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Autore: Mishi Mi    27/04/2014    0 recensioni
E' possibile amare una persona che si rinchiude in se stessa. Che fa di tutto per respingerti, perché ha alle spalle anni di delusioni?
Ebbene si, perché finalmente quel ragazzo dai capelli biondi, perfettamente ingellati(?) dagli occhi azzurri, due pozze color cielo, il quale ha sciolto la corazza che Beatrice ha perennemente rafforzato, dopo durissimi anni che ha subito solo dolori e delusioni la farà ricredere e le farà scoprire quanto è bella la vita e che una stupida corazza non ha fatto che altro odiare la sua vita.
Se vi ho incuriosite leggete pure.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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L’incontro con quei quattro dementi mi ha rovinato la giornata. Tanto per cambiare ho due pallosissime ore di storia e matematica, peggio di così non potrebbe andare. Dammi la forza dio. I minuti passavano lentamente e non vedo l’ora che finisse la prima ora. Decisi di uscire per andare a fumare una benedetta sigaretta , e dissi alla prof se potevo andare al bagno. Bene il primo passo è fatto.Uscire da quell’aula di merda. Il secondo è stare attenta a non trovare o vedere uno dei quei quattro coglioni. Mancano davvero pochi metri all’uscita di quel fottutissimo atrio di quella scuola orrenda. Dire che sia felice è poco, dato che fortunatamente sono uscita senza incidenti o disgrazie ad andare a fumare in pace una sigaretta. Fumare ti da quella sensazione di completa libertà. Per dei minuti ti fa dimenticare i tuoi problemi, ti fa rilassare, è come se fossi a casa. Uscì dal tran di pensieri che ad un certo punto; compare Hemmings seduto accanto a me, anche lui con la sigaretta in bocca a pensare. A sto punto vaffanculo. -Cosa ci fai tu qui?- dissi tra un misto di rabbia e rassegnazione. -Sono venuto a fumare una sigaretta. E incontro te. Che coincidenza.- disse, con quel sorrisino stampato in quella faccia, da prendere a schiaffi. Coincidenza un paio di palle. Tze pensa che io me la beva. -Coincidenza, non direi proprio. Mi segui oppure devi venire a sfottermi in continuazione? Che c’è, le tue puttanelle non ti soddisfano? E per questo vieni a rompermi le palle? Sai che ti dico? Fottiti.- Detto questo mi alzi e mi incamminai verso l’entrata della scuola, lasciando Hemmings da solo. Chissà anche a riflettere su quello che gli ho detto. Pov’s Luke. Che tigre nel vero senso della parola. Mai visto che una ragazza mi parlasse così o che mi trattasse così. Forse c’è sotto qualcosa. E se c’è devo scoprirlo. Che la guerra abbi inizio. Bene, finito la mia sigaretta mi diressi anch’io dentro quella scuola orrenda. Aspettai altri 10 minuti, ed entrai quando suonò la campanella segnalando la fine della prima ora. Bene. Per niente. Un’ora di matematica con quella rompi palle e fastidiosa prof Beckett. Mai vista più donna orrenda di lei. Non è un insulto ma un complimento. Che l’ora abbi inizio. Entrai in aula con 5 minuti di ritardo che quella incominciò a sbraitare sul fatto che dovrei essere puntuale e serio. Ma fottiti. Mi incamminai ai banchi, quasi tutti occupati tranne quello di …. Beatrice. Sto arrivando piccola, preparati al peggio. Mi sistemai accanto a lei ,mi voltai e la guardai con uno di tanti sorrisi che lei sicuramente odia. Ci sarà da divertirsi, e non vedo l’ora. Pov’s Beatrice. Eh te pareva? E pure in aula mi doveva venire a rompere? M a dico un giorno in cui io non lo debba sopportare c’è? A quanto pare no. Giuro che lo prenderei a schiaffi. Quando ne ho l’occasione lo faccio. Lo faccio in nome di mia madre. Odio questa materia, ma il fatto che lo abbia vicino di banco, me la fa odiare ancora di più. Fottiti, fottiti. Mi distolsi dai miei pensieri quando quell’essere vicino a me mi diede una gomitata nel fianco, al punto di infastidirmi. Mi alterai. -Ma che vuoi?Imbecille che non sei altro.- sbuffai. -Woord! Hemmings! Subito in presidenza! Adesso.- sbraitando e indicando la porta. Ma vaffanculo. Beckett e Hemmings. Lui se la rideva sotto i baffi, mentre io stavo elaborando un piano per ucciderlo. Adesso toccava pure il preside con una palla al piede. Che sia chiaro la palla è Hemmings. Mai stata chiamata in presidenza. Adesso sì. Dio c’è l’hai con me o cosa? Fatto sta che sto percorrendo il lungo corridoio di questa scuola, respirando aria con questo essere, e dirigermi con questo essere dal preside. Che giornata di merda. Svoltato l’angolo entrammo in presidenza. Bussammo, e una voce roca e profonda, ci disse di accomodarci. Entrammo e ci sedemmo. L’ufficio era grande, ben ordinato, ai muri dei quadri o certificati di gare vinte di football, di certificati dei premi vinti dal preside da giovane. E poi due scaffali, una scrivania, due poltrone comode. Il preside è basso, con un po’ di pancia, calvo con due baffoni, occhi piccoli, nascosti da un paio di occhiali. -Sentiamo, perché siete qui?- Disse, un po’ sorpreso. Cercai di rispondere ma fui preceduta da quell’essere. -Ecco, ho dato una gomitata a Beatrice per farla ritornare con noi, dato che si era assentata, per entrare poi nei suoi pensieri. E la prof ci ha mandati da lei, dopo che Beatrice mi ha risposta ad un tono di voce un po’ alto.- Vedi questo che poi tanto coglione non è. -Bene, signorina Woord e signorino Hemmings tornate nella vostra aula. Ah, signorino lasci in pace la sua compagna, se non vuole tornare di nuovo in presidenza.- Detto questo lo ringraziammo , ed uscimmo dal suo ufficio. -Allora non sei poi così tanto coglione, come credevo.- dissi ridendo. -Ma grazie, ora si che sono lusingato. Be neanche io pensavo che ero coglione, anzi io credevo che ero irresistibile.- facendomi l’occhiolino e guardandomi maliziosamente. -Ah no, sei ritornato di nuovo tra i presenti, coglione.- sputai. E fu questo a far traboccare il vaso. Quell’essere mi spinse contro il muro. Allaciandosi a me con il suo bacino. Tenendomi ferma , con le sue mani su i miei fianchi. Lo allontani spingendolo, ma lui ritornò nella stessa posizione di prima, ma stavolta mi baciò. Un bacio aggressivo, un bacio non casto. Mi leccò le labbra chiedendo l’accesso alla mia bocca, che non rifiutai. Le nostre lingue danzavano felici e contenti, mentre Pampi diceva: -Ma dagli un calcio nelle palle, e poi lo odi. Smettila.- Per la prima volta in vita mia ascoltai Pampi e gli diedi un calcio nelle palle, alla quale mi lascio e me ne andai lasciando lì. In preda ai dolori. _________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Ehi guys. Rieccomi con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia. Alla prossima Mishi:’)
  
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