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Autore: Aciredef_    28/04/2014    0 recensioni
Da quando non ha più idee per scrivere, la protagonista della storia decide di cominciare ad osservare le vite degli altri, perché se le sue idee vanno e vengono le vite degli altri, invece, scorrono incessantemente.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scendo puntuale per non perdermi nessuno.

Oramai è diventato una specie di rituale mattutino per avere qualche ispirazione: osservare. Sono mesi che cerco di scrivere qualcosa ma nulla, nessuna ispirazione per qualcosa di grandioso. Ho avuto circa quattro fallimenti da quando ho ricominciato a cercare di scrivere dopo l’incidente: la storia della ragazza con la zia maga cestinata dopo mezzo capitolo, quella del ragazzo ‘angelo’ che è durata un po’ di più, i licantropi e i gemelli che salvavano il mondo da non ricordo quale assurda catastrofe. Eliminato anche quello quando ho capito che la vera catastrofe era quello che stavo scrivendo.

Eccola: la prima della routine è la ragazza con i capelli rossi.

Abita circa due palazzi dopo il mio e quando piove non si scomoda nemmeno a tirare fuori l’ombrello dallo zaino usurato e coloratissimo per tutti i disegni che ci ha fatto sopra. Si vede che è una persona sicura e si vede anche lontano un miglio che è un’artista. Se vada anche a quel liceo non lo so. Oramai ho imparato a distinguere il suo umore da come cammina e da come si veste; quando è in ansia per qualcosa porta sempre un foulard a pois: credo gliel’abbia regalato qualcuno di speciale che ora non fa più parte della sua vita. Svolta l’angolo e per poco non scivola sulle grate di metallo bagnate: assorta come sono non mi sono accorta delle piccole gocce che cadono e che adesso mi ricoprono gli occhiali annebbiandomi la vista. Li ripulisco, prendo l’ombrello ma appena rialzo lo sguardo la ragazza con i capelli rossi ha già svoltato il secondo angolo, quello dopo l’albero delle mimose. Tra un po’ dovrebbe rifiorire riempendo l’aria col suo profumo, ma mancano ancora delle settimane. Io adoro quelle mimose verso marzo un po’ mi spiace arrampicarmi sul muretto per prenderne qualcuna, mi sembra ti togliere un pezzo all’imponente bellezza dell’albero. Quando oltrepasso l’albero la ragazza ha già messo una bella distanza fra noi, si vede che oggi ha qualcosa d’importante alla prima ora perché cammina spedita.

Mi rassegno, la osserverò meglio domani.

Mentre sto cominciando a ripetere mentalmente storia per l’interrogazione, in prossimità della panetteria mi passa di fronte il mio secondo ‘indiziato’: è un uomo sulla cinquantina, con gli occhiali e pochi capelli. Anche se sta dall’altro lato del marciapiede si volta verso di me, mi rivolge un breve sorriso e poi continua a camminare. Ha capito già da un po’ che lo osservo ed è contento che ad un estranea possa interessare fantasticare sulla sua vita. Ha iniziato a salutarmi quando un pomeriggio, cercando di assolvere uno degli obblighi imposti dal ‘Wreck this journal’, ovvero quello di far scrivere a degli sconosciuti incontrati in un luogo pubblico la prima cosa che gli passasse per la mente,  gli ho chiesto di scrivermi qualcosa. Probabilmente è divorziato perché la sua frase è stata “Sono felice perché finalmente vado da mio figlio”. Mi ricordo ancora come, un po’ impacciato, sì è appoggiato al muro più vicino e mi ha detto ‘Meglio che mi appoggio qui, così cerco di tirare fuori la mia migliore calligrafia’. In effetti non ha una bellissima calligrafia e si capisce a stento quello che ha scritto, però l’importante è che si legga, no? Mi sembra un uomo tanto dolce: ha un viso paffuto e quando fa molto freddo le guance gli diventano molto rosse. Chissà perché la moglie l’ha lasciato. Stamattina ha dimenticato la sciarpa di pail a quadretti azzurri e blu, quindi cerca di coprirsi meglio che può con la giacca a vento. Devo chiudere l’ombrello per passare sotto il porticato, altrimenti rischio di dare fastidio a qualcuno. Decido di prendere la scorciatoia che passa dietro il supermercato, anche se odio l’odore che esce dall’aeratore. Da quando hanno aperto questo ‘coso’ odio passare per di qua, ma puntualmente ogni mattina sono in ritardo perché cammino piano e puntualmente passo per di qua. Stamattina, però, il ragazzo antipatico non c’è ed un po’ mi dispiace. È strano, perché dal modo lento in cui parla, cadenzando ogni sillaba come se ogni parola che esce dalla sua bocca fosse oro colato che noi poveri comuni mortali non abbiamo il diritto di ascoltare, dal tono di voce acuto che ha e per il suo modo di pensare si è guadagnato la mia antipatia, quindi almeno nella teoria la sua assenza non dovrebbe dispiacermi.

Guardo l’orologio e ripenso all’interrogazione di storia della prima ora. Devo muovermi.  Così smetto di pensare alla vita degli altri, scendo per le scale della metro sperando che stamattina sia puntuale e comincio a ripetere i Longobardi.

  
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