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Autore: ielma    27/04/2014    5 recensioni
Brighton, 2 Maggio 2053
«Zio George, ci racconti una storia?»
«Miei cari, ve ne ho raccontata una non appena mezz'ora fa»
«Ci piacciono tanto le storie che ci racconti»
«E va bene» George Weasley sospirò e si accarezzò la barba incolta. «Stavolta vi racconterò del mio primo anno ad Hogwarts»
«E ci sarà anche lo zio Fred nella storia?»
«Lui c'è sempre nelle mie storie»
I tre bambini seduti sul tappeto davanti la sua poltrona sorrisero eccitati, lui accavallò le gambe e si strofinò le mani l'una contro l'altra.
«Dunque... Era esattamente il 17 Settembre del 1989 quando io e Fred mettemmo in pratica il nostro primo scherzo ufficiale»

Questa storia partecipa al contest "Un'anima in due corpi indetto da HermioneJeanGranger e ColeiCheDanzaColFuoco sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Dopo la II guerra magica/Pace
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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino


Brighton, 2 Maggio 2053

«Zio George, ci racconti una storia?»
«Miei cari, ve ne ho raccontata una non appena mezz'ora fa»
«Ci piacciono tanto le storie che ci racconti»
«E va bene» George Weasley sospirò e si accarezzò la barba incolta. «Stavolta vi racconterò del mio primo anno ad Hogwarts»
«E ci sarà anche lo zio Fred nella storia?»
«Lui c'è sempre nelle mie storie»
I tre bambini seduti sul tappeto davanti la sua poltrona sorrisero eccitati, lui accavallò le gambe e si strofinò le mani l'una contro l'altra.
«Dunque... Era esattamente il 17 Settembre del 1989 quando io e Fred mettemmo in pratica il nostro primo scherzo ufficiale. Era una delle ultime giornate estive, già iniziava a sentirsi il profumo dell'autunno. Del muschio bagnato, delle castagne appena cadute dagli alberi. E quando si camminava su e giù per il parco di Hogwarts si poteva già udire il rumore delle prime foglie secche che venivano calpestate. Era una domenica, il giorno perfetto per starsene appartati da qualche parte a progettare uno scherzo. E noi facemmo proprio questo. Ci nascondemmo all'ombra di un salice piangente e iniziammo a pensare a quale potesse essere lo scherzo migliore da fare al nostro insegnante di pozioni, Severus Piton»
Uno dei bambini spalancò la bocca sorpreso.
«Preston, non è il signore di cui parla sempre tuo nonno?»
Preston annuì energicamente.
«Sì, è proprio lui»
«Be', Harry ha conosciuto Severus Piton meglio di me. Ma quando io e Fred eravamo al primo anno, Piton era diverso, non era una persona simpatica. Come la definite una persona che ha sempre un tono scontroso e se la prende con quelli che non se lo meritano?»
«Uno stronzo!» esordì il terzo bambino, che prima non aveva parlato.
«Maynard, non credo proprio che tua nonna Hermione vorrebbe sentirti usare queste parole!»
«Scusa, zio George»
George lo guardò con un tono di rimprovero, poi continuò con il suo racconto.
«Nella scuola ancora non ci conosceva nessuno per i nostri memorabili scherzi, e quella era l'occasione perfetta per farci conoscere. Pensammo, quindi, di progettare lo scherzo perfetto. Entrambi facemmo svariate proposte, l'una più assurda dell'altra. Fred voleva assoldare un troll di montagna ma io gli dissi che era impossibile introdurlo ad Hogwarts senza farsi scoprire -cosa che poi venne smentita due anni dopo da un signore molto cattivo che aveva due teste-»
«Aveva due teste?» chiesero in coro i bambini meravigliati.
«Per quella storia dovete chiedere a nonno Harry. Dicevo, proponemmo svariati progetti. Io pensai di tappezzare il suo ufficio di poster di una famosa cantante babbana in bikini, ma ci sembrò troppo banale. Inoltre, non avevamo ancora imparato l'Incantesimo di Adesione Permanente. Alla fine, una soluzione la trovammo insieme. Proprio come realizzammo tutto il nostro futuro, insieme. Ci passò davanti una bellissima bambina del nostro anno, Angelina Johnson»
«La zia Angelina!»
«Lei inciampò su una radice scoperta e nel cadere scivolò dalla sua tasca il suo libro di incantesimi tascabile. Fred lo raccolse prima che se ne accorgesse, poi la aiutò a rialzarsi. Quando tornò a sedersi accanto a me, iniziò a sfogliare il libro. Io ricordo di avergli chiesto “perché le hai rubato il libro, Freddie?”, lui mi rispose “almeno ho una scusa per rivederla. Già che ci siamo, però, vediamo di trovare uno spunto da qui”. Si voltò verso di me e le sue labbra, che poi erano anche le mie, si incurvarono in un sorriso... Io... A quel punto...»

George camminava lungo la Sala Grande, la sua famiglia era riunita in un punto lontano. Qualcosa dentro di lui gli diceva di correre, ma allo stesso tempo non ci riusciva. Aveva paura. Non era certo che qualcuno fosse stato ferito, non c'era alcun motivo di tremare in quel modo. Tuttavia, poco prima mentre combatteva aveva provato una sensazione strana. Credeva che qualcuno l'avesse colpito con una maledizione eppure il suo corpo era ancora intatto. Era riuscito a pensare solo a una cosa “Fred”.

«Zio George? Ti senti bene, zio George?»

E infatti, il corpo del suo gemello era lì a terra davanti a lui. Aveva lo sguardo vacuo, la pelle sembrava di ghiaccio. Era... morto?

«Io... sì, scusate. Dove ero rimasto?»
«Lo scherzo! Che scherzo avevate deciso di fare?»
«Oh giusto. Consultammo l'indice di quel libro per elencare gli incantesimi utili che già eravamo in grado di fare. Ne uscirono fuori solamente due. Le formule sono: “Wingardium Leviosa” e “Alohomora”. Pensammo allora di utilizzarli per realizzare il nostro scherzo»

George si chinò sul corpo del fratello e gli mise una mano sul viso. Gelido. Era morto davvero. Il suo cuore fece un balzo, sembrò quasi che volesse uscirgli dal corpo. Se prima stava semplicemente tremando, in quel momento si trasformò letteralmente in una foglia esposta al vento.

«Grazie ad una soffiata da parte di un ragazzo che poi divenne un nostro caro amico, scoprimmo dove si trovavano gli alloggi dei professori e quale era la parola d'ordine. Avevamo deciso: ci saremmo introdotti nella stanza da letto del professor Piton e avremmo fatto levitare il suo letto fino nel cuore della foresta proibita. Io e Fred eravamo entusiasti del nostro piano. In realtà, in confronto agli scherzi che facemmo durante gli anni successivi questo non fu nulla di che. A noi, però, piaceva pensare in grande. E noi... eravamo sempre stati... i...»

Non poteva accettare la morte di Fred, lui era molto più che suo fratello. Lui era il suo più caro amico, era l'altra parte di sé. Senza Fred, non avrebbero più potuto gestire il negozio a Diagon Alley...

«Ma cos'hai zio George? Perché ti fermi?»

inventare nuovi prodotti...

«No, niente, stavo solo... Pensando»

realizzare leggendarie burle ai danni dei loro amici...

«Pensando a quanto fosse bello quel momento. Perché a me e a mio fratello quello scherzo sembrò davvero una svolta nella nostra vita sociale, e in seguito fu così»

Per tutto quel tempo, George non aveva vissuto la sua vita da solo. Lui e Fred avevano vissuto una vita insieme, non avevano avuto ognuno una vita propria. E ora? Avrebbe dovuto ricominciare daccapo?

«Quella notte togliemmo lo stemma dei Grifondoro dalle nostre divise e ne applicammo uno falso dei Serpeverde, in quel modo se qualche fantasma ci avesse scoperto in giro per il castello oltre il coprifuoco, la colpa non sarebbe potuta ricadere su di noi. Ci coprimmo il viso con delle sciarpe nere, lasciando scoperti solo gli occhi. Ci sentivamo invincibili. Raggiungemmo il punto che ci era stato indicato dal nostro amico e con la parola d'ordine “zampe di rana” penetrammo nei dormitori dei professori. L'adrenalina cresceva dentro di noi man mano che ci avvicinavamo alla stanza della nostra vittima. Probabilmente se in quel momento qualcuno ci avesse scoperto, non ci sarebbe importato un granché perché l'emozione di essere arrivati a quel punto era stata talmente forte che già ne era valsa la pena. Grazie all'incantesimo “Alohomora” entrammo nella stanza di Piton e Fred contò fino a tre con le dita per fare insieme l'incantesimo di levitazione. Ci riuscimmo al primo tentativo, ogni cosa quando la facevamo insieme ci riusciva al primo tentativo. Eravamo così... in sintonia»

Quando George pensò a cosa avrebbe rappresentato la morte del fratello per lui, si chinò ancora di più sul suo corpo. Pianse, gridò, picchiò a terra con un pugno. Ma tanto sapeva che nulla avrebbe riportato in vita Fred. Ormai era finita. Lui era rimasto da solo. Un'anima e un corpo, niente più.

«E poi? Poi cosa successe?»
«Io... Ah, dov'ero rimasto?»
«Oggi, zio, sei davvero strano»
«Ce lo dici il perché?»
«Suvvia, bambini, non ho nulla che non va»
«Non è per caso che... Stai per morire?»
«Certo che no, cosa vi viene in mente? Tutti prima o poi dobbiamo morire ma state certi che io ancora per qualche lungo anno vi tormenterò con le mie storie»
«Evviva!»
«Sono felice che vi piacciano. Magari quando sarete più grandi potrei raccontarvi la storia della morte dello zio Fred, la storia dell'oggi di 55 anni fa»
«E perché non puoi raccontarcela ora?»
«No, bambini...»
George si voltò alla sua sinistra, cercando qualcuno che finisse la frase al suo posto. Tutto quello che vide fu una parete spoglia, una credenza vuota e un giradischi silenzioso.
«Non siete ancora pronti»
Mentì, era lui a non essere ancora pronto.


 
  
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