Cho era sempre stata timida e, per quanto il suo comportamento in pubblico non lo dimostrasse, insicura.
La cosa si era accentuata dopo la morte di Cedric, così faticava a nascondere ai compagni la sua sofferenza e la sua insicurezza.
Solo le sue compagne di dormitorio e amiche intime l'avevano vista vacillare, prima.
Ma alla morte di Cedric non aveva potuto tenere quella maschera.
Si era aperta in un pianto disperato sul momento, poi si era lentamente chiusa a riccio lasciando che l'identità della ragazza solare, estroversa, sicura di sé e spensierata si sgretolasse davanti a tutti cadendo un pezzetto al giorno, crollando inesorabilmente per lasciar spazio ad una Cho silenziosa, che sorrideva raramente, solitaria e persa dentro di sé, in un baratro scuro che sembrava senza via di uscita e pareva risucchiarla sempre più a fondo, togliendole le energie, spegnendola poco a poco e prendendosi il buono che c'era in lei.
In quel periodo fuggiva spesso dalla Sala Grande, dalla Sala comune, dalle aule o da qualsiasi altro luogo pubblico per rifugiarsi in un bagno, in un antro scuro o dietro una statua per piangere e lasciare che il panico e il dolore prendessero possesso di lei facendola diventare l'ombra di ciò che era.
Poi, però, qualcosa era cambiato: erano cominciate le riunioni dell'ES, aveva cominciato a sperare che arrivassero sempre il più presto possibile per vedere lui: Harry.
La faceva stare bene, lui e le sue ragioni, le motivazioni che dava a tutti loro per combattere, per fare qualcosa e cambiare la situazione.
Le aveva dato una scossa nel profondo, l'aveva risvegliata.. e non solo sentimentalmente.
Ma, ovviamente, niente avrebbe cancellato quello che era successo.
Cedric era morto, Harry invece era sopravvissuto.
E lei si sentiva enormemente in colpa ogni volta che guardava Harry. Ogni volta che si ritrovava a pensarlo come qualcosa di più di un amico, ogni volta che si svegliava sorridente perché aveva sognato di baciarlo o abbracciarlo, o semplicemente di passare del tempo con lui.
Lei aveva giurato fedeltà a Cedric quando stavano insieme, non poteva permettersi di amare nessun altro.
Era sua, sua e basta.
E allora perché, quando Harry la guardava, si sentiva così rapita da quegli occhi verdi, spariva tutto il resto e desiderava perdersi tra le sue braccia?
Non significava anche quello appartenere a qualcuno?
No, forse si era sbagliata: non apparteneva ad Harry.. semplicemente l'aveva rapita, contro la sua volontà.
A questo pensava, sdraiata sul suo letto all'interno del dormitorio nella torre di Corvonero, da sola, aspettando che arrivasse l'ora dell'ultima riunione dell'ES prima delle vacanze di Natale.
Sapeva che, probabilmente, tutti quei pensieri le sarebbero sembrati assurdi una volta sparita l'euforia del momento, una volta realizzata la decisione che aveva preso.. per questo doveva agire prima che la sua mente si raffreddasse e le impedisse di fare ciò che il cuore comandava: baciare Harry. E lo avrebbe fatto quella sera, nella stanza delle necessità.* Cedric vorrebbe vedermi sorridere.. lui sa che non lo dimenticherò mai, nonostante tutto. *mormorò per convincersi e farsi coraggio, poi scattò in piedi e corse allo specchio, lisciandosi i capelli e la divisa, provando vari sorrisi allo specchio e controllando quasi con paranoia l'ora ogni cinque minuti, per accertarsi di non fare ritardo.