Erano ormai le quattro e mezza quando Emma uscì dalla piscina e andò nello spogliatoio col borsone contenente quello che più era importante per lei: ginocchiere, scarpe, calzettoni, maglietta e pantaloncini e ovviamente il tape, quel nastro bianco che consentiva alle sue dita di rimanere attaccate alla mano. Quella sera avrebbe finalmente ricominciato gli allenamenti del suo sport preferito: la pallavolo. Iniziò a soli 8 anni come passatempo dopo scuola e dopo tutti quel tempo ormai era diventato il suo unico mezzo di sfogo. Non vedeva l'ora di ritrovare tutte le sue compagne e gli allenatori, che da due mesi non vedeva più. Si vestì con calma, stando attenta a non dimenticarsi nulla e, quando fu finalmente pronta, si diresse verso la palestra dove c'era già Matteo, il suo secondo allenatore nonché migliore amico. Si erano conosciuti cinque anni fa quando venne ad allenare nella sua società perché conosceva un allenatore e da lì erano diventati quasi inseparabili. Si salutarono con un abbraccio e cominciarono a parlare di quello che avevano fatto durante l'estate finché non arrivarono piano piano tutte le altre ragazze. Quando finalmente si fece vedere anche Marco, il primo allenatore, l'allenamento iniziò. Due ore e mezza di corsa, suicidi, tuffi, addominali, dorsali e piegamenti bastarono per far sfinire tutti ma, ad allenamento concluso, dalla porta entrò un ragazzo, Lorenzo, un allenatore di un'altra società contro cui giocavamo spesso e, dopo un confronto veloce con Marco, ci disse di essere un nuovo allenatore della società. Emma fu subito colpita dai suoi occhi, lei amava gli occhi azzurri e i suoi erano del colore del cielo, le sembrava di volare. Avrebbe fatto ancora due ore di preparazione fisica pur di rimanere a guardarli. Per il resto era un ragazzo normale, non molto alto, capelli corti e la erre moscia, la stessa erre che ha Matteo pensò, che a lei piaceva da morire. Purtroppo tutti i suoi viaggi mentali vennero fermati dal padre che la venne a prendere e le urlò addosso di muoversi perché doveva correre a casa a vedere l'inter.