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Autore: Zoe chan    20/07/2008    6 recensioni
Sakura inarcò le sopracciglia. – Prende in giro il mio accento, dottore?- Lo faceva sempre. Lui le sorrise attraverso la mascherina. – Non hai ancora imparato che non devi sfidarmi?- -Mai sfottermi per il mio accento- dichiarò Sakura. –Le sue sono parole di guerra.- Nuova SasuSaku...racensite ç__ç
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Volevo dirti che...

Masashi Kishimoto ©

Zoe chan ®

 

 

Le bastava vederlo uscire dalla sala operatoria per arrossire e sentirsi tremare le gambe. Se la sfiorava passando in corridoio e le teneva gentilmente la porta aperta, incominciava a sudare. E se l’avesse mai baciata, come avveniva nei suoi sogni, Sakura Haruno, infermiera addetta alla sala operatoria pediatrica, sarebbe svenuta. Erano due anni che Sakura si struggeva per Sasuke Uchiha, e ormai fantasticava su di lui anche durante gli interventi e alle funzioni domenicali, proprio mentre il reverendo Kakashi minacciava i fedeli con la punizione del fuoco eterno. Forse non riusciva a toglierselo dalla mente a causa del sangue Irlandese che le scorreva nelle vene. Non che trascurasse il lavoro: anche quella sera era arrivata in sala operatoria per pèrima, per controllare che tutto fosse in ordine.

-Sono pronto a chiudere, Sakura.-

La voce calda di Sasuke le diede un brivido.

-anch’’io, dottor Uchiha.-

Lui sollevò le mani con i guanti sporchi di sangue e controllò i monitor, prese l’ago che Sakura gli porgeva e suturò lo strato cutaneo esterno.

-ottimo lavoro, ragazzi- osservò. – questo bimbo cela farà. Sai, i valori sono stabili?-

-Si- rispose il tecnico interpellato.

Mentre un assistente abbassava la musica County che Sasuke amava ascoltare quando operava, lui alzò lo sguardo.

-Brava, confettino, mi servivano proprio quelle pinze- disse

Sakura ebbe un tuffo al cuore udendo quel soprannome.

-Oh, s…si- balbettò – Il dottor Uzumaki le porta sempre via, così ne ho presa qualcuna di scorta. Sono contenta per il piccolo.-

-Parli così lentamente– rise Sasuke.

Sakura inarcò le sopracciglia. – Prende in giro il mio accento, dottore?- Lo faceva sempre.

Lui le sorrise attraverso la mascherina. – Non hai ancora imparato che non devi sfidarmi?-

-Mai sfottermi per il mio accento- dichiarò Sakura. –Le sue sono parole di guerra.-

-Ehi, abbiamo una vera combattente!-

-Certo- replicò lei. Fuori dalla sala operatoria Sasuke ignorava la sua esistenza, ma durante le operazioni lo scambio di battute allentava la tensione, e lei era il suo bersaglio preferito perché gli teneva testa, anche se il suo cuore accelerava i battiti ogni volta che apriva bocca. Per fortuna il giorno dopo sarebbe partita per il paese della sabbia, e sperava che tre mesi di lontananza curassero la sua cotta.

-Ho due fratelli- spiegò, socchiudendo gli occhi verdi. – Non ho avuto scelta: dovevo combattere.-

-Anche io sono cresciuto a Konoha, sono più duro di quanto pensi.-

Che stupida, perché abboccava sempre? In fondo, Sasuke era il primario di chirurgia infantile della Konoha Maternity, e avrebbe dovuto lasciargli l’ultima parola, ma a volte non riusciva a resistere.

-il suo “Konoha” e il mio sono due posti diversi- lo informò.

-Davvero, confettino?- Sasuke ricuciva con calme la ferita. –E quale sarebbe il mio “Konoha”?-

-Negozzi esclusivi, cavalli di razza e musica country registrata in studio.-

Gli occhi di Sasuke, color pece, erano concentrati sul lavoro.

-E il tuo?-

-Una puntatina in un bar, dopo una cavalcata- rise lei. – Se vuole un assaggio di vera musica country, me lo faccia sapere.-

-Perché, io ascolto quella finta?-

-Semplicemente…non è roba genuina.-

-Non sarai una snob?-

Sakura spalancò gli occhi. –Io? E’ lei la stella della mondanità, dottore.-

-Colpevole!-

Sakura guardò sorridente Shikamaru, il piccolo di tre settimane che prima dell’operazione non aveva possibilità di sopravvivenza. Era incredibile che ce l’avesse fatta. Pesava solo due chili, era minuscolo e pallido, e il suo piccolo torace che si alzava e abbassava respirando le ricordò i fiori mossi dal vento. La vita era un bene prezioso, ma spesso troppo fuggevole. Per la sua mamma, che l’aspettava fuori dalla sala, Shikamaru rappresentava tutto il mondo, così poco prima Sakura le aveva mandato a dire che tutto procedeva per il meglio.

Da quando lavorava alla Konoha Maternity aveva assistito a molte tragedie, ma per fortuna a un numero maggiore di miracoli. Alzò la testa e incrociò gli occhi che la incantavano:

-Sei tornata sulla terra, confettino?- Chiese Sasuke dolcemente.

-Certo- si affrettò a confermare, ma era nervosa, come se lui le avesse letto nel pensiero. Chissà se un giorno avrebbe avuto un figlio anche lei, un bambino tutto suo, non uno da lasciare nella nursery a fine turno. Voleva uscire dall’ospedale con un fagottino in braccio e tanti mazzi di fiori, mentre il suo uomo andava a prendere la macchina, ansioso di riportare a casa la famiglia.

-Mi chiami quando ha bisogno di me- concluse, allontanandosi dal tavolo operatorio.

-Grazie, Sakura.-

Lei osservò le grandi mani di Sasuke, dalle dita affusolate, ai suoi occhi intensi. Dalla mascherina si vedevano solo gli zigomi alti, e il capelli nerissimi che lei sognava di toccare. Senza camice, Sasuke sembrava più un modello che un chirurgo. Smettila! Non poteva continuarlo a fissare negli occhi mentre suturava una ferita. Doveva partire al più presto. Sperava di dimenticarlo, visto che lì non ci riusciva: mentre spazzolava il suo cavallo o tagliava il prato nella fattoria di suo padre aveva in mente soltanto il dottor Uchiha. Infondo loro due erano diversi come il giorno e la notte: lui proveniva da una famiglia ricca, lei dalla campagna, e ne era fiera. Suo padre, Kun, era il presidente della principale opera di beneficenza, la Fondazione Uchiha.

Il dottor Uchiha frequentava il mondo dorato dell’alta società, e in clinica si diceva che avrebbe sposato Temari no Sabaku, una bionda alta e snella, mani perfettamente curate e cariche di costosissimi anelli. Non solo Sasuke era quasi fidanzato, ma aveva 7 anni in più di Sakura ed era il suo capo. Però nei momenti di tensione in sala operatoria Sakura vedeva qualcosa che Temari non avrebbe mai visto: la grande determinazione con cui cercava di salvare una piccola vita. Sasuke doveva vincere contro la morte. Sakura si era innamorata di lui non appena aveva incrociato il suo sguardo in un intervento.

-Finito, ragazzi.- annunciò Sasuke, voltandosi prendendo il carrello degli strumenti.-Lasci, faccio io- protestò Sakura.

-Credi che il lavoro manuale mi faccia paura?-

-Stia attento, o la scambieranno per un infermiere e le faranno cambiare le padelle!-

Lui la guardò divertito. –Che orrore! Adesso andiamo, confettino. Mi apri la porta prima di ripulire il nostro paziente? Io vado a parlare con la sua mamma.-

Era fantastico dare buone notizie fuori dalla sala operatoria. Mentre Sasuke le passava accanto, Sakura sentì una vampata di calore e inalò il suo profumo. Lui le si avvicinò e lei arretrò d’istinto, con gli occhi spalancati.

-Quando hai finito- mormorò con una voce profonda che le fece i brividi, -vieni a casa mia, devo parlarti prima che tu parta. Ti ho lasciato l’indirizzo sulla scrivania.-

Sakura sapeva benissimo dove abitava. La villa era davvero enorme, e molte volte era comparsa su riviste di archittettura.

-A..a casa sua?- Balbettò, con le ginocchia tremanti. –perché?-

-Non ne vedo l’ora- mormorò sibillino Sasuke.

Lei si trattenne dal rincorrerlo. –Aspetti un attimo, Sasuke…cioè dottor Uchiha. Di cosa vuole parlare?-

Lui se ne andò con passo sicuro, e Sakura sbuffo seccata, non appena si accorse che gli stava fissando il sedere sodo. Aveva la minima idea di quanto la torturasse o di quanto fosse presuntuoso a pensare che lei mollasse tutto e si precipitasse da lui? Non che non ci volesse andare, ma se aveva altri programmi?

Peccato che tu non ne abbia.   

 

Salve a tutti!! ^_^

Spero che questa mia nuova ideuzza sia di vostro gradimento!!

Aspetto le vostre recensioni=)

Bacione, Zoe Chan.

 

  
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