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Autore: Rebecca_lily    28/04/2014    5 recensioni
“Puoi stare a casa mia per tutto il tempo di cui hai bisogno, se desideri”- disse Abel guardandola negli occhi...
La mia storia ha inizio quando Georgie incontra di nuovo Abel, dopo aver lasciato Lowell da Elise, e vuole esplorare il rapporto tra i due 'fratelli' nel periodo in cui cercano di salvare Arthur dalle grinfie del Duca Dangering. In particolare questa storia intende approfondire sia la lenta presa di coscienza di Georgie del suo amore per il suo ex-fratello sia il carattere di Abel come viene reso per buona parte del testo originale, ovvero del manga. Nella mia storia, Abel non vive dal sig. Allen e i due non affrontano immediatamente la questione del ritorno in Australia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scricchiolii…
 
Il mattino seguente Abel si svegliò un po’ più tardi del solito e, aprendo gli occhi, sentì dei rumori attutiti provenire dalla cucina. Richiuse gli occhi per assaporare quel momento: i suoni in lontananza gli riportavano, infatti, alla mente le mattine di festa quando sua madre si alzava di buonóra per preparare la colazione per tutta la famiglia. Ebbe nostalgia per quei lontani ricordi e avvertì dentro di sé un profondo desiderio di allentare la tensione, di lasciarsi andare, di vivere serenamente. Poi un’amara piega di consapevolezza si stampò sulle sue labbra e, sospirando, si alzò dal letto.
Infilandosi la casacca del pigiama, Abel si affacciò dal separè che divideva la sua ‘camera’ dal resto del salotto e si fermò a contemplare Georgie che era intenta a preparare la colazione. La ragazza gli dava le spalle ed era avvolta dalla calda luce del sole che illuminava la stanza. I suoi capelli, che erano tornati a scendere oltre le spalle, sembravano brillare e la sua figura flessuosa era accentuata dal grazioso grembiule a fiori che lei stessa aveva cucito. Abel la guardò sentendo un groppo formarsi nella sua gola perché quel quieto risveglio domenicale ridestò prepotentemente in lui i mai sopiti sogni di una vita condivisa. Sospirò di nuovo.
Udendo del movimento, la ragazza si girò e il suo volto si aprì a un sorriso quando si accorse che il fratello era in piedi. “Buongiorno Abel” – gli disse allegra - “Ti ho per caso svegliato?”- aggiunse poi con una punta di preoccupazione. “No – le rispose lui – non mi hai svegliato, stai tranquilla. Stavo dormendo piuttosto profondamente”. “Sarai stato stanco per il trasloco di ieri” – replicò Georgie dolcemente. “Mi sa che sono un po’ fuori allenamento” – le rispose Abel stiracchiandosi. Georgie non credeva che ciò fosse vero ma non glielo disse, lo invitò invece ad accomodarsi: “Mettiti pure a sedere, la colazione è pronta”. “Grazie” – le disse Abel sedendosi.
La tavola che Georgie aveva imbandito era deliziosa e ricca di cose buone ma, soprattutto, Georgie aveva cucinato delle calde frittelline di cui Abel era tanto goloso fin da bambino. Iniziarono a mangiare. In onore al clima di rinnovato dialogo inaugurato la sera precedente, Abel volle farle un complimento: “Sono buone queste frittelle. Mi piacciono molto”. “Sì, lo so” – rispose Georgie. Abel la guardò perplesso. “Volevo dire, me lo ricordo” – aggiunse Georgie non alzando gli occhi dal tavolo. Il cercare di essere sincera con lui e di non allontanarlo le costava ancora molta fatica: si trattava di una strenua e continua lotta con una parte di sé che lanciava costanti segnali di pericolo. Una lotta che però aveva deciso di intraprendere per mostrare davvero al fratello la sua profonda gratitudine. Nell’udire le parole di Georgie, Abel sentì la monumentale diga che aveva eretto per tenere a freno i suoi sentimenti scricchiolare. Ringraziò la sorella per avergli preparato le frittelle, dopodichè rimase in silenzio fino alla fine della colazione: un silenzio commosso. 
Non appena finirono di mangiare, Georgie chiese al fratello se quel giorno dovesse lavorare. “Perché?” – le rispose Abel ben conscio del fatto che nelle settimane addietro si era trincerato dietro al suo lavoro per mantenere distanza tra loro. “Ecco … – cominciò lei – … è che sembra essere una bella giornata di sole e mi chiedevo se avevi piacere di fare una passeggiata con me. Sai, mi manca così tanto camminare nei prati …”. Abel la osservò, era quasi titubante mentre gli faceva questa richiesta. Pensare che lui avrebbe dato qualsiasi cosa pur di passare del tempo assieme! “Va bene, andiamo a fare una passeggiata” – le disse alzandosi dalla sedia. “Aspetta!” – disse Georgie d’impulso. Abel si bloccò. “Aspettami qui, torno subito” – disse la ragazza correndo verso la sua camera. Abel restò fermo ad aspettarla. Dopo un attimo, Georgie era di nuovo di fronte a lui, con in mano un pacco dall’enorme fiocco colorato. Sorridendo, gli porse il dono.
Abel guardò la sorella con fare interrogativo. Georgie gli rispose che si trattava di un regalo per lui. “Un regalo per me? E perché mai?” – disse Abel. “Suvvia, aprilo senza fare storie” – disse Georgie impaziente. Abel aprì il pacco e vi trovò dentro una bella camicia color carta zucchero, uno dei suoi colori preferiti. Il ragazzo rimase senza parole. Proprio non se lo aspettava e poi … era così tanto tempo che non riceveva un regalo ... “Spero che sia della misura giusta” - disse Georgie mordendosi il labbro in attesa di una sua risposta. Chiaramente Georgie voleva fare pace con lui e, con ogni probabilità, avrebbe voluto tornare ad essere la sorella affettuosa che era sempre stata. Abel si ricordò, infatti, che - quando era rientrato dal suo lungo viaggio in mare - Georgie lo aveva accolto con una ghirlanda di fiori e con un pigiama da lei cucito per l’occasione. L’animo del ragazzo fu travolto da una nuova ondata di emozione che si abbattè con violenza sulle sue barriere interiori forzando una sottile crepa che vi si era creata, ma cercò di rimanere saldo perché non voleva farla di nuovo spaventare mostrandole i suoi sentimenti, non voleva farla scappare di nuovo. Si chiese però se questa nuova fraterna vicinanza non sarebbe stata per lui quasi peggio da sopportare della fredda distanza delle lunghe settimane precedenti. Si rispose che ce l’avrebbe fatta a resistere, l’avrebbe fatta avvicinare a sé cercando di non vacillare perché voleva davvero che lei fosse felice. “Grazie, è bellissima” – le disse guardandola negli occhi. Georgie sorrise, ma non ce la fece a reggere per molto lo sguardo del fratello. Gli occhi di Abel, infatti, non erano in grado di celare del tutto la sua commozione. “Vado a prepararmi” – disse Georgie allontanandosi perché sentiva di non riuscire a stargli più vicina di così.
Più tardi, Abel si stava vestendo quando udì un tonfo e un urlo soffocato provenire dalla camera da letto. Il ragazzo si precipitò nella stanza, dove trovò la sorella seduta in terra, sommersa di vestiti e di biancheria da casa. “Georgie, stai bene?” – le chiese preoccupato. “Sì, grazie, fortunatamente ho la testa dura!” – gli rispose lei massaggiandosi il capo. Il ragazzo si tranquillizzò poi, vedendo la buffa espressione dipinta sul viso della sorella, non ce la fece a trattenersi e - pensando che a volte Georgie era proprio maldestra – sorrise dapprima in maniera contenuta, poi sempre più apertamente. Se ne scusò però immediatamente mentre le porgeva una mano per aiutarla ad alzarsi. “Il sorriso di Abel è meraviglioso e i suoi occhi … i suoi occhi stanno ridendo con lui…” – si disse Georgie felice anche se indolenzita, mentre afferrava la sua mano.
Una volta in piedi, Georgie notò che Abel aveva indosso la camicia che lei gli aveva cucito, di cui però non aveva avuto modo di agganciare che pochi bottoni. Trovandosi così vicina a lui dopo tanto tempo, Georgie avvertì di nuovo il familiare calore del suo corpo e respirò il suo odore: il profumo di Abel, che lei conosceva così bene, era ora mischiato a quello del sapone perché il fratello era da poco uscito dal bagno. Lo sguardo di Georgie si incantò sul suo torace. Abel, pensando che stesse osservando il regalo che gli aveva fatto, le chiese sorridente: “Mi sta bene?”. Come imbambolata, la ragazza annuì. Facendosi più serio, il ragazzo le disse: “Non era necessario ma ti ringrazio per il regalo, mi ha fatto molto piacere. E poi, sei diventata davvero molto brava a cucire”. La voce di Abel era calda e molto dolce e, quando il ragazzo le parlò, Georgie sentì un sentimento riempirle prepotentemente il petto: un sentimento che non seppe definire ma che rese il suo respiro molto denso. “Sono contenta che ti piaccia” – rispose lei, sovrastata dall’emozione.
“Allora, che cosa volevi prendere?”- le chiese Abel riscuotendola dai suoi pensieri. “Il cestino da pic-nic” – rispose Georgie indicando la cesta di vimini che troneggiava sopra al mobile. Abel con un solo gesto la prese e gliela porse. “Avresti potuto chiamarmi” – le disse. “Non volevo disturbarti” – rispose lei sincera. “Tu non mi disturbi mai” – le disse Abel ancora più sincero, dopodichè si chinò per raccogliere la biancheria che era caduta dall’armadio. Un po’ scossa, e non solo per la caduta, Georgie si inginocchiò accanto a lui per aiutarlo. 
  
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