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Autore: Tina77    28/04/2014    4 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 08- Capitol City

 

Quando il mattino seguente raggiungiamo gli altri per la colazione veniamo accolti da un Haymitch particolarmente di cattivo umore. -Hai ritrovato la voce, eh, Ragazza in Fiamme?-. In tutta risposta le mie guance vanno a fuoco. Indispettita, faccio per ribattere, ma una mano di Peeta sulla schiena mi fa mordere la lingua. -Dai, non arrabbiarti.-. Sbuffo. -Come fai ad essere sempre così tranquillo?- allontano stizzita la sua mano dal mio fianco e vado verso il finestrino. Si limita a seguirmi e a darmi un bacio sulla testa. Poi entra Effie ad informarci che tra meno di un'ora saremo a Capitol e che quindi è il momento di iniziare a prepararsi.

Al nostro arrivo non ci sono telecamere ad aspettarci, per fortuna. Non che le aspettassi, a dire la verità, ma ero così abituata a fare entrate di scena che questo per un attimo mi sembra impossibile. Un'automobile dai vetri oscurati ci aspetta per accompagnarci ai nostri alloggi. Non più al Centro di Addestramento, bensì nella residenza della Presidente. Per l'occasione, che pure non sarà pubblicizzata se non da domani, quando appariremo brevemente in tv al fianco della Paylor per annunciare l'intervista di domenica, sono state preparate per noi le stanze più belle del palazzo. Effie dice che preferisce restare a casa sua per non causare disturbo. In realtà capisco benissimo che questo posto le ricordi episodi troppo negativi. Il suo modo per superare gli eventi degli ultimi anni è molto semplice: dimenticare tutto. Ma non la posso biasimare, dopotutto lei è sola ad affrontare la vita, mentre io ho Peeta al mio fianco.

A cena veniamo raggiunti anche dai miei preparatori, la cui presenza non si era resa necessaria prima dato che nessuno mi avrebbe vista e riconosciuta. Sono così contenti di vedermi che ancora una volta provo nei loro confronti al tempo stesso un senso di tenerezza e di pietà, come se io fossi migliore di loro. -Oh, Katniss! Che bello vederti ancora, così felice, così...-. Come un tempo, iniziano a parlare a più non posso per l'intera serata, discutendo con Effie delle ultime novità in fatto di moda mentre io e Peeta parliamo del più e del meno. Haymitch non si fa vedere e posso solo essere grata a qualunque liquore l'abbia tenuto lontano da me. Diciamo che nemmeno per lui qui ci sono dei bei ricordi. Io dovrei essere quella più toccata da questo luogo, dove mi è stata strappata la mia famiglia, e invece mi sorprendo nel rendermi conto che non è così. E so perfettamente chi devo ringraziare per questo.

Il giorno dopo, non basta la presenza di Peeta al mio fianco per calmare il mio nervosismo. Ci troviamo in una sala con solo una trentina di addetti ai lavori. Il pubblico segue l'intervista in diretta da particolari schermi e noi possiamo sentire la loro reazione attraverso dei sofisticati microfoni. Tutto mi ricorda la prima intervista fattami da Ceasar. L'agitazione, le mani che mi sudano. Ma ci sono parecchie cose che sono decisamente diverse. Non sono da sola su questo palcoscenico. Non sto rischiando la morte. Non sto fingendo il mio amore per Peeta.

La voce di Ceasar interrompe il filo dei miei pensieri. -Chi l'avrebbe detto, ragazzi! Che colpo l'intervento della Presidente di ieri sera. Vedervi al suo fianco ad annunciare a tutti questo incontro mi ha letteralmente tolto il fiato, siete d'accordo?- il pubblico lo acclama. Non è cambiato molto. Mi sforzo di sorridere. -Ve lo devo chiedere assolutamente! Come stanno andando le cose tra di voi, al Dodici?-. Arrossisco quasi immediatamente. Da ieri sera faccio fatica a guardare Peeta negli occhi. Mi sento tremendamente imbarazzata per come mi sono comportata, anche perché è evidente che il motivo del mio atteggiamento è l'interesse verso di lui. E adesso che lui sa che non sto fingendo tutto è più difficile. E come al solito è Peeta a rispondere. -Meglio, grazie. Tornare alla quotidianità è stata dura, lo ammetto, ma insieme è possibile.-. Mi prende la mano e io sorrido, lo sguardo rivolto al pavimento. -So che è chiedervi molto, ma il popolo di Panem ha bisogno di sapere. Vorreste raccontarci brevemente quello che successe il giorno in cui la Capitale fu presa dai Ribelli?-. A sorpresa, sono io a parlare. -Eravamo in missione in una squadra di tiratori scelti. Non era in programma che noi arrivassimo fino a Capitol ma, sovvertendo gli ordini, lo abbiamo fatto lo stesso. Per alcuni giorni siamo rimasti nascosti, poi ci siamo ritrovati coinvolti nei disordini senza saper nemmeno noi dove andare.-. -Grazie, Katniss. Va bene così.- si è accorto della mia voce commossa e ha capito che la mia prossima frase avrebbe dovuto essere “E poi ho visto morire mia sorella Prim”. Ceasar mi lascia tranquilla per un paio di minuti, mentre chiacchiera amabilmente con Peeta. Ritorno ad interessarmi alla conversazione solo quando Ceasar chiede a Peeta delle torture subite, di come sia stato ritrovarmi dopo tanto tempo. Allora non sa del depistaggio. Mi volto verso il ragazzo alla mia destra. Sorride tristemente e mi stringe ancora di più la mano, prima di dire -La tortura è stata terribile proprio perché basata sui miei ricordi di Katniss. Rivederla è stato altrettanto difficile, perché mi avevano indotto a credere che il suo amore per me fosse falso. Ma adesso so che è vero.-. Si volta a guardarmi per darmi un breve e inaspettato bacio a stampo, che mi provoca comunque un fremito lungo la schiena. L'ha capito davvero? O lo sta dicendo solo per le telecamere? Non lo so. Questo è esattamente quello che gli spettatori si aspettano da noi, ma sono certa al cento per cento che questo bacio fosse vero. E, forse per la prima volta in pubblico, da parte di entrambi. Arriva il momento di parlare del nostro libro dei ricordi. Spiego brevemente di cosa si tratta e Ceasar è così commosso che è costretto a prendere dell'acqua e ad interrompere l'intervista per alcuni minuti. La reazione del pubblico non è altrettanto esagerata, ma si vede che il nostro messaggio di speranza è stato recepito con successo.

 

Quando alla sera ci ritroviamo nella nostra stanza (che sarebbe la mia, ma che ovviamente condividiamo), mi sento come svuotata. Abbiamo raccontato al mondo la verità questa volta, senza filtri dati da bugie allo scopo di salvarci la vita. Da quando tutto quest'incubo è cominciato, questa è la prima volta che mi succede. Cinna mi aveva già spinto ad essere sincera durante le interviste, ma questa è tutta un'altra cosa. Non ho per niente voglia di parlare, così mi stendo su un fianco, lontana anche da Peeta. La felicità mi sembra in qualche modo un sentimento sbagliato. È giusto andare avanti, lo so. E so anche che mia sorella e tutti gli altri caduti vorrebbero questo per me. E allora perché mi sento così svuotata? Una lacrima silenziosa si fa strada lungo la mia guancia e io la caccio via con stizza.

Peeta mi stava chiaramente guardando, perché il mio movimento non gli è sfuggito. Si alza sulle ginocchia e mi costringe a guardarlo negli occhi. Capisce subito e mi stringe tra le braccia, come fa quando ho gli incubi. Lui mi ha chiesto di ricominciare e io glielo devo. Ed è così naturale questo contatto, che proprio non posso tirarmi indietro adesso. Ma non posso spiegargli che io davvero tengo a lui e che lo voglio aiutare ma che in alcuni momenti mi sento così spezzata ed egoista che vorrei solo nascodermi dal mondo intero. Come dirgli che penso che la mia presenza per lui sia solo negativa? Eppure io lo amo, a mio modo. E sono troppo egoista per lasciarlo libero dai miei problemi. Possibile che basti un solo momento di sconforto da farmi bloccare così? Dato che sono già a Capitol, credo basterà che io chieda al Dottore di farmi avere di nuovo il mio vecchio braccialetto. Non smetterò mai di essere “mentalmente confusa”, probabilmente. Che comunque è sempre meglio che essere “instabile”, mi dico per tranquillizzarmi.

È una telefonata di mia madre che ci sveglia il mattino seguente. Mi chiede se, questo pomeriggio, me la sento di fare una passeggiata con lei. Non mi propone di vedere l'Ospedale perché sa benissimo che non lo sopporterei. Troppo ricordi. Prima di uscire lascio un biglietto ad Haymitch, così non si preoccuperà e avviserà Effie. Trascorriamo la giornata insieme, la prima volta che la vedo da quando sono partita per la guerra. Va detto che il nostro rapporto a distanza funziona benissimo. Credo di non essermi mai sentita tanto vicina a lei come in questo momento. Ci sentiamo una volta alla settimana, lei mi racconta dei suoi pazienti e io della vita nel Dodici. Inutile aggiungere che lei, come Ceasar, è stata particolarmente toccata dall'idea del libro.Tanto che in qualche modo ha deciso di contribuire. Con le lacrime agli occhi, mi consegna una lettera che risale a pochi mesi prima del suo matrimonio. Mio padre le chiedeva il permesso di parlare ai suoi genitori della loro unione, ben sapendo che loro non sarebbero stati contenti della differenza sul piano sociale. Ma le parole erano così dolci, così piene di sentimento, che nessuna madre avrebbe potuto portare via alla figlia un amore tanto forte. Dopo essersi aperta così con me, mi sento così a mio agio in sua compagnia che per la prima volta parlo con mia madre di Peeta. Lei mi confessa di aver sempre pensato che lui fosse un ragazzo speciale. Mi racconta di essere andata spesso a trovarlo in Ospedale, mentre eravamo al 13. Le ricordava così tanto suo padre, che per amore l'aveva lasciata libera, che non poteva fare a meno di provare per lui un sentimento protettivo, quasi materno. Non parlavano, lei si limitava a controllare i suoi valori e a restarsene seduta lì vicino per qualche minuto, fingendo di studiarne la cartella. Poi si alzava e tornava alle sue occupazioni. Solo una volta lui le rivolse la parola – Perché lo fa?- -Non lo so, Peeta. Ma se la mia presenza ti mette a disagio non tornerò.-. Queste visite si ripeterono per le due settimane successive, finché Peeta non si unì alla nostra squadra.

-Penso che avrei dovuto parlartene prima.-. -Forse. Ma non sarebbe servito a molto, in ogni caso.-. Vengo sopraffatta dal disgusto per me stessa mentre le racconto cos'è successo negli ultimi giorni.

- E' normale essere spaventate, Katniss. Oh, sapessi quanto lo ero io prima di sposare tuo padre! Ma fidati,- mi prende il volto tra le mani. - Le cose importanti in un rapporto, che si tratti solo d'amicizia o no, sono la fiducia e la sincerità. E, ricorda, la prima non può esserci se la seconda manca. Quindi il mio consiglio è: parlagli apertamente. Lui saprà capire.-.

Questi discorsi mi mettono a disagio, ma sono contenta di averne parlato con qualcuno, specialemente con mia madre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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