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Autore: Jileyrauhl    28/04/2014    1 recensioni
Se guardi indietro potresti ricordare qualcosa che non tornerà più. Se guardi avanti potresti pensare a qualcosa che non arriverà mai. Chiudi gli occhi e riaprili solo quando avrai la forza di tornare indietro senza piangere, e guardare avanti sorridendo.
Due ragazzi, all'apparenza completamente diversi. Frequentano la stessa scuola e lo stesso corso di matematica. Questo è tutto ciò che pensano di avere in comune. Ma la realtà è che loro non si conoscono. Non sono consapevoli del fatto che entrambi hanno alle spalle un passato terribile. Un passato, che se fosse possibile, vorrebbero dimenticare. Vorrebbero non averlo mai vissuto. Nonostante sia trascorso molto tempo, entrambi sono perseguitati dai proprio demoni del passato. Ed è ciò che li accomuna, ciò che li rende più simili di quanto credano.
"Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi.... Oggi è un dono."
Genere: Azione, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caitlin, Chaz, Justin Bieber, Ryan Butler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Allora ragazzi, ricordate il piano, vero?”

“Si.” Risposero all’unisono i suoi compagni.

“Perfetto. Io e Ryan andiamo a consegnare questa roba a chi di dovere, Christian, fai il palo e controlla che non arrivi nessuno. Chaz, rimani in macchina e appena torniamo parti. Chiaro?”

“Si.” Risposero di nuovo i ragazzi alzando gli occhi al cielo, stanchi di sentirsi ripetere sempre le solite cose. Justin, quando si trattava di affari, era molto puntiglioso. Tutto doveva andare secondo i piani. Un minimo errore e sarebbe saltato tutto, loro non avrebbero ottenuto i soldi, e i clienti non avrebbero ricevuto la loro roba. E ciò significava diminuire i guadagni e correre il rischio di inimicarsi qualcuno. Justin e i ragazzi erano i migliori spacciatori della città. La loro era roba buona, di qualità. E garantivano un servizio celere e sicuro. Erano in questo giro da poco più di due anni, e non avevano mai sbagliato nulla, era sempre filato tutto liscio, non si erano mai fatti beccare. Di qualunque cosa tu avessi bisogno, loro te la procuravano in meno di una settimana. Inoltre i guadagni erano gratificanti, e con i soldi ricavati i ragazzi mantenevano i proprio vizi e, ovviamente, compravano la droga che poi rivendevano ad un prezzo notevolmente più elevato.

“Bene.” Disse Justin guardando i ragazzi che sedevano ancora in macchina insieme a lui. “Si va in scena.” E così dicendo, si infilò la bustina contente della polvere bianca in tasca, e si diresse insieme a Ryan verso il capannone abbandonato in cui lui e Vincent, uno dei suoi clienti di fiducia, si erano dati appuntamento. Appena fuori dalla struttura lo vide, insieme ai suoi leccapiedi, illuminato da un luce fioca proveniente dall’ultima lampada a neon che ancora funzionava. Uno degli uomini di Vincent teneva in mano una valigetta, Justin sapeva cosa c’era lì dentro: i suoi più che meritati soldi. 

“Hai la roba?” chiese Vincent con tono basso. Justin annuì e fece un cenno verso la sua tasca. “Hai i miei soldi?” chiese di rimando. L’uomo con in mano la valigetta fece un passo avanti e la lasciò ai piedi di Justin. Quest’ultimo estrasse la bustina della tasca, e nel modo più naturale possibile, l’allungò all’uomo che gli aveva porto la valigetta, che con un movimento rapido la passò a Vincent che la mise nella tasca interna della sua giacca. “Sono duecento vero? Questa era la quota che avevamo prestabilito.” “Ti ho mai dato la quota sbagliata, Bieber?” “No Vince, ma c’è sempre una prima volta.” “Non con me.” Justin annuì con un sorrisetto sulla faccia, raccolse da terra la veligetta, e fece dietro front insieme a Ryan, diretti verso la sua Range Rover nera che aveva lasciato parcheggiata sull’altro lato della strada. Aprì la portiera e con un gesto poco gentile fece intendere a Chaz che doveva sposarsi e cedergli il posto di guida. Quest’ultimo scese dall’auto e andò a sedersi nei sedili posteriori, insieme a Christian. Davanti, al posto del passeggero, sedeva Ryan. Justin accese l’auto e fece inversione a U, diretto verso casa sua. Una volta arrivato, salutò gli amici, che presero le loro auto e tornarono a casa. Eccetto Christian. Aveva appena compiuto i sedici anni, e non aveva ancora preso la patente, così Chaz dovette dargli un passaggio.

 

Questa scena ormai, si ripeteva quasi tutte le sere da ormai più di due anni. Ormai questa era  diventata la loro vita. Erano entrati in questo giro e non potevano più uscirne. Ma a loro, tutto sommato piaceva. Guadagnavano ingenti cifre di denaro per la loro età, e potevano spendere i propri soldi come e quando volevano. Ormai la vendita di droga era diventata la loro quotidianità, vendere droga per loro era diventato normale. Ryan lo faceva soprattutto per aiutare la proprio famiglia con le spese, non si poteva dire che navigassero nell’oro. Anzi, tutt’altro. Chaz metteva da parte i soldi per il college, una volta finito il liceo aveva intenzione di andare ad Harvard. Christian invece, usava la maggior parte dei suoi soldi per comprare un’infinità di inutili giochi per il PC, per la PSP o per l’XBOX. Nessuno però sapeva cosa se ne facesse Justin dei suoi soldi. I suoi amici non concepivano il motivo per cui lui conducesse quel genere di vita, lui era tutt’altro che bisognoso di soldi. I suoi genitori, i signori Bieber, lo avevano adottato quando aveva soltanto quattro anni. Sua madre adottiva, Pattie Mallette, era una dottoressa famosa in tutti gli Stati Uniti per le sue competenze e le sue capacità. Suo padre, Jeremy Bieber, era un imprenditore proprietario di un’azienda di telecomunicazioni. Era lì che Justin avrebbe dovuto lavorare una volta finito il college, anche se lui, di andare al college, non voleva proprio sentirne parlare. Ma a detta dei suoi genitori, se non fosse andato al college, nessuno lo avrebbe preso sul serio, e tutti in quella famiglia avevano frequentato il college, e prima o poi, anche contro la sua volontà, sarebbe toccato anche a lui. Justin era figlio unico, aveva sempre voluto dei fratelli, ma i suoi genitori non lo avevano accontentato. Dicevano che in quel modo sarebbe cresciuto in maniera più indipendente, e non avrebbe avuto bisogno di dipendere da nessuno. Era la classica famiglia perfetta. Troppo perfetta per Justin. Talmente tanto perfetta, che lui, si sentiva di troppo, non si trovava a suo agio all’interno di quella sfrenata ricchezza e a quel lusso. Era cresciuto in maniera rigida, e gli erano stati imposti tanti paletti, tanti divieti, tante regole. E lui, crescendo, si era ribellato a tutto ciò che gli era stato imposto. Ed era per questo che aveva deciso di entrare nel giro della droga. Per sfuggire a tutta quella perfezione, a quella rigidità, a quel controllo che gli era stato imposto sin da piccolo. Gli piaceva trasgredire le regole che i suoi genitori lo obbligavano a rispettare, lo facevano sentire vivo. Nonostante ciò, non era un cattivo ragazzo. A  scuola riusciva ad andare in maniera decorosa, non era uno di quelli che si ammazzava per lo studio, si manteneva nella media. Era uno di quelli che manteneva la sufficienza in tutte le materie. Tranne in matematica, quella non c’era verso di fargliela entrare in testa. Non era uno di quelli a cui piaceva fare a botte, a meno che non venisse stuzzicato, e tutti sapevano come andava a finire. Justin otteneva sempre la meglio, e il suo avversario andava dritto in infermeria con un occhio nero e un labbro spaccato. E, strano a dirsi, non faceva uso di droghe. Però aveva il vizio della sigaretta, lo liberava dai pensieri e dallo stress, facendolo sentire più leggero. Ovviamente fumava all’insaputa dei genitori, se lo avessero scoperto probabilmente lo avrebbero chiuso in una botte di ferro per il resto dei suoi giorni. Era cresciuto con degli ideali ben precisi, e tra questi vi erano la famiglia, la salute e l’amore. Già, l’amore. Justin ancora non era riuscito a trovarlo, non che si fosse impegnato a cercarlo, ma dal suo punto di vista la “ragazza perfetta” per lui non esisteva. E ogni qualvolta qualcuno gli accennava qualcosa riguardo a una sua presunta relazione lui rispondeva in tono acido “non ho tempo per queste stronzate.” A scuola, nessuno lo aveva mai visto con una ragazza. Alcuni dicevano addirittura che fosse vergine, e un sacco di ragazze si facevano la guerra per essere la sua prima volta. “Stupide illuse”. Pensava Justin ogni volta che una qualsiasi ragazza gli si avvicinava per fargli delle avance. Non le sopportava. Erano tutte stupide figlie di papà. Con la faccia imbrattata dal trucco, le tette rifatte messe in risalto dalle magliettine scollate e le gonne, se così si potevano chiamare, che gli coprivano a mala pena il sedere. Erano tutte attratte da Justin, ma d’altronde lui era il ragazzo più figo del liceo. Il classico “bad-boy” che ogni ragazza desidera al suo fianco. Il tipico ragazzo che porta il cappellino dei Chicago Bulls in testa, i capelli tirati su con cura e precisione, in un ciuffo biondo. Gli occhiali da sole della Ray Ban, che non permettevano di incrociare i suoi occhi color caramello fuso, i pantaloni col cavallo basso, le scarpe alte abbinate all’elastico dei boxer e una semplice t-shirt con lo scollo a V. Con un semplice sorriso era capace di far cadere ai suoi piedi tutte le ragazze del liceo. Tutte tranne una. La ragazza, che a detta di tutti, era la più intelligente del liceo. Caitlin Beadles, non che sorella maggiore di uno dei suoi migliori amici, ovvero Christian. Lei e Justin avevano la stessa età, diciotto anni, e frequentavano insieme il corso di matematica. Materia in cui Caitlin, a differenza di Justin, eccelleva. Lei non si era mai interessata a lui, suo fratello le aveva sempre proibito di avvicinarsi a lui e lei gli dava retta, anche perché Bieber non rientrava nei suoi interessi. La sua priorità era la scuola. Tutta la sua vita e il suo futuro ruotava intorno ad essa. E Justin, a sua volta non si era mai avvicinato a lei. Non che fosse intimidito dalle minacce di Christian, che spesso gli intimava che se soltanto l’avesse sfiorata con la punta dell’indice gli avrebbe staccato le palle, ma semplicemente lei non rientrava nel canone di “ragazza ideale” che lui si era fissato in testa. Lui voleva una ragazza socievole, simpatica, radiosa, che lo facesse sentire vivo. E secondo lui Caitlin non rispecchiava questa descrizione. Lei non aveva molti amici, non amava uscire il sabato sera per andare a stupide feste per ubriacarsi, non le piaceva truccarsi come una bambolina e non le piaceva andare in giro con quei trampoli vertiginosi comunemente chiamati tacchi. Era una ragazza semplice, coi capelli mori, lunghi e mossi, un sorriso timido che sfoderava raramente, e che solitamente era accompagnato dall’arrossire delle gote, e due occhi di una bellezza sconvolgente, era come se avesse incastonati sul volto due zaffiri blu. Ed erano proprio così i suoi occhi: tondi, blu e luminosi. Ma a volte, al variare della luce variava anche la loro tonalità, e se guardati attentamente si potevano notare delle venature di azzurro e di verde, aveva degli occhi di una bellezza unica. Era una ragazza timida, introversa e per certi versi anche insicura. Le uniche persone di cui si fidava  ciecamente erano la sua migliore amica Deborah, chiamata Debby, e il suo migliore amico Liam. Ma lei non era sempre stata così, prima dell’incidente non  era così. Ma in pochi sapevano che lei, appena compiuti i 16 anni, era stata vittima di un tragico incidente, in cui aveva rischiato la vita. Ma fortunatamente, dopo un lungo periodo di terapia e riabilitazione era tornato tutto normale. Ma Caitlin, dopo quelterribile avvenimento non era più la stessa. Non era più la ragazza solare, vitale e socievole di una volta, si era chiusa in sé stessa. Si era creata intorno un muro invalicabile, che in pochi riuscivano ad abbattere. E Justin sicuramente non aveva intenzione di farlo, visto che anche lui era segnato da un passato difficile. Prima dell’adozione la sua vita era stata un vero e proprio inferno, e tutt’ora, a distanza di quattordici anni, i demoni del passato continuavano a perseguitarlo. Ma lui non poteva farci nulla, erano parte di sé, e aveva imparato a conviverci. Esattamente come faceva Caitlin. Entrambi avevano un passato burrascoso che aveva stravolto le loro vite, questo fatto li accomunava, ma loro non potevano saperlo. Perché in fin dei conti, loro neanche si conoscevano veramente.

 

 

 

NOTA AUTRICE: Ciao ragazze! Sono tornata, con una nuova storia totalmente diversa da quelle precedenti. Nuovi personaggi, nuovi ambienti, nuove situazioni… Va beh, penso di aver reso l’idea. Anyway, questo è solo l’inizio di una complicata vicenda ahah. Ho scritto questo breve prologo per farvi capire a grandi linee come sarà la trama della storia e come procederà. Ovviamente è una storia incentrata sui Jaitlin, che sono i personaggi principali. Non ho idea di come andrà avanti, non so quando andrò avanti e non so nemmeno se finirò la storia. Ho un’idea di partenza, ma non so come mandarla avanti, quindi chi vivrà, vedrà! Spero che il prologo vi abbia incuriosite e mi lascerete una piccola recensioncina per dirmi cosa pensate della storia e cosa vi aspettate dai prossimi capitoli. Un bacio enorme, alla prossima! <3

  
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