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Autore: stellinabg    28/04/2014    0 recensioni
Spesso il cuore agisce in modo inaspettato e imprevedibile. Ti fa provare sentimenti che non avresti mai considerato possibili per persone che, fino a poco tempo prima, risultavano marginali nella tua vita o che, semplicemente, pensavi che non avresti mai potuto vedere in quell’ottica.
Spesso il cuore agisce in modo davvero impensabile e ben presto George e Margaret se ne sarebbero resi conto. Due leader indiscussi di due fazioni, i ragazzi e le ragazze, sempre in contrasto tra loro per i motivi più disparati; due persone apparentemente molto diverse, ma che ben presto inizieranno a vedere l’altra persona sotto una luce nuova.
PAIRING: Margaret x George
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hisae/Margareth, Shinichi Gomi/George
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quanti, come me, hanno fatto caso che in diversi episodi ambientati alle medie, il rapporto tra George e Margaret sembra quello di due fidanzati? Si vedono poco nella parte dell’anime ambientata alle scuole medie, ma gli indizi sono molto chiari. Il primo è dato dal  fatto che trascorrono la Vigilia di Natale insieme (con Alyssa e Terence, coppia fissa sin dalle elementari): a differenza dei paesi occidentali, in cui le persone trascorrono questa festa con i propri parenti, in Giappone è usanza passare tale giorno con la persona amata. Il secondo indizio è il fatto che partecipano alla festa di San Valentino insieme.
Questa breve one shot si pone, quindi, come antecedente a questi due episodi sopra elencati.

 
N.B.: Dato che questa ff si rifà all’anime, ho deciso di utilizzare i nomi dell’adattamento Mediaset. In caso di dubbi, potete consultare questa tabella, dove potete trovare tutti i nomi (anime/manga) e i volti dei personaggi: link

=== *** ===


Un pomeriggio estivo: arrivano i test di fine trimestre!

Era una calda giornata di sole, tanto che passare il pomeriggio a studiare sarebbe stato uno spreco per tutti, soprattutto per lui che odiava stare sui libri. Come al solito Ivan e gli altri suoi amici si mostravano irresponsabili e sarebbero andati in piscina a divertirsi e lui aveva inventato una scusa per declinare l’invito, anche se avrebbe preferito di gran lunga un bel pomeriggio a sguazzare nell’acqua. George sospirò rassegnato e si diresse verso la biblioteca della scuola. Purtroppo non aveva scelta: se voleva che i genitori lo facessero rimanere nella scuola pubblica con i suoi amici, doveva studiare per i test di fine trimestre e, se lo avesse fatto a casa, si sarebbe trovato suo fratello a punzecchiarlo di continuo, distogliendolo da ogni suo buon proposito (non che ci volesse tanto per farlo).
 “Questo caldo è davvero insopportabile!”, si lamentò mentalmente, rimpiangendo il mancato pomeriggio in piscina con gli amici. Appena entrò in biblioteca, però, gli sembrò di entrare in paradiso: infatti, fu accolto inaspettatamente da una piacevole arietta fresca, tanto da fargli dimenticare per un attimo tutte le associazioni negative che aveva sempre avuto con quel luogo pieno di libri.
“Che fortuna! C’è l’aria condizionata!”
Si trovò a pensare che, tutto sommato, il pomeriggio non sarebbe andato male. Si stava davvero bene lì dentro.
Si guardò intorno alla ricerca di un posto libero e trovò un tavolo completamente vuoto, così andò a sedersi. Appoggiò la cartella sul tavolo e l’aprì per tirare fuori ciò che gli serviva per studiare. Tutto ciò con poca grazia e facendo un po’ troppo rumore, almeno per gli altri frequentatori della biblioteca che, con una punta di irritazione e disapprovazione, lo fissavano come se stessero guardando un animale raro.
- Che avete da guardare? -, chiese indispettito il ragazzo e, per tutta risposta, alcuni studenti gli fecero cenno di fare silenzio.
“Si vede che non sono abituato ad un posto del genere…”, pensò, tirando un profondo sospiro.
Una volta sistematosi, iniziò a fare degli esercizi di matematica per prepararsi al test che avrebbe avuto il giorno seguente, o almeno ci provò: erano decisamente troppo difficili per lui, tanto che non faceva altro che cancellare o tirare lunghe righe.
“Accidenti! Non ce la farò mai!”, pensò agitato, cancellando di nuovo. In quel momento, la gomma finì in terra, a causa dei movimenti nervosi del ragazzo e, come fece per chinarsi per raccoglierla, vide una mano tesa davanti a lui con la sua gomma.
- G-grazie -, balbettò afferrando il piccolo oggetto bianco, senza guardare in faccia la persona che era stata così gentile da raccoglierlo. Sentì una risatina femminile e le guance di George presero ad avvampare per l’imbarazzo: stava facendo decisamente la figura dell’imbranato.
Rimanendo con lo sguardo basso, intravide la ragazza prendere posto di fronte a lui. Sorpreso, alzò la testa e ciò che vide lo stupì ancora di più: due treccine castane tirate su a formare due coroncine; quel viso che tante volte si era trovato davanti con un espressione di disapprovazione e rabbia, era invaso in quel momento da un gran sorriso, espressione nota al ragazzo, anche se non era mai stata rivolta a lui, almeno non fino ad allora.
- M-margaret… -, sussurrò con sorpresa.
- Hai deciso di fare piovere? – disse a bassa voce la ragazza, ridacchiando: - Beh, con questo caldo, non sarebbe poi così male… -
Una delle sue solite frecciatine, ma d’altronde come poteva darle torto? Soprattutto dopo aver trascorso le elementari comportandosi da teppistello? Chiunque avesse conosciuto il suo passato, avrebbe trovato decisamente strano trovarlo lì dentro.
- Ah ah ah, molto spiritosa -
Alla risposta seguirono tanti “shhh” da parte degli altri studenti e lui si trovò di nuovo in imbarazzo.
- Forse è meglio andare nell’altra saletta… -, disse sottovoce la ragazza.
- Quale altra saletta? -, chiese perplesso il ragazzo, questa volta mantenendo un tono di voce basso.
- Quello dedicato allo studio in gruppo… Dai, raccogli le tue cose! -.
Senza dargli il tempo di replicare, Margaret si alzò e si avviò all’uscita dell’enorme sala; così lui, si affrettò a infilare tutto dentro alla cartella, facendo un gran baccano, e corse per raggiungerla.
Una volta nel corridoio, presero a camminare l’uno affianco all’altro, senza dire una parola, poi George ruppe il silenzio: - Gli altri? Non è che poi non ci trovano? –
- Quali altri? -, chiese Margaret, rivolgendogli un’espressione perplessa, – Aspetti qualcuno? -.
- No, ma pensavo che tu fossi d’accordo con Alyssa, Terence, Heric… -
- Ah… -, abbassò la testa e il suo tono fece trapelare un po’ di tristezza, -…non vengono -.
George la osservò senza dire nulla e la ragazza, dopo una breve pausa, riprese: - Sai, ora che Heric e Funny stanno insieme… -
- Cosa? -, la interruppe bruscamente, visibilmente sorpreso.
Non aveva mai parlato con Funny, ma l’aveva vista spesso con Sana, Margaret e gli altri, ma non sapeva che lei e Heric fossero una coppia. In realtà, un pomeriggio Yuri lo aveva detto a lui e agli altri ragazzi. Ricordava bene come era accaduto: era comparso tutto saltellante con un giornale in mano, dicendo un mucchio di fesserie, o almeno lui non aveva creduto nemmeno ad una parola.
- Non lo sapevi? -
- Sì, però… - Era sempre stato convinto che Heric avesse un debole per Sana e quindi aveva pensato alla storia tra il vecchio amico e quella ragazza con l’accento strano per una voce di corridoio totalmente infondata.
- A quanto pare ci sbagliavamo… -, disse la ragazza come se avesse letto i suoi pensieri.
- Già -, confermò con tono piatto.
Continuarono a camminare in silenzio, poi di nuovo George prese parola: - E Marine, Amy, Margot e le altre? –
- Ci vediamo ogni tanto… -, il suo tono faceva trapelare di nuovo un velo di tristezza, - …ma non come un volta. Sai? Stando in classi differenti, ora hanno tutte nuove conoscenze. -
Gli mostrò di nuovo un sorriso, ma era differente da quelli che aveva fatto precedentemente. Questo era un sorriso amaro, forzato…
- Capisco… -
Si sentì un idiota: non solo le aveva fatto venire in mente pensieri tristi, ma non sapeva nemmeno come tirarle su il morale. Gli faceva davvero strano vederla così abbattuta, soprattutto perché era sempre stata una persona piena di gioia ed energia, ma ciò che lo sorprese di più era il fatto che se ne preoccupasse così tanto. In passato avrebbe colto quell’occasione per farsi una risata, senza tormentarsi per i sentimenti della sua acerrima rivale. Era forse cresciuto tutto d’un colpo, tanto da iniziare a preoccuparsi per gli altri invece di prendere tutto come un gioco?
- Eccoci -, dichiarò la ragazza, distogliendolo dai suoi pensieri. Margaret aprì la porta e si ritrovarono in una sala rumorosa. Ad ogni tavolo erano radunati gruppi di studenti che studiavano assieme, aiutandosi l’un l’altro e scherzando tra loro per alleviare il peso dello cultura: lì dentro si sarebbe sentito decisamente più a suo agio, ne era sicuro. Trovarono un tavolino ad un lato della sala e presero posto. George tirò di nuovo fuori tutto l’occorrente per riprendere a studiare e Margaret fece lo stesso. Presero a studiare individualmente, ma ben presto George incontrò le sue prime difficoltà: non ci capiva assolutamente nulla di matematica.
Innervositosi, portò le mani alla testa ed esclamò: - Aaaaah, non ce la farò mai a passare il test! -.
Margaret ridacchiò e non tardò a fare uno dei suoi commenti derisori: - Ancora non ho capito cosa ci fa uno allergico allo studio come te in biblioteca a studiare -.
Il ragazzo si incupì e con tono offeso, esclamò: - Le medie non sono come le elementari… -. Sbuffò e poi proseguì con tono triste: - Se non passo gli esami di fine trimestre, i miei mi spediranno all’istituto Camei… -.
A quelle parole, Margaret tornò seria. Ricordava bene quanto il ragazzo aveva dovuto lottare per convincere i genitori a frequentare la scuola media pubblica con i proprio amici; quella era stata la prima volta che aveva provato compassione per colui che definiva “il nemico”: pure lei non avrebbe mai potuto sopportare di separarsi da Sana, Marine e le altre e, sì, persino dai ragazzi, nonostante avessero sempre creato casini in classe. Senza dire niente, Margaret prese il quaderno del compagno e si mise ad osservarlo; poi con una penna scrisse un paio di cose sopra. Il ragazzo ne rimase sorpreso: - C-cosa fai? -. A quella domanda, lo zittì e continuò nella sua operazione, dopodiché gli porse il quaderno e, con un sorriso sulle labbra, gli disse: - C’eri quasi. Vedi? -. Con grande pazienza gli spiegò l’esercizio e George riuscì a capire il procedimento; così il ragazzo tentò di farne uno simile tutto da solo e gli riuscì bene. Entusiasta, afferrò le mani di Margaret: - Sei grande! Non so come avrei fatto senza di te! -. Margaret ridacchiò nervosamente e George non tardò ad arrossire in viso e a lasciare le sue mani.
Cosa gli era preso? Non era da lui comportarsi così, soprattutto non con lei. Le uniche volte che si erano ritrovati vicini era per urlarsi contro una marea di cattiverie.
Margaret tossì leggermente poi la vide prendere il suo libro e sfogliare le pagine: - Uhm…siete arrivati qui? –.
George cercò di tornare calmo e sporgendosi in avanti, osservò la pagina: - Sì… -.
- Ah, siete al nostro stesso punto con il programma. Se hai bisogno posso darti una mano… -, disse sorridendo leggermente.
- Sicura che non sia un problema? Avrai da studiare le tue cose… -
- Anch’io domani ho compito di matematica, quindi nessun problema… -.
Un altro sorriso e George, dentro di sé, sentì una sensazione mai provata. Ora che la osservava meglio, Margaret era diventata una ragazza molto carina: non c’era da sorprendersi che sentisse spesso commenti positivi su di lei al bagno dei ragazzi.
“Ma cosa diavolo mi prende oggi?” Il ragazzo scosse energicamente la testa, come a scacciare tali pensieri e si diede un paio di schiaffetti alle guancie: “George, non ti riconosco più.”
Margaret rise sonoramente: - Si può sapere cosa stai facendo? –
Rise ancora: - Capisco che tu sia allergico allo studio, ma un po’ di contegno! -
George si imbronciò: - Uffa! la pianti di prendermi in giro? –
Margaret ridacchiò di nuovo per poi dire: - Va bene, va bene. Dai, ora mettiamoci a studiare. -
I due ragazzi ripresero a fare gli esercizi, ovviamente senza smettere di punzecchiarsi a vicenda come ai vecchi tempi. Tuttavia, George era deciso a mettersi di impegno quindi, grazie al suo duro lavoro e alle spiegazioni chiare di Margaret, riuscì finalmente a capire i diversi argomenti che avrebbe trovato nel compito.
 
- Si informa che la biblioteca chiuderà tra 10 minuti -, disse una voce di donna all’altoparlante.
- Oh, come si è fatto tardi! -, esclamò Margaret appena finito di controllare l’ultimo esercizio svolto: - Per fortuna, però, siamo riusciti a finire tutto. -
George si guardò intorno e notò che effettivamente erano rimasti pochi studenti; lanciò un’occhiata fuori dalla finestra e si rese conto che il sole era tramontato già da parecchio. I due si affrettarono a mettere tutte le loro cose nelle cartelle e ad uscire dall’edificio.
Una volta fuori, George emise un colpetto di tosse per schiarirsi la voce: - Margaret, ti devo ringraziare. Senza il tuo aiuto, probabilmente sarei stato spacciato -.
- Eh sì, lo penso anch’io -, ridacchiò.
- Uffa, io sono serio e tu mi prendi in giro… -, protestò il ragazzo.
- Lo so… -, disse Margaret quasi in un sussurro, mostrandogli l’ennesimo sorriso della giornata.
Camminarono silenziosamente per il restante tragitto del cortile della scuola, per poi raggiungere il cancello. A quel punto, Margaret prese parola.
- Sai?! Anch’io ti devo ringraziare. Mi ha fatto piacere studiare in compagnia. Ormai è raro che io riesca a passare del tempo con qualcuno a chiacchierare e scherzare…-
Anche se non poteva vedere il viso della ragazza che lo aveva distanziato di qualche passo, George era sicuro di aver percepito un velo di tristezza nelle sue parole.
- Non devi ringraziarmi. Ha fatto piacere anche a me… -.
Superarono il cancello e fecero silenziosamente un paio di isolati insieme poi, giunti ad un incrocio, Margaret si fermò e si girò verso il ragazzo, accennando un leggero sorriso: - Beh, io vado da questa parte… Ci vediamo! -.
George rimase un attimo fermo ad osservarla andare verso destra poi prese a correrle dietro: - Aspetta! Vengo anch’io di qua… -
- Uhm, ma come? Non abiti da quell’altra parte? -, chiese con espressione perplessa.
- Sì, però… -
- Non mi dire che vuoi accompagnarmi a casa? Da quando in qua sei diventato un cavaliere? -, lo prese in giro la ragazza.
George arrossì leggermente: effettivamente era strano anche per lui. Aveva parlato e agito d’istinto, senza riflettere. Qualcosa lo aveva spinto a rivolgerle quella gentilezza che fino a quel momento aveva trovato un’usanza ridicola. Perché? Non riusciva assolutamente a spiegarselo, ma una cosa era certa, non avrebbe mai ammesso questa sua debolezza.
- Non farti strane idee. Devo passare al Konbini a prendere un paio di cose…-, mentì il ragazzo e poi aggiunse, con una punta di acidità: - So benissimo che non corri alcun pericolo a rientrare a casa da sola. Al massimo sono gli altri a dovere stare attenti a te… -.
- Cosa hai detto? -, il volto di Margaret si contrasse in un’espressione di rabbia.
- Scherzavo, scherzavo… -, si affrettò a rispondere il ragazzo, agitando le mani davanti a sé.
- Non era divertente… -
Margaret si voltò e prese a camminare a passo svelto.
- Ehy, non ti sarai mica offesa? Ho detto che scherzavo… -
Nessuna risposta.
- Ehy, rallenta… Hai messo il turbo per caso? -
Di nuovo nessuna risposta.
“Accidenti l’ho fatta arrabbiare sul serio”.
Allungò il passo per raggiungerla e la afferrò per il polso costringendola a fermarsi. Continuando a dargli le spalle, chiese irritata: - Cosa vuoi? -.
Bella domanda: cosa voleva? Non lo sapeva con esattezza. Era tutto il pomeriggio che si sentiva confuso. Un attimo prima vedeva Margaret come una ragazza diversa dal solito e le guance gli avvampavano e iniziava ad agitarsi come uno stupido ragazzino alla sua prima cotta; e, l’attimo dopo, gli veniva spontaneo comportarsi come aveva fatto sempre ai tempi delle elementari.
- Scusami, non ti volevo offendere… -, disse abbassando la testa. Con la coda dell’occhio vide Margaret, voltarsi completamente verso di lui, così alzò lo sguardo. Puntò i suoi occhi verdi su quelli castani di lei, come a volerle leggere la mente, ma era decisamente impossibile per lui capire a cosa stesse pensando in quel momento la ragazza. Rimasero qualche minuto così, immobili, a fissarsi, il braccio di lei ancora stretto nella mano di lui; poi all’improvviso, Margaret scoppiò a ridere.
George rimase perplesso qualche secondo, non capendo il suo improvviso cambio di umore: - Ehy, perché ridi? –
- Sei troppo buffo! -, disse la ragazza tra una risata e l’altra.
- Uffa! Si può sapere cosa ho fatto ora? –
Margaret rimase un altro po’ a ridere, poi allungò l’indice sinistro e lo posò delicatamente sulla guancia destra del ragazzo. George spalancò gli occhi per la sorpresa, mentre sentiva il proprio cuore battere all’impazzata. Incapace di aprire bocca, il ragazzo rimase in silenzio, aspettando che l’amica si decidesse a parlare. Ci fu un attimo di silenzio ed evidente imbarazzo da parte di entrambi, poi Margaret finalmente disse: - Ti sei sporcato con la penna. Proprio qui. –
La ragazza ritrasse il proprio dito, mentre George portò la propria mano sul punto indicato e iniziò a strofinarsi per cercare di fare andare via il segno che si era fatto con l’inchiostro.
- E’ inutile così. Devi provare a casa con un detergente. -
- Pfff, lo sapevo…-, disse George interrompendo i propri tentativi e superando la ragazza. In quel momento si rese conto che lui, anche se in alcuni aspetti era cambiato, rimaneva sempre il solito bambino, mentre lei era maturata parecchio.
Continuarono a camminare, punzecchiandosi a vicenda di tanto in tanto, finché giunsero davanti a casa di Margaret. I due caddero di nuovo in un silenzio imbarazzante, ma ben presto la ragazza si decise a romperlo.
- Ti ringrazio ancora, George -
- Grazie a te, Margaret -
- Ci vediamo a scuola… -
- Già… -
- Beh allora, ciao! -
Senza dargli il tempo di rispondere, Margaret si sporse in avanti e gli diede un leggero e veloce bacio sulla guancia, per poi sparire come un razzo dentro casa. George si portò lentamente la mano sulla guancia incredulo per quello che era successo. Se solo l’anno prima qualcuno gli avesse detto che sarebbe potuta accadere una cosa del genere, gli avrebbe riso in faccia o forse ne sarebbe rimasto disgustato. E invece, era successo: Margaret gli aveva dato un bacio sulla guancia e, a lui, tale gesto non gli era dispiaciuto affatto.
 

******


Margaret si appoggiò con la schiena alla porta di casa e, portandosi la mano destra al petto, poteva sentire il proprio cuore battere all’impazzata, mentre le guance avvampavano. Aveva bisogno di riprendersi dall’azione che aveva appena compiuto d’impulso, continuando a chiedersi mentalmente se lo avesse fatto davvero. Come aveva potuto baciare George? Ok, si trattava di un semplice bacio sulla guancia, ma era pur sempre George, colui con cui aveva sempre litigato alle elementari per ogni minima cosa. Un ragazzino che non aveva fatto altro che creare problemi a scuola, rendendo la vita impossibile alle ragazze.
I suoi pensieri furono interrotti dalla voce della madre che veniva dalla cucina, probabilmente già ai fornelli a preparare la cena.
- Margaret, tesoro, sei tu? -
Deglutì a fatica la saliva eccessiva che si era formata in bocca e poi, cercando di non tradire la sua agitazione, rispose con la tranquillità di sempre: - Sì, mamma… -
- Hai fatto tardi oggi…-
- Scusa, mamma…, - la interruppe prima che potesse aggiungere altro -, …ero in biblioteca a studiare e ho perso la cognizione del tempo -.
- Oh, capisco… -
Margaret si chiese se la madre, con quella risposta intendesse altro: dal tono sembrava quasi che alludesse a qualcosa, ma la ragazza in quel momento non aveva voglia di indagare sui pensieri della donna, quindi salì le scale ed andò nella sua stanza. Mollò la cartella sulla scrivania e si sdraiò sul letto.
Ripensò a quel pomeriggio passato con George e si trovò a considerare, con sorpresa, che il ragazzo sembrava leggermente cambiato dal bambino scalmanato delle elementari. Nonostante avessero continuato a punzecchiarsi come un tempo, per la prima volta in vita sua, Margaret aveva iniziato a considerare che la compagnia del moro non fosse affatto male. O forse tale pensiero era dovuto al fatto che iniziava a sentirsi terribilmente sola? Alle elementari, lei e le altre ragazze erano un gruppo compatto, mentre ora che erano alle medie, nonostante continuassero ad essere amiche tra loro, i loro momenti di aggregazione erano notevolmente diminuiti. Tuttavia, nonostante tutto ciò, Margaret continuava a non spiegarsi cosa l’avesse spinta a compiere un gesto talmente irrazionale come dare un bacio a George e più ci pensava e più in lei nasceva il bisogno di parlarne a qualcuno. Istintivamente prese il cellulare dalla tasca, decisa a confidarsi con qualcuno. Prese a scorrere la rubrica per scegliere a chi telefonare
Alyssa? No, lei le avrebbe sicuramente riempito la testa con tutte le sue stupide idee romantiche.
Funny? Non aveva abbastanza confidenza per parlare con lei di una cosa del genere e poi la ragazza non conosceva George.
Marine? Era fuori discussione. Dopo quello che aveva passato alle elementari per colpa dei ragazzi, era sicuramente l’ultima a cui potere chiedere consiglio.
Sana? Era in America e poi anche se fosse stata a Tokyo, sarebbe stato impossibile discutere in modo serio con lei.
Continuò a scorrere avanti e indietro i nomi, scartandoli uno ad uno, fino ad arrivare al nominativo: Shinichi “lo scemo” George. Margaret si alzò immediatamente in posizione seduta, con gli occhi spalancati per la sorpresa. Da quand’è che aveva il numero di George nel cellulare? Provò a fare mente locale, finché riuscì a ricordarsi vagamente l’accaduto: Heric le aveva strappato il cellulare di mano per chiamare l’amico e lei successivamente aveva salvato il numero “per ogni evenienza”.
Senza pensarci, premette il tasto verde per avviare la telefonata: uno squillo, due squilli, tre…
- Pronto, qui George Shinichi. Con chi parlo? -
Margaret aveva la bocca paralizzata, mentre si malediceva per aver premuto su quel tasto. Cosa diavolo le era passato per la testa? Cosa pensava di fare?
- E…e…mmm… -
Margaret riuscì solo a balbettare lettere a caso, mentre il ragazzo evidentemente spazientito, credendo che si trattasse di uno scherzo, rispose in tono acido: - Ah ah ah…molto divertente Ivan -.
A quelle parole seguì il suono della telefonata chiusa, mentre Margaret muoveva ancora la bocca cercando di emettere delle parole.

 

******

Passarono i giorni e, tra George e Margaret, non ci furono altro che alcuni saluti sfuggenti, entrando o uscendo dall’aula. Anche a mensa, i ragazzi si salutavano, ma si ritrovavano a sedersi in tavoli diversi: Margaret stava spesso a mangiare con Marine e le altre oppure con quelle che George chiamava “le due coppiette felici” (anche se si guardava bene dal dire tale soprannome in presenza di Heric, altrimenti avrebbe fatto una brutta fine). Il moro, invece, passava sempre la pausa pranzo con Ivan, Yuri e gli altri, ma nonostante il proprio corpo fosse nel tavolo con i suoi amici, la sua mente era sempre rivolta a Margaret: ormai la sua vecchia rivale stava diventando un pensiero fisso. Non c’era volta che i suoi amici lo riprendessero dicendo: - Ehy, George…ci stai ascoltando? - Oppure: - Ehy, sei tra noi? -. Ogni tanto a mensa gli capitava di fissarsi a guardare nella sua direzione, senza rendersene conto, finché qualcuno dei suoi amici non lo faceva tornare alla realtà o finché non si ritrovava ad incontrare lo sguardo della ragazza. Confusione, incertezza, timore: erano questi i sentimenti che invadevano l’animo di George, non abituato a provare nulla del genere per una ragazza ed ora si trovava a sentirlo per lei, l’ultima persona per cui avrebbe mai pensato di poter mai provare un sentimento così forte.
 
Dal canto suo, Margaret riusciva a mantenere maggiore controllo sulla situazione e sui suoi sentimenti, anche perché, dopo quella telefonata che aveva fatto al ragazzo, si era ripromessa di agire con maggiore attenzione. Ricordava ancora molto bene la delusione che aveva provato alle elementari quando, dichiarandosi a quel ragazzo che ammirava da tempo, era stata respinta; e ricordava anche quanto George e gli altri ragazzi ci avevano riso su per giorni. Non voleva che ciò accadesse di nuovo. Era certa che se fossero trapelati i suoi veri sentimenti, non solo sarebbe stata derisa dai ragazzi, questa volta sarebbe stata schernita anche dalle sue amiche. Per non parlare poi di come avrebbe potuto reagito George.
Dopo il passato turbolento che c’era stato tra loro, la castana era già piuttosto sorpresa di aver scoperto di poter provare qualcosa per lui e, quindi, era certa che non sarebbe mai stata ricambiata. Inoltre, trovava davvero difficile immaginare George pensare anche solo minimamente a lei in quel senso.
Nonostante la propria risolutezza nel comportarsi come se non le importasse nulla di lui e che da parte sua ci fosse solo normale cortesia e amicizia, talvolta le capitava, però, di ritrovarsi ad osservare il ragazzo, attirata dalle battute e delle risate provenienti dal suo gruppo, ma si affrettava immediatamente a distogliere lo sguardo, non appena incrociava quello dell’amico.

 

******

 
Il giorno dei quadri di fine trimestre

Quel mattino alle scuole medie c’era un gran fermento. Tutti gli studenti chiacchieravano ansiosi nel corridoio, in attesa di andare a vedere i quadri con i risultati dei test di fine trimestre.
Anche Margaret, per la prima volta, provava una leggera ansia, ma non per i suoi risultati: nonostante non fosse una secchiona come Funny o Alyssa e non potesse vantare dei voti brillanti come i loro, se l’era sempre cavata discretamente nello studio.

“Se non passo gli esami di fine trimestre, i miei mi spediranno all’istituto Camei…”

Quelle parole l’avevano tormentata tutta la notte, non facendole prendere sonno.
- Ehilà, Margaret! -, la salutò cordialmente Funny, leggermente distaccata dalla folla di studenti, accalcati davanti alla bacheca scolastica. Accanto a lei, c’erano anche Alyssa ed Heric.
- Che brutta cera! -
Anche Alyssa sembrava concordare con la ragazza, tanto che le chiese con una punta di preoccupazione, se non stesse poco bene.
- Tranquille, ragazze! Ho solo dormito male… -, poi per evitare di proseguire con quel discorso, si affrettò a chiedere: - Avete già guardato i risultati? -
- Non ancora… -
- Stiamo aspettando che sfolli un po’ di gente -, aggiunse Funny.
- Ah, se solo Terence ci avesse dato retta… -, disse Alyssa sospirando.
A quel commento, Margaret notò infatti che il ragazzo dell’amica era in mezzo a quel casino di studenti, schiacciato e sballottolato dagli altri.
- Sempre il solito… -, dichiarò una voce alle sue spalle.
Margaret si voltò e vide George, in compagnia dei suoi inseparabili amici, Ivan e Yuri.



Finalmente andati via un bel po’ di studenti, Margaret e gli altri riuscirono ad avvicinarsi ai quadri per vedere i risultati. Neanche a dirlo, Funny risultava la prima della scuola. Anche Alyssa e Terence, entrambi molto bravi nello studio, erano riusciti a piazzarsi in posizioni molto alte.
Mentre scorreva la lista, alla ricerca del proprio nome, Margaret sentì Yuri e Ivan esultare per essere riusciti a passare.
- Oh, eccomi… -, disse infine, con voce piuttosto piatta. Non se la sentiva ancora di esultare, non prima di aver visto come era andato George. Si voltò verso di lui e seguì il suo sguardo verso la parte finale del tabellone: se l’era cavata discretamente in tutte le materie ed era riuscito a strappare una voto piuttosto buono in matematica. Accanto a lui, Ivan e Yuri sembravano increduli.
- Come diavolo hai fatto? -, chiese Ivan.
- Sei andato anche meglio di me… -, disse Yuri. Non che lui fosse una cima, ma tra i tre era quello che otteneva sempre risultati migliori.
Il ragazzo ignorò gli amici, per abbozzare un leggero sorriso verso Margaret.
- Ti devo proprio ringraziare. Non ce l’avrei mai fatta senza di te. -
A quell’affermazione, Margaret sentì Funny e gli altri parlottare a bassa voce tra loro, come per tentare di capirci qualcosa e la ragazza cercò di controllare la propria reazione per non fare trapelare nulla, anche se dentro di sé si sentiva leggermente imbarazzata.
- Figurati… -
Sul viso di Yuri e Ivan iniziò ad apparire un’espressione strana, come se stessero per iniziare a prenderli in giro, ma quasi istantaneamente quell’espressione sparì per fare spazio a delle smorfie di terrore.
- Ehm, calmo Heric… -, balbettò il ragazzo con i capelli a spazzola. Il biondo afferrò entrambi per le orecchie e li trascinò via, seguiti da Funny, Alyssa e Terence, lasciando i due completamente soli.
Con il suono della prima campanella, infatti, il corridoio si era svuotato, lasciando Margaret e George lì, uno di fronte all’altro.
- E’ meglio rientrare anche noi -, stabilì con sicurezza la ragazza, prima di voltarsi di spalle e fare qualche passo.
- Aspetta, Margaret! -, le urlò dietro lui. Margaret si fermò e si voltò a guardarlo, mentre il ragazzo si schiarì la voce, leggermente nervoso per ciò che aveva intenzione di chiederle.
- Ehm, stavo pensando…Ti andrebbe di andare a prenderci un gelato dopo le lezioni? -.
Notando l’espressione totalmente sorpresa della castana, si affrettò ad aggiungere: - Non farti strane idee, eh!? Ho pensato di offrirti un gelato come ringraziamento. -.
La ragazza tardava a rispondere e in George crebbe l’ansia di un rifiuto.
- Ma se non vuoi, non fa niente. Tanto di guadagnato per le mie finanze. -, disse oltrepassandola, per non mostrare la propria delusione.
- Ehy, non ci provare! -, disse la ragazza raggiungendolo. – Non te la caverai con un solo misero gelato! -.
A quell’affermazione, George si rasserenò: quello era senza dubbio un “sì”.

 

=== *** ===

Questa one shot nasce come side-story che mi è venuta in mente di scrivere mentre lavoravo alla bozza (ancora molto, ma molto grezza) di un’altra ff su Kodocha (che spero di riuscire a scrivere in fretta, ma ho i miei dubbi XD Abbiate pietà e pazienza XD).
Per chi se lo stesse chiedendo, il finale leggermente “inconcludente” non è stato deciso a caso: capirete il motivo di questa scelta quando riuscirò a trovare il tempo di scrivere l’altra fan fiction. Nel frattempo, ringrazio anticipatamente tutti coloro che leggeranno e recensiranno.

   
 
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