu,
con una bambina!” esclamò la donna sorridendo
“Ora
è meglio che vada. Mizu deve andare
all’Accademia, per il diploma e poi deve allenarsi con
me”.
“Certo, certo. Vedo
che
stai diventando un uomo molto premuroso!” scherzò
Tsunade, guardandolo andare
via.
“Buon
giorno!” disse Mizu
guardando Kakashi, seduta sul letto.
“Ciao. Come
va?”.
“Benino.
È comodo il tuo
letto” disse osservando il materasso.
“Preparati. Devi
andare in
Accademia, per il diploma. Da oggi avrai un coprifronte tutto
tuo!” esclamò
sorridendo.
La bambina saltò
giù dal
letto e andò a lavarsi.
“Che cosa mangiano i
bambini a colazione?” si chiese entrando in cucina e
osservando le poche cose
che poteva offrire.
“Mizu, di solito
cosa mangi
al mattino?” chiese.
“La mia mamma mi
faceva il
latte. Però non ho tanta fame”.
“Ma devi mangiare.
Quando
ero piccolo, mi dicevano sempre che mangiare alla mattina fa bene. La
regola
vale anche per te” rispose.
Mizu iniziò a
ridere.
“Hai fatto una
faccia
buffa!” esclamò.
Kakashi sorrise.
“Caspita!
È tardi! Devi sbrigarti se non vuoi
arrivare tardi! Su, su” disse.
Mizu uscì di corsa.
“Me la prometti una
cosa?”
chiese.
“Dimmi pure. Se
posso
accontentarti”.
“Mi vieni a prendere
a
scuola? Per favore”.
“Va bene. Ci vediamo
più
tardi”.
L’allenamento con
Naruto,
Sakura e Sasuke, si tenne regolarmente.
“Maestro Kakashi,
com’è
andata con la bambina?” chiese Sakura.
“Bene, bene.
È stata una
cosa strana, ma è andata bene. Ora, se non volete rimanere
sepolti fino al
collo, siete pregati di seguire quello che vi dico. Ho nascosto tre
minuscoli
campanelli nel bosco. Ci sono trappole, animali selvatici e false
piste. Dovete
trovare i campanelli entro mezzogiorno”.
“Ma sono le
undici!”
esclamò Naruto.
“Lo so. Ora
andate”.
L’ora
passò in fretta. Solo
Sakura riuscì ad arrivare.
“Maestro Kakashi!
C’è stato
un problema. C’è qualcosa nella foresta. Non
è né un animale né una trappola.
Temo si tratti di qualcosa di più pericoloso!”.
Kakashi corse nella
foresta.
“Potrebbe essere
quella
cosa che ha inseguito Mizu fino a qui”
pensò l’uomo guardandosi intorno.
Trovò Naruto steso
a terra.
“Naruto…va
tutto bene?” chiese.
“In parte. Mi fa
male la
testa”.
“Cos’è
successo?”.
“Io e Sasuke ci
siamo
incontrati qui, ma qualcosa mi ha colpito alle spalle e sono svenuto!
Che
idiota!” esclamò alzandosi in piedi.
“Sasuke è
in pericolo”
disse mettendosi a correre.
Naruto e Sakura lo seguirono.
“Cos’è
quella cosa nel
bosco?” chiese la ragazza preoccupata.
“La stessa cosa che
ha
inseguito Mizu e che ha ucciso i suoi genitori. Dobbiamo trovare
Sasuke, prima
che sia tardi”.
Trovarono il ragazzo in una
radura. Aveva una brutta ferita alla testa.
“Sasuke, apri gli
occhi”
disse Kakashi.
Il giovane lo
guardò.
“Maestro…un
mostro mi ha
attaccato. Non sono riuscito a difendermi” disse con voce
debole.
“Non preoccuparti.
Adesso
ti porto da Tsunade. Lei ti guarirà” disse.
Sia Sakura che Naruto
rimasero con Sasuke.
“Ragazzi, mi
dispiace
avervi messi in pericolo”.
“Maestro, non
è colpa tua.
Tu non potevi saperlo che quella cosa si aggirava per il
bosco” disse Sakura.
“Ora devo andare.
Verrò a
trovarvi più tardi” disse.
La cerimonia per il diploma
era già iniziata. Mizu se ne stava seduta
nell’attesa del suo coprifronte.
Kakashi sorrise nel vederla, finalmente, tranquilla. Non appena ebbe
ricevuto
l’oggetto tanto agognato, corse verso il suo nuovo maestro.
“Hai visto che
bello?” chiese
mostrandogli la fascia con il simbolo di Konoha.
“Molto
bello. Anzi, bellissimo” rispose
Kakashi.
Ad un tratto, il cielo si
oscurò di colpo.
“Non sarà
un altro
temporale” disse Iruka.
“Ne dubito. Non
c’è l’odore
della pioggia” disse Kakashi.
Dall’alto apparve
una
gigantesca creatura alata. Appena toccò terra si
trasformò in un uomo. Aveva
uno strano sguardo. I suoi occhi grigi emanavano tristezza. Attorno a
lui
aleggiava un’aria greve e maligna. Con una
velocità disumana si lanciò sulla
piccola Mizu e l’afferrò.
“Mostro,
lasciala” disse
Kakashi.
“No. Lei appartiene
a me.
Sono giorni che la cerco. Deve morire”.
Mizu iniziò a
piangere.
“Shi. Lo sai che
questo è
il tuo destino” disse l’uomo.
“Lei si chiama
Mizu” disse
Kakashi.
Nessuno osava fare un passo.
La bambina era in pericolo.
“Carino come nome,
ma poco
appropriato. Questa bambina è nata per uccidere o per essere
uccisa. Non ha scelta.
Questo è il suo destino”.
“Lasciala andare o
te la
vedrai con me” disse.
“Sinceramente
potresti
scagliarmi contro tutti i ninja di questo Villaggio, ma non otterresti
nulla.
Non hai scelta. La bambina deve essere eliminata”.
Il maestro si
lanciò
all’attacco. L’uomo creò una sorta di
gabbia di chakra dove rinchiuse la
bambina, poi si dedicò allo scontro con Kakashi.
“Non hai nessuna
speranza
contro di me. Morirai se continui a volermi attaccare. La mia pazienza
ha dei
limiti”.
“Vattene, allora.
Quella
bambina non ha fatto nulla di male a nessuno. Non lascerò
che un pazzo come te
le faccia del male!”.
L’uomo rise.
“Sei patetico. Se ti
fai
trascinare così tanto dalle emozioni, mi chiedo come farai a
vincere. I tuoi
pensieri sono rivolti alla bambina, non a me!”
esclamò, colpendolo con una
forza inaudita. Iruka cercò di intervenire.
“Non ti conviene.
Stai lì
fermo e non ti accadrà nulla”.
“Kakashi!
Aiutami!” gridò
la bambina piangendo.
L’uomo
cercò di rialzarsi.
Provò una fitta lancinante al braccio destro. Il colpo
ricevuto glielo aveva
fratturato.
“Maledizione. Non
riesco ad
usare le tecniche” pensò.
“A proposito, non mi
sono
nemmeno presentato. Il mio nome è Hi. Sono uno spirito del
fuoco” disse.
“Sinceramente
preferisco
chiamarti Baka” esclamò Gai.
Kakashi lo guardò.
“Kakashi, amico mio.
Vedo
che questo tizio ti ha ridotto male. Ti aiuto io, ok?” chiese
Gai aiutando
l’amico ad alzarsi.
“Gai, grazie
mille” disse.
“I ringraziamenti
lasciali
per dopo. Adesso abbiamo un pazzo da eliminare”.
Il combattimento fu arduo.
Kakashi ce la mise tutta, anche se, con un braccio rotto,
riuscì a fare ben
poco. Hi cadde a terra. Usò le ultime forze rimaste per
utilizzare una tecnica
suicida. Accumulò chakra a sufficienza per implodere e
creare un’onda d’urto
che rase al suolo alcuni edifici lì vicini. Si
levò una nube nera, che impedì a
chiunque di vedere cosa fosse successo. Quando, finalmente, la nebbia
si
diradò, lo spettacolo che si parò davanti a
tutti, era terribile. Sia Kakashi,
che Gai erano a terra, tramortiti. La piccola Mizu era rimasta vittima
dell’esplosione.
Kakashi aprì gli
occhi.
Faticò ad alzarsi, ma ci riuscì. Vide il corpo
della bambina. In quel momento
iniziò a piovere. Si avvicinò carponi alla
piccola e la strinse tra le braccia,
noncurante delle fitte date dalla frattura. La notizia del
combattimento si era
sparsa lentamente, quindi, quando arrivarono tutti, quello che videro
fu solo
la fine. Sakura, Sasuke e Naruto videro Kakashi avvicinarsi alla
bambina. La
ragazza si prese il viso tra le mani e pianse. Naruto la strinse in un
abbraccio e pensò alla bambina. Iruka andò da
Kakashi.
“Andiamo via da
qui” disse.
L’uomo lo
guardò.
“Non sono riuscito a
proteggerla…lei è morta a causa
mia…” disse a bassa voce.
“No. È
stata colpa di
quell’uomo. Tu hai fatto tutto il possibile” disse
Iruka aiutandolo ad alzarsi.
Gai riprese conoscenza e,
non appena capii cos’era successo, si avvicinò
all’amico. I tre uomini,
insieme, si allontanarono da quel posto. La folla che si era formata,
si aprì
al loro passaggio. La commemorazione per la bambina si tenne il giorno
seguente.
Sakura le aveva legato il
coprifronte proprio come lo teneva lei.
“Te lo avevo
promesso” pensò.
Kakashi rimase lì
per tutto
il giorno, sotto la pioggia scrosciante.
“Kakashi, dovresti
andare a
casa. Rischi di prenderti un accidente con questo tempo”
disse Kurenai.
“Ancora un
po’. Poi tornerò
a casa” disse lui, senza prestarle attenzione.
La donna annuì, poi
se ne
andò. Quando Kakashi fece ritorno a casa vide il materasso a
terra. Lì c’era un
piccolo foglietto. Lo aprì e lo lesse.
“Sei strano quando
dormi!
Lo so che ti sembrerà strano che io, una bambina di appena
otto anni, ti possa
scrivere una lettera simile, ma è così. La
creatura che m’inseguiva, l’altra
sera, si chiama Hi. È mio fratello. Vuole uccidermi
perché crede che io abbia
sterminato la mia famiglia. Non m’importa di morire,
è destino di ogni essere
vivente. Sono felice di averti conosciuto Kakashi. Mizu”.
L’uomo sorrise nel
leggere
quella lettera.
“Mi
mancherai” pensò.